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Autore: SofiaAmundsen    01/04/2013    0 recensioni
Guardo il tuo profilo disegnato sul muro dalla luce timida che sfugge alla finestra. Sembra un’opera d’arte di Cimabue, un chiaroscuro intenso quanto vago, perfetto quanto indefinito, o forse di un contemporaneo, completamente privo del senso della misura o dei limiti imposti dal tempo passato.
Svegliarsi con la persona che ami, per la prima volta, è forse uno dei sapori più dolci che si possano conoscere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Guardo il tuo profilo disegnato sul muro dalla luce timida che sfugge alla finestra. Sembra un’opera d’arte di Cimabue, un chiaroscuro intenso quanto vago, perfetto quanto indefinito, o forse di un contemporaneo, completamente privo del senso della misura o dei limiti imposti dal tempo passato. Il gioco di luce disegna il tuo viso enorme, tanto che la tua bocca arriva a toccare il comò di legno scuro su cui è poggiata la televisione, come se volesse mangiarlo. Quello che mi piace di più sono le tue ciglia: come dotato di un preciso pennello che non dipinge ma cancella, il chiarore del mondo traccia linee curve ombrate sulla parete giallo spento della stanza, formando lunghi archi che accarezzano il tuo viso proiettato.
Stai ancora dormendo, ma respiri così piano che quasi non ti sento. Hai le labbra leggermente aperte appoggiate l’una sull’altra in un leggero tocco, rosse e leggermente screpolate, forse, per i troppi baci. Con gli occhi chiusi e quell’espressione angelica sembri quasi la persona più felice del mondo e, per un momento, guardandoti, mi sento felice anche io; come se non esistesse più niente al mondo al di fuori di noi e tutte le cose meravigliose  che vogliamo fare insieme, come se il tempo e lo spazio avessero perso significato e tutto si sia concentrato in questo momento di perfetta pace, come se tu fossi un angelo candido, armonico e incantato e io alla scoperta del paradiso, stretta forte a te.
 
Siamo abbracciati già da un po’, da quando mi sono alzata e sono tornata da te, come una bambina che capisce l’errore solo quando ha finito le lacrime, ma tu forse non sai quanto, perché ti sei riaddormentato sotto il mio sguardo amorevole e dolce. Avrei voglia d svegliarti e baciarti finche non sia di nuovo ora di andare a dormire e allora fare l’amore fino alla mattina dopo, ma in fondo hai dormito solo tre ore, quindi ti lascio riposare, ascoltando il tuo cuore battere con la testa sopra il tuo petto e godendomi il tuo braccio intorno al mio corpo.
 
Mentre lo penso, però, la mia mano si muove inconsciamente e va ad accarezzarti i zigomi, lentamente, così delicata che sembra quasi un soffio. Non sono mai stata coerente, tu me lo hai sempre detto, e questa notte ne è stata la conferma. Dopo qualche tocco tu apri gli occhi e hai uno sguardo assonnato, appannato, ma non sei arrabbiato. Mi guardi e sorridi appena riesci a focalizzare il mio viso, poi ti tiri su con un piccolo sforzo e mi dai un bacio sulle labbra. Io chiudo gli occhi e li tengo chiusi anche quando le tue labbra sono già sfuggite alle mie, per far durare questo momento tutto il tempo possibile: hai un sapore magnifico, dolcissimo, come fosse il mio gusto preferito di cioccolata, ma più buono, più intenso, più ricco; devi essere l’unico al mondo ad avere un così buon sapore di prima mattina e io vorrei poterlo registrare per sentirlo ogni giorno quando mi sveglio o averlo sempre sulla punta delle dita, così da poterle leccare ogni volta che ho voglia di te, ma mi limito a passarmi la lingua sulle labbra e sentire di nuovo quel brivido dolciastro.
 
Mi sistemo meglio nel tuo abbraccio e tu mi stringi più forte, poi fai un sospiro, dolce, animato, drammatico e io darei tutto l’amore del mondo per sapere che cosa vuoi dire con quel sospiro, ma sicuramente ci sono dentro così tante sfumature filosofiche che forse non riuscirei neanche a capirlo. Stai guardando il vuoto che hai di fronte, quando alzo lo sguardo su di te, sul tuo viso morbido, sulle tue labbra rosse e invitanti, sui tuoi occhi scuri e pieni di sapere. Dopo un paio di secondi ti giri a guardarmi e alzi impercettibilmente gli angoli della bocca, senza sorridere davvero, con quell’aria da vecchio saggio che assumi ogni tanto e che ti fa sembrare uno di quei bambini che si mettono la cravatta e le scarpe del papà mentre la mamma  è distratta, ma sembri anche così intelligente. Sembro tante cose, diresti tu. Una volta me l’hai detto, senza capire che se facevo tanti tentativi a vuoto era perché non riuscivo a decifrare il bambino con il cubo di Rubik tra le mani che c’è in te.
 
Fai scorrere la tua mano calda sulla mia schiena seminuda e mi accarezzi con la lentezza che solo un momento fuori dal tempo come questo può avere. Cerco l’altra tua mano tra le coperte e quando la trovo insinuo le dita tra le tue, abbracciandole e stringendole appena, come si fa con una farfalla: non troppo forte, per paura di schiacciarla, non troppo piano, per paura che scappi. Io non voglio che tu scappi, voglio che resti con me, per tanti di quei sempre da riempire la pagina di un quaderno, per tanti di quei momenti da riempire una vita. Persa come sono tra le nuvole dei ricordi di questa notte e assuefatta dal tuo odore non riesco a pensare al futuro, a cosa accadrà quando troverò la voglia di alzarmi dal letto e ricordarmi che  fuori c’è ancora un mondo che non sa di noi, ma una voce lontana nella mia testa mi fa mille domande che riesco appena a sentire e a cui non so rispondere. Cosa farai quando lui ti lascerà? E se questa notte fosse stata solo un’eccezione? Dove hai lasciato tutte le tue idee sull’amore da evitare e non da cercare? La ignoro, ma  mi chiedo comunque che farei se tu mi lasciassi. Me lo chiedo come se mi stessi domandando cosa c’è oltre l’universo o se il paradiso esiste, una domanda quasi retorica, come se la risposta non avrà mai bisogno di arrivare. Non so ancora com’è la mia vita con te, eppure, se provo a immaginarla senza , mi sento morire. Un buio vuoto e nero, questo sarebbe, senza i tuoi baci.
 
Scossa da questo pensiero cambio espressione e mi giro con tutto il corpo dall’altra parte, sfuggendo al tuo abbraccio. Sento il tuo sguardo dubbioso sulla nuca e sulla schiena, poi il letto si inclina leggermente dalla tua parte, sotto il tuo peso concentrato sul gomito mentre ti alzi. Ti chini sopra di me copre occupando tutta la mia visuale e mi guardi con le sopracciglia aggrottate e un sorriso dolce sulle labbra. Sono sempre stata strana e lunatica e tu non sei mai stato capace di capire che mi passa per la testa, ma dopotutto non ci riesco neanche io a volte. Alzo lo sguardo nel tuo solo dopo qualche secondo e accenno un sorriso triste ma rassicurante. Riusciamo a fare intere conversazioni senza parlare davvero, con i tuoi occhi nei miei che fanno domande a cui rispondo sempre con un punto interrogativo.  Credo non ti interessi neanche, capirmi, forse ti basta avermi così, dolcemente complicata. Allunghi il braccio su cui non ti stai appoggiando e mi prendi il mento tra le dita: mi guardi più intensamente per qualche secondo, poi mi baci, sorprendendomi nel momento in cui pensavo avresti parlato, o mi avresti guardato ancora. Tu sei un enigma e io non riesco a non amare tutta la logica astratta che c’è tra i tuoi pensieri e noi. 
   
 
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