Quando diventai un Angelo
Sfuggevole era sempre stato il tuo sguardo. Neppure lo specchio era mai stato in grado di immortalartelo.
Fluenti erano i tuoi capelli. Quasi fili di argento ti coprivano il capo.
Quasi fili di argento mi ricadevono sul viso.
Tu eri lì. Ancora accanto a me.
Sorrisi.
Non ero ancora morta.
« Aerith. Mi dispiace... »
Mi dissi, tu, mortificato. Che strana posizione che avevi assunto. Te ne stavi inginocchiato.
Freddi erano i tuoi occhi, quasi come due pezzi di ghiaccio.
Ghiaccio che lentamente si raccoglieva liquido agli angoli dei tuoi occhi.
Trasalii.
Eri uno spettacolo, bellissimo.
« Non mi hai dato altra scelta. Hai preferito Lui. »
Rabbrividivi, tu, o Divinità immortale.
Ti tenevi la mia mano sul viso.
Che meraviglia potevano vedere i miei occhi: l'AntiCristo che piangeva.
Una lacrima solitaria ebbe il coraggio di scivolarti via.
Questa cadde sul mio viso.
Me l'asciugasti, tu, con un dito.
« Muori, tu, donna dei miei sogni. »
Proclamata la mia condanna, hai rifoderato la tua lunga spada.
« Addio, Angelo mio... »
Mi lasciasti la mano che mi portai sul grembo.
Non ti vedevo già più, e il mio Spirito si riempì del volto del mio Amato.
Esalato il mio ultimo respiro, diventai un Angelo.
L'Angelo dell'Uomo che avevo lasciato.
Zack.