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Autore: _Cami    02/04/2013    2 recensioni
Tyler ascolta il messaggio di Caroline e scopre la morte di Jeremy. Quale sarà la sua reazione?
Mia personale interpretazione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Gilbert, Tyler Lockwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! E’ da un po’ di tempo che non posto fan fiction, e ho deciso di riprovare! =)
 
Note iniziali: La One-Shot è ambientata dopo la 4x15, e riguarda la reazione di Tyler alla morte di Jeremy, dopo aver ascoltato il messaggio di Caroline. E’ la mia interpretazione personale ;) Potrebbe sembrarvi un po’ slash, anche se ho cercato di mantenere Tyler IC.
Spero possa piacervi!


 

Al buio


“Jeremy è morto”. 
Parole vuote come il loro significato.
“Jeremy è morto”.
Non potevano stare insieme, non potevano dire la verità.
“Jeremy è…”.
Non cambiavano.
Quel dolore non aveva nome. Tyler lo sapeva. Non c’era modo di spiegarlo, di definirlo…
E pesava, sulla sua coscienza stanca, ricolma.
Il mondo attorno a lui era un dipinto di quiete, di normalità: il vento fra gli alberi, l’odore della terra, gli animali nascosti… Quasi un insulto a ciò che provava, che cresceva, che nessun desiderio fermava. Stonava con la vita, con l’anima, entrambe distrutte e rivolte alla fine.
Così ruppe l’illusione, scacciò la libertà, la consolazione che non poteva avere… e lanciò il telefono, un gesto di rabbia, di dolore che premeva per esplodere, che implorava di emergere dal profondo. Ascoltò se stesso: non poteva dimenticare il male, era scappato e l’aveva inseguito; non poteva cancellare i problemi con lo sfogo… Ma si lasciò travolgere, dominare, colpendo con violenza la corteccia di un tronco vicino, sfregandosi la pelle, liberando dei lamenti.
Perché l’universo era ancora in piedi? Perché non finiva tutto e basta?
Le sue mani sanguinavano, ormai, e placò l’ira, il delirio, osservando i tagli rimarginarsi. Era per metà vampiro, c’era una soluzione per ferite come quelle. Il loro pulsare si sarebbe concluso.
La morte, invece, era così definitiva… e la sua devastazione non aveva cura.
Con la mente spenta, tornò verso la città che aveva scelto come meta, nella sua fuga insensata, e rubò una macchina. Il suo corpo, per fortuna, si muoveva, rispondeva alla tragedia, la affrontava.
I pensieri si confondevano, le emozioni si mescolavano…
Doveva tornare. Anche se era tardi, se era finita.
Guidò alla massima velocità, incurante di ogni regola, sperando  – se la speranza ancora esisteva – di scavare a fondo, di riflettere, di legarsi a lui… o sperando, come un bambino ingenuo e innocente, di svegliarsi dall’incubo, che non era vero niente. Ma niente era ciò che aveva fatto, che non poteva più fare. Lui non c’era stato. E allora niente era il suo cuore, che si svuotava di tutto, e diventava spazio per la colpa, il rimpianto.
“Jeremy è morto”. Quel messaggio l’inseguiva nel buio… Quanto si poteva andare avanti, nel buio? Quanto si poteva cadere? Tyler si sentiva sprofondare… Avrebbe potuto evitarlo, ignorarlo, ma era lì a soffrire, a pagare con le lacrime. Scesero mentre i ricordi salivano.
E rivide Jeremy lottare con lui, spezzare la tensione che li teneva in sospeso, che era il culmine del loro rapporto, il modo in cui si sfidavano e capivano. Avevano scoperto di avere la passione per l’arte, un altro punto in comune, oltre Vicki, la ragazza che avevano perso, che li aveva uniti e spinti al confronto. E Jeremy conobbe il vero volto di suo padre, facendo il primo passo verso di lui. Quella volta si parlava di futuro, a scuola, e forse, nonostante i problemi, a loro, anime non ancora perdute, era concesso sperare. Ma le cose erano cambiate, le loro vite stravolte, il destino sulla via del male… E Tyler si fidò di lui, gli confidò le proprie paure: diventare licantropo, essere maledetto… Segno che il legame fra i due era diventato più profondo, arrivando al termine degli scontri, su un piano più emotivo e costruttivo. Quando cadde davvero in quel baratro, partecipò ai segreti di Mystic Falls, alle crudeltà cui non poteva sottrarsi.
Ogni immagine evocata si caricava di sentimenti  diversi da come li aveva vissuti. Un triste tramonto, dalla luce alle tenebre, dalla spontaneità delle loro azioni, dall’intensità della vita che proseguiva, di loro che crescevano e si miglioravano, all’impossibilità di una perdita, che si chiedeva e richiedeva come affrontare, come accettare…
Dai ricordi emerse la sensazione più potente. Aveva già temuto per la vita di Jeremy, sentendosi coinvolto, responsabile, imprigionato nell’asservimento, un ostacolo che aveva superato con fatica. Jeremy l’aveva aiutato a ragionare, spingendolo a reagire, a riprendersi la sua volontà, per non nuocere a se stesso e agli altri.
Ci teneva a lui, per il loro passato, per ciò che avrebbero potuto avere, che apparteneva all’immaginazione, una costruzione del futuro basata su desideri vani… costretti a spegnersi dalla realtà in cui non era intervenuto, che lo faceva sentire colpevole, perché avrebbe voluto esserci… per salvarlo, per lottare con lui, per evitare il peggio.
Ma si era allontanato, da troppo tempo, e ora il tempo mancava, era finito.
Frenò improvvisamente e con fragore, il viso umido e l’anima spezzata.  Non ne restava più niente.
Avrebbe mai rimesso insieme i pezzi? Uscì dall’auto e corse… Corse sempre più veloce, per fermare i pensieri e coprire la distanza fra il suo cuore distrutto e la sua città in guerra. Verso un ritorno che aveva deciso di negarsi, reso necessario dal disastro che l’attendeva.
Il percorso non era lungo, non si era stabilito troppo lontano. Avrebbe potuto cambiare idea, raggiungere di nuovo casa, e così fu, per la ragione più terribile.
Le nuvole s’inseguivano nel cielo, e accompagnavano la sua voglia di muoversi, di scappare come se sfuggisse alla sofferenza. Non poteva stare lontano e impazzire.
Si fermò. Era ormai giunto.
Era il tempo del nulla.
Non era stanco nel fisico, le sue capacità l’avevano sostenuto, ma nel petto aveva un vuoto… che prevaleva, che assorbiva ogni cosa e lo spingeva giù, da dove non poteva riemergere.
Tyler stava immobile, e tutto non esisteva, attorno a lui. Non quella casa, i suoi resti, la gente che cercava di capire senza sapere, curiosa quando c’era solo da piangere, e lui voleva gridare senza voce. Niente di ciò che vedeva pareva vero ai ricordi. Lì Jeremy viveva, entrava e usciva dalla sua dimora. Una volta l’aveva bloccato sulla porta, e lui non l’aveva ascoltato. Quel carattere forte, non l’avrebbe ritrovato… Mentre c’era ancora vita per lui, non per gli altri, coloro che amava… Sua madre, portata via brutalmente, senza una ragione. Non c’era mai una ragione; Jeremy non c’era più… Che senso aveva avuto? Per un istante, pensò che avrebbe voluto ricevere il suo conforto per la scomparsa di Carol. Aveva trovato le parole giuste al funerale del padre, aveva detto la verità, non una frase finta, impostata e poco sincera. In quell’occasione, l’aveva guardato sorpreso e rapito. Condivisero un momento che significò molto per lui, per loro.
Jeremy l’aiutava a uscire allo scoperto, lo capiva veramente… E non osava immaginare il suo nome inciso su una lapide, dimenticato e gettato lì per sempre.
Avevano sbagliato tutti, non prevenendo, non impedendo la tragedia, il consumarsi di un’anima preziosa, lasciata a un compito troppo grande.
Il cielo era scuro.
Avrebbe pianto anche lui.
E quando sarebbe spuntato il sole, Jeremy non l’avrebbe visto.
Era questo l’inaccettabile.
Tyler spostò lo sguardo e qualcosa l’attraversò: un’intuizione, una speranza cui tendeva la sua mente indifesa.
A Mystic Falls niente era come appariva. Il suo gruppo aveva ribaltato situazioni impossibili, recuperando sempre la speranza, un motivo per proseguire.
Una nuova forza l’invase, e non temette più Klaus. Non poteva essere fermato, voleva restare, lottare insieme agli altri, magari ingannare la morte… riportando indietro Jeremy.
Non era giusto, non doveva morire.
Legandosi all’impeto dei desideri, folli e forti insieme, ricucì la propria anima, e sentì la pioggia scendere, avvolgerlo. Così bagnato, sembrava non avesse pianto. Le gocce si mischiavano alle lacrime e le cancellavano… spegnevano le fiamme che lo divoravano.
Dalla furia, al nulla, al coraggio.Era stata la sua giornata.
E se affidava il pianto al cielo, la disperazione al tuono, la paura al lampo, il grido al vento… poteva iniziare una nuova battaglia, reagendo, pregando in silenzio.
Il dolore non poteva finire, non sarebbe mai finito – la fine era tutto e ovunque – ma non avrebbe smesso di combattere.
Non sarebbe più scappato.




Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere, se vi è piaciuta oppure no XD
Personalmente, avrei voluto vedere la reazione di Tyler alla morte di Jeremy, considerando che erano amici. Così ho deciso di intervenire e scriverla io stessa XD
Mi è dispiaciuto molto, perché amo entrambi i personaggi, e credo che Tyler sia stato mandato via senza una vera ragione. Spero che possa tornare!
Lasciate una recensione, se vi va! ^^
  
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