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Autore: PrincesMonica    01/04/2013    8 recensioni
Continua la saga delle FF autoanalitiche, del tipo: meglio scrivere che andare dallo psicoterapeuta.
Una ragazza, un dottore, una chiacchierata.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: And I'm frightened
Autrice: Princes Monica
Rating: Per tutti
Note: seconda FF dedicata all’esorcismo dei propri demoni dopo la mia “Come Vetro sull’Asfalto” che trovate qui http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1694269&i=1
Come dico nella FF, guardare Mad Men a volte può far male.
 
Dedicata a tutte le Charlotte Lucas, forse la vera eroina della Austen.
 
 
La pioggia incessante che batteva sulla finestra dello studio rendeva perfettamente. Era il tempo giusto per il suo morale sotto le scarpe, per i suoi sentimenti poco edificanti per il mondo esterno. Avesse avuto il vizio, si sarebbe accesa una sigaretta: c’erano certi momenti nei quali uno si aspetta che vengano fatte determinate cose. In realtà aveva osservato già da tempo che non c’era odore di fumo in quella stanza e neanche un portacenere. Il dottore non lasciava che si fumasse e forse faceva bene, alla fine sarebbe stato una valanga di fumo passivo che si sarebbe sorbito lui.
“Non ho ancora capito perchè oggi sei così pensierosa. È la pioggia?” il dottore era insolitamente giovane, appena uscito dall’università e relegato a fare studi per dei master con persone che in fondo non avevano poi molto bisogno di sostegno psicologico. A lei non era dispiaciuto andarci, le avevano proposto la cosa come un aiuto a se stessa, aprirsi e cercare di crearsi una forza interiore per smetterla di essere così chiusa con il mondo e, tutto sommato, le piaceva andarci e le piaceva parlargli, perchè erano di età simili, perchè lui era anche carino, cosa che non guastava, e perchè le stava stretto il suo mondo.
“No. Almeno non solo. È da un paio di giorni che sto pensando a certe cose che leggo in giro e onestamente sono un po’ stufa.” Mani sulle gambe, immobili, ad evitare di togliersi le pellicine da sotto le unghie per il nervosismo.
“Parlamene.” Scosse la testa piantando lo sguardo su un punto fisso, come cercando di mettere in ordine i pensieri.
“Facebook è pieno di link che parlano di quanto ognuno di noi deve fregarsene dell’opinione altrui, di quanto alla fine chi ti ama ti accetta come sei, di guardare il mondo con occhi diversi e di essere fieri della propria diversità.”
“E tu come la pensi?”
“Che sono solo belle parole, ma la verità è che sono stronzate.” Si pentì quasi subito della parolaccia, di norma non le diceva mai in quei contesti, ma poi fece spallucce e continuò. “Tutti noi siamo ossessionati dal giudizio che ci danno le altre persone, se diciamo che non ci frega, sono solo sciocchezze, è solo una corazza che ci costruiamo per gli altri, per dimostrare qualcosa che non c’è. Sia ben chiaro, non è che sia sempre così, ma la maggior parte delle volte sì. Se uno sconosciuto mi dice che sono maleducata, ci resto male all’inizio, ma poi mi passa subito perchè alla fine quello non mi interessa, ma se lo dice un mio amico, ecco, quello è peggio.”
“E quindi?”
“Questo mi ha portato a parecchie domande. Per  esempio, se un ragazzo ti dice che sei diversa dai soliti clichè, è da prenderla come una cosa buona o no? Questa diversità è un bene? O la diversità che ti permette di essere notata diventa un boomerang che ti allontana?”
“Ti è successo di recente?” Arrossì lievemente e annuì.
“Sì, ma onestamente è una cosa generale. Tutti noi vorremmo essere diversi, non uniformarci alla massa o allo stereotipo che qualcuno immagina. Ma mi domandavo: quando inizi a conoscere una persona, quanto di quello che mostri è vero e quanto è costruito? Vai a bere un caffè o, mettiamola proprio nel basico, ci chiacchieri via chat: tu mostri la tua diversità o, meglio, cerchi di essere te stessa e per un po’ va bene, ma poi? Se questo scappa perchè non vede punti in comune o sei troppo diversa rispetto a quello a cui lui è abituato? Il che porta ad un’altra domanda più profonda: se noi ci approcciamo cercando di piacere a quello o quella che sta dall’altra parte, siamo noi stesse o solo una maschera costruita per essere accettati? Se la presunta relazione continua a crescere su queste basi, sarà vera o falsa? Una persona dovrà indossare questa maschera tutta una vita per non perdere chi gli sta accanto?” il dottore la guardava senza capire dove volesse andare a parare. “Mi scusi, guardare Mad Men fa brutti effetti: in quel programma tutti vogliono far credere di essere qualcosa che alla fine non sono, tranne forse il protagonista e non ci metterei la mano sul fuoco. Comunque a parte questo, sono giunta ad una conclusione.”
“Ah sì? Quale, sono curioso.”
“La gente intorno a noi non cerca qualcuno di diverso, non gli interessa che tu rispecchi valori diversi, magari all’inizio la voglia di nuovo la attira, ma poi inizia la paura, perchè in fondo è molto più facile, meno impegnativo, relazionarsi con persone simili perchè si evitano sorprese. Alla fine non importa quello che sei, loro ti vogliono solo vedere come la trasposizione dei loro ideali e nel momento che non lo sei, ti scaricano senza neanche farsi troppi problemi.”
“Un’interessante visione.”
“Lei non la pensa così.” Il dottore sorrise pazientemente.
“Non importa cosa credo io, ma quello che dici tu.”
“Sapevo che sarebbe finita così.” Sospirò “La gente ha paura di restare sola e questo da praticamente sempre. In “Orgoglio e Pregiudizio” la povera Charlotte Lucas si sposa con il Signor Collins perchè, dice, che ha 27 anni, nessuna prospettiva, non ha soldi ed è un peso per i genitori. Fa finta di essere felice, anche se non lo è, anzi, anche se la sua unica felicità è di essere fuori di casa. Certo stiamo parlando di un altro secolo e problematiche diverse, eppure... la paura è sempre la stessa. La gente non vuole conoscerti fino in fondo perchè ha paura di perdere tempo. Il mondo gira a velocità doppia e uno deve starci dietro, non può permettersi di spendere tante energie dietro una che potrebbe essere potenzialmente giusta o sbagliata.”
“Lo dici perchè ci credi o perchè cerchi di darti una risposta?”
“Lo dico perchè è meglio pensare che sia così, piuttosto che passare le serate a fissare il suo nome nella finestra di FB e chiedermi, deprimendomi, cosa gli ha fatto cambiare idea su di me. È meno doloroso dirsi che non ha capito quanto valgo che ammettere a me stessa che sono una ragazza fallimentare e assolutamente destinata a stare sola perchè incapace di relazionarsi agli altri, soprattutto a quelli di sesso maschile. E che in fondo lui è un ragazzo troppo carino, intelligente e a suo modo simpatico per stare a perdere tempo con una come me.”
“Lo sai che non è vero.” Fece spallucce.
“E chi lo sa, in fondo? Devo essere onesta, non gli ho mai chiesto perchè mi abbia rifiutato così e perchè abbia tagliato i ponti. Ho un’estrema paura della risposta. Credo che il mio tempo sia terminato.” Il dottore guardò l’orologio ed annuì chiudendo la cartellina con i suoi appunti.
“Hai l’ombrello vero?”
“Naaah, non lo uso mai. Confido sempre che non possa piovere per sempre no? Grazie mi scusi per averle fatto perdere tempo con le mie seghe mentali.”
“Io ci vivo con le vostre seghe mentali, non preoccuparti.”
Uscì guardando il cielo plumbeo: di certo la pioggia non avrebbe smesso di scendere per molto tempo.
   
 
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