Anyway, improvvisamente sono diventata sentimentale, quindi anche questa storia ha una dedica: a Giulia, la mia cuginetta di ventisei mesi, adorabile e tremendo terremoto su due gambette ossute. Hamish sarebbe praticamente il suo alter ego maschile dagli occhi chiari.
Lasciatemi un parere perché, tra l'altro, è anche la mia prima Parentlock. Un abbraccio,
Chiara
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Sherlock e Hamish Holmes.
John Watson aveva sempre adorato i bambini.
Era un uomo paziente ed ironico per natura e ai bambini tipi così piacevano, gli regalavano la loro simpatia.
Con suo figlio Hamish, poi, era stato amore a prima vista.
Persino adesso che il piccolo aveva ventisei mesi d’età, si ritrovava ancora a fissarlo imbambolato, come in adorazione.
Hamish era un bimbo singolare, come mai ne aveva visti.
Prima di tutto, non mangiava. Quasi letteralmente. Nonostante fosse palesemente afflitto da iperattività e moto perpetui, sembrava che bruciasse calorie direttamente dall’aria dato che in corpo non ne aveva di certo: pesava dieci chili malgrado l’altezza.
Secondo, parlava in una maniera deliziosa. Le “erre” per lui erano “elle” e terminava le frasi con una cantilena ridondante.
Terzo, era opportunista. Epiteto strano e quasi cattivo da attribuire a un essere umano così giovane, eppure lo era. Dovevi fare qualcosa per lui? Un abbraccio e un sorriso, magari un “pel favole, papà” sussurrato con la cantilena di cui sopra. Lo rimproveravi o gli negavi qualcosa? Sguardi truci, nessun bacio per giorni e bocca serrata a ora di cena.
D’altro canto, era impossibile non amarlo. La sua magrezza disarmante e il visetto sciupato facevano sì che i suoi occhi azzurro-verdi apparissero enormi e dolci e i capelli neri erano lisci sulla testa per poi cadere in morbidi boccoli scuri sulla fronte e sulle orecchie. I candidi incisivi da latte erano leggermente distanziati l’uno dall’altro e quando pensava intensamente a qualcosa gli si formava una fossetta fra le sopracciglia, all’attaccatura del naso minuscolo.
Neanche a dirlo, Hamish adorava suo padre.
Quando questi stava ore sdraiato sul divano, perso nel suo Palazzo Mentale, il figlioletto rimaneva stranamente immobile, allungato su petto e addome del padre, a fissare il soffitto con occhi aperti e la boccuccia corrucciata e seria.
E John non poteva far altro che rimanere a guardarli, affascinato e incredulo nei confronti delle due creature più aliene e straordinarie dell’universo, fortunatamente e disgraziatamente sue: Sherlock e Hamish Holmes.