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Autore: boobearandhiscurly    31/03/2013    2 recensioni
"Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo. Allo stesso modo Romeo, se portasse un'altro nome, avrebbe sempre quella rara perfezione che possiede anche senza quel nome."
Questa la dedico in particolare a tutte quelle directioner che, come me, non potranno assistere al loro concerto. L'immaginazione, per quanto non realtà, può ancora valere qualcosa.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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*ancora una volta vi chiedo di leggere ascoltando questa http://www.youtube.com/watch?v=V55LRVfPMKU
 
 
 
La stanza era affollata, e nell'aria si andava spandendo un pesante odore di alcolici e fumo. Louis se ne stava lì, tra tutta quella gente, con il cuore pesante. Non c'era una motivazione precisa, a pensarci bene.  Certo, la rottura con Eleonor ancora gli martellava in testa: non avrebbe voluto usare quelle parole così pesanti e, soprattutto, non l'avrebbe voluto fare ad uno stupido cellulare, non dopo aver condiviso con lei quasi due anni della sua vita. Ma certamente era la cosa più giusta da fare.Le bugie hanno le gambe corte, si sà, e la sua aveva avuto vita anche troppo lunga per i suoi gusti.
 
Cosa mi sta succedendo?
 
Neanche ci voleva andare a quella festa, organizzata da chissà chi, per festeggiare il loro secondo concerto di sempre su suolo italiano, concerto che sarebbe stato il giorno seguente.
Cosa diavolo aveva in testa quando si era lasciato convincere, seppur a malincuore, dai ragazzi?
Avrebbe solo voluto passare una serata tranquilla spalmato contro la pelle morbida del suo divano in Hotel, magari con una coperta pesante avvolta intorno e un pò di gelato alla vaniglia, il preferito di Harry, guardando film di cui non avrebbe certamente capito una parola. Ma sarebbe stato comunque nel suo piccolo rifugio, anni-luce distante da tutto e tutti.E questo gli sarebbe bastato.
 
E invece era lì, con l'ennesimo bicchiere di Champagne alla mano -chissà quanti ne avrò bevuti a questo punto, pensò- , a stringere mani e a regalare sorrisi a chiunque lo fermasse con ammirazione o semplicemente per cortesia.
'Oh Louis, che piacere incontrarti di persona, la più piccola delle mie figlie ha una cotta enorme per te e...'  non riuscì a cogliere la fine della frase di quel tizio, troppo distratto dal pulsare insistente della sua testa. E allora fece quello che aveva imparato a fare col tempo: prese la penna che l'uomo di fronte a lui gli stava gentilmente porgendo, firmò distrattamente un autografo per una certa 'Elisa, la mia piccoletta si chiama Elisa' e si congedò con un sorriso il più naturale possibile.
Portandosi una mano tra i capelli disordinati si avviò verso la porta scorrevole che dava su un grande terrazzo e, dopo averla aperta ed essercisi infilato, se la richiuse alla spalle con la vana speranza che la leggera brezza di quella serata di Maggio potesse rinfrescargli le idee. Si appoggiò così alla ringhiera, cercando disperatamente qualcosa su cui concentrare il suo sguardo spento.
La visuale che gli si presentò davanti avrebbe certamente mozzato il fiato a chiunque: piccole luci illuminavano Verona, le strade erano silenziose, il cielo scuro disseminato quà e là di piccole chiazze ancora più scure, e quel profumo leggero che stava lì, come a volergli ribadire che l'estate stava per arrivare. E tutto questo avrebbe davvero potuto emozionare chiunque.
 
Tutti meno che Louis.
 
Perso nei suoi pensieri non si accorse neanche che la porta scorrevole era stata aperta e che si era richiusa velocemente alle sue spalle; notò che c'era qualcuno lì fuori con lui solo quando, dopo aver serrato gli occhi, essersi girato ed essere scivolato contro la fredda ringhiera metallica facendovi aderire la propria schiena, li aveva riaperti trovandosi di fronte una paio di scarpe color blu notte.
 
Che ci faceva Harry lì fuori? Perchè, tra tutti gli invitati, proprio lui l'aveva visto in quello stato pietoso?
 
Lentamente il castano spostò il suo sguardo, che fino a quel momento era rimasto incatenato al pavimento di marmo, verso l'alto, incrociando così quei due smeraldi verdi che, a quella luce soffusa, sembrarono illuminarsi per un attimo.
 
'Non dire niente, Harry. Ti prego..' le parole uscirono dalla sua bocca in modo stanco e disordinato, accalcandosi le une sopra le altre.
 
Non sentì una sola parola uscire dalle labbra del riccio.
Grazie, pensò.
Le sue iridi tornarono a guardare qualcosa di indefinito, in basso.
A quanto ne sapeva, a questo punto, Harry se ne sarebbe potuto anche essere andato. L'unico rumore che riusciva sentire era il battito del suo cuore, forte, sfrenato,sbagliato.
 
Ma invece no, Harry se ne era rimasto lì ad osservare quello che sarebbe dovuto essere il suo migliore amico cadere a pezzi, anche e soprattutto percolpa sua.
Perchè anche se Louis glielo aveva giurato, anche se glielo aveva ripetuto mille e mille volte ancora, anche se'ti giuro che sto bene, non è colpa tua, voglio solo rimanere da solo', Harry sapeva che non sarebbe successo niente se non ci fosse stato di mezzo lui. Harry sapeva, quella sera di due anni prima, che dopo aver baciato Louis niente sarebbe stato più lo stesso.
 
 Eppure l'aveva fatto, si erano baciati, e quella che per due persone normali sarebbe dovuta essere l'espressione di un sentimento che andava ben oltre i confini dell'amicizia, per loro si era tramutato in una corsa contro il tempo, nel costante negare, in notti insonni passate a chiedersi perchè. Perchè non si fossero conosciuti prima. Perchè la luce del sole non potesse essere anche perpersone come loro. Perchè, soprattutto , "persone come loro" sembrava portare con sè qualcosa di così tanto sbagliato.
 
"Siamo sbagliati, Louis? Siamo sbagliati?"
"Non lo so Harry, ti giuro che non lo so"
 
Rannicchiandosi ai suoi piedi, Harry allungò una mano verso il viso più pallido del solito di Louis. Inizialmente lo sfiorò solo con i polpastrelli, scendendo un poco e cominciando a tracciare piccoli cerchi immaginari sulla pelle sensibile del suo collo così fine ed elegante. Poi, con un pò più di coraggio, ritornò alla guancia destra e la carezzò dolcemente con le nocche della propria mano. Un piccolo brivido partì da questa e si espanse per tutto il suo corpo. E potè giurare di aver provocato lo stesso effetto su Louis.
Invece di ritirare la mano dopo quella piccola scossa, la passò lievemente sul braccio dell'altro, fasciato solo da una maglia leggera di cotone, fermandosi quando la sua mano calda entrò in contatto con quella ghiacciata di Louis.
 
La strinse.
 
"Ho una sorpresa per te, Boo Bear. " disse il riccio, evidenziando il piccolo nomignolo con cui lo usava chiamare sin da uno dei loro primi incontri.
Sul viso di Louis, involontariamente, si formò un sorriso timido.
"Io... sono stanco, penso tornerò in hot-"
"Ti prego Lou"
Ci fu qualcosa nel tono caldo ed accogliente di Harry che lo convinse ad alzarsi e seguirlo con il cuore in gola.
 
Rientrarono nella stanza dalla porta scorrevole e, cercando di non dare troppo nell'occhio, uscirono in direzione dell'enorme scala che li avrebbe condotti al piano terra. Harry camminava con le mani strette nelle tasche dei jeans, ciondolandosi leggermente ogni volta che, avanzando un passo, spostava il suo peso da una gamba all'altra. Louis lo seguiva con passo stanco, rimanendo di tanto in tanto leggermente indietro. Una volta che Louis fu giunto all'ingresso vide Harry, che lo aveva preceduto di qualche secondo, sussurrare qualcosa ad un uomo alto vestito completamente di nero da quella che gli sembrò essere una divisa da autista.
"Andiamo da qualche parte?" chiese, ingenuamente.
Il riccio non gli rispose ma si limitò a sorridergli con fare misterioso, facendo comparire ai lati della sua bocca quelle due piccole fossette che Louis -neanche tanto segretamente- amava.
Rimasero in piedi a fissarsi per qualche secondo, fino a che il suono di un clacson non rimbombò proprio di fronte a loro.
"Andiamo sù, non c'è nemmeno un secondo da perdere".
 
Ed eccoli lì, dopo un piccolo tragitto svolto in macchina, in piedi fianco a fianco.
 
"Dove diavolo siamo?" gli occhi azzurri di Louis saettarano da parte a parte, cercando di capire dove si trovassero. Dove lo aveva portato Harry?
"Te l'ho mai detto che fai troppe domande, Tomlinson?" non vide la sua espressione, ma potè senza dubbio immaginare come le sue labbra si fossero leggermente inarcate e come ora stesse sorridendo come un ebete.
Lo faceva sempre.
 
Si trovavano di fronte ad una comunissima abitazione in stile antico: dell'edera si arrampicava leggermente sulla parete rovinata della facciata in mattoni grezzi, un piccolo balcone torreggiava sulla strada. Niente di più.
 
"Rimani qui, non scappare"gli sussurrò Harry all'orecchio. Pochi secondi e questo, dal suo fianco, si spostò verso quella che doveva essere l'entrata. Con una mossa veloce estrasse dalla tasca anteriore dei jeans quella che doveva essere una chiave e non ci vollero che pochi secondi prima che aprisse la porta massiccia e sparisse dietro di essa, richiudendola pesantemente.
 
Louis rimase incantato a guardare quella porta per un pò di minuti. Dove si era cacciato ora? Se pensava che lui l'avrebbe seguito era decisamente fuori strada. Totalmente.
....vero?
 
"O Romeo, Romeo,perchè sei tu romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo stesso nome. Ovvero, se proprio non lo vuoi fare, giurami soltanto che mi ami, ed io smetterò di essere un Capuleti."
 
A queste parole, lo sguardo di Louis si levò verso l'alto, andandosi ad aggrappare alle iridi di Harry che, dall'alto del balcone, lo stavano perforando.
Vide il riccio prendere un nuovo respiro, ora sicuro di avere l'attenzione di Louis su di sè, e bagnarsi leggermente il labbro inferiore, prima di ricominciare.
 
"E' solamente il tuo nome ad essermi ostile: tu saresti sempre lo stesso anche se non fossi un Montecchi. Che cosa vuol dire la parola Montecchi?" I suoi occhi smeraldo risplendevano nel buio della notte come due fari accesi solo per Louis, come se lui fosse l'unico per cui questi potessero brillare.
"Non è una mano, o un braccio, o un viso, nè un'altra parte che appariene ad un essere umano. Oh, si,  qualche altro nome..." si interruppe un attimo, intensificando il contatto visivo.
Quello che stava per dire, Louis l'avrebbe dovuto ricordare per sempre.
 
"Quello che noi chiamiamo col nome di rosa, anche chiamato con un nome diverso, conserverebbe ugualmente il suo dolce profumo. Allo stesso modo Romeo, se portasse un'altro nome, avrebbe sempre quella rara perfezione che possiede anche senza quel nome."
 
Silenzio. Louis non osava nemmeno muovere un singolo muscolo. Il suo corpo sembrava non rispondere più al suo volere. Ed i suoi occhi, i suoi occhi erano velati da tutte le lacrime che cercava di trattenere. Inutilmente.
Ed il suo cuore, il suo cuore sembrava battere fuori dal petto.
 
"Rinuncia quindi al tuo nome, Romeo, ed in cambio di quello, che tuttavia non è una parte di te, accogli tutto me stesso."
 
"Dimentica il dolore, Lou. Dimentica i nostri nomi, dimentica da dove vieni. Dimentica tutto, e vieni a me senza passato. E...e il nostro futuro lo scriveremo insieme."
 
"A cominciare da ora?" chiese tra un singhiozzo e l'altro Louis, accennando un sorriso troppo grande per potersi esaurire sulla sua faccia.
 
"A cominciare da ora."
 
Probabilmente quella fu la notte più bella delle loro vite, in quell'atmosfera magica che solo Verona avrebbe potuto regalargli.
 
 
 
"Chi sei tu che, così nascosto dalla notte, inciampi nei miei pensieri più nascosti?"
 
 
 
Spazio autrice.
 
Ed eccomi, a distanza di un giorno, postare questo. Non ho commenti particolari, solo….ci ho messo il cuore, davvero.
Fatemi sapere se vi piace, se vi è indifferente, se dovrei darmi all’ippica o che altro. Mi fareste enormemente felice.
Buona giornata a tutti :)
 
  
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