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Autore: Patta97    01/04/2013    2 recensioni
John Watson aveva sempre adorato i bambini.
Era un uomo paziente ed ironico per natura e ai bambini tipi così piacevano, gli regalavano la loro simpatia.
Con suo figlio Hamish, poi, era stato amore a prima vista.

Hamish Holmes è un bambino insolito, ma suo papà lo adora... forse perché identico all'eccentrico padre.
Note: Parentlock.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John, Watson, Sherlock, Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi ero ripromessa di scrivere una AU Soulbond stasera. Ma, dopo essere rimasta per tre ore a fissare il trattino lampeggiante di Word, ho scritto questa flashfic (poveri voi). La mia prima flashfic, in quanto solitamente sono abbastanza prolissa. Ma oggi no... forse la cioccolata mi ha rallentata.
Anyway, improvvisamente sono diventata sentimentale, quindi anche questa storia ha una dedica: a Giulia, la mia cuginetta di ventisei mesi, adorabile e tremendo terremoto su due gambette ossute. Hamish sarebbe praticamente il suo alter ego maschile dagli occhi chiari.
Lasciatemi un parere perché, tra l'altro, è anche la mia prima Parentlock. Un abbraccio,
Chiara
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Sherlock e Hamish Holmes.



John Watson aveva sempre adorato i bambini.
 
Era un uomo paziente ed ironico per natura e ai bambini tipi così piacevano, gli regalavano la loro simpatia.
 
Con suo figlio Hamish, poi, era stato amore a prima vista.
 
Persino adesso che il piccolo aveva ventisei mesi d’età, si ritrovava ancora a fissarlo imbambolato, come in adorazione.
 
Hamish era un bimbo singolare, come mai ne aveva visti.
 
Prima di tutto, non mangiava. Quasi letteralmente. Nonostante fosse palesemente afflitto da iperattività e moto perpetui, sembrava che bruciasse calorie direttamente dall’aria dato che in corpo non ne aveva di certo: pesava dieci chili malgrado l’altezza.
 
Secondo, parlava in una maniera deliziosa. Le “erre” per lui erano “elle” e terminava le frasi con una cantilena ridondante.
 
Terzo, era opportunista. Epiteto strano e quasi cattivo da attribuire a un essere umano così giovane, eppure lo era. Dovevi fare qualcosa per lui? Un abbraccio e un sorriso, magari un “pel favole, papà” sussurrato con la cantilena di cui sopra. Lo rimproveravi o gli negavi qualcosa? Sguardi truci, nessun bacio per giorni e bocca serrata a ora di cena.
 
D’altro canto, era impossibile non amarlo. La sua magrezza disarmante e il visetto sciupato facevano sì che i suoi occhi azzurro-verdi apparissero enormi e dolci e i capelli neri erano lisci sulla testa per poi cadere in morbidi boccoli scuri sulla fronte e sulle orecchie. I candidi incisivi da latte erano leggermente distanziati l’uno dall’altro e quando pensava intensamente a qualcosa gli si formava una fossetta fra le sopracciglia, all’attaccatura del naso minuscolo.
 
Neanche a dirlo, Hamish adorava suo padre.
 
Quando questi stava ore sdraiato sul divano, perso nel suo Palazzo Mentale, il figlioletto rimaneva stranamente immobile, allungato su petto e addome del padre, a fissare il soffitto con occhi aperti e la boccuccia corrucciata e seria.
 
E John non poteva far altro che rimanere a guardarli, affascinato e incredulo nei confronti delle due creature più aliene e straordinarie dell’universo, fortunatamente e disgraziatamente sue: Sherlock e Hamish Holmes.
  
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