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Autore: frenci piuggi    01/04/2013    3 recensioni
Naruto è un rinomato pittore, sempre alla ricerca di nuove idee ed immagini da immortalare nei suoi quadri.
Sasuke è un carcerato, colpevole di omicidio preterintenzionale e volontario.
Un bel giorno di primavera i due si incontrano grazie al volontariato di Naruto. Chissà se anche in una prigione potrà sbocciare l’amore…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Madara Uchiha, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Come una normale giornata di lavoro può divenire uno spiacevole incontro.

 
 Era il ventunesimo giorno di aprile e la primavera aleggiava in ogni dove: gli alberi erano in fiore, i prati tinti di un bel verde acceso e variopinto, mentre tutta la cittadina di Konoha era pervasa da un dolce profumo di nettare.
Mi soffermai a contemplare la bellezza di uno dei tanti alberi di ciliegio, estasiato da tanta grazia racchiusa in un piccolo fiore, dalla purezza che l’insieme mi trasmetteva e dal forte contrasto di quella delicata chioma bianca ancorata al robusto tronco scuro. Da sempre amavo la primavera: quel periodo dell’anno in cui tutto tornava con nuova vita e nuova forza, ma soprattutto, l’unico periodo in cui potevo saggiarne l’aroma delicato del ciliegio.
Mi accomodai a terra, incrociando le gambe magre strette nei jeans, estrassi dalla sacca arancio il mio blocco da disegno ed iniziai a disegnare. Continuai a farlo finché l’allegro trillo dentro la tasca del giubbotto grigio chiaro non mi ridestò da mio lavoro. Sulla schermata lampeggiava: Privato.
 – Pronto? Qui è Naruto Uzumaki che parla. – risposi educatamente tentando di dare un tono ancor più mascolino alla mia voce.
Beh, sono un ventenne, biondo, occhi azzurri, corpo mozzafiato ed abbronzato ed, in più, sono un rinomato pittore: è mio preciso dovere fare il fico, no?
– Uzumaki! È da mezz’ora che l’aspettiamo! Si può sapere dove cazzo si è cacciato? – tuonò una voce bassa e severa, perforandomi un timpano.
Mi massaggiai l’orecchio dolorante e spostai il telefono dall’altra parte.
– Lei è il direttore della prigione “Akatsuki”, giusto? – domandai titubante.
– Uzumaki…mi sta prendendo in giro per caso? – chiese a sua volta l’uomo irritato.
– N-no signore. Davvero io non – tentai di giustificarmi.
– Ovvio che sì! Che palle. – strillò nuovamente, costringendomi a portare il cellulare al punto di partenza – Se non avesse fatto domanda direttamente lei per fare volontariato qui da noi, adesso si ritroverebbe una maniglia spiaccicata sul naso. Ora si dia una mossa, fra dieci minuti la voglio qui. – concluse chiudendo la chiamata senza darmi possibilità di controbattere.
Raccattai le mie cose, mi diedi una scrollata ai jeans e, continuando a massaggiarmi le orecchie doloranti, mi avviai correndo verso il penitenziario di Konoha.
Grazie alle insane abitudini di far tardi il mattino, arrivai giusto allo scadere del tempo senza una goccia di sudore. Il direttore, Madara Uchiha, un uomo alto e muscoloso, di circa quarant’anni, una lunga chioma ribelle corvina, mi aspettava davanti al portone in giacca e cravatta con le braccia conserte e due occhi cremisi fiammeggianti.
< Cavolo per essere il mio primo giorno di “lavoro”, ho iniziato bene. Il direttore sembra già amarmi. > pensai sarcastico avvicinandomi a quella sottospecie di metallaro.
– Signor Uzumaki, spero per lei che il caffé e la sua calda brioche fossero davvero gustose, ma prego entri: abbiamo anche dei gustosi pasticcini che l’aspettano e dell’ottimo the caldo. – disse ironico continuando a fissarmi.
– M-mi dispiace. Mi sono fermato un attimo e –
– Non mi interessano le sue patetiche scuse. Ora sono piuttosto occupato, stiamo aspettando un carico alquanto pericoloso ed importante da Oto. – affermò voltandosi a guardare l’orizzonte.
– Il carcere minorile? –
– Proprio quello. Oh, ecco che arriva il furgone. Se vuole può entrare, non deve per forza rimanere. – aggiunse continuando a fissare la vettura grigia sulla strada.
– Sarà uno dei ragazzi partecipanti al mio corso? – continuai a domandare.
– Forse, se non opporrà troppa resistenza in questo momento. – rispose secco avvicinandosi al mezzo che proprio in quel momento aveva parcheggiato di fronte a noi.
– Eh? –
Le porte del furgone si aprirono rivelando due uomini tenere ferme le due ante e altri tre che scendevano: due uomini con la divisa da guardie e quello al centro doveva essere il detenuto.
Non appena il sole ne baciò il corpo, il mio cuore perse un battito: alto, forse sul metro ed ottanta, capelli neri con un’insolita forma a culo di papera, pelle talmente bianca quasi da risplendere e un corpo tonico nascosto dalla tuta blu larga. Avrei tanto voluto vedere i suoi occhi, ma chissà il perché li teneva chiusi.
Non so come mi ritrovai a pensare ai miei amati fiori, bianchi come la sue pelle.
In un attimo le sue palpebre si spalancarono rivelando due pozzi nerissimi circondati da una strana luce. Come se nulla fosse assestò una forte gomitata nello stomaco dell’uomo alla sua destra ed un’altra a quello di sinistra: i due uomini caddero sulle ginocchia tenendosi saldamente premuto lo stomaco, soffocando mugolii di dolore. Il ragazzo non perse tempo, si voltò a fronteggiare le due guardie rimaste ad aprire le ante blindate del furgone e li atterrò con due semplici calci all’addome.
Notando che gli altri due si riprendevano, diede una gomitata ad entrambi alla nuca, lasciandoli storditi sull’asfalto.
Non contento si voltò verso di noi: Madara si tolse giacca e cravatta e me li porse.
– Moccioso, se me li farai cadere finirai in cella con questo dannato ragazzino. –
< E che sono io? Un appendiabiti? Però non mi dispiacerebbe come punizione. > Se non lo avevate capito, sono bisessuale. E questo ragazzino, per quanto violento possa essere, è davvero carino.
L’uomo imprecò a mezza voce prima di fondarsi sul detenuto che sfoggiò un ghigno vittorioso. I due se le davano di santa ragione e, nonostante il più piccolo fosse limitato a causa dei ferri ai polsi, nessuno dava l’impressione di essere in una posizione di svantaggio o che altro.
Tuttavia, un colpo a tradimento di Madara fece perdere l’equilibrio al ragazzo che cadde a terra: l’uomo non perse tempo e schiacciò ancor più al suolo il vivace detenuto con la suola della scarpa.
– Ora fai il bravo. Cazzo ragazzino, mi avevano detto che eri alquanto irrequieto, ma non immaginavo fino a questo punto. – sentenziò duramente scostando le ciocche dal volto sudato.
– Non me ne frega un cazzo di quello che ti hanno detto Madara. Lasciami andare o ti giuro che ti ammazzo con le mie mani. – sibilò roco il ragazzo tentando di respirare normalmente, nonostante il peso premuto sullo sterno.
– Sasuke, ti consiglio di startene tranquillo se vuoi tornare a girare libero fra quattro anni: o vuoi vedere il mio culo stampato sul tuo bel visetto per il prossimo decennio? –
Sasuke grugnì di rabbia, ma non cercò di ribellarsi. Sei guardie uscirono dal fortino, due si occuparono del moretto, i rimanenti soccorsero i feriti che ancora giacevano a terra.
In un breve istante incrociai il suo sguardo e rabbrividì di paura. I suoi occhi neri emanavano una luce tetra, come un assassino nato sui campi di battaglia ed abituato solamente ad ammazzare.
Quando si avvicinò a me, tentai di sorridergli amichevolmente, lui in tutta risposta mi sputò sui piedi dopodichè fu strattonato all’interno del carcere sfoggiando un ghigno divertito.
Inutile dire che rimasi basito, incapace di muovermi e continuando a guardare un punto fermo davanti a me. Come faceva un ragazzino come quello ad avere uno sguardo così agghiacciante?
– Grazie per la giacca. – disse il direttore ridestandomi dai miei pensieri.
– Vieni dentro. Dobbiamo parlare del tuo incarico qui dentro. –
– Ma oggi non iniziavo il volontariato? – domandai confuso.
– No, oggi dovevamo discutere del suo impiego, di cosa può dare a detenuti come quello che ha appena visto e, soprattutto, dovrà spiegarmi il perché un pittore affermato come lei abbia fatto la stupida scelta di venire qui. –
– Oh, questo posso dirglielo anche qui. La verità è che il mio manager mi ha detto che sono “troppo felice” per poter creare la mia nuova mostra. Così voglio cercare di catturare un sentimento particolare ed aiutare gli altri ad esternarli tramite l’arte. –
– Tzè, artisti e letterati proprio non avete nulla da fare? –
Per tutta risposta sorrisi complice e lo seguì all’interno della struttura fino al suo ufficio.
Per un’ora intera parlammo di orari, impieghi ed altro ancora, ma dei quali non ho più memoria.
Quando uscì dalla prigione, avevo lo stomaco sotto sopra e decisi di annegare i miei sentimenti con dell’ottimo ramen.
La notte non riuscì a dormire: continuavo a guardarmi intorno circospetto, avvertendo nell’ombra il fantasma di quel ragazzo, brividi di freddo mi correvano giù per la spina dorsale ed impresso nella mente c’era solo il suo sguardo glaciale.
 
 

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Ciao a tutte. Da un po’ di tempo mi frullava in testa questa storia.
So che probabilmente ci saranno degli errori o qualche pezzo non è ben comprensibile.
Mi farebbe piacere saperlo, anche con critiche (non siate troppo cattive con me) o semplici avvertimenti.
Ditemi cosa ne pensate, e ringrazio in anticipo a tutte quelle che recensiranno o semplicemente inizieranno a seguire la mia storia.
Un bacio a tutte, e al prossimo capitolo. :)
 
   
 
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