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Autore: moni_cst    02/04/2013    7 recensioni
Cosa succede se Josh Davidson rientra improvvisamente nella vita di Kate Backett nel cuore di una notte?
Una one shot.... originariamente. Ora una mini long.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Javier Esposito, Josh Davidson, Kate Beckett, Lanie Parish, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Capitolo 1. Una chiamata inaspettata

La sveglia suonava impietosa con un suono fastidioso e ripetitivo. Il braccio della più famosa detective di New York si allungò fuori dal piumone in cerca del tasto giusto per mettere fine a quel fischio ripetuto che le stava penetrando il cervello. Possibile che fossero già le 6? Le sembrava strano, dalle pesanti tende chiuse della sua camera da letto non filtrava neanche un po' di luce e si sentiva come se non fosse riuscita a chiudere occhio. Eppure stava dormendo. Finalmente riuscì a tentoni ad arrivare a quella sveglia infernale quando si rese conto che nonostante  i vari tentativi il suono non cessava. A quel punto si svegliò immediatamente e capì. Si girò di scatto per guardare l'orologio della sveglia che segnava l'una di notte e si stupì ancora di più.
Cosa poteva volere a quell'ora? Come poteva chiamarla sul cellulare a quell'ora di notte dopo… dopo tutto quel tempo? La detective non aveva dubbi su chi potesse essere, aveva personalizzato la suoneria del cellulare anni fa e squillava con quel tono solo per una persona e davvero quella suoneria non la sentiva da tanto tanto tempo.
"Pronto?" la sua voce era assonnata e non poteva lasciare dubbi sul fatto che fino a qualche secondo prima stava dormendo profondamente.
"Ciao Kate, ti ho svegliata?" il tono della voce dell'uomo dall'altra parte del telefono le era così familiare che la detective non poté far a meno di sorridere.
"Be' di cosa ti meravigli? E' notte fonda! Posso chiederti come mai mi chiami a quest'ora della notte?" disse con un tono di voce abbastanza interrogativo e incuriosito. Insomma non era una cosa usuale che un ex la chiamasse nel cuore della notte.
"Kate in passato a quest'ora non dormivi mai e le sere scorse ho chiamato diverse volte al telefono di casa, ma non hai mai risposto"
"Le sere scorse non ero qui a casa, Josh".
"Ah!" seguì una breve pausa di silenzio imbarazzato poi Josh continuò "Un caso difficile di quelli che ti tengono al distretto 24 ore su 24?".
Beckett sospirò, prima o poi tanto avrebbe dovuto affrontarlo, tanto valeva farlo subito, tanto ormai era sveglia e fortunatamente era sola quella notte.
"Non esattamente. Diciamo che non rientro sempre qui dopo il lavoro". Face una pausa e trattenne il respiro. Sapeva che Josh avrebbe fatto velocemente due più due, ma non era sicura che avrebbe capito subito che ora stava con Castle. In fin dei conti non lo sentiva da quando lui l'aveva chiamata per salutarla prima di partire per la sua lunga missione con Medici senza Frontiere ed era successo qualche mese dopo che si erano lasciati, quando la sua relazione con Castle poteva ancora essere definita solo una profonda amicizia professionale. In ogni caso sentendo solo silenzio dall'altra parte del telefono continuò "Josh ci sei ancora?". Non sentiva respirare né percepiva nessun rumore tanto che arrivò a pensare che fosse caduta la linea.
"Quando stavamo insieme tornavi sempre a casa tua, non andavi mai a dormire da tuo padre".
A questo punto la detective sospirò alzando gli occhi al cielo, rendendosi conto che quella conversazione sarebbe stata molto più difficile e lunga di quanto avesse sperato. In ogni caso non voleva mentirgli. Decise di afferrare il toro per le corna e sciogliere tutti i nodi in quello stesso istante.
"Josh non hai capito, non vado da mio padre, perché dovrei farlo?"
"Senti Kate, ti ho chiamata fondamentalmente per due motivi e uno di questi è che mi sei mancata tantissimo molto di più di quanto avrei potuto immaginare e visto che ormai ti ho svegliato che ne dici se passo un attimo da casa tua e ci facciamo una chiacchierata davanti ad un caffè?".
Beckett scosse la testa, la situazione stava davvero diventando difficile e surreale.
"Josh senti mi dispiace ma non mi sembra proprio il caso. Non ti viene neanche in mente che potrei non essere sola?".
Silenzio.
"No, scusa. Non… non ci avevo proprio pensato. Ma davvero?"
"Ma che ti prende Josh? Non ci sentiamo e non ci vediamo da due anni e ora ti sembra tanto strano che io possa avere un uomo accanto a me?" la sua voce era davvero infastidita. A quanto pareva Josh non aveva perso il vizio di dare per scontato le cose che la riguardavano!
"No certo, sei una bellissima donna e io … io posso dire di avere avuto la fortuna di conoscerti in maniera profon…".
"Stop! Josh fermati. Non ci provare neanche a portare il discorso su questo e ascoltami" e di nuovo un silenzio imbarazzante si impossessò della linea telefonica. Beckett iniziò a chiedersi perché avrebbe dovuto fare quella conversazione proprio nel cuore della notte ma ringraziò mentalmente il cielo che almeno quella sera era sola e che Castle non era lì con lei. Sarebbe stato ancora più difficile e imbarazzante. Il solo pensiero di avere una discussione con il suo ex, davanti al suo attuale uomo la fece rabbrividire.
"Josh all'incirca 10 mesi fa ho iniziato una nuova relazione." Ma perché le era così difficile pronunciare quel nome? Forse si immaginava che Josh l'avrebbe fatta lunga e avrebbe tirato fuori una gelosia retroattiva e assolutamente non fondata al solo nominare quel nome?
"Ah ok è questo… ma … allora c'è qualcuno lì con te e non puoi parlare?"
"No, Josh sono sola. Castle è in Florida per un tour promozionale della sua ultima grapich novel"
"CASTLEEE. Lo sapevo! Maledizione".
"Ma che c'è Josh qual è il tuo problema con Castle? Anzi, fermo! No. Non dire niente. Non devi dire niente. Non voglio neanche parlare con te di una cosa simile." Ma evidentemente Josh non era della sua stessa idea perché subito rincarò la dose.
"Ci andavi a letto anche quando stavi con me?" La voce di Josh era davvero arrabbiata ma sinceramente le sembrava di vivere un incubo. Quando stava con Josh, c'era stata un'occasione, in una trasferta di lavoro a Los Angeles,  in cui era stato davvero difficile resistere alla tentazione. Tutto era stato perfetto, Castle l'aveva fatta sentire, come spesso succedeva, davvero straordinaria, come se fosse l'unica donna sulla terra. Ma nonostante l'atmosfera davvero magica che si era creata in quella suite d'albergo, non aveva cercato di approfittare della situazione. E lei… lei aveva dovuto ricorrere a tutta la sua razionalità e al suo buon senso per non lasciarsi andare ad una notte d'amore con lui. Non lo aveva fatto perché stava con Josh e lo rispettava, non voleva fargli una cosa così vile. Oltre al fatto che in ogni caso il suo rapporto con Castle era complicato, non chiaro. Lei non aveva per niente le idee chiare.
Prese un forte respiro perché non voleva litigare con Josh. Non si meritava neanche quello, se le faceva un'insinuazione così di basso livello.
"Josh. Calmati. Mi stai offendendo." e fece una lunga pausa prima di riprendere "Lo sai che non sono quel tipo di donna. Quando stavo con te, Castle era solo il mio partner". Lo disse con convinzione, pensandolo realmente ma si fece rossa in volto nel momento stesso in cui aveva pronunciato quelle parole. In realtà non era del tutto vero, erano più che partners. Si erano anche baciati una volta sotto copertura ma, a parte questo episodio, il loro comportamento era sempre stato corretto. E ripensandoci, alla fine anche in quella occasione non potevano rimproverarsi nulla. Certo, quel bacio se l'era sognato per diverse notti a seguire per quanto era stato coinvolgente. Le era sempre rimasto il dubbio che sia lei sia Castle si fossero baciati con tanta passione solo perché il tizio che si stava avvicinando era molto vicino e non sarebbe mai caduto nella trappola se non fossero stati abbastanza convincenti. Di certo lei non aveva perso il controllo: era stata in grado di sferrare il calcio al momento giusto e se fossero stati completamente coinvolti da quel bacio, forse non ne sarebbe stata in grado. L'unico fatto certo è che quel bacio le era piaciuto moltissimo e le era entrato nell'anima e si era resa conto che anche a Castle era sfuggito un commento di notevole apprezzamento. Poi si era arrampicato sugli specchi, come poteva. Lei era di spalle ma aveva percepito il suo sguardo infuocato dietro di sé. Aveva percepito tutta la tensione che le era arrivata anche senza vederla.
Ahhh accidenti, non ora! Non poteva permettersi di pensare a queste cose in quel momento.
Riprendendo il controllo dei suoi pensieri, chiuse gli occhi e, dopo aver preso un profondo respiro, aggiunse "Josh rifletti" cercò di giustificarsi, non voleva anzi non doveva giustificarsi di niente ma se quello fosse servito a risolvere la situazione in maniera indolore, era disposta a farlo.
"Se tra me e Castle ci fosse stato qualcosa mentre stavamo insieme, non avrei aspettato un anno dopo la nostra rottura prima di iniziare ad uscire con lui". Fece una piccola pausa. Poi con voce e tono che non lasciava spazio a repliche aggiunse "E Josh, argomento chiuso. Non intendo giustificarmi perché ho una relazione, né tanto meno parlare con te delle mie scelte. Sono stata chiara?".
Di nuovo fu il silenzio a parlare.
In quella notte le pause sembravano essere le protagoniste assolute. La tensione in quel momento correva nell'etere delle connessioni telefoniche come se i loro cellulari fossero collegati realmente da un vecchio tangibile cavo telefonico.
"Ok ricevuto" disse con un filo di voce. "Non dirò niente sul fatto che ti sei messa con Castle".
La detective sentì perfettamente deglutire il suo interlocutore ma poi si sorprese quando lui riprese a parlare
"E' solo che… Kate, quando stavamo insieme non hai mai voluto dormire lontano da casa tua e le volte in cui mi hai permesso di rimanere con te per tutta la notte si contano sulle dita di una sola mano…" ora il tono della sua voce era di nuovo insistente e irritante. Il suo dottore le piaceva davvero tanto allora, ma tutti i limiti che trovava in lui stavano venendo a galla tutti insieme in un'unica telefonata.
"…insomma quello che voglio dire è che ci tenevi molto alla tua indipendenza e mi costringevi a tornare a casa mia alle ore più improbabili della notte e …"
"Jos.."
"… e ora mi dici che sono diverse notti che non dormi a casa tua? Convivete già?".
Ok, aveva superato il limite e doveva porre fine a quella telefonata.
"Josh finiscila. Non sono assolutamente affari tuoi. In ogni caso, non conviviamo nel vero senso della parola, ma molto spesso, anzi quasi sempre, passiamo la notte insieme. E basta. Non ho intenzione di dire una sola altra parola sull'argomento. Non sono affari tuoi." poi dopo essersi passata la mano tra i capelli quasi a scrollarsi di dosso quella parte di conversazione proseguì "Piuttosto hai detto che mi hai chiamato per due motivi, quale era il secondo?"
Beckett si girò verso l'orologio della sveglia, era piuttosto innervosita. Erano passati già venti minuti da quando stavano al telefono e sinceramente lei era distrutta. Aveva passato al distretto gli ultimi 3 giorni ininterrottamente e finalmente ora che il caso era chiuso e che poteva riposarsi un po' stava battibeccando con il suo ex nel cuore della notte. Che assurdità!
"Kate, come ti dicevo mi sei mancata ma il vero motivo per cui ti ho chiamata è che da quando sono rientrato in servizio in ospedale ho ripreso in mano le cartelle cliniche dei miei pazienti e mi spiace ricordarti che hai subito un intervento a cuore aperto con tanto di attacco cardiaco."
Questa fu la volta della detective di rimanere in silenzio a bocca aperta senza sapere cosa replicare. Ora era il dr. Davidson, il suo medico, dall'altro capo del telefono ma non era certa che il resto della conversazione sarebbe stata migliore della precedente. Un grosso nodo le si attorcigliò da qualche parte del suo stomaco perché non riusciva quasi a respirare, tanto l'argomento la rendeva nervosa.
"Kate ho visto che hai saltato gli ultimi 2 controlli. Immagino che ti senti bene e che sei sempre superimpegnata ma non sei nella condizione di poter decidere tu. Non dimenticarti che quello che hai passato non è uno scherzo da un punto di vista medico. Il tuo cuore deve essere monitorato regolarmente. Credevo di essere stato molto chiaro al riguardo prima di partire ma vedo che non è stato così".
Beckett rispose con un filo di voce trovandosi sgomenta davanti a quella realtà da cui stava cercando di fuggire e che ora le stava di nuovo ripiombando addosso.
"Josh… hai ragione. Lo so, ho sbagliato. Sto sbagliando. Ma i controlli post operatori erano molto favorevoli e la mia ripresa era stata ottima così pensavo che avrei potuto diradare.." Era così nervosa che le nocche della mano che reggevano il cellulare erano bianche per quanto lo teneva stretto.
"Kate hai pensato male. Su questa cosa, come medico, non posso transigere. Devi assolutamente fare il check up cardiaco. Lo sai, è in day hospital e in una giornata te la cavi".
"Josh, a parte che l'angiografia coronarica è dolorosissima, io vorrei evitare. Non voglio più sentirmi malata, oltre il fatto che ogni volta che rientro in quell'ospedale rivivo tutto il dolore e la sofferenza di quei giorni e non è proprio un passeggiata salutare per il mio umore". Stava provando a buttarla sullo spiritoso ma sapeva che Josh era professionalmente molto coscienzioso e non avrebbe lasciato stare facilmente.
Il tono di Kate era diventato di nuovo dolce e calmo, d'altronde Josh si stava preoccupando per lei e in cuor suo sapeva che aveva ragione, stramaledettamente ragione per giunta. Ma non voleva fare quegli esami, voleva lasciare alle spalle quel periodo della sua vita e guardare finalmente avanti.
"Kate è importante. Devi assolutamente farlo, posso prenderti io stesso un appuntamento, se non hai tempo per farlo tu, ma devi farlo". Anche il tono di Josh era diventato molto più calmo e conciliante rispetto alla prima parte della telefonata. Eppure riusciva a comunicare la determinazione e l'assoluta necessità di quel maledetto check up.
"Josh… ok, lo so ho sbagliato. Ma non sono sicura di poterlo fare. Ti prego lasciami un po' di tempo per pensarci e ti faccio sapere, ok?" la sua voce ormai era poco più di un sussurro.
"Ok, prenditi qualche giorno per prendere coscienza della cosa, farla tua, accettarla. Ma poi chiama. Altrimenti ti darò il tormento." e dopo una piccola pausa aggiunse " come medico, solo come medico, ovviamente."
"Buonanotte Josh. Ti prometto solo che ci penserò. Bentornato a New York…" traspariva molta amarezza nelle ultime parole.

Kate posò il cellulare sul comodino mentre delle lacrime scendevano sul suo viso. Pensò che era stato allo stesso tempo una fortuna e una  sfortuna il fatto che Castle non era lì con lei quella notte. Ora l'avrebbe voluto più che mai, avrebbe voluto stringersi a lui ed essere consolata e accarezzata in silenzio. Tra loro a volte le parole non servivano e i silenzi erano pregni di significato e mai venivano considerati vuoti da riempire. Prese il cuscino libero, quello dove dormiva di solito Castle e imprecò mentalmente per il fatto che aveva cambiato le lenzuola: in quel momento di sconforto non poteva neanche contare sul suo odore.  

 

Spazio di Monica:
Non so bene come mi sia venuta in mente questa storia. E se abbia un senso… però visto che l'ho scritta...

  
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