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Autore: DontMindMe    01/04/2013    1 recensioni
"Sono uno zombie! Dovete uccidermi, sono uno zombie!" urlò, le mani e i vestiti insanguinati mentre fronteggiava l'ingresso della stazione di polizia.
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sono uno zombie! Dovete uccidermi, sono uno zombie!" urlò, le mani e i vestiti insanguinati mentre fronteggiava l'ingresso della stazione di polizia.
 
Un nuovo serial killer affollava i pensieri dell'Ispettore Capo Pietro Colucci. In città le morti violente aumentavano di giorno in giorno. Le vittime, uomini e donne senza alcuna connessione, il cranio fracassato con armi diverse. Non c'era un modus operandi, non c'erano rituali, non c'era un profilo, non c'era niente che potesse portare al responsabile di quella strage. Brancolavano nel buio, come si usa dire troppo spesso.
Riesaminava i casi dell'ultimo mese quando sentì quella voce urlare, quando metà commissariato si mobilitò per acciuffare quel ragazzo.
 
"Uccidetemi! Uccidetemi!" continuava ad urlare, dimenandosi nella presa salda degli agenti. Probabilmente era solo un povero pazzo, ma non avevano niente per le mani, se non forse una nuova vittima. "Sono uno zombie anche io!" 
"Si calmi e ci spieghi." lo ammanettarono al tavolo ma il ragazzo non sembrava calmarsi. Colucci lo osservava attraverso il vetro ascoltando i suoi deliri da lontano, poi decise che se ne sarebbe occupato lui stesso. Entrò nella stanza e si sedette al tavolo di fronte a lui, di fianco all’Ispettore Marchesi. Forse l'età e il ruolo servirono a calmarlo, il ragazzo infatti si sciolse in lacrime. "Dovete credermi. Sono uno zombie, l'ho capito solo oggi!"
"Uno zombie." ripeté Colucci, massaggiandosi gli occhi. "Un morto vivente." Ricordò i film che guardava il figlio, pieni di questi mostri striscianti, zoppicanti, cadenti a pezzi, privi di vita eppure ancora vivi.
"Io ho provato, lo giuro, ho provato a fermarli... ma sono troppi e sono uno di loro! Dovete uccidermi!"
Colucci aprì una cartella di cartoncino avana, ne tirò fuori delle foto. Vittime di violenti omicidi.
"Conosce qualcuna di queste persone?"
"Sono loro. Sono loro! Sono dappertutto!" esclamò ancora, gli occhi pieni di lacrime. "Marina, la mia vicina di casa." Indicò una foto. "Trentadue anni, ancora parcheggiata all'università. Non studiava, perdeva i giorni davanti alla tv spazzatura."
"E quest'uomo?" Colucci tremando impercettibilmente indicò un'altra foto.
"Un impiegato d'ufficio che trascurava i suoi compiti per giocare a poker online."
Colucci indicò un'altra vittima a caso e il ragazzo continuò.
"E' molto più facile nei videogiochi... è molto più facile riconoscerli." blaterò in lacrime. Colucci cercò di mantenere il controllo e indicò di nuovo quella foto.
"La cassiera del supermercato, sguardo fisso nel vuoto, routine meccanica. Un giorno mi disse che voleva fare il medico."
"Cosa hanno in comune queste persone?" Colucci era agghiacciato, eppure doveva mantenere il controllo.
"Sono zombie! Sono zombie come me!"
 
Colucci riusciva quasi a vederne la logica contorta e malata. Di morti viventi nelle strade ce ne sono a bizzeffe. Persone che hanno rinunciato ai loro sogni, alle loro aspirazioni, che nuotano nella routine che li ha travolti rischiando di annegare ogni giorno, che fanno figli che non vogliono, che fanno lavori che non vogliono, che si sposano per non restare da soli o che non trovano il loro scopo nella vita, il loro posto nella società, che ne restano ai margini per non dover affrontare la realtà: che sono morti viventi.
Sospirò, chiudendo la cartella, sicuro di aver assicurato alla giustizia un altro criminale, ringraziando il cielo, o chissà cosa altro, per quella rivelazione improvvisa che aveva portato il ragazzo alla resa.
Lo fece rinchiudere, in attesa di procedere. Infermità mentale, di sicuro, ma quel ragazzo, così giovane, avrebbe finito per passare il resto della sua non vita imprigionato da qualche parte.
 
Uscì in strada, sapendola più sicura, e si guardò intorno. Ora vedeva il mondo con altri occhi, attraverso quelli impauriti di un ragazzo. Tutto gli sembrò angosciante, sbagliato, tutto, anche la sua stessa vita. I passanti trascinavano i piedi, lamentandosi, il capo pesante, le braccia in avanti, agognando la vita degli altri.  
  
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