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Autore: c a m    19/10/2007    11 recensioni
Allora u.u Premettendo che è la mia PRIMA fan fic xD , che i gemelli Kaulitz NON sono famosi ò__ò ( fate conto sia una specie di universo parallelo ) , che la protagonista NON sia quindi una loro fan e bla bla bla , la fic parleggia di una storia comica e romanticosa. E fatevi quattro risate xD. . enjoy!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaalve a tutti. Allora , come ho già detto è la prima fic quindi °-° siate clementi xD
Bè che dire , non ce l'avrei fatta a finirla senza il sostegno della mia dolcissima e patatosissima musa Vale ( Carillon su EFP ) , che mi ha anche fatto iscrivere xD e che è sempre stata presente assiduamente anche scassando un pò xD ma ciò ha contribuito a creare questa. . ehm , sè , fic diciamo e a riuscire a postarla , dato che sono un'impedita cronica , e non scherzo.
 Un grazie enorme poi a mia moglie *ç* , e alla mia adoràh Ary che amo tanto e che avrebbe voluto o un terremoto o che il sole implodesse , ma il pugno è anche troppo , vero teso? XD. Ok , basta ringraziamenti. Spero vi piaccia. Mmm , fatevi quattro risate nei pezzi stupidi xD.
Un bacio e tanti commenti che mi piacciono *L*
Viva la schiuma del cappuccino u.u
( capirete dopo )

A Cappuccino , Here and Now

 

Time with me plays but I'm coming down
This a shining in the night
So here are words just think it twice
Wake me up, this time is running out, running out
Running out, running out
Live every second
Here and now
Don't let go.

 

 

 

 

 

 

 

 

Perfetto , ora mi stava fissando con una violenza tale da uccidere un angelo. Ma lui non voleva uccidermi , no.

Non lo sapeva neanche da solo , cosa voleva , cosa era in grado di sapermi fare.

L'unica cosa che sapeva , in questo momento , era che non doveva - o forse non poteva ? - smettere di fissarmi.

Non più. Non qui. Non ora.

 

 

 

 

 

 

 

Era incominciato tutto verso le otto e mezza.

I miei genitori erano tornati a casa avvisandomi che, la sera stessa, mi avrebbero accompagnato al compleanno di Alex. Non avevo la minima idea di chi fosse , ma sostenevano che io lo conoscessi già , che l'avessi visto e ci avessi addirittura parlato , più di una volta. Era uno dei figli di loro vecchi amici che, data l'importante festa, avevano invitato molte persone , me compresa.

<< Non ci vado. >> , dissi io , perchè non ne avevo voglia e perchè avevo un'altra centinaia di motivi per non andare a quella fottuta festa.

Neanche avevo finito di dirlo , che il mio samsung bianco squillò e cominciò ad illuminarsi. Una musichina piuttosto rilassante rimbombava nei meandri della mia borsa; l'avevo lasciato lì dentro. Suonò parecchio, perchè l'enorme custodia nera dei miei occhialoni anni settanta occupava gran parte dello spazio e quel dannato cellulare era piccolo e sottile , e sfuggiva spesso dalle mie mani imbranate e chiare, come il mio viso.

Non ero , o meglio non sono - esatto, non sono morta - una ragazza di quelle che si notano , per strada.

Una semplicissima ragazza , normale. Niente occhi azzurri , niente lineamenti da Dea , niente portamento elegante. Una mora , occhi mori. Quel tipo - fisiologicamente parlando - di ragazza che si incontra almeno cinquecento milioni di volte nella vita. Almeno che non si muoia prematuramente.

Non è il mio caso.

Trovai il cellulare; un numero anonimo mi stava chiamando. Risposi con un pronto piuttosto seccato: detesto gli anonimi.

<< Pronto? >>

<< Pronto Cam? >>

<< Dica. >>

<< Sono Alex, non so se ti ricordi di me . . >>

Roteai gli occhi, chi diavolo gli aveva dato il mio numero di cellulare? Quell'idiota di mia madre , ovvio.

<< Sì. >> , risposi semplicemente, sbuffando. E, nonostante ciò, mi rispose allegro: detestavo patologicamente quel ragazzo.

E' fottutamente chiaro , il messaggio: sbuffo uguale radice quadrata di non mi chiamare diviso chi cazzo ti ha dato il mio numero moltiplicato per sì, tu mi disturbi.

Alex però sembrava non recepire il messaggio.

<< Bene! Non so se i tuoi te l'hanno già detto, spero di anticiparli. Stasera faccio il diciottesimo e . . bhè, mi farebbe piacere se ci fossi anche tu. I miei ti adorano e sei troppo simpatica, dai vieni! >>

I suoi mi adorano e sono troppo simpatica.

Ovvio.

<< Mmm , non lo so. Penso di avere da fare, poi devo studiare per il compito di Latino e doveva venire un'amica qua e . . >>

Mi chiedo come faccio ad essere così garbata a volte.

<< Un'amica ? Dai, porta anche lei! E non ti preoccupare per il regalo, te l'ho detto io in ritardo. Appena arrivi nel vicolo basta che mi chiami. Ci sarà un tizio che sbarra la strada. E' privata e . . guarda, appena sei lì squillami che ti vengo a prendere io. Sù dai, alle dieci lì. >>

Stavo per parlare ma il ragazzo attaccò. Ero decisamente anche più garbata di lui, se per questo.

Ottimo. Quella sera sarei andata senza regalo alla festa di un tizio con cui avevo conversato , o almeno cercato di conversare data la scarsa materia grigia , sì e no due volte con un'amica immaginaria.

Il problema meno grave era l'amica. Ce ne era una che, di sicuro, sarebbe venuta con me. La avrei convinta, Vale, in qualche modo. Sapevo bene come ricattarla.

Presi il cellulare, schiacciai il tasto 1 e la cornettina verde. Era memorizzata lì, e la chiamavo più o meno tutti i giorni, cinque volte al giorno.

Il tasto 1 perchè lei era la mia numero uno, lei era la mia persona in qualsiasi momento.

<< Numero 1. >>

<< Coccola! >>

Ridacchiai. Adoravo solo sentire la sua voce. Lei era la mia maledettissima persona e non potevo farne a meno.

<< Aaallora. Ho una notizia. Sarò breve: io, te, sera, festa, dieci, idiota. >>

<< Se è uno scherzo Cam ti rispondo che ti spiez. . >>

<< Naa, sono seria purtroppo. Dai Vale, stasera ci vieni con me alla festa di un'idiota alle dieci? Ti scongiuro. " I suoi mi adorano e sono troppo simpatica ". >>

<< Mmm. . terribile. Mi ricatterai? >>

<< Assolutamente. >>

<< Allora non ci provo a dirti di no. Tanto finisco sempre per essere l'accondiscendente di turno. >>

<< Sì , tu sei la mia accondiscendente di turno preferita amora. >>

<< Ok, ma cosa ti metti? >>

<< Nulla di speciale. Fai conto che andremo al Circo. >>

<< Ma. . al Circo? >>

<< Sì, è la festa di una scimmia. >>

Rise e poi mi chiese.

<< Cam sono le nove lo sai ? >>

<< Sì, Uno.>>

<< Ecco. Mezzoretta e sono da te. Vengo in motorino, poi andiamo insieme ? >>

<< Sì ma portiamoli entrambi. . non si sa mai. >>

<< Ok. Perfetto Paperone, volo a cambiarmi. >>

<< See ya. >>

 

Attaccai.

Lei era la mia Numero 1, io la sua Paperone.

Ovvio.

 

Mi cambiai. Allisciai i capelli, misi un maglioncino viola con i bordi delle maniche neri e bianchi, le all star bianche coi lacci viola, jeans stretti e scuri e una cintura bianca, con la fibbia che raffigurava una picca nera. Salutai i miei, contenti poichè speravano in qualcosa tra me e Alex.

Speranze vane, che avrei dovuto troncare sin dall'inizio. Ma in effetti me ne fregavo abbastanza.

Scesi giù, con le chiavi del motorino. Erano stupende: Vale mi aveva regalato una ranocchietta da attaccarci con due occhi a palla che erano semplicemente favolosi. Era proprio un regalo degno di Lei.

La vidi in sella alla sua vespa rossa, uguale alla mia, se non fosse per il colore; la mia era azzurra.

Parcheggiò alla cavolo, mettendo il cavalletto e saltando giù, correndomi incontro e saltandomi addosso. Il nostro rapporto era indescrivibile.

<< Personaaa! >>

<< Andiamooo! >>

Erano le nove e trentacinque, o almeno, così segnava l'insegna luminosa sparafleshosa della farmacia lì accanto. Mi staccai dall'abbraccio e montai sul sellino, partendo verso casa di Alex, facendo cenno a Vale di seguirmi. Non ci volle tanto: bastarono venti minuti e fumm lì, anche in anticipo di cinque minuti. Parcheggiammo lì vicino i motorini e ci dirigemmo verso il vicoletto. Arrivammo all'inizio della stradina e lì, un'omone con tanto di occhialoni scuri, nonostante non ci fosse un filo di luce, se ne stava diritto e composto, tipo la statua di un colosso, ed era piuttosto inquietante, se guardato per bene.

Mi avvicinai, tenendo a braccetto la Uno.

<< Hey. . Non so se Al- >>

Mi smontò immediatamente, sfoggiando un vocione che somigliava a quello del tizio di Lucignolo. Io e la mia persona lo odiavamo, Lucignolo.

<< Pass? >>

<< Ridi che ti pass' ? >> , provai a fare la simpatica.

<< No Pass, No Party. >>

Non ero brava, e tantomeno lui.

Sbuffai, mentre qualche passo dietro di noi si fece sentire.

Un ragazzo si schiarì la voce e io e Vale ci girammo, quasi in sincronia.

Erano due ragazzi diversi e uguali. Sì, so che mi contraddico ma è così. Uno aveva i capelli sparati in aria, come se gli si fossero ibernati così , neri pece, con qualche chiazza bionda. Un tipo di capelli che, fossero stati di qualcun altro, avrei ovviamente deriso con un " bleeeh "; ma a questo strano tipetto stavano bene. Eccome.

Lo affiancava un tizio che dai vestiti sembrava meno esile , ma era solo uno stile. Portava abiti larghi, collanina e cappellino. Aveva dei rasta biondi. Il " bleeh " valeva anche per loro , sebbene gli stessero divinamente.

Ci squadrarono e si scambiarono un'occhiata indecifrabile. Noi facemmo lo stesso, e da come ci guardammo capii che in effetti , io e Vale , pensavamo come al solito la stessa cosa.

 

Da dove saltavano fuori questi due ?

 

L'uomo nero - ricordava quello della ninna nanna che avrebbe dovuto tenermi un anno intero , guai se l'avesse fatto - tese la mano decisamente enorme verso i due , che gli consegnarono due foglietti di carta dai colori vivaci e sgargianti.

<< Bene, Voi ,a differenza di Loro, potete entrare. Buona Serata.>>

<< Uh ? Lei sta con me. >>, disse il moretto indicando Vale , che fu spinta dal colosso verso i ragazzi. Mi guardò spaesata , poi il moro la prese a braccetto e parlarono , mentre lei tendeva all'indietro una mano , come a volermi aiutare. O forse mi stava chiedendo aiuto ? Imitò una cornetta. Poi fu troppo distante.

Il biondino intanto era rimasto a parlare con il " buttafuori ".

<< Lei sta con Voi ? >>

<< No, Lei no. >>, disse il rasta prontamente, sfoggiando un sorriso beffardo.

Poi si allontanò un pò, io sbuffai e lui mi guardò, passò la lingua sul contorno del labbro superiore e io disegnai dei no nell'aria , con la testa.

Alzò un sopracciglio , come se si aspettasse un'altra reazione , corse verso Vale e l'altro ragazzo , e scomparvero nel buio.

Il mio Rolex segnava le dieci e dieci. Ripensai a Vale e alla sua cornetta. L'avrei strozzata , di sicuro , ma . .

Bingo.

La cornetta.

Dovevo chiamare Alex , giusto.

Cercai nella rubrica tra tutte le A.

Nulla.

Cercai tra le I di idiota.

Assolutamente Nulla.

Schiacciai il tasto 1 , ma era irragiungibile.

Dio, che serata del cazzo.

 

 

**********************************

 

<< Io sono Bill , tu sei ? >>

<< Eh? Sìsì, Vale. . >> , dissi io guardando all'indietro. Cam non la riuscivo a vedere più , ed ero visibilmente preoccupata. Non tanto perchè ero con due sconosciuti alla festa di una scimmia , ma perchè lei era da sola , con quell'energumeno. Mi venivano i brividi.

<< Vale, non potevamo prendere entrambe. . sei stata fortunata , vedila così. >> , continuò lui.

<< Tu con capisci , lei è la mia persona. >>

Mi squadrò , pensieroso.

<< Ti capisco , ma non mi sembravate gemelle. Non come noi. >>

Li fissai. Era vero. Il viso era identico , se non fosse per il trucco di Bill e lo stile un pò largo di . .

<< Io sono Tom. >>

<< E quella laggiù è la mia persona! Devo fare qualcosa. Non può stare lì da sola. >>

Bill e Tom mi sorrisero.

<< Dai , chiediamo ad Alex appena lo incontriamo alla festa. >>

Proseguimmo e arrivammo ad una villa enorme , con piscina.

Anche a pochi metri dal cancello , a molti di più dall'entrata della casa dato l'enorme giardino , si potevano distinguere due cose:

alcool e urla. Quale dei due fosse più evidente , non chiedetelo a me. Io sono solo una specie di imbucata ad una festa di una scimmia senza la mia persona e con due gemelli pieni di piercing.

Woah. Sarei dovuta saltellare dalla gioia. No, quella che saltellava sempre era la mia persona.

Controllai il cellulare.

<< Cazzo. Non c'è campo. >>

Bill si avvicinò , mi porse il braccetto e disse , sorridendo affabile: << Vieni con me , chiediamo ad Alex.>>

In poco tempo entrammo in casa. Musica house rimbombava sin da fuori , e io , come anche la mia persona , la odiavamo quella musica , se si può chiamare così.

O semplicemente un ammasso di suoni truzzi. Così ci piaceva chiamarla.

Dovevo vedere se c'era campo da qualche parte.

<< Bill , vado in . . a . . vado a rifarmi il trucco. >>

Mi squadrò , poi annuì indicandomi il bagno.

<< Vai pure lì , io intanto cerco Alex. Vieni in giardino dopo , sennò ti perdi in mezzo a tutta 'sta gente. >>

Seguii la direzione del dito del moro che assieme al biondo usciva dalla villa , coprendosi le orecchie. Neanche a Lui piaceva quella musica.

Entrai , abbassando una maniglia d'ottone. Il bagno era veramente raffinato. La madre di Alex doveva avere buon gusto.

Era tutto azzurrino. Le mattonelle , gli asciugamani , le rifiniture , i fiori. Era perfetto.

C'era una biondina che mi squadrava , vestita con una gonna cortissima e un top altrettanto corto. Cercai di non far trasparire l'unica parola che stavo pensando in quel momento: iniziava per tro e finisce per ia.

Sì , la ragazza doveva appartenere alla categoria. Scelsi un'angolino e mi ci fiondai , guardando le tacchettine del mio Nokia.

Niente , non prendeva. Però io , la mia cam , dovevo riprendermela. La biondina uscì, io chiusi la porta , aprii la finestra e scavalcai, saltando verso il basso. Spuntai in giardino , atterrando perfettamente sull'erba.

Otto anni di ginnastica artistica dovevano pur servire a qualcosa.

<< Mmm . . non ti piace la mia festa. >> , disse un ragazzo moro , capelli corti , occhi verdi.

Doveva essere Alex. Bhè , che dire. . per essere una scimmia era proprio una bella scimmia. O magari era una bertuccia.

<< Vale! >> , esclamò Bill guardandomi stranamente. << Io faccio meno fatica a rifarmi il trucco. Ma saltare dalle finestre è un nuovo metodo ? Devo provarci assolutamente. >>

Risi , mentre mi avvicinavo strusciando le manine contro la maglia , che s'era stropicciata.

<< No , è che Cam è fuori. Non l'hanno lasciata entrare. >>

A quella parola , a quel nome di tre semplici lettere , a quel nomignolo che avevo inventato io e con cui tutti ora chiamavano la mia persona , i tre ragazzi si guardarono improvvisamente , per poi fissarmi.

Alex aveva gli occhi fuori dalle orbite. Evidentemente i suoi non erano gli unici che la adoravano.

Bill mi guardava ridendo , portando una mano al collo e sfregandoselo.

Tom non mi stava più guardando , fissava un punto indefinito verso il cancello , mordendosi le labbra.

<< Quella era Cam ? >> , chiese Bill. Annuii lentamente.

La cosa non mi piaceva. 

<< Dio , le avevo detto di chiamarmi! >>, disse Alex cominciando a camminare velocemente verso il cancello. Bill si avvicinò a me , ma quando Tom affiancò Alex , a passo svelto , sistemandosi il cappello , Bill prese fiato , rimanendo a bocca aperta , con gli occhi spalancati.

<< Oh Merda. >>

Aveva colto qualcosa nell'atteggiamento , nel fare del gemello , che doveva significare una determinata cosa. Quel gesto , quel sistemarsi il cappello - evidentemente - lui lo conosceva bene. E , se non fosse stato per la posizione perfetta della visierina rossa , non avrei notato nulla neanch'io. Ma lui l'aveva sistemata e prima si stava mordendo le labbra verso la mia persona.

Verso la mia persona.

La cosa non mi piaceva.

Affatto.

 

  
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