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Autore: fearlesshippie    30/03/2013    1 recensioni
storia di via del campo.
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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Metto in ordine perfetto tutti i ricordi,e ricordo di dimenticarti,e tu ti dimentichi di ricordarmi. 
Mi ricordo degli amori da ubriachi al bar,quello vicino alla stazione della metropolitana,con i muri graffittati. Ricordo soprattutto l'amore suicida,di quando mi affacciavo al terrazzo del decimo piano,guardavo sotto,e urlavo tutta la paura della'altezza che avevo,le mie mani aggrappate al muro,'attenta che cadi',le tuee mani intorno alla mia vita,e nella mia testa sapevo che mi avresti salvata anche stavolta,ancora,le mani strette alla vita,se perdevi me perdevi tutto.
Ricordo la gente che passava e ci vedeva seduti a terra,vedeva e non capiva,tirava avanti,e noi che ridevamo della loro stupiditą e della poca fantasia che avevano.
Ricordo i pomeriggi a casa di qualcuno dei nostri,sui tappeti,sui divani e sui letti a parlare,di me,di noi,delle nostre famiglie stravolte,di cosa avremmo fatto della nostra vita,di cosa avremmo fatto quella sera,c'era chi voleva tornare a quel locale poco frequentato e con il listino prezzi basso,chi voleva andare a scrivere sui muri rigorosamente bianchi con i pennarelli e le bombolette spray,chi voleva solamente andare via.
E poi,alla fine,certe volte,restavamo proprio su quei tappeti,sui divani o sui letti a parlare dei nostri progetti da bambini,c'era quello che voleva andare sulla Luna e lei che voleva fare la rockstar,oppure ci lamentavamo,dei politici,dei poliziotti,e anche di noi stessi,'non sai fare manco la lavatrice','zitto che hai preso quattro a matematica,va' a studiare'; progettavamo il giorno in cui saremmo andati dalle proprie madri per dir loro che non eravamo un totale fallimento,qualcosa sapevamo fare,volevamo cambiare il mondo,volevamo far vedere che eravamo grandi,eravamo amici e potevamo anche buttar gił la torre Eiffel se volevamo.
Loro erano qualcuno per me,qualcuno che era ancora capace di sopportare le mie lune storti,gli urli,i graffi,gli schiaffi,i capricci,i ricci.
 Mi ricordo dei nostri amori tossici ad ogni ora,li incontravi le notti ai concerti rock e a quelli punk,e anche quelli banali,stile telefilm americani,che finivano la sera stessa.
Mi ricordo dei momenti sofferti in silenzio,tra le pagine di un libro sporco di cenere e vodka,di un paio di braccia che erano sempre quelle,le riconoscevo dal profumo della pelle.
Qualche mese fa mi sono chiesta dove erano finiti tutti gli amori che ricordo,e dove siamo finiti noi.
Mi chiesi anche da dove eravamo venuti,che era stata la prima persona ad avermi preso le mani,le mani,chi si era innamorato per prima.
Hanno paragonato,davanti a me,l'amore a infinite cose,ho urlato a quei coglioni che loro non sapevano cos'era l'amore,che non ci conoscevano,che ero stata io la prima a vedere amore tra i nostri gesti intimi,con i quali poi ci siamo distrutti,gli ho raccontato tra le lacrime di quando ci accarezzavamo i capelli,che ho vissuto d'amore perchč d'amore ero fatta,pelle ossa mani,gli ho raccontato di ognuno di noi,gli ho detto che siamo tutti innamorati e sgrammaticati; e ho capito che non riuscivo a trovare le parole giuste per parlar di voi.
In quel momento ricordai degli amori cortesi e danteschi,disprezzati e uccisi da noi,di quando,da dietro un banco,ridevamo ai versi di Dante per Beatrice,e umiliavamo nel suo dolore Petrarca,lo isolavamo,e ci mandavamo biglietti accartocciati con su scritto 'non voglio diventare come quest'idiota'.
Mi ricordo di noi barboni addormentati sulle panchine,le ragazze sembravano principesse spettinate e appena fuggite da un drago dalle luci rosse e blu;
e ricordo delle scommesse: rischiavamo tutto e incrociavamo le dita. Mi ricordo di noi clandestini sulla metro,spezzati dal fumo,delle volte che non era andataa buon fine come sulle pellicole.
E poi mi ricordo di quando ci vivevamo ma non troppo,degli amori distrutti a metą,quelli erano i preferiti. Mi ricordo di noi ragazzi dalla pelle consumata per esserci tenuti stretti troppo addosso. 
  
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