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Autore: Cecily    21/10/2007    5 recensioni
Lisa e Greg danzano, James li osserva. Ma chi dei due sta guardando veramente?
House/Wilson appena accennato, ispirato da una scena di “Love Actually”. Enjoy!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Greg House, James Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei innamorato di lei?”

Wilson distolse gli occhi dal centro della sala per incontrare un top verde alquanto scollato, e un collier di perle dalle notevoli dimensioni. La proprietaria della collana e della voce lo stava fissando a sua volta, con un’aria piuttosto divertita.

“Ehm…prego?”

Si sentiva come riemerso da una lunghissima apnea, confuso e disorientato nel ritrovarsi di nuovo in un mondo che, in fondo, di nuovo non aveva proprio nulla.
Doveva essere rimasto immobile davvero a lungo per suscitare quel tipo di attenzione.

“Li stai guardando da quando è iniziato il pezzo.”

La donna doveva aver interpretato la laconica risposta dell’oncologo come un invito a sedersi, dal momento che aveva rubato una sedia dal tavolo accanto, ed accavallato le gambe in una posizione più da “psicologa esperta in sfighe amorose” che con intento provocante.

“Oh avanti, non essere timido. Conosco più triangoli io della metà delle persone presenti in questa sala, credimi.”

Evidentemente non era un tipo che necessitava di grandi interazioni da parte dell’interlocutore per portare avanti un discorso. Perfetto, pensò il giovane medico cercando di non far trasparire la crescente irritazione. Questa non me la levo di torno fino al prossimo brindisi.
Valutò per un secondo la possibilità di cambiare argomento, ma lo sguardo deciso e assetato di dettagli della giovane infermiera -doveva averla vista un paio di volte nel reparto di terapia intensiva- fece crollare immediatamente ogni speranza. Non c’era scampo.

Nel frattempo la causa dell’imbarazzante dialogo (o meglio, monologo) si era spostata verso i tavoli del rinfresco, carichi di aperitivi, stuzzichini, drink e quant’altro era normale trovare a una serata di beneficenza.
D’altronde la canzone era finita, e le coppie si stavano lentamente disperdendo in tutta la sala d’ingresso dell’ospedale, decorata per l’occasione.

Non avevano ballato. O meglio, nulla che assomigliasse al ballare normalmente un lento, dal momento che l’uomo in questione a malapena si spostava in piedi da solo.
Dalla smorfia vagamente insofferente che gli si leggeva sul viso, Wilson intuì che l’amico stava pagando a caro prezzo quei pochi minuti passati ad ondeggiare sulla pista senza l’ausilio del solito bastone. Una persona normale si sarebbe appoggiata alla compagna di danze, ma non House. Aveva pur sempre il suo orgoglio, che diamine. E l’oncologo sapeva bene quanto la testardaggine del collega superasse di gran lunga il suo buon senso.

A sinistra del diagnosta, ora impegnato a centrare un cappello rovesciato sul tavolo con un nocciolino d’oliva, Lisa era raggiante.
Semplicemente splendida nel vestito rosso scuro, l’aria compiaciuta e consapevole di quanto fosse ben riuscita la festa, organizzata in fretta e furia per raccogliere donazioni in vista di grossi cambiamenti nell’ospedale. Il suo ospedale.

Con uno sforzo immane Wilson recuperò parte della sua disinvoltura e sorrise alla sconosciuta, che continuava ad osservarlo con aria comprensiva.

“Uh, no. Sono due colleghi che conosco da parecchio tempo…non li avevo mai visti ballare insieme, ecco tutto.”

“Uhm. Mi sa che sei messo peggio del previsto. Fammi indovinare, è stata lei ad invitarlo”

“Come?”

“Sulla pista”

“Io…si, suppongo di si”

Dalla sedia vicino proruppe una risatina ironica.

“Certo, supponi…come se non ti si fosse attivato il radar nel momento in cui l’hai vista avvicinarsi a lui!”

Fece una piccola pausa, durante la quale il medico cercò disperatamente un’ idea qualsiasi per liberarsi di quella scocciatrice.

“Comprensibile, certo. Negare a sé stessi è un chiaro meccanismo di difesa, ma non funziona per molto.”

Wilson sentì che la sua proverbiale pazienza era giunta al limite.
Era tempo di prendere la situazione in mano.

“Hai ragione!”

Si alzò, interrompendola di colpo.

“E’ vero, sono totalmente innamorato. Non posso più continuare a fingere. Grazie per avermi aperto gli occhi. Vado da lei!”

L’espressione dell’infermiera era istantaneamente passata da divertita a sconcertata.

Si allontanò così rapidamente dal tavolo da non darle il tempo di ribattere.

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Era da poco appoggiato alla balaustra del terrazzo quando sentì dei passi dietro di sé, l’andatura tipica di un uomo col bastone.

“Cinque minuti da solo, e ti si avvicina di tutto. Una vera calamita.”

“Mi stavi guardando?”

Alzata di spalle.

“Non male. Bassina, ma un gran bel davanzale.”

House prese il drink in mano all’oncologo e lo finì. La musica giungeva attutita, come un placido sottofondo.

“Divertito?”

Occhiataccia.

“In quale universo ti sembra che essere trascinati a ballare in mezzo a una sala da un’amministratrice euforica sia divertente?”

“Potevi rifiutare. Le scuse non ti mancano.”

“Certo. Ma perché perdere l’occasione di farle notare quanto il velluto aumenti il volume del posteriore?”

“…”

“Lo sentivo”

“Cosa?”

“Il tuo sguardo su di me”

“Allora perché….”

“Smackdown! Undertaker è imbattuto da tre incontri! Inizia tra venti minuti.”

La brezza della sera. Tenue, quasi impercettibile, come il sorriso di Wilson mentre apriva le labbra.

“Prendo la macchina.”

  
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