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Autore: Lelaiah    01/04/2013    7 recensioni
Avevamo lasciato Ryan e Strawberry in piena crisi. E tutto perchè sembrava che lui non volesse approfondire il loro rapporto.
L'amore è un percorso ad ostacoli, si sa, ma loro ce la mettono tutta per complicarsi la vita. Riusciranno a ritornare uniti come prima? O le cose andranno ancora meglio del previsto?
Seguiteli nella loro dolce avventura e lasciatevi prendere dalla passione in questo missing di "Un angelo a scuola".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rainy Day_Strawberry e Ryan
I personaggi di Ryan e Strawberry non mi appartengono, ma fanno parte del manga "Tokyo Mew Mew" di Mia Ikumi.
La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Eccomi qui! Ho approfittato di queste vacanze pasquali per portare a termine il missing su Ryan e Strawberry.
Come ben ricordate li avevamo lasciati con una bella gatta da pelare ^^' XD
Vi avverto, forse il capitolo non sarà come ve lo aspettate... e in effetti sarebbe potuto essere molto diverso, ma non ce li vedevo proprio a saltarsi addosso come due assatanati, quindi direi che è venuta fuori una cosa abbastanza soft.
Spero vi piaccia, buona lettura! :)


Rainy Day


 


   Se ne stava a fissare la strada fuori dalla finestra, silenziosa.
Le nuvole si rincorrevano alte nel cielo e il frinire delle cicale riecheggiava nella calda aria estiva.
Era apatica, lo sapeva bene, ma non riusciva a cambiare atteggiamento.
“Mi sento così stupida. Sono un’imbecille.”, pensò, appoggiando la tempia contro lo spigolo del muro.
Ormai era una settimana che lei e Ryan non si parlavano. Ed era assurdo, considerato che sarebbe bastato parlare per chiarirsi. Il loro non era un problema insormontabile, era solo imbarazzante.
-Non ho il coraggio di affrontarlo…- mormorò. Lo scacciapensieri sopra la sua testa tintinnò debolmente, agitato da un timido venticello.
  L’estate, a Tokyo, era terribile. Avrebbe tanto voluto poter andare al mare o in qualsiasi altro posto in cui il vento non fosse solamente un miraggio. L’umidità la stava uccidendo e rallentava anche le sue sinapsi!
Improvvisamente la porta di camera sua si aprì e sentì esclamare:-Oh Kami!
Si voltò di scatto, colta di sorpresa, e trovò sua mamma intenta a reggere un’alta pila di panni stirati. Si alzò e la raggiunse, evitandole di farli cadere a terra e rovinare il lavoro di un pomeriggio.
-Grazie.- le disse Sakura. Posò gli indumenti e poi la fissò, interrogativa. –Cosa fai qui?
La ragazza la guardò di rimando, confusa. –E’ camera mia… non posso stare qui?- replicò, suonando incerta.
-No, non intendo cosa fai in camera, intendo cosa fai a casa. Oggi è il tuo giorno libero, no?- si spiegò, accompagnando le parole con qualche rapido gesto.
L’ex mew abbassò lo sguardo. –Oh… già.
La confusione di sua mamma non fece altro che aumentare, dopo quella risposta, e si ritrovò a soppesare le sue parole, tentando di trovare il problema. –Hai litigato con le ragazze…?- azzardò.
La rossa scosse la testa, mogia. –No, tutto ok.
-Allora hai litigato con Ryan.- fu la conclusione di Sakura. Al che Strawberry alzò la testa di scatto, stupendosi di esser stata smascherata. –Ci ho preso, eh? Dopotutto sono tua madre.- le sorrise, sedendosi sul suo letto. –Ti va di parlarne?
In risposta ottenne un diniego. “Non posso parlarne con lei… è… è mia madre!”, pensò la ragazza, terrorizzata. Poi si rese conto di quello che aveva pensato e spalancò gli occhi. “Certo che posso parlargliene!”, realizzò. –Mamma…- iniziò.
-Sì, tesoro?
-Ehm… tu e papà siete contenti che io esca con Ryan?- meglio girare attorno alla questione, almeno per un po’.
Sakura sembrò capire e l’assecondò. –Be’, sì. Ci aveva fatto una buona impressione, quando era venuto a trovarci sotto le feste e la nostra opinione non è cambiata.- le rispose.
-Vi piace più di Mark?- domandò, curiosa.
L’altra si mordicchiò pensosamente il labbro inferiore, poi disse:-A me sì. E credo anche a tuo padre. Per carità, Mark è un bravissimo ragazzo, ma sembrava troppo… non so… quasi fosse finto.
Sua figlia ci rimase. –Finto?- ripetè.
-Sì, come se tutta quella sua gentilezza fosse costruita. Poi posso benissimo sbagliarmi…- tentò di spiegarsi.
-Ah… no… lui è così.- rispose Strawberry.
-Be’, mettila così: non era quello adatto a te.- risolse allora sua mamma.
Strawberry si lasciò cadere sul puff accanto alla finestra, abbandonando le mani in grembo. –Sì, forse hai ragione.- mormorò.
Rimasero per un po’ in silenzio, alla ricerca delle parole giuste. Sakura aveva intuito quale fosse l’argomento, ma non voleva fare pressioni alla figlia, anzi, le faceva strano pensare che di lì a poco avrebbe dovuto farle quel fatidico discorso.
E pensare che fino al giorno prima era una piccola e adorabile bimba coi codini rossi.
-Tu non vuoi parlare di Mark, vero? Per quale motivo hai litigato con Ryan?- tornò all’attacco, tentando di smuoverla.
La mew neko arrossì di botto, cercando di allontanare i ricordi di quelle due disastrose serate. Era troppo imbarazzante!
Notando la sua reazione, sua madre non poté fare a meno di ridacchiare. E si beccò anche un’occhiataccia. –Non prendermi in giro!
-Scusami, scusami! Ma credo di aver capito quale sia il problema…- le disse, calmandosi.
-Ah sì?- la sua interlocutrice si fece attenta.
Lei annuì. –La vostra intimità.
A giudicare dall’immediato e consistente afflusso di sangue alle guance della giovane, doveva averci preso. In pieno, anche.
-M-ma… mamma io…- iniziò a farfugliare Strawberry. Lei allora si alzò e la raggiunse, sedendosi a terra ed invitandola a fare lo stesso. Così la situazione avrebbe avuto un sapore molto più informale, quasi fosse stata una chiacchierata tra amiche.
La ragazza la imitò, anche se la sua espressione perplessa faceva capire quanto ritenesse assurda la situazione. Incrociò le gambe e poi le lanciò un’occhiata di sottecchi, prendendo a torturarsi una ciocca di capelli.
-Tesoro non devi sentirti in imbarazzo. È una cosa normale.- Sakura le posò una mano su un ginocchio, leggera. Non voleva farla sentire ancora più a disagio di quanto già non fosse. –Non riuscite a parlarne tra di voi…?
Sua figlia scosse la testa. –No… non è questo. Ne abbiamo parlato. Però… Ryan mi ha rifiutata.- ammise, vergognandosi da morire.
Si accigliò. –Ti ha rifiutata? Si è tirato indietro…?- chiese. “Devo dire a Shintaro di dargli quei coupon gratis. Quel ragazzo è fantastico!”, esultò dentro di sé. Per quanto lei e suo marito apprezzassero l’americano, pensare che la loro piccola potesse diventare donna tra non molto faceva venir loro i sudori freddi. Perché significava che la relazione dei due ragazzi era seria e prima o poi avrebbero potuto decidere di lasciare il nido.
-Non è una bella cosa, non credi?- Strawberry la riportò alla realtà.
Sua madre sobbalzò leggermente. –Come? Oh, no, assolutamente. Ma avrà avuto i suoi motivi, no?
-Be’…- la rossa incassò la testa tra le spalle. –Si è accorto che io sono intimidita dall’idea di… di approfondire così tanto il rapporto e mi ha detto che aspetterà fino a quando non sarò pronta. Ma io… io sono pronta!- sollevò il capo, fissandola negli occhi.
La osservò in silenzio, valutando la percentuale di verità di quell’affermazione: non molta, a giudicare da quello che vide in quegli occhi castani. –Strawberry, bambina mia, non mentire. Non devi dire di essere pronta se non lo sei. E il fatto che lui voglia aspettarti denota un grande rispetto nei tuoi confronti.- le accarezzò la testa con fare protettivo.
A quelle parole la ragazza arrossì, sentendosi ancora più stupida di quanto non fosse già. –Cosa devo fare? Abbiamo litigato, per questo e non so proprio come rimediare.- ammise con un filo di voce.
-Raccontami tutto, per filo e per segno.


  Un’altra giornata stava ormai finendo.
Sentiva l’allegro chiacchiericcio delle ragazze, intente a riordinare i tavolini all’esterno del locale. Essendo estate i clienti preferivano sedersi all’aria aperta e gustarsi le leccornie di Kyle sotto il sole.
  Ryan non avrebbe mai capito cosa ci fosse di così entusiasmante nel rimanere a crogiolarsi beatamente nella calura di Tokyo. Se fosse stato per lui avrebbe dovuto essere sempre inverno. O almeno l’umidità non avrebbe dovuto raggiungere quei livelli.
Sospirò, lasciando vagare lo sguardo sulle nuvole basse.
“Tra non molto pioverà.”, realizzò.
Anche se non aveva più i geni del gatto di Iriomoto, conservava ancora il suo personale sesto senso. E poi, quei cumulonembi avevano un aspetto tutt’altro che rassicurante: si stavano ammassando, coprendo i raggi del sole morente con le loro pesanti coltri.
  L’aria, immobile, era satura e afosa come non mai.
Si riavviò i capelli, sentendoli leggermente umidi e poi allungò le braccia sopra la testa, percependo i muscoli protestare.
“Dovrei chiedere a Lucas di riprendere gli allenamenti… mi sto impigrendo…”, realizzò, osservandosi distrattamente le mani.
Negli ultimi anni aveva usato troppo spesso il pc, relegando in secondo piano l’attività fisica.
-Ovviamente escludendo quella che ho dovuto fare per non farmi ammazzare…- si lasciò sfuggire un sorrisetto.
Ora che il dampyr si era rifatto vivo gli capitava spesso di perdersi nei propri pensieri, riportando alla mente tutti gli avvenimenti dei sei mesi precedenti.
E nella settimana appena trascorsa tutto ciò lo portava ad un altro ricordo, meno piacevole: il suo litigio con Strawberry.
  Ogni volta che incappava in quell’evento, gli si attorcigliavano le budella. Loro due avevano sempre trascorso le giornate battibeccando e punzecchiandosi, ma il tutto si era sempre mantenuto sullo scherzo.
Ora che erano una coppia sembrava tutto dannatamente difficile.
-Dannazione…- il biondo si scompigliò i capelli, provando per l’ennesima volta a trovare una soluzione. Non poteva assolutamente dirle che desiderava da molto tempo poterla stringere, poter stare pelle a pelle con lei.
L’avrebbe preso per un maniaco e si sarebbe sicuramente arrabbiata, sentendosi presa in giro. Sarebbe apparso un po’ incoerente, da parte sua, averla rifiutata per poi dirle che non voleva altro se non stare con lei, in tutti i modi possibili.
  Scosse la testa, frustrato.
In lontananza si sentì il brontolio di un tuono.
Lanciò un’occhiata bieca all’orizzonte, deciso a rientrare prima di ritrovarsi bagnato fradicio. Gettò la gamba oltre il parapetto della terrazza ed era pronto ad alzarsi, quando si bloccò: davanti a lui c’era Strawberry, la sua gattina.
-Cosa fai qui?- gli sfuggì.
La vide subito irrigidirsi. –Sempre gentile, vero?- replicò, indurendo la voce.
“Non perdere la calma.”, si disse, mettendosi in piedi. –Credevo non volessi parlarmi…- osservò.
Lei allora abbassò lo sguardo e gli parve di vedere del rossore sulle sue guance. –Sì, è vero, ma… ho sbagliato.- nulla più di un mormorio.
Il biondo l’aveva sentita benissimo, ma le chiese di ripetere, giusto per vedere quanto fosse convinta di quello che aveva detto.
Inaspettatamente lei gli marciò incontro e si fermò a pochi passi, puntando i suoi occhi color cioccolato dritti nei suoi. Restò a fissarla, piacevolmente stupito. –Ho detto che mi dispiace, stupido. Ho capito che l’hai fatto per me, per non spaventarmi e per non mettermi fretta. Lo apprezzo molto.- si lasciò sfuggire un timido sorriso.
-E quest’illuminazione da dove ti è venuta?- domandò, continuando a fare il sostenuto. Se li avesse visti in quel momento, Kyle si sarebbe sicuramente fatto grasse risate.
Strawberry si morse il labbro inferiore. –Da mamma. Ne ho parlato con lei. Ti disturba?
La fissò per qualche istante, in silenzio. Lei deglutì, nervosa: sentiva il cuore rimbombarle nelle orecchie tant’era agitata.
-Ti perdono. E scusami anche tu.- l’attirò a sé e l’abbracciò. “Il mio posto è tra le tue braccia, così come il tuo è tra le mie.”, pensò, appoggiando il mento sul suo capo.
L’ex mew esitò un attimo, ma poi lo strinse a sé, affondando il viso nella sua maglia.
Restarono così per un po’, fino a quando Ryan non la fece scostare da sé e chiese:-Posso fare una cosa?
Lei annuì e poco dopo sentì le proprie labbra catturate in un bacio dolce e appassionato.
Avvertì quel brivido familiare che la scuoteva ogni volta che il ragazzo dava improvvisamente vita ad un contatto del genere.
Ci mise un attimo per reagire, ma poi allacciò le braccia dietro al suo collo e si alzò in punta di piedi, per facilitare il compito ad entrambi.
Nessuno dei due avrebbe saputo dire per quanto tempo fossero rimasti a baciarsi, al centro di quella terrazza, ma ad un certo punto si ritrovarono aggrediti da una pioggia insistente.
Si staccarono di colpo ed alzarono gli occhi al cielo, smarriti. Il temporale li aveva strappati bruscamente al loro idillio.
-Lo sapevo…- brontolò l’americano.
-Rientriamo?
Spostò gli occhi sul viso di Strawberry. –No.- sorrise e tornò a baciarla, con ancora più trasporto. La sollevò da terra, passandole un braccio poco sotto i glutei, e la strinse maggiormente a sé, quasi avesse paura di perderla.
La rossa reagì di buon grado e lo assecondò in tutto e per tutto, dimenticandosi dell’acqua che cadeva a catinelle tutt’attorno a loro.

-Forse dovremo entrare… sul serio…- ansimò Strawberry. Sentiva i vestiti incollati al corpo, così come i capelli.
Ryan non era in condizioni migliori, ma non se ne sarebbe mai lamentata: riusciva ad intravvedere il suo corpo sotto il tessuto bagnato.
-Strawberry… questa volta non credo di riuscire a fermarmi…- ammise a mezza voce. Sollevò lentamente lo sguardo e la trafisse coi suoi occhi acquamarina.
Lei arrossì di botto. –C-come…?
-I want to make love with you.- la sua voce roca la accarezzò come velluto, mandandole brividi lungo la schiena e facendole smaniare il suo tocco.
-Ma… ma non…- andò nel panico. Anche se non l’aveva ammesso apertamente, aveva preso una decisione in merito: ma tra dire e il fare c’è di mezzo il mare, no?
-Se non sei sicura non voglio obbligarti.- si affrettò a dirle, anche se era facile leggere il desiderio nei suoi occhi.
Si fissarono per qualche istante, muti, ma alla fine lei annuì col capo, dandogli via libera. Sul volto dell’americano comparve un bellissimo sorriso, sincero e peccaminoso.
La rimise a terra e la trascinò verso le scale, sollevando schizzi d’acqua e rischiando di scivolare sulla pavimentazione bagnata.
  Non appena furono dentro lui la fece fermare e si mise in ascolto, cercando di capire cosa  stesse combinando Kyle. Erano cresciuti insieme, d’accordo, ma non voleva assolutamente farsi beccare in flagrante.
-Ryan!- si sentì chiamare improvvisamente. I due ragazzi sobbalzarono, colti di sorpresa.
Il biondo si schiarì la voce. –Sì? Sono di sopra.
-Io devo uscire… mi prendo la serata libera. Mi raccomando, ricordati di chiudere le imposte!- gli disse di rimando.
L’altro roteò gli occhi. “Ma che sono, un bambino?”, si chiese. –D’accordo, papà!- lo prese in giro. Si sentì la risata del moro lungo le scale e poi la porta chiudersi.
Ryan prese un respiro profondo e si girò verso Strawberry. –Sei ancora sicura? Perché io…- iniziò.
-Ryan, smettila o potrei diventare violenta.- lo minacciò. Lui sorrise, divertito dal suo tono, e la trascinò nella propria camera, curandosi di chiudere a chiave il battente.
Una volta dentro si ritrovarono a fissarsi e l’agitazione prese il sopravvento sulla rossa, che arrossì di botto ed iniziò a torturarsi le mani.
Lui lo capì e tentò di farsi venire un’idea per metterla a suo agio, senza però rovinare l’atmosfera che si era creata.
Fuori si stava scatenando il finimondo e il cielo si era oscurato talmente tanto da far pensare che il sole fosse già tramontato.
  Dedicò un’ultima occhiata alla finestra e poi si sedette sul letto, togliendosi le scarpe e sistemandosi esattamente al centro. La sua fidanzata lo guardò, esitante, allora lui allungò la mano e l’attirò a sé.
Cadde in ginocchio, esattamente tra le sue gambe e per poco non gli finì addosso.
-S-scusa!- esclamò, agitata. “Oh Kami, oh Kami!”, stava pensando.
Ryan le sorrise. -Calma. Ci siamo solo io e te e abbiamo tutto il tempo del mondo, dato che Kyle è uscito.- le sussurrò, scostandole una ciocca di capelli.
Lei ridacchiò, divertita. –Sicuro che non tornerà?
Scosse la testa.
-Ok… cosa devo fare?
Questa volta toccò all’americano ridere. –Nulla di particolare…- le passò una mano dietro al collo e l’attirò a sé, riappropriandosi delle sue labbra.
La sentì irrigidirsi leggermente, ma poco dopo avvertì le sue braccia attorno al collo. Le sue mani si misero a vagare tra i suoi capelli, bramose.
Avvertì come una scossa e accentuò la presa sul suo corpo, avvicinandola ancora di più. Strawberry si spinse inaspettatamente contro di lui, cercando un contatto più diretto.
Sorrise, contento di come stessero andando le cose.

  Si scostò leggermente, riprendendo fiato.
Sentiva le gocce d’acqua scorrerle addosso e aveva caldo, molto caldo.
Ryan la guardò, in attesa, mentre i suoi occhi socchiusi la invitavano a lasciarsi andare. Percepiva con tutto il suo essere il desiderio che c’era tra loro, era una presenza fisica e ne aveva un po’ paura.
  Non si era mai immaginata in quella situazione, men che meno si era immaginata con Ryan. Era come se il sesso fosse una cosa che non le apparteneva, per cui non era tagliata.
-Ryan…- mormorò.
-Dimmi.- sussurrò lui. Lo vide sollevare gli occhi e puntarli nei suoi, in attesa.
Deglutì. –E se non fossi brava?
Lui si accigliò leggermente, stupito dalla domanda. –Be’… io non sono più esperto di te. Voglio vivere questo momento fino in fondo, non mi importa se sarà imbarazzante.- ammise, sincero.
-Davvero?
Annuì, facendo scivolare la mano lungo il bordo della sua camicetta. Poteva vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi e la cosa gli creava qualche scompenso a livello ormonale.
Lei se ne accorse ed arrossì. Lo vide aprir bocca per chiedere scusa, ma lo anticipò mettendo mano alla cerniera della sua maglia.
Il biondo allora si bloccò e la guardò, sorpreso. Strawberry sorrise timidamente prima di iniziare ad abbassarla, lentamente.
  Si presero tutto il tempo del mondo per conoscersi e spogliarsi. Ogni carezza era seguita da un bacio ed ogni bacio da una carezza.
Esistevano solo loro in quella stanza, i loro corpi bagnati dalla pioggia e tremanti di desiderio.
Ad un certo punto Ryan si lasciò cadere all’indietro, trascinandosi dietro la sua gattina. La rossa, colta di sorpresa, finì per aggrapparsi a lui.
Ridacchiò vedendo la sua espressione e poi le sciolse i capelli, lasciandoli ricadere liberi sulle sue spalle.
-Sei molto bella, sai? L’ho sempre pensato, ma non te l’ho mai detto.- sussurrò, sfiorandole una guancia.
Strawberry arrossì. –Grazie.- disse con un filo di voce.
Ryan le fece sollevare il mento e tornò a baciarla, esplorando avidamente la sua bocca e giocando con la sua lingua.
Fece vagare le mani sul corpo di lei, leggero e mai pressante, fino a quando non si fermò sul gancio del reggiseno. Attese una qualche reazione ma, quando questa non venne, lo sganciò.
Solo allora l’ex mew si bloccò e si raddrizzò si colpo, reggendo l’indumento.
“Oh mamma…!”, pensò accaldata. Voleva veramente fare l’amore con lui, ma era anche molto spaventata dalla cosa. Che ne sapeva lei di rapporti sessuali?
Il suo fidanzato non disse niente, si limitò ad alzarsi e spingerla leggermente su una spalla. Lei obbedì e si ritrovò ad appoggiare la testa sui cuscini del letto.
-Se non vuoi che ti veda posso chiudere le imposte…- suggerì, provando a metterla a proprio agio. –Mi piacerebbe molto poter vedere il tuo corpo, ma potrò sempre sentirlo.- aggiunse, chinandosi per lasciarle un leggero bacio a lato dell’orecchio.
La sentì fremere e sorrise, chiedendosi ancora una volta se un demone non si fosse impossessato di lui. Non si riconosceva, in quella situazione: era una cosa nuova anche per lui, eppure gli veniva naturale come respirare.
-N-no… va bene così…- la sentì rispondere e poco dopo il reggiseno scomparve, sostituito dalle sue braccia.
Sollevò un angolo della bocca e si abbassò, appoggiandosi lentamente contro il suo corpo dopo averle fatto scostare gli arti. –Ecco.- le sorrise.
Strawberry si agitò un attimo sotto di lui, poi allacciò le braccia attorno al suo collo e si sollevò leggermente per poterlo baciare.
Ryan l’accontentò, ma poi lasciò le sue labbra e scese a sfiorarle il collo. Lasciò una scia di baci bollenti, scendendo ancora di più.
Le sfiorò il profilo del seno, leggero, e percepì il suo desiderio, caldo e pulsante. Le lanciò un’occhiata di sottecchi prima di abbassarsi e dedicarsi a quelle dolci colline.
  Al primo assalto Strawberry per poco non sobbalzò, colta di sorpresa. Subito dopo si sentì invadere da mille brividi e si ritrovò ad inarcarsi verso l’alto, smaniando altre carezze.
L’americano non se lo fece ripetere due volte e continuò il proprio assalto, dolce e meticoloso. Quando si scostò la rossa stava ansimando vistosamente, gli occhi lucidi per l’eccitazione.
Il suo io interiore gioì per quel risultato.
Le depose un tenero bacio all’altezza dell’ombelico e fece scorrere le mani lungo i suoi fianchi, fino agli shorts che indossava.
  Lei allora sembrò risvegliarsi ed afferrò i passanti dei suoi pantaloni, catturando avidamente le sue labbra. Avvertì le sue forme premere conto di sé e poco dopo si sentì mordere leggermente il labbro inferiore.
Sorrise e ribaltò la situazione, rotolando sulla schiena. Strawberry si bloccò e lo guardò con tanto d’occhi, arrossendo all’inverosimile.
Lui sorrise, vedendola in difficoltà e le sfiorò un braccio, provando a farla rilassare. Sembrò funzionare perché poco dopo avvertì le mani della ragazza su di sé, in curiosa esplorazione.

  Non sapeva cosa la stesse guidando, ma a giudicare dallo sguardo di Ryan stava andando bene.
Nonostante le sue carezze fossero indecise, pareva sortissero comunque un buon effetto. Se ne meravigliò, ma ne fu anche felice e questo l’aiutò a rilassarsi leggermente.
  Almeno fino a quando non si ritrovò praticamente nuda.
Ryan aveva fatto sparire i jeans di entrambi ed ora c’era solo un po’ di stoffa a separarli.
Fu tentata di scappare, mettere quanta più distanza tra di loro, ma il desiderio che percepiva in sé la tratteneva come una calamita col ferro.
Fece per stendersi nuovamente quando un pensiero la fulminò. –Ryan! Hai…?
-Sì, tranquilla.- la rassicurò lui.
Appoggiò lentamente il capo sul cuscino e lo fissò, in attesa. Avvertì le sue dita sfiorarle i fianchi, poi le ossa iliache ed infine il tessuto delle sue mutandine. Trattenne il respiro mentre le sentiva scivolare lungo le gambe.
Quando fu libera le venne naturale offrire uno spazio a Ryan, dandogli modo di appoggiarsi a lei e farle percepire tutto il suo coinvolgimento.
-Se vuoi chiudere gli occhi…- iniziò lui. –Non voglio sconvolgerti…
-No… è il tuo corpo… voglio vedere.- replicò lei.
Ryan annuì, al colmo della gioia e tolse l’ultimo indumento rimasto. Liberatosi dei boxer ed appropriatosi della protezione, si preparò ad unirsi finalmente a Strawberry.
“Sono agitato.”, si ritrovò a pensare.
Quel pensiero lo bloccò per qualche istante, mentre ascoltava il battito sordo del proprio cuore, poi abbassò lo sguardo e la osservò. Era bellissima e i suoi occhi lo fissavano da sotto le lunghe ciglia, timidi e allo stesso tempo impazienti.
Si chinò per darle un lungo e passionale bacio, sfruttando il momento per entrare in lei.
Subito la rossa s’irrigidì e gli artigliò la schiena. I muscoli delle sue cosce si contrassero e per un po’ lei non si mosse.
-Se è troppo doloroso mi fermo, promesso.- le sussurrò, in ansia. La vide annuire, le labbra serrate.
Si mosse lentamente, attento ad ogni singola spinta: temeva di poterle causare più dolore del previsto. Fortunatamente quella fase passò ed i due trovarono un loro ritmo, lento e regolare come le onde del mare.
Si persero in quella loro prima esperienza, gustandone tutti gli istanti e amandosi con dolcezza e passione.
Ad un certo punto Strawberry si sentì trascinare verso l’alto e poco dopo si ritrovò seduta in grembo a Ryan, ancora unita a lui. Si fissarono, ansimanti, e lei si morse il labbro inferiore, indecisa sul da farsi.
Gli sfiorò lentamente le labbra e poi scese al petto. Gli afferrò le mani e se le portò sui fianchi, iniziando un lento movimento di bacino che lasciò stupiti entrambi.
Sorrise vedendo l’espressione del biondo e poi si strinse a lui, baciandolo e mordicchiandogli leggermente il collo.
Al che la sua presa aumentò e lo sentì sussurrare:-Non sai in che guaio ti sei messa.


  La pioggia continuava a cadere, incessante.
Il suo odore penetrava dalle imposte socchiuse, raffrescando l’aria della stanza ancora satura del calore dei corpi dei due ragazzi.
  Strawberry e Ryan si stavano fissando, meravigliati e stanchi. Non avevano smesso di farlo da che avevano raggiunto il momento di massimo piacere e avrebbero proseguito ancora a lungo.
Il biondo continuò a far scorrere le dita lungo la curva gentile dei fianchi della rossa, sorridendole mesto ogni tanto. Era contento e, se fosse stato ancora un gatto, avrebbe sicuramente fatto le fusa.
Che cosa imbarazzante, per uno come lui!
L’ex mew doveva sentirsi più o meno a quel modo perché cercava spesso il contatto col suo corpo, nascondendo senza successo un dolce sorriso.
-Come va? Tutto bene?- sussurrò, baciandole la punta del naso.
-Ho qualche dolorino, ma sto bene…- rispose lei, tranquilla, accentuando la presa sul lenzuolo. Nonostante facesse ancora parecchio caldo aveva insistito per potersi coprire.
-Sei stata violenta, sai?- le disse ad un certo punto. Al che Strawberry sgranò gli occhi, confusa. –Oh sì, guarda.- lui le diede la schiena e le mostrò i segni delle sue unghie.
-Oddio, scusami!- esclamò la giovane, mortificata.
L’americano tornò a guardarla e ridacchiò, sornione. –Tranquilla… guariranno.- la rassicurò. –E poi, nessuno li vedrà.
Lei esitò un attimo poi chiese:-Secondo te se ne accorgeranno? Gli altri, intendo.
-Be’, se anche fosse, non è affar loro.- commentò, fissandola dritto negli occhi. Al che un brivido di desiderio le corse lungo la colonna vertebrale, giù in basso fino a farle arricciare le dita dei piedi.
Rabbrividì, tentando di darsi un contegno.
-Rimani qui, stanotte, vero?- le domandò, avvolgendole i fianchi con un braccio ed attirandola a sé. Strawberry lo guardò per qualche istante e poi annuì, contenta di quello che aveva visto nel suo sguardo. –Bene. Ma non russare, eh?
-Ehi!- gli sferrò un pugno sulla spalla, facendolo ridere.
Iniziarono a ridere e scherzare, rubandosi un bacio ogni tanto e concedendosi qualche carezza un po’ più spinta, fino a quando non si addormentarono, ammantati della loro felicità.


  Si risvegliò per prima, ancora avvolta nelle lenzuola.
Tentò di mettere a fuoco la stanza, ma la flebile luce mattutina non era di molto aiuto. Lentamente alzò un braccio sopra la testa e scostò leggermente uno degli scuri, facendo entrare un raggio di luce.
Il suo corpo protestò debolmente e lei arrossì, ripensando a quello che era successo la sera prima.
Cercò con gli occhi Ryan, ma si accorse che le stava dando la schiena. Rimase a fissare i graffi che gli aveva procurato, tentando di stabilire se fosse sveglio o meno.
Alla fine giunse alla conclusione che stesse ancora dormendo e si rassegnò all’idea di non poter avere un risveglio dolce e coccoloso. Insomma, le coppie dormivano l’uno contro l’altra, no?
Be’, d’altronde il biondo non poteva considerarsi un fidanzato spiccatamente romantico…
Sospirò leggera e gli si avvicinò, appoggiandosi a lui.
  Poco dopo si riaddormentò.
Circa mezz’ora dopo fu il turno dell’americano, di svegliarsi. Quando sollevò le palpebre si ritrovò ad osservare il viso della sua gattina, profondamente addormentata.
Restò a fissarla per un po’, in silenzio, tentando d’ignorare le invitanti curve del suo corpo, malamente celate dal lenzuolo.
“Trattieniti, insomma!”, si rimproverò, stringendo le mani a pugno. Ora che avevano abbattuto anche quell’ostacolo sembrava che non potesse più fare a meno di lei.
Attese che i bollenti spiriti si dileguassero e poi le si avvicinò, attirandola a sé ed appoggiando il mento contro il suo capo.
Lei mugugnò qualcosa e gli si sistemò contro, sorridendo nel sonno. Ryan fece lo stesso, per una volta veramente contento.

  Provava una strana sensazione di calore e non capiva perché.
Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò a fissare il corpo di una persona. Fece scorrere le dita su quell’ampio torace e si rese conto che si trovava tra le braccia di Ryan.
Arrossì all’inverosimile mentre sentiva il suo cuore esultare.
-Buongiorno.- si sentì sussurrare.
Alzò lentamente il capo e si scontrò con gli occhi acquamarina del biondo. –Ciao…- sorrise.
-Dormito bene?- le chiese, premuroso.
-Sì… anche se adesso ho un po’ caldo.- ammise, guardandosi attorno.
Lui ridacchiò. –Ovvio, hai il sole che ti batte sulla schiena.
Strawberry lanciò un’occhiata alle proprie spalle e solo allora si rese conto della luce che colpiva il suo corpo. –Ah, ecco perché.
-Se vuoi posso scoprirti.- propose allora l’americano. Afferrò un lembo del lenzuolo e lo abbassò leggermente, mettendo subito in allarme la rossa.
-No, che fai?!
-Ti vergogni di me?- si fermò e la fissò dritto negli occhi, serio. Non voleva che si sentisse a disagio con lui, men che meno nei loro momenti d’intimità.
-N-no…- mentì lei. “Tanto!”, pensò invece.
-Strawberry, dimmi la verità.- la obbligò a sollevare il capo, in modo da poter leggere le sue reazioni.
Lei distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. –Ecco… ieri… ieri è stato tutto perfetto… ma lo è stato proprio perché la stanza era buia…- farfugliò.
Ryan aggrottò le sopracciglia, perplesso. –Non capisco.- ammise.
-Be’… il mio corpo è ancora quello di una bambina, mentre tu… tu sei molto… ecco…- le parole le morirono in gola mentre sentiva le guance andarle a fuoco.
Lui allora sospirò, sollevato. –Non hai affatto il corpo di una bambina, fidati. E poi, a me piaci come sei.- le disse. In risposta ebbe uno sguardo diffidente. –Non mi credi, eh?
Prima che potesse replicare, Strawberry lo vide scomparire sotto le lenzuola. Sentì il suo corpo scivolare in basso, mentre veniva solleticata dai suoi capelli e dalle sue abili mani.
  Improvvisamente venne invitata a divaricare leggermente le gambe ed iniziò a tremare leggermente. Non sapeva fin dove volesse spingersi Ryan, ma il suo corpo sembrava non far altro che smaniare altre carezze.
E la tanto agognata carezza arrivò: la toccò nell’intimo, improvvisa e dolcemente invasiva.
Lanciò un urletto per la sorpresa, ma poco dopo questo si trasformò in altro, mentre sentiva le sue membra liquefarsi.
-R-Ryan…- ansimò.
In risposta lui le mordicchiò giocosamente la pancia e poi risalì, mordendola con molta più intenzione sul seno destro.
Il desiderio avvampò in lei e si ritrovò a contorcersi per poterlo raggiungere. Scivolò in basso a sua volta, sentendo i loro corpi scorrere l’uno sull’altro, poi raggiunse le sue labbra.
-Tu mi farai impazzire…- mormorò senza fiato.
-Be’, con la pratica si migliora, no? Mettila così: saprò fare anche di peggio.- ammiccò lui, leccandole le labbra.
Strawberry arrossì e lo guardò con un po’ di paura, ma poi le sue mani e la sua bocca le fecero dimenticare il resto del mondo, riportandola nel suo personale paradiso.




Grazie per avermi accompagnata in quest'avventura! Ringrazio chi ha preferito, ricordato, seguito e recensito. Mi avete accolta con grande entusiasmo :)

Attualmente non ho un sequel in mente, ma più avanti... chissà. Mai dire mai!
Vi saluto, a presto (spero)!


  
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