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Autore: OllysAngel    01/04/2013    4 recensioni
Una goccia. Iniziò a piovere. Quella goccia mi somigliava: si confondeva con le altre, come io mi confondevo tra la folla. Era una goccia come le altre. Ero una fan come le altre. Eppure io ero lì fuori da sei ore ad aspettarli. È buffo... non sapevano neanche della mia esistenza ma loro per me erano tutto, erano la mia vita, la ragione per cui la mattina mi svegliavo con un sorriso stampato in faccia.
Ero bagnata fradicia, ma ero felice. Felice, sì, perchè erano finalmente usciti dall'hotel, li avevo visti. Stavo per incontrare i The Wanted, la mia vita. Avanzavano tra la folla, venedo sempre più verso di me. Mi passarono davanti uno ad uno. L'ultimo che vidi, a pochi centimetri di distanza da me, fu Jay. Lui, con quei suoi riccioli castano dorati e i suoi occhi azzurri; mi guardò, si soffermò ad esaminare il mio viso. Io impotente, incapace di fare altro, mi limitai a osservare la sua perfezione.
«Jay, andiamo!» lo chiamò Nathan. James girò la testa, come se fosse stato riportato sulla Terra, dopo un viaggio nello spazio. Poi riprese a camminare, allontanandosi da me. Quello fu il migliore Wanted Wednesday della mia vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay McGuiness , Max George, Nathan Sykes , Siva Kaneswaran , Tom Parker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera mi addormentai con il sorriso sulle labbra. Li avevo visti, erano a tanto così da me. Jay mi ha notata tra quella folla di ragazze urlanti. Mi sentii realizzata, mi sentii come se Jay mi avesse regalato la Luna. Non potevo crederci. Con quel piccolo gesto, mi aveva rubato il cuore, proprio come la prima volta che sentii la sua voce.

La mattina mi svegliai ancora abbracciata al cuscino con le loro foto. L'orologio bianco e nero appeso alla parete della mia camera segnava le 8:00. Era ancora presto; anche se era giovedì, o meglio ThursJay, non c'era scuola: erano appena iniziate le vacanze di Natale. Decisi di alzarmi e prepararmi, così mi andai a vestire. Presi il cappotto e uscii di casa, chiudendo la porta a chiave. Londra era tutta bianca, letteralmente sommersa dalla neve. A quanto pare dopo che tornai a casa, il giorno precedente, smise di piovere e iniziò a nevicare, continuando per tutta la notte.

Andai al parco che c'era vicino casa. Quel posto mi faceva stare bene, era il mio piccolo angolo di paradiso. Mentre camminavo, misi gli auricolari e feci partire Warzone. Le loro voci mi procuravano sensazioni incredibili, impossibili da spiegare a parole.

Arrivata al parco, mi sedetti sulla neve fresca, sotto il solito albero: una vecchia quercia. Quell'albero mi aveva riparato e protetto da tutto: sole, pioggia, grandine, neve, ma anche tristezza, malinconia, angoscia... Era il mio 'rifugio sicuro'. Quando mi sentivo giù venivo sempre qui a rilassarmi un po'.

Rimasi lì, seduta a guardare la neve adagiata sui rami dell'albero, il cielo bianco sporco che prometteva di donarci altri piccoli cristalli color biaco ghiaccio congelati. Passai il tempo così e senza che me ne accorgessi si fece l'una del pomeriggio. Iniziai a sentire un po' di fame, quindi mi alzai, per dirigermi verso casa. Camminavo a testa bassa, senza guardare in faccia nessuno tra i pochi passanti che c'erano. Camminavo veloce, quasi avessi fretta di tornare a casa. Attraversai la strada, sempre a testa bassa, senza guardare. Subito dopo sentii un'auto frenare di colpo, inchiodando; nonostrante la neve, riuscii a fermarsi. Io caddi sul cemento freddo, per lo spavento.

Sentii la portiera dell'auto aprirsi e scese qualcuno, che mi venne incontro. Si chinò verso di me e mi chiese «Stai bene?»

«Si, si sto bene... Scusa è colpa mia, ho attraversato senza guardare» dissi, poi alzai la testa e vidi Jay McGuiness... Rimasi immobile con gli occhi spalancati... Cosa ci faceva lì lui?!

Mi tese una mano per aiutarmi ad alzarmi.

«No, sei tu che devi scusarmi, a momenti ti investivo...» rispose lui. «...Tu, sei la ragazza di ieri» continuò, esaminando il mio viso come fece la sera precedente.

«Come, scusa?» chiesi, confusa.

«Ti ho vista ieri, fuori dall'hotel» rispose, lui. Allora mi aveva notata davvero, non era un sogno.

«S-sì, ero lì ieri, mi sei passato vicino» sentivo il mio cuore che quasi mi usciva dal petto. Poi le campane iniziarono a suonare, erano già le 13:30...

«Scusa, ora devo andare, è tardi...» dissi, quasi come scusa, allontanandomi da lui. Jay mi fermò, prendendomi per un braccio. Il mio cuore fece un sobbalzo e sentii le farfalle nello stomaco.

«Aspetta, posso almeno offrirti il pranzo? È il minimo, dopo quello che è successo...» chiese

«Mi spiace, ora non posso proprio, devo andare...» ero quasi in panico, ma non capivo il perchè.

«Allora stasera, al ristorante in fondo alla strada» controbattè James.

Sospirai, sapevo che non avrei saputo dire di no a una cena con il mio idolo.

«D'accordo» risposi.

«...Allora ci vediamo alle otto, stasera. Dimenticavo, qual'è il tuo nome?» continuò, lasciandomi il braccio.

«Wendy, mi chiamo Wendy» dissi, mentre mi allontanai.

  
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