31/03/2013
2 recensioni_Falling down.
Quando lo vedeva, il suo cuore saltava milioni di battiti, tutti in un secondo.
Cosa ovviamente impossibile, lui lo sapeva bene, ma non riusciva ad avere pensieri lucidi quando incrociava quegli occhi.
Erano così grandi, circondati da quelle ciglia lunghe e scure, di un azzurro cielo che ti riusciva a lasciare senza fiato.
Erano profondi, brillanti, meravigliosi.
Aveva la sensazione che, se mai si fosse azzazzardato a fissarli troppo a lungo, sarebbe sprofondato in essi, senza la possibilità di ritornare più a galla.
Per questo, quando lo guardava, lo faceva sempre in segreto.
Lo ammirava in silenzio da lontano, senza avvicinarsi.
Non voleva spaventarlo o cosa, voleva solo poterlo contemplare e riempire il suo animo di quel tepore che percorreva ogni sua particella.
Era solo un qualcosa a senso unico, ed andava bene così.
Non pretendeva nulla di più.
Vivendo in quest'idea, l'aveva accettata completamente, con ogni fibra del suo essere, invontariamente.
Per questo, quando quella persona fece un passo verso di lui, si trovò a disagio.
Per questo, quando quella mano rosea, perfetta, sfiorò le sue, di mani, pallide, fu colto dal panico.
Per questo, quando quella voce profonda, ma gentile, passò attraverso le sue orecchie, non poté controllare il suo corpo.
Non ebbe neanche il tempo di raccogliere in ordine i fogli che erano scivolati dalle sue braccia.
Li riprese disordinatamente, probabilmente dimenticandone qualcuno, e si gettò in una folle corsa.
Voleva solo allontanarsi e riprendere il controllo di sé stesso, riformare la barriera che quella persona aveva appena distrutto.
Non riusciva ad avvicinarsi a lui.
Che aveva quei capelli di un rosa così sgargiante, raccolti in quelle code spettinate.
Che era così popolare per i suoi lineamenti delicati e per l'intelligenza e la prestanza fisica.
Che non avrebbe mai potuto essere paragonato a lui.
Un insulso ragazzino dai capelli verde menta, gli occhi spenti e che come unica passione aveva la chimica.
Nessun libro gli aveva mai detto che il cuore umano poteva avere quel genere di reazione.
Non gli avevano spiegato cosa fosse il sentirsi perso e disperato, il volere qualcuno con tutto sé stesso ma avere paura anche solo a sfiorarlo con lo sguardo.
Non gli avevano spiegato cosa significasse piangere da occhi opachi, lungo un viso paonazzo dalla vergogna.
Probabilmente, sarebbe stato meglio se non fosse caduto proprio vicino alla persona che amava, rendendosi ridicolo.
E forse, sarebbe stato meglio se quella persona non fosse mai stata così gentile, nel tentativo di aiutarlo.
Perché nel suo cuore, non si sarebbe aperto nessuno spiraglio di speranza.