L’acqua nera del Tamigi era illuminata dalla moltitudine di luci delle belle case che si stagliavano lungo le sue sponde. La luna e le stelle brillavano nel cielo blu stranamente sgombro di nuvole. Non avevo mai visto un cielo così bello in quella città.
Era la mia ultima notte a Londra. Forse anche la più dolorosa della mia vita.
In lontananza arrivavano gli echi delle campane del Big Ben che segnavano lo scoccare della mezzanotte. Mi sentivo un po’ come Cenerentola. Avevo partecipato al ballo, ma ormai la magia stava svanendo e io tornavo ad essere la solita ragazza di sempre.
Osservai la gonna del mio vestito azzurro sollevarsi leggermente a causa della brezza serale. Mi sentivo strana, avevo come un groppo in gola. Non sapevo perché.
Non volevo partire quella era la realtà. Ma dovevo farlo. Non volevo lasciare il posto in cui avevo ricominciato a vivere, ad essere felice per tornare in quello dove avevo sofferto di più.
Mi lasciai scivolare a terra seduta su un prato. Londra era deserta se non per qualche coppietta felice seduta a qualche metro da me.
Rimasi così un tempo interminabile ad aspettare. Sì, ma cosa? O meglio chi? Sapevo che non sarebbe mai arrivato nessuno.
Affondai la testa tra le mie mani mentre le prime lacrime cominciarono a solcarmi il viso. Perché piangevo? Perché non potevo essere forte?
I singhiozzi si erano ormai impadroniti di me. Dovevo andarmene da lì prima che qualcuno mi vedesse in quello stato anche se non pensavo di essere passata inosservata.
Improvvisamente una mano si posò sulla mia spalla facendomi sobbalzare. Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Non volevo incontrare il suo volto.
In cuor mio sapevo chi era. Avevo riconosciuto la sua stretta. Era lui. Harry.
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto, mentre le lacrime scendevano ancora più impetuose. Non potevo credere che lui fosse lì. Che fosse venuto.
Mi passai svelta una mano sugli occhi. Mi sentivo un’idiota. Rimanemmo in silenzio per qualche minuto. Quel silenzio era carico di imbarazzo. Avrei voluto dirgli tante cose, ma non potevo. Sarebbe stato ancora più doloroso lasciarlo.
«Kate» quando pronunciò il mio nome dei piccoli brividi percorsero la mia schiena. Possibile che mi facesse quell’effetto tutte le volte che mi parlava? Forse stavo impazzendo.
D’istinto sollevai il viso per poi riabbassarlo all’istante. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Era più forte di me. Harry delicatamente posò un dito sotto il mio mento obbligandomi ad alzare lo sguardo.
Mi persi totalmente nelle sue iridi smeraldine e per un istante non desiderai altro che sfiorare le sue labbra.
«Kate» ripeté lui riportandomi alla realtà «perché piangi?»
«Non posso dirtelo Harry» dissi cercando di sembrare più convincente possibile.
«E’ per me?» sussurrò avvicinandosi a me con il suo sguardo magnetico. Aveva capito tutto.
Mi allontanai da lui per poi alzarmi e dirigermi nella direzione opposta al luogo dove eravamo seduti.
«Aspetta Kate.. devo dirti una cosa..» gridò. Lo sentii raggiungermi in pochi istanti. La sua mano afferrò il mio polso costringendomi a voltarmi.
«Non mi lasciare..» furono le sue uniche parole prima di posare le sue labbra sulle mie.



QUESTO E' SOLO UN ESPERIMENTO.. PER VEDERE SE A QUALCUNO PIACE COME INIZIO.. POI SI VEDRA' xx