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Autore: CheekyGirl    30/03/2013    0 recensioni
Lo sentii di nuovo, un ricordo acustico misteriosamente preciso, mentre ero a letto, quella serra. […]
Al suono della voce di Harry nella mia testa, mi sedetti sul letto, mi alzai, andai alla finestra, la faccia ancora stropicciata dal cuscino, e mi sedetti sulla poltrona.
In questo preciso momento potrei essere a Londra, pensai. In questo preciso momento, disteso su insoliti cuscini inglesi accanto a Harry Styles.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’originale brano è “Come un film” tratto dall’opera “La bambina che scriveva storie” (2006) di Maria De los Santos. Con questo scritto non voglio in alcun modo creare problemi, è solo la versione modificata in slash di un brano, in caso di segnalazioni non avrò problemi a rimuovere la one shot.
 


 
Like a movie
 
Per me la vita, la vita vera, iniziò quando un ragazzo, un bellissimo sconosciuto con un vestito d’ottimo taglio, entrò nel bar in cui lavoravo. Sì, mi rendo conto di come suona. Il mio amico Stan sbufferebbe ed esprimerebbe quel tipico disgusto che mi aspetto da lui. Disgusto alla sola idea che una persona riesca a cambiare così facilmente la vita di un’altra, anche se – si scoprì poi – il ragazzo in se era più il messaggero del cambiamento che il cambiamento vero e proprio.
Un dente di disgusto per l’imprecisa affermazione sull’inizio della mia vita, che ho già vissuto per 21 anni. E un altro dente a rappresentare il disprezzo generale per il modo in cui le persone trasformano i momenti della loro esistenza in scene da film. […]
Era un giorno qualsiasi, palpabilmente qualsiasi, se la cosa può aver senso, quasi un’orgogliosa affermazione di monotona normalità.[…]
Si chiamava Harry Styles. Un ottimo nome e assomigliava un po’ a Mick Jagger. Comunque: Harry Styles. Bene. Molto bene.
Stava in piedi sul vano della porta, occhi verdi e un mezzo sorriso. Una fossetta accennata. Alto. Vestito, capelli, una massa di capelli ricci informe, mascella tutto dannatamente sexy. […] E’ uno sproposito, ma non del tutto, dire che mentre veniva verso il banco, cioè verso di me, i cani, i giocatori di scacchi, la carrozzina eccetera si aprirono davanti a lui come il Mar Rosso.
“Ciao”, disse. Aveva una voce che non era né melliflua né stentorea né struggente né sonora, e tuttavia era senza ombra di dubbio una voce da protagonista.
[…]
“Ciao”, lo salutai.
“Un caffè, per favore. Nero.” E potevi giurare che era propri quello che voleva. […]
Quando gli allungai il caffè, lasciai indugiare la mano un soffio di tempo in più, tanto che era ancora lì quando arrivò la sua. Mi piace pensare che la tazza sia diventata come un cavo elettrico e che il passaggio della corrente da lui a me l’abbia fatta traballare. In ogni caso, mi si rovesciò il caffè sulla mano e io strillai e me la misi sulla bocca come un bambino di due anni.
Mi guardò sinceramente dispiaciuto dicendomi: “Dovrebbero rinchiudermi”.
“Rischi del mestiere.” Alzai le spalle. “Non è niente.”
“Davvero? Perché altrimenti me lo devi dire, così vado a buttarmi nel Delaware.”
“Non dire scemenze. Lo Schuykill è più vicino.”
“Il Delaware è più profondo. Non ho il fegato di affogarmi in acque poco profonde, neanche per te.”
Neanche per te, neanche per te! cantò il mio cuore.
“A meno che…” aggiunse lui.
“A meno che?” replicai sibilando come una vipera.
“A meno che non si tratti del Tamigi. Parto per Londra fra due ore.”
Può darsi che tutto ciò non suoni sconvolgente, favolosamente bello e romantico alle vostre orecchie, ma credetemi: lo fu. Fin dal primo momento, abbiamo avuto una cadenza, un ritmo istintivo che potrei paragonare al sesto senso che a volte hanno i jazzisti quando suonano insieme, se ci capissi qualcosa di jazz. […]
Era il dialogo che aspettavo da tutta la vita. […]
Ero “sintonizzato”. Avevo persino la presenza di spirito, davanti a Harry Styles, di continuare il mio lavoro, il che era una fortuna perché la vita è così, vero?
Anche se l’Incarnazione-di-Tutte-le-Tue-Speranze ti sta davanti creando un microclima tutto per te, arrivano comunque due adolescenti con lo skateboard sotto il braccio che ti lanciano un mucchio di monetine sul bancone e ordinano un triplo caffèllatte. E di solito, non è mentre i tuoi occhi sono incollati a quei suoi occhi color smeraldo da svenimento e pieni di ciglia lunghe che l’uomo dei sogni si porta in giro tutto il giorno come fossero occhi normali, ma è mentre sei occupato a raccogliere le monetine per metterle nel registratore di cassa che lo senti chiedere: “Perché non vieni con me?”.
Perché me lo chiese, Harry Styles. A me.
Lo sentii di nuovo, un ricordo acustico misteriosamente preciso, mentre ero a letto, quella serra. […] Al suono della voce di Harry nella mia testa, mi sedetti sul letto, mi alzai, andai alla finestra, la faccia ancora stropicciata dal cuscino, e mi sedetti sulla poltrona. In questo preciso momento potrei essere a Londra, pensai. In questo preciso momento, disteso su insoliti cuscini inglesi accanto a Harry Styles.
Perché non ci fossi è una lunga storia, così lunga che forse non è neanche una storia. Probabilmente è solo il mio modo di essere. Comunque la cosa che dissi subito dopo, da imbranato di prima categoria, l’equivalente verbale di una caduta a muso avanti, lo sintetizza abbastanza bene. Ero in piedi con il cuore in tumulto, soppesando buon senso contro desiderio, trepidazione contro avventura, prudenza contro slancio, mentre dentro di me sbattevo la testa contro il muro perché, tumulto o non tumulto, la mia era una risposta inevitabile: “Vorrei, ma non posso. A mia madre non piacerebbe”.
“Allora per questa volta la lasceremo a casa. Può venire quando andiamo a Parigi”.
Seduto davanti alla finestra a ripetermi questa conversazione, solo, con una canotta addosso, il viso in fiamme, eppure in un certo senso felice, osservai un elicottero lontano che puntava il cono di luce verso il basso muovendolo lentamente avanti e indietro. Mi immaginai una coppia in abito da sera che danzava e ballava per strada, la gonna di lei che a ogni giravolta sbocciava come un garofano bianco.
Poi provai a immaginare un mondo in cui mia madre venisse a Parigi con me e il mio amante dai capelli selvaggi, ed emisi un unico, sarcastico: “Ah!”.
Mia madre metteva in ordine alfabetico il mobiletto delle spezie, portava scarpe da ginnastica, e al supermercato non si metteva mai in fila con undici cose alla cassa da dieci pezzi riservata alla spesa veloce, mai. Era presidentessa di un club di giardinaggio, in senso letterale e metaforico. Dal di fuori la mia vita non somigliava molto alla sua; mi ero assicurato che fosse così. Ma la verità è che ero figlio di mia madre, letteralmente, metaforicamente, eternamente. Nonostante ciò, feci in modo che Harry Styles non imboccasse la porta senza il mio numero. Mi chinai verso di lui, gli spostai il risvolto della giacca, e glielo infilai nella tasca interna.
Poi gli lanciai uno sguardo alla Veronica Lake che quasi sentivo le mie inesistenti ciocche bionde cadermi sull’occhio.
 





 
*Il Delaware e lo Schukill sono due fiumi.
Veronica Lake (1919-1973) era un’attrice statunitense di provocante bellezza, dai capelli biondi che le ricadevano sugli occhi per uno studiato effetto di fascino e mistero dello sguardo.

 
*Grazie a infinijve http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=220707 ) per il asdfgh banner c:
HOLAAAAA!
Che ve ne pare? 
Ho letto il brano originale sull’antologia a scuola mentre sfogliavo il libro e la mia mente da Larry Shipper l’ha automaticamente immaginata con Harry e Louis. A dir la verità inizialmente doveva essere una Zarry (perché il “cliente” com’è descritto ricorda Zayn) solo che mi sono lasciata influenzare da Dark e ho visto Harry come il tipo misterioso. Poi amo quando Louis è un tenerone, impacciato, imbranato eccetera anche se secondo me nella coppia è lui il dominante. Okay ora la smetto di rompervi con i miei pensieri.. 
Recensite?

PS:
se avete scritto storie Larry, solo ed esclusivamente Larry (preferibilmente tragiche, drammatiche e tutto il peggio che può succedere) segnalatemele! :)
 
Juliet
   
 
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