01/04/2013
1 recensioniMi chiamo Miriam, ho 18 anni e sono nata in Inghilterra. Ho pochi ricordi di quando ero piccola, solo quelli più felici. Ma soprattutto ne ho uno, sempre di quando ero piccola, di cui non ho mai parlato a nessuno. Da piccola vivevo in un piccolo paesino chiamato Wolverhaptom , nel centro dell’inghilterra. Vivevo con mia nonna e i miei genitori in una casetta in campagna, così oltre alla scuola, dovevo aiutare mia nonna con “la dura vita di campagna” (come la chiamava lei). Visto che i miei genitori lavoravano a londra, passavo molto tempo con mia nonna. Mio nonno non c’era più da quando avevo fatto 8 anni.
Rimasi con mia nonna fino a 14 anni, quando feci i 15 anni i miei genitori trovarono una casa a londra e ora eccomi qui. Ora ho appena compiuto 18 anni e si può dire che la mia vita è monotona. Si, insomma, sono una ragazza come tutte le altre. Ho i capelli lunghi, mossi e mori, occhi castani, magra, di statura normale per la mia età e poco carina. Almeno così mi definisco io. Molta gente dice che io sono bella ma io non la capisco. Insomma, non so cosa ci trovano i maschi in me. A me non piacciono i ragazzi troppo uguali agli altri. Io ne vorrei uno unico, gentile, romantico e per l’amor di dio: con anche lui i suoi difetti. Insomma, un ragazzo così l’avevo trovato, però ora non ho la più pallida idea di dove sia e di come sia diventato.
Ora vi spiego meglio: tempo fa, quando abitavo ancora con mia nonna, mi piaceva moltissimo fare passeggiate da sola lungo la campagna. Avevo pressappoco 12 o 13 anni, mi ricordo ancora quel giorno come fosse stato ieri. I miei genitori erano andati a londra e mia nonna era molto impegnata con la campagna. Visto che mi stavo annoiando a stare in casa, andai a fare una passeggiata lungo la campagna. Dopo un po’ di tempo che camminavo, trovai un sentiero che non avevo mai visto prima. Visto che ero e che sono rimasta una ragazza abbastanza curiosa, seguì quel sentiero che portava ad un enorme albero. Sopra a quell’albero c’era una piccola e male andata casetta di legno abbandonata. Mi arrampicai lungo l’albero e vidi che la porticina della casetta era chiusa. Bussai ma nessuno rispondeva e quindi entrai. Quella casetta sembrava abbandonata e devo dire che mi affascinava molto.
C’era una vecchia finestrella semi aperta. C’erano anche degli scaffali con sopra delle fotografie. Sotto alla finestra, c’era una vecchia culla con dentro dei vecchi giocattoli mezzi rotti. Diedi un’occhiata alle foto. Ritraevano un bambino. Era biondo e aveva gli occhi colo cioccolato. Aveva in mano il pupazzo di woody, quello di toy story. Poi guardai meglio e notai, con mia grande sorpresa, che in una mensola più in alto era riposto il pupazzo che era nella foto. Mi arrampicai e riuscì ad afferrare woody. Ritornata con i piedi saldi a terra, cominciai ad osservare il pupazzo. Era davvero carino.
Notai con stupore un enorme buco dietro alla culla che faceva intuire gli anni che avrebbe avuto quella casetta. Decisi, in seguito, di tornare a casa perché senò mia nonna si sarebbe preoccupata. Presi woody con me e tornai a casa promettendomi che l’indomani ci sarei ritornata.
Nel primo pomeriggio del giorno seguente ritornai a quella casetta. Era sempre uguale… passai l’intero pomeriggio in quella casetta e così feci per molti altri giorni. Non avevo mai detto a nessuno di quella casetta, ormai era diventato il mio posto segreto.