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Autore: DanzaNelFuoco    30/03/2013    1 recensioni
La storia è ambientata dopo la morte di Graham, quando Regina sceglie il nuovo sceriffo, solo che questa volta non è Sidney Glass.
Il pairing è Emma/Gold.
-Che cosa vuole?
-Niente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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N.d.A. Premetto che sono una fan sfegata delle Rumbelle, che amo in tutte le loro forme e per questo vi prego di non linciarmi per questa ff nata dalla demente fantasia della mia mente bacata. 
 
-Che cosa vuole?- ringhiò acida Regina. 
-Niente.
-Sciocchezze, non c'è mai un "niente" con lei.
-Diciamo solo che ho sentito che il posto di sceriffo è vacante e ...
-Avrebbe un candidato da propormi? 
-Effettivamente si.
-Andiamo, e chi sarebbe? 
- Me
Regina tentò di soffocare una risata, piuttosto maldestramente.
-Lei? Non sia ridicolo! E perché mai dovrei prendere in considerazione l'idea di nominarla sceriffo? 
-Perché, dearie, glielo sto chiedendo "per favore".
-Per favore? - un lampo di consapevolezza si accese negli occhi di Regina
-Si, per favore. È un accordo più che ragionevole, se non ricordo male. Altrimenti posso sempre trovarne un altro molto più vantaggioso per me e irrifiutabile per lei. Decida con calma. 
-D'accordo Mr. Gold. O preferisce essere chiamato sceriffo? 
 
-Cosa! Non è possibile! 
-Calmati Mary Margaret! Non è il caso di farne una tragedia! 
-Come non è il caso di farne una tragedia! Emma, Regina ti ha bypassata e ha nominato sceriffo Mr. Gold! Ti rendi conto di cosa significa?
-Ho capito, ritorno con una camomilla.- disse Ruby con il caffè di Mary Margaret in mano, prima di tornare in cucina.
-So perfettamente cosa significa, ma non interessa sicuramente a tutto il locale.- disse Emma indicando Granny's, pieno di gente in quella fascia oraria, tutta intenta a rimirare il soffitto e ad evitare lo sguardo irato dell'insegnante. 
-Conosci Regina da più tempo di me, sai come è fatta. In fondo me lo aspettavo. 
-È profondamente ingiusto!
- La vita è ingiusta, te l'ha mai detto nessuno? Non siamo nel libro di Henry.
-Lo so, lo so. Tu l'hai presa abbastanza bene, però. C'è qualcosa che non so? 
-Niente. E poi ho conservato il mio lavoro di vice, posso comunque tenere d'occhio sia Regina che Gold.
-Niente? Sei sicura? 
-Niente.
 
-Buongiorno signorina Swann. È in ritardo. 
Ormai era il rito da due settimane a questa parte. Emma arrivava in ritardo e lui cortesemente glielo faceva notare, non sollevando nemmeno gli occhi dal giornale. Non maleducato per permetterle di rispondere a tono. Non fiacco per permetterle di ignorarlo. Aveva proprio quel tono di voce che la frustrava, a cui era incapace di rispondere, che serviva per farle percepire chi fosse il capo, il potere che lui aveva su di lei. Perché lui di potere ne aveva su di lei, ma non necessariamente quello di capo. 
-Non è mai stato un problema per Graham. 
-Non mi interessa cosa facesse Graham, io desidero puntualità. 
Altre frasi di rito. Le prime volte la sua faccia si era contratta in una smorfia, odiava essere paragonato all'altro. Poi aveva capito che per Emma era un muro una barriera da frapporre fra lei e Gold. La cosa l'aveva fatto sorridere: se lei aveva bisogno di un muro allora dietro doveva esserci qualcosa da nascondere.
La cosa lo fece sorridere anche in quel momento.
-Cosa c'è di tanto divertente? - lo apostrofò Emma.
Con un ghigno Gold rispose: -Niente. 
Così accadeva tutti i giorni. 
 
-Mr. Gold, potrei parlare un istante con lei? 
-Signor sindaco, sono molto impegnato in questo momento, devo andare a riscuotere un affitto.
-Un affitto? Il signor French può aspettare. 
-I miei affari non sono un suo interesse. Con permesso. 
Regina lo guardò allontanarsi con un sogghigno malefico:-Mi sembrava un accordo più che ragionevole. Altrimenti posso sempre trovarne un altro più vantaggioso per me e irrifiutabile per lei.-
 
-Buongiorno signorina Swann, è in ritardo.
-No.
-No? - disse ripiegando con cura il giornale.
-No. Guardi lei stesso, l'orologio segna le 9 in punto. 
-A cosa si deve quest'improvvisa puntualità, dearie? 
-Non ho fatto colazione...
-Che peccato.- mormorò ironico Gold mentre dispiegava il giornale.
-Allora non le interessa un caffè, peccato- disse Emma mostrando un sacchetto da asporto di Granny's. 
-Un caffè? Cosa le fa credere che io beva caffè?- disse inarcando le sopracciglia, ma posando il giornale.
-Intuito da poliziotto, se vuole chiamarlo così. Caffè nero e senza zucchero.
-Io non bevo caffè, solo tè. Anche se sì, lo bevo senza zucchero. 
Solo tè. In una tazza bianca sbeccata. Seduto ad un arcolaio. In un palazzo vuoto. 
-Signor Gold, si sente bene? 
L'uomo sbattè le palpebre un paio di volte. Si era estraniato, era tornato in quel castello.  Ora Emma Swann lo fissava china su di lui con preoccupazione. Era così vicina. Troppo vicina. 
-Sì...sì, sto...bene.- mormorò con infinita lentezza, avvicinandosi impercettibilmente a lei. 
-È sicuro? Non sembrava avere una bella cera. 
Anche lei si era avvicinata, impercettibilmente. Quello era un gioco di millimetri.
-Sì, non era niente. 
-Mi dispiace per il caffè, il mio intuito ha fallito. 
Ora erano vicinissimi, le loro ciglia si potevano quasi sfiorare. 
Sempre guardandola negli occhi allungò una mano dietro di lei ed afferrò il bicchiere di carta pieno di caffè ancora caldo. 
-C'è sempre una prima volta.-disse allontandosi e sorseggiando la bevanda amara. Emma si raddrizzò, sfregandosi i palmi sudati delle mani sui jeans.
-Le piace, almeno?
-Cosa?
-Il caffè.
-Sì. Diciamo che non mi dispiace.
Continuò a bere, ogni sorso era però una pugnalata al cuore che gridava "codardo!". 
Si perse nuovamente nei suoi pensieri, come aveva trattato Belle, il suo Vero Amore, morto. Come aveva potuto sbagliare così tanto? Chiudeva la porta in faccia alla felicità ogni volta che si presentava e passava l'eternità a rimpiangere per poi commettere lo stesso errore. No, questa volta sarebbe stato diverso. Non poteva permettersi di tornare nel mondo delle favole, se mai Emma avesse spezzato il sortilegio, con un'altra tazza sbeccata. 
{Devi solo fare un bel respiro profondo, aprire la bocca e dirle... Cosa? Cosa le vuoi dire? Oh, insomma, dì qualcosa! Parla del tempo, se è necessario, ma dì qualcosa.} 
Aprì la bocca per parlare, ma Emma fu più veloce.
-È scattato l'allarme silenzioso di casa sua. Dovremmo andare a controllare. 
-Sì, andiamo.
 
La porta era socchiusa, la casa non era in disordine, ma mancava qualcosa. Sapeva chi era stato e sapeva cosa mancava. 
-French.
-Come? 
-È stato Moe French. 
-Come lo sa? 
- Ieri ho riscosso il suo affitto e dato che non poteva pagare ho pignorato il suo furgone.
-Lei ha molti nemici, come fa a essere sicuro che sia proprio lui.
-Lo chiami intuito di poliziotto, se vuole.
-Spero che almeno il suo funzioni. 
-Vada a controllare a casa sua. 
 
Emma aveva trovato tutto. O quasi. 
Mancava la tazza. E Moe.
Moe l'aveva trovato lui, non era stato un problema. Emma però ancora non lo sapeva. 
Gold sarà anche stato lo sceriffo, ma solo di nome. Non era cambiato niente. In quel momento French era chiuso nel suo furgone, legato e imbavagliato. Stava soffocando con il bastone di Gold piantato nella gola. -Ora mi dirai due cose: dov'è e chi ti ha detto di prenderla.
-Mi serviva il furgone
-Ah, risposta sbagliata.- disse colpendolo con il bastone.
-No, no, lei...
Gold lo colpì ancora. E ancora. E ancora.
La sua furia era implacabile. 
"Mr. Gold, apra il furgone."
{Emma!}
Come era arrivata a lui? 
Gold si dipinse in faccia il solito ghigno ironico e sghembo prima di aprire lo sportello. 
-Posso aiutarla, vicesceriffo Swann?
Ancora? Non può credere di aver messo un'altra distanza tra loro. Perché non può parlare ad una persona come se fosse sua pari e non un sottoposto?
-Scenda!- Autoritaria come al solito. 
Gold la guarda dall'alto del furgone, prima di scendere faticosamente impedito dalla gamba zoppa. 
-Dovevo immaginare che avrebbe risolto le cose da solo. È per questo che si è fatto nominare sceriffo? Per poter fare ciò che vuole senza ripercussioni? 
China la testa Gold, le vorrebbe dire che ha voluto quel posto solo per lei, che proprio non ci riesce a non essere codardo, perché qui non è il signore Oscuro, perché anche se è potente di fronte a lei si sente come prima di uccidere Zoso, ma è codardo perciò tace. 
-Lo porto in carcere.- Disse Emma indicando French semisvenuto.
-Vengo con lei
-Perché? Per poterlo minacciare se sporge denuncia?
-No. Perché è il mio lavoro.
Emma trattenne una amara risata.
-Anche questo era il suo lavoro?
-In un certo senso si. Un interrogatorio fuori dal comune.
Gold si era ricomposto e poteva sostenere lo sguardo di Emma ora.
-Si ricordi che io la tengo d'occhio. 
-Non vuole portarlo in ospedale?
No, non l'avrebbe portato in ospedale, ci sarebbero state troppe cose da spiegare.
-No, infondo sono solo graffi. 
Si era appena venduta l'anima.
 
-Buongiorno signorina Swann.
-'giorno. 
Quando Gold sollevò gli occhi trovò di fronte a se un bicchiere di cartone.
-Caffè? 
-No, tè. Ascolto quando parla. Senza zucchero.
-Grazie.
Aveva sentito bene? Gold le aveva detto "grazie"? Certo era stato bofonchiato a mezza voce, ma lo aveva detto.
-Signorina Swann...
-Si?
-Dovrei parlare con lei di...
Fu interrotto dal rumore di tacchi che risuonavano contro il linoleum del pavimento. La proprietaria di tali tacchi, Regina, entrò nell'ufficio.
-Signor sindaco, qual buon vento? - disse mellifluo lo sceriffo.
-Vorrei parlare con lei. Da soli.
Emma guardò interrogativamente il suo capo e, dopo averne ricevuto un cenno affermativo, imboccò la porta.
-Allora immagino sia qui per propormi un accordo.
-Proprio così. Due domande per questa.
Dalla borsa estrasse una tazza sbeccata. 
-Quali sarebbero queste due domande?
-Perché ha voluto diventare sceriffo e...
-Le ho già detto che i miei affari non le devono interessare.
-...e qual è il suo nome.
-Il mio nome è Gold.
-Quello vero.
-Non capisco cosa voglia dire.
-Io credo di si.
-E se mi rifiutassi di rispondere?
-Avrà la sua preziosa tazzina... In mille pezzi sul pavimento.
-D'accordo.
-D'accordo? 
-È solo una tazza. Non mi importa.
-Se crede che non lo farò...
-Avanti lo faccia. Dopo pulisca, però. 
La tazza semplicemente cadde, non fu scagliata, ma scivolò e si ruppe in tre cocci sul pavimento. 
-L'ha voluto lei.
-Le ho forse rimproverato qualcosa, Regina?-disse con un sorriso mesto.
-No. Ci rivedremo presto e lei mi dirà ciò che voglio.
-Ci conto. 
Regina uscì indignata dalla stanza.
 
-Allora, Gold? Tazzina in mille pezzi sul pavimento o risponde alle mie domande?
Diamine! Perché non riusciva mai a essere coraggioso? Perché non strappava quella tazza dalle mani di Regina? O meglio ancora perché non girava pagina e lasciava andare il suo Vero Amore, morto per causa sua? Perché continuava a tormentarsi?
{Facile. Perché è più facile tormentarsi che andare avanti. È sempre questione di coraggio.}
-Volevo essere sceriffo per poter controlla meglio Emma.
-Controllare?
-Sì, controllare. È un osso duro, ma presto mi ascolterà, senza nemmeno accorgersene. -mentì sperando che Emma non stesse ascoltando dietro la porta.
-D'accordo, questo mi interessa meno. Il nome! Voglio sapere qual è il suo nome! 
-Rumpelstiltskin.-sospirò
-La sua tazza. - ghignò prima di andarsene. -È sempre un piacere fare affari con te, Rumpelstiltskin. 
-Non potrei dire lo stesso. 
-Come?
-Niente.
 
Quando Emma tornò Gold sorseggiava il tè nella tazza sbeccata. 
-Cosa voleva Regina?
-Un accordo.
Semplice ed evasivo. 
-Di cosa voleva parlarmi prima?
Gold alzò gli occhi dalla tazza e la guardò. -Niente.
-Niente? Oh, sicuro! Lei non apre mai la bocca per niente. Io non credo che lei faccia mai niente per niente. Allora? - disse sedendosi sulla scrivania e piazzandosi davanti alla sua sedia. 
-Volevo parlare dell'episodio di ieri sera, del furgone.
- E cosa voleva dirmi?
-Apprezzo che abbia voluto aiutarmi, non portando French all'ospedale. Credo di doverle almeno una spiegazione.
-Dovermi?
-Diciamo che è stato un accordo stipulato involontariamente. Comunque French aveva preso una cosa a cui sono molto attaccato ,mi sono lasciato accecare dall'ira, ma adesso...
-È questo che voleva Regina? 
-Sì
-E c'entra quella tazza?
-Sì, apparteneva a... una persona che amavo. 
-Apparteneva? 
-Lei è...morta.
-Mi dispiace.
-È stato molto tempo fa. Non sono stato abbastanza coraggioso da trattenerla e lei è andata via. Solo dopo ho scoperto che se avessi avuto abbastanza fegato lei sarebbe ancora viva.
Emma posò una mano sul suo avambraccio per dargli conforto:-Non è colpa sua.
Si guardarono negli occhi a lungo dopo quella frase. 
Emma fu coraggiosa, Gold fu coraggioso. Le loro labbra si incontrarono a metà strada. Lei lo tirò a sé e lui si lasciò tirare.
 
-"Controllare", eh?- il sorriso malevolo e ironico della regina che osservava la scena fuori dalla finestra era visibile a miglia di distanza. -Mr. Gold io trovo che la sua maniera di "controllare" sia resa in senso molto lato. 
Si avviò contenta verso casa. Aveva ciò che le serviva per controllare sia Rumpelstiltskin che Emma e per renderli inoffensivi. Non sarebbe stato il ricatto, a cui Emma non sarebbe sottostata mai. No, voleva una faida e veder scorrere sangue. Ok, magari solo in senso metaforico, in questo mondo. Gold aveva deciso di smettere il lutto per Belle e provava dei sentimenti per Emma. ("Sentimenti" e lui nella stessa frase sembrava alle sue stesse orecchie una sciocchezza. ) Solo che l'aveva fatto pensando che Belle fosse morta. L'avrebbe liberata. Lo avrebbe posto di fronte ad un bivio ed una donna rifiutata è sempre pericolosa. Certo il piano avrebbe avuto più effetto se lui avesse scelto Belle, ma al resto poteva pensare dopo. Intanto avrebbe creato un bel po' di casino psicologico.
 
-Cos'è stato questo? - Chiede Emma
-Non lo so. So cosa non è stato.
-Cosa non è stato?
-Niente.

N.d.A. Sono di nuovo qui a rompere le scatole. Inanzitutto vi ringrazio se siete arrivati a leggere questo. 
Ho cercato di restare il più fedele possibile alla trama del telefilm. Anche se per ovvi motivi non sempre è stato possibile (es. Quando Regina va a parlare con Gold per la tazza , lui non è dietro le sbarre e manca Henry che ho supposto fosse a scuola alle 9 del mattino).I personaggi sono sicuramente OOF, lo so, ma non ho potuto fare di meglio. Per quello che riguarda i dialoghi, molti sono farina del mio sacco anche se in alcuni punti ho tentato (malamente dal momento che sono andata a memoria) di ricalcare quelli originali. (P.S. Alcune cose le ho date per scontate, come la riscossione dell'affitto di French.)
Questa cosa nasce dalla mia fantasia bacata che si è vista un immagine di Gold come sceriffo e non si è più fermata. 
Quando ho iniziato a scrivere pensavo fosse una cosa più Emma e meno Belle, ma non ce l'ho proprio fatta a far rompere quella tazza. *si vergogna di sè stessa per averci provato* Il finale l'ho lasciato aperto proprio per questo motivo.
Ok scusate per la tiritera. 
Commenti sempre graditi, anche se negativi.
Ciao!
  
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