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Autore: FuckingWorld    02/04/2013    0 recensioni
Non potevo nascondermi.
Mi aveva vista, e poco dopo vide i miei capelli bagnati dalla pioggia, i lividi che si vedevano per colpa dei pantaloncini corti che portavo solo in casa e i miei polsi, lasciati scoperti dalla mia canottiera estiva.
Vide i miei occhi arrossati, e il mascara colato.
E vide i segni che quell’uomo aveva lasciato sul mio corpo, mentre mi usava, per avere solo quello che voleva.
Lasciò cadere a terra il suo ombrello, e mi guardò con gli occhi pieni di lacrime. Si avvicinò a me, ma io arretrai. Avevo paura.
-Va tutto bene, ci sono io adesso- sussurrò dolcemente, e poi mi racchiuse nell’abbraccio rassicurante di cui avevo bisogno.
Timidamente circondai il suo collo con le mie braccia e piansi sulla sua spalla, mentre tremavo.
E per la prima volta mi sentii protetta.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prologo


Consiglio di leggere la seconda parte ascoltando Sad dei Maroon 5




Era l’ultima ora di un fottuto sabato di Giugno, avevo algebra.
Della spiegazione non me ne poteva fregare di meno, quindi appoggiai la testa sopra il libro e chiusi gli occhi. Poco dopo sentii una voce squillante vicino a me che mi chiamava, e con molta eleganza pregai quella persona di non rompere il cazzo.
Precisamente dissi: -Non rompere la minchia, che di algebra non me ne fotte.-
Dopo qualche secondo mi passò per la mente un tremendo pensiero, e alzando la testa di scatto aprii gli occhi, trovandomi davanti la mia “adorabile” professoressa con la faccia rossa per la rabbia.
Mi guardò qualche secondo per poi sbattermi fuori senza tanti complimenti.
Brontolando mi diressi nel corridoio che portava alla presidenza, e trovando la porta chiusa mi lasciai cadere su una sedia, in attesa del mio turno.
Quando sentii dei passi alla mia destra mi voltai, puntando gli occhi sul biondino che si sedette accanto a me. -Ciao carota-
-Ciao rompicazzo-
-Ma tu non hai il cazzo-
-Allora sei un rompifiga. Contento?-
Scosse leggermente la testa sorridendo, e poi puntò i suoi occhi azzurri su di me.
La porta si aprì, quindi mi alzai per prendere il tanto desiderato regalo che mi avrebbe fatto la preside, ovvero uno di quei carinissimi biglietti per…Indovinate? Andare in punizione il pomeriggio.
Il coglione che usciva dalla presidenza lo conoscevo bene, era un adorabile vu cumprà del cazzo che si chiamava Zayn.
E comunque, non faceva veramente il vu cumprà.
Quando sentii Malik pizzicarmi scherzosamente un fianco, ricambiai affettuosamente con una gomitata nella schiena.
Chiusi la porta della presidenza e appoggiai il mio culo sulla sedia parallela a quella della preside.
-Di nuovo qui signorina Maynard?-
-Non posso fare a meno di venirla a trovare, preside- affermai sorridendo.
Lei, oramai rassegnata, prese uno di quei biglietti di cui parlavo prima, e firmandolo, me lo consegnò.
Mi alzai, e salutando con un cenno della mano uscii da lì.
Il biondo entrò in presidenza, e del vu cumprà non c’era più traccia, quindi tornai a sedermi al posto di prima, anche perché di tornare in classe non ne se ne parlava.
Qualche minuto dopo notai le Supra di Niall avvicinarsi a me, vidi solo quelle perché stavo guardando il pavimento.
Alzai i miei occhi, che non avevo capito di che cazzo di colore erano, anche se li avevo da 16 anni,  e sapete perché?
Perché quei bastardi si divertivano a cambiare sempre colore, andavano dal grigio, al verde ed erano anche azzurri.
Ricordo che mia mamma una volta mi disse che la parola esatta era “cangianti”.
Comunque sia non mi facevano proprio così schifo, anzi, un po’ mi piacevano.
-Carota- disse il biondo per richiamare la mia attenzione.
-Minchia vuoi?-
-Potresti essere un po’ più gentile sai?- 
-Okkey, aspetta riprovo. Che minchia vuoi tesoruccio caro?-  le sue sopracciglia si aggrottarono leggermente, e poi scoppiò in una risata.
-Sei divertente, carota- Perché mi chiamava così? Per i miei capelli.
Fanculo pure a lui. Anche da quando li avevo tinti facendoli diventare di un color rosso acceso, lui aveva continuato a chiamarmi così.
-Sei in punizione lunedì?-
-Sì.-
-Allora a presto, carotina- disse andandosene, ma io lo afferrai per un braccio, fermandolo.
-Niall-
-Dimmi-
-Ma se tu mi chiami carota, io devo chiamarti banana? Sai, per i capelli biondi- si mise a ridere, e solo lì mi accorsi che adoravo sentire la sua risata.
-Chiamami come ti pare- sorrise e se ne andò.
Ma quando era a metà corridoio mi venne la splendida idea di urlare: -Ciao banana!- lui si girò e mi sorrise, mentre io mi guadagnavo un’occhiataccia da un tizio che passava di lì.
Ma che minchia vuole la gente? Tutti pervertiti a questo mondo.
Poco dopo suonò l’ultima campanella, e io, molto tranquillamente mi diressi in classe per recuperare il mio zaino.
Quando uscii dall’edificio raggiunsi la mia amica Faith.
-Shao belliffima- disse lei, mentre si ingozzava con un panino.
Sorrisi abbracciandola.
-Vieni da me oggi?-
-Non posso, devo studiare, ma se vuoi ti accompagno a casa-


* * *

 
Ero a casa già da qualche ora, ed ero sdraiata sul divano mentre guardavo annoiata MTV.
Ad un tratto sentii la porta aprirsi, ed un fortissimo odore di alcool provenire dall’ingresso, per poi vedere mio padre spuntare dall’ entrata del salotto, istintivamente mi alzai e arretrai, finché non sentii la mia schiena premere contro il muro.
Mio fratello Conor corse subito da me, urlandogli di lasciarmi stare, ma nostro padre lo ignorò, spingendolo di lato.
Quando fu davanti a me chiusi gli occhi, pensando che mi meritavo tutto, che facevo schifo.
Così il dolore psicologico mi avrebbe impedito di sentire quello fisico.
Sentii le mani di quell’uomo ovunque, mentre le lacrime si rincorrevano fitte e veloci sulle mie guance.
E quando ebbe finito mi lasciò lì, a farmi schifo da sola.
Poi toccò a mio fratello, altri lividi sul suo corpo, e altro sangue.
Corsi in bagno e presi la mia lametta, accecata dal dolore e dalle lacrime.
Ora toccava a me punirmi.
Poggiai l’oggetto tagliente sul mio polso, e iniziai a incidere la mia pelle, proprio come un pittore colora la sua tela, come uno scrittore scrive il suo libro.
Anche io ero un’artista, a modo mio.
E guardavo il sangue, sorridendo.
Ed era un sorriso “felice” perché mi meritavo tutto.
Mentre sentivo le grida di dolore di Conor correvo all’esterno di quell’edificio. Scappavo veloce, scappavo lontano, scappavo da tutto.
Ma poi riconobbi quella figura così famigliare, Niall.
Non potevo nascondermi, mi aveva vista, e poco dopo vide i miei capelli bagnati dalla pioggia, i lividi che si vedevano per colpa dei pantaloncini corti che portavo solo in casa e i miei polsi, lasciati scoperti dalla mia canottiera estiva.
Vide i miei occhi arrossati, e il mascara colato.
E vide i segni che quell’uomo aveva lasciato sul mio corpo, mentre mi usava, per avere solo quello che voleva. Lasciò cadere a terra il suo ombrello, e mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.
Si avvicinò a me, ma io arretrai.
Avevo paura.
-Va tutto bene, ci sono io adesso- sussurrò dolcemente, e poi mi racchiuse nell’abbraccio rassicurante di cui avevo bisogno.
Timidamente circondai il suo collo con le mie braccia e piansi sulla sua spalla, mentre tremavo. E per la prima volta mi sentii protetta.



I'm back!

Chiedo umilmente perdono perchè la storia mi si era cancellata, quindi la sto ri-postando. lol
Comunque in questo capitolo non si svela molto della protagonista, scoprirete più cose di lei nella prossima puntata c':
Me la lasciate una recensione piccola piccola? :c

Baci, Ele.
  
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