Premessa di questa storia: L’ho cominciata a
scrivere appena terminata la seconda stagione, ho almeno ideata, ancora prima
che venissero diffusi vari spoiler, quindi be non rispetta nessuno spoiler
rivelato. Nessuno. (Ok, sapevo che erano ricercati due gemelli fighi, ma non
avevo idea che fossero lupi, ergo compaiono ma non sono lupi).
Questa storia è macabra, come mai non ne ho
scritta una. Non sono una persona particolarmente violenta, ergo le mie scene
sono più di una psicologia violenta che una manifestazione, comunque se il
rating è quello è più per il sangue che per il sesso (quasi del tutto assente).
Riguardo alle coppie, io sono una Sterek, con
onestà l’ho ammetto, ma amo shipparli con quelle situazioni ambigue in cui si
caccino, quindi si in questa storia questo sarà il grado del loro rapporto, che
sarà enfatizzato da quella che apparirà come la FanSterekPerEccellenza! Ed il
mio amore per loro mi impedisce di shipparli con chiunque altro, quindi
nonostante l’inizio appaia il contrario tra Derek e la Sconosciuta non c’è un
tubo che possa essere inteso come romantico,
è qualcosa di puramente fisico e bestiale. Questa storia accentua il lato animale dei
nostri eroi e degli altri.
Riguardo a Derek, sebbene lo vedete nel
flashback (ogni 4 capitoli ne è presente uno), sentirete parlare nel terzo
capitolo, effettivamente non farà una reale comparsa per un bel po’ di
capitoli, questo però non lo defrauda dal ruolo di personaggio principale. Non
è lui il personaggio chiave, quello credo sia Lydia, onestamente non ho ancora
compreso tra Scott, Stiles, Allison, Isaac e Lydia chi sia il vero asso della
storia, ognuno di loro è importante, ognuno di loro ha un demone personale da
affrontare. La famiglia è forse il centrale, ma non l’unico.
Per gli OC ho cercato di creare personaggi
che non fossero Mary Sue o Gary Stu, non credo di esserci riuscita con tutti.
Chiedo venia per quello.
Onestamente credo sia la storia a cui ho
dedicato maggiore attenzione in tutta la mia esistenza, non credo sia la più
bella, ma la più studiata. Dirvi che mi piacerebbe ricevere recensioni,
negative o positive o neutre che siano, sarebbe oltremodo inutile.
Bene,
buona
lettura
RL&H
Ps-Se vi chiedete nella scena finale perché vengano
distribuite informazioni così a due civili, be la risposta è nel prossimo
capitolo, anche perché come vi verrà nota, non sono gli unici a ficcanasare
dove non devono.
Ps(2)-
Conrad appare nell’episodio Wolf Bane
ed anche in Teen
Wolf: Search for a Cure.
Le Belve
Una notte di
Terrore
Svegliarsi la mattina con
qualcuno accanto dovrebbe essere un piacere, si dovrebbe essere inebriato
dall’odore che c’è nell’aria e si dovrebbe avere sul viso un sorriso beota e
beato. Ma a Derek Hale questo non succedeva da molto tempo, l’ultima volta che
aveva provato un sentimento del genere era ancora un ragazzino vulnerabile che
vedeva nella bella Argent la donna del suo destino. Era bello svegliarsi
ubriacato di lei; ma poi la realtà era diventata oltremodo orribile. Così
quella mattina aveva aperto gli occhi alzandosi a fatica, cercando di fare
mente locale su ciò che era successo la notte prima, come un licantropo Derek
non era mai preda dell’alcool, ma quando la luna piena era trionfante in cielo,
l’adrenalina annebbiava ogni freno inibitore. Era a casa sua, quella a Sant
Francisco. Un corpo era al suo fianco, un corpo ghiacciato e male odorante,
eppure nel vederla così assopita, sorrise. Raquelle le ricordava Laura per
certi versi, sebbene fossero diverse in tutto. La ragazza schiuse gli occhi,
due pozzo nere nacquero dalle ciglia spesse ed il volto si rasserenò nel
vederlo; i capelli biondo rame erano lunghi e scintillavano sulla pelle
chiara, coperta solamente da quelli. Le
labbra erano grosse ma bluastre, non erano belle, non ti invitavano a baciarle,
non lo avevano fatto almeno per qualche tempo, poi erano state voraci e sensuali.
“Puzzi” aveva biascicato Raquelle, sollevandosi dal letto, senza preoccuparsi
di essere nuda come la terra, aggirandosi per la casa, era la prima volta che
era riuscita a metterci piedi la notte prima, ma erano corsi così in fretta al
letto che non si era presa la briga di guardarla bene, studiando l’austero
arredamento. “Sei così spartano” aveva commentato Raquelle afferrando gli
indumenti che aveva disseminato per il monolocale, costatando che alcuni erano
ridotti a brandelli, pochi erano ancora presentabili.
Si era accostata alla tendina
tirata e l’aveva scostata appena per
lasciare entrare almeno un flebile raggio di sole nell’appartamento,
assicurandosi di essere al sicuro da questo. “Credo che resterò qui per ora”
aveva ghignato Raquelle, richiudendo la tendina ed infilandosi gli stivali, per
dirigersi nella sala che comprendeva l’intero appartamento del licantropo,
fermandosi però sulla porta. “Che succede, sanguisuga?” aveva chiesto lui
divertito, “Era un nomignolo a doppio senso?” aveva domandato lei fintamente
sconvolta, “Anche triplo” aveva
scherzato Derek, divertendosi nel vedere il sorriso sul viso scemargli.
Rachelle aveva ringhiato, scoprendo i denti appuntiti ed il ragazzo aveva
ricambiato alla perfezione sfoderando le zanne da bestia; “Potresti tirare giù
le persiane” aveva biascicato alla fine lei, lasciando perdere i vari versacci, lui aveva ridacchiato, prima di farle quella
piccolissima cortesia. Si erano accomodati insieme al tavolo, la sala era
illuminata dalla luce elettrica e Raquelle guardava con tristezza l’orologio.
Mezzogiorno ed era costretta in quell’appartamento fino a che il sole non fosse
tramontato.
Derek le aveva servito del pranzo
delle uova fritte che lei aveva mandato giù con una certa nausea. “Non c’è
nulla che si possa fare per il tuo odore?” aveva gracchiato il licantropo,
riferendosi a quella nefanda flagranza che infestava l’aria che circondava la
ragazza, l’odore del sangue incrostato e della carne che marciva, “Lo stai
dicendo a me? Questo posto sa di zoo. Puzza di pelliccia bagnata ed è nauseante” si era difesa lei, arricciando il
naso. Raquelle aveva poi continuato a mangiucchiare le uova con tranquillità,
cercando di apprezzare il gesto che Derek aveva compiuto nel cucinarle
qualcosa. Dopo essersi infilata nella doccia
nel piccolo bagno per lavarsi di dosso
quell’orribile fetore di morte che fuorusciva dai pori al posto del sudore. Poi si era messa a cercare nell’armadio del
licantropo qualcos’altro da indossare, mentre quest’ultimo era in giro a
svolgere sue commissioni personali. Aveva infilato una felpa, che per sua
sfortuna era piena di peli di lupo e questo
le aveva inumidito gli occhi per il male odore canino. Poi aveva
cominciato a frugare tra le cose di lui, perché era sempre stata una ragazza
troppo curiosa. Aveva trovato un mucchio di vecchie foto; conosceva a grandi
linee la storia della famiglia del giovane, così come lui conosceva quella sua.
Ma vedere i volti era un’altra cosa. In una Dereck era con molte persone,
sorrideva, cosa alquanto stramba a detta sua, in una era con una ragazza che
somigliava incredibilmente a lui: quella doveva essere Laura Hale, la sorella.
Compariva in molte foto, con tanta altra gente. Poi c’era quella foto che
probabilmente il lupo mannaro non avrebbe mai voluto che lei vedesse; c’era un
Derek spensierato, felice e rilassato, baciare una bionda che sembrava
divertirsi tantissimo. Per Raquelle lei non aveva un nome, ma conosceva la sua
storia, così rimise tutto a posto nella scatola e l’aveva riposta di nuovo
sotto il letto.
Derek era tornato verso le cinque
del pomeriggio, trovando la ragazza che scribacchiava su un foglio qualcosa.
Disegnava. “Tra poco sarà tramontato il sole” aveva bisbigliato a lei,
accomodandosi al suo fianco sul tavolo. Quell’altra non l’aveva degnata di
molto sguardi, limitandosi ad alzare appena gli occhi verso il ragazzo. Lui
buttò gli occhi sul foglio, sembrava un tramonto sul mare. “Sono ossessionata
dal sole” aveva semplicemente detto lei, posando la penna sul tavolo con un
espressione amareggiata in viso, “Io dalla Luna” aveva semplicemente ironizzato
Derek, forzando le labbra in un sorriso di circostanza. Raquelle aveva, a modo
suo, apprezzato il gesto, allungandosi per posare le sue labbra cianotiche su
quelle del licantropo, in un bacio delicato che non si erano mai scambiati
prima. Derek era fuggito quasi
immediatamente al bacio. Niente amore era stata la sua regola, dopo Kate
Argent. Niente più amore. “Non potrebbe mai funzionare tra noi, vero?”
aveva chiesto Raquelle, “Una succhia
sangue con uno come me? Mai. Siamo diversi per natura” aveva risposto il
licantropo con un sorriso ironico sulle labbra, lei lo aveva freddato con gli
occhi neri e piccoli, “Taci botolo” aveva ringhiato, con i denti affilati in
mostra.
Le cose andarono bene per un paio
di giorni o notti. Il tempo per Raquelle era relativo così come lo era per lui.
Aveva capito che le cose erano cambiate la notte che la luna attraversava il
suo ultimo quarto. Nella seconda
settimana di agosto, Derek Hale aveva lasciato il suo appartamento e l’altra
senza sprecare mezza parola di troppo. Laura gli aveva recapitato un pacco, lo
stesso che era arrivato a lei poco prima di una settimana: una foto di un cervo
sul cui manto era stata incisa la spirale dei lupi, simbolo della vendetta,
così il ragazzo non aveva saputo se fosse per il fatto che i lupi volessero la rivalsa
o se fosse una trappola, la soluzione era solamente quella di tornare a casa, a
Beacon Hills, immediatamente. Così aveva
lasciato Sant Francisco in un caldo giorno d’estate, non lasciando altro che un
vecchio disegno del sole al tramonto sul mare ed una scritta: Dovevo.
Raquelle aveva capito, preso e piegato il foglio, aveva meditato a lungo
se conservarlo o meno ed alla fine l’aveva nascosto nella tasca della felpa che
puzzava di cane bagnato che non aveva mai fatto a tempo a restituirli.
Trecentosessantacinque giorni
dopo
< < Kate Argent ha infranto il codice > >
< < Gerard Argent avrebbe ucciso la sua famiglia per diventare un lupo
mannaro > >
< < Se si sapesse che sei stata la fidanzata di un beta, Allison non ti
permetterebbero mai di diventare capo > >
Allison Argent aveva continuato a
ripetersi queste frasi all’infinito nella sua testa, mentre il sangue delle
bestie scivolavano sul suo viso ed i suoi abiti. Pensò alle parole che suo
padre le aveva detto, baciandole la fronte. Secondo Chris gli Argent avevano
perso la propria gloria dopo gli ultimi avvenimenti. Lei non potevano farli
scivolare di più nella vergogna. L’adolescente aveva assicurato il padre che
sarebbe riuscita a diventare la leader dei cacciatori. Scott McCall era scivolato fuori dalla sua
vita lentamente e dolorosamente. Si erano persi di vista durante la lunga
estate che era passata dopo la duplice morte di Jackson, non si erano più
parlati. Ogni tanto capitava che si incontrassero, si scambiavano lievi
sguardi, ma non parlavano più.
Quando ogni goccia di sangue
scivolò sul suo viso, Allison si sollevò dalla posizione genuflessa in cui il Vecchio
l’aveva costretta ed assieme a loro lo
fecero anche gli altri quattro. Lei aveva guardato suo padre negli occhi e lui
aveva annuito. L’Uomo Anziano, venuto dalla Pennsilvenya, vecchio ed esperto
cacciatore, per il rito di iniziazione, per rendere cinque poco più che infanti, diventare
veri cacciatori dell’occulto. “In questo bosco disseminato di trappole e
pericoli mortali, abbiamo nascosto una freccia d’argento. Trovatela e tornate
qui, prima che il sole sorga” aveva stabilito il vecchio come una cantilena ed
i cinque avevano rotto le righe, disperdendosi per il bosco armati fino ai
denti. Chris aveva preparato sua figlia alla perfezione, specialmente ora che erano
rimasti solamente loro due: la freccia era nascosta in un punto angustio, il
sentiero era disseminato da trappole ed il sangue versato su di loro avrebbe
indotto i lupi, se presenti, ad attaccarli pensando che avessero ucciso dei
compagni.
Camminò lungo il sentiero del
bosco. Allison lo conosceva bene quel luogo, era più di un anno che viveva in
quella cittadella. Per gli altri quattro le cose erano poco più difficile. I
due gemelli, avevano la stessa età di lei, erano arrivati tre mesi prima e non
si erano ancora abituati, l’altra femmina viveva a beacon Hills da cinque anni,
ma aveva tre anni meno di Allison ed a stento si era avviata da sola per le vie
della cittadina non arrivando mai a camminare per le stradine del bosco e
l’ultimo, quello che aveva un anno meno della futura cacciatrice, era arrivato
quella stessa mattina. Lei invece aveva passato quasi ogni giorno dell’ultimo
anno in quel bosco, aveva festeggiato lì il suo ultimo compleanno ed aveva
fatto l’amore lì per la prima volta. Quando sorvegliavano Jackson, dopo aver
deciso che avrebbero continuato a stare insieme per il resto della propria
vita.
A volte sembrava un impresa non
pensare a Scott, non solo in quella circostanza, con i suoi occhi che passavano
dal dolce e caldo nocciola all’oro fuso. Occhi meravigliosi a tratti dolci ed a
tratti selvaggi. Ma lui le mancava. Quando gli prendeva la mano per calmare il
suo nervosismo, quando le sorrideva di zucchero. I suoi baci, i suoi abbracci,
la sua voce. Allison soffriva ogni giorno l’idea di averlo perso. Sapeva che
lui sperava ancora di poterla amare, ma lei non avrebbe mai acconsentito a
questo, quella notte sarebbe stata ordinata cacciatrice e non poteva come tale
amare un licantropo. Si era persa in quei dolci ricordi, quando sentì il
frusciare delle foglie alle sue spalle. Aveva una freccia sempre alla mano, così
da non dover perdere tempo ad estrarla dalla faretra. La incoccò e la punto
versò il luogo da cui proveniva il fruscio, ma come aveva puntato la freccia,
si era trovata una balestra in viso ed un ragazzo allarmato quanto lei. Aveva i
ricci castani e gli occhi azzurri, un espressione confusa ed era magrolino di
fisico, Donovan Silever, quello che da tutti i cacciatori era definito un
giovane Chris Argent, ugualmente brillante e retto moralmente, quanto bravo e
svelto nel combattere. Anche se in quel momento ad Allison sembrava la cosa più
lontana da sua padre in tutto. Abbassò l’arco così fece il ragazzo con la
balestra.
La ricerca della freccia
prevedeva che venisse svolta singolarmente, ma se qualcosa accomunava i
cacciatori con la propria preda era quel senso di gruppo, insieme si era più
forti. Il concetto di branco dei lupi, valeva anche per loro. Così Allison si
era trovata a girovagare quei boschi, camminando a saltelli, fissando la terra
in cerca di trappole assieme ad il ragazzo che era arrivato quella mattina per
svolgere la prova di iniziazione. “Odio
i boschi” aveva commentato nervoso il cacciatore dei Silver, “Immagino che per
uno di Baltimora questo posto non sia idilliaco” aveva constatato la bruna
sorridendo appena. La compagnia di Donovan non le dava nessuna particolare
gioia, le avevano detto quella mattina che lui sarebbe stato un suo compagno di
scuola in futuro e di farlo sentire a casa, ma c’era stato qualcosa nei suoi occhi
che non l’aveva resa tranquilla, qualcosa di famigliare. Lui l’aveva salutata in modo impacciato,
rivelandole che da bambini si erano già conosciuti, per quel breve periodo in
cui Allison aveva vissuto nel Maryland. Eppure la sua compagnia non le dava
nessuna tranquillità. Forse erano quegli occhi blu troppo famigliari o quel sorriso
divertito che fioriva ogni tanto sulle sue labbra.
“Non è male Beacon Hills,
particolarmente la gente” aveva detto solamente Donovan, scavalcando una radice
sporgente, finendo con il piede in una corda, ma lui non se n’era accorto e
neanche la ragazza era intenta a scrutare con gli occhi tutti quei posti alla
ricerca della freccia d’argenta. Lanciò un urlo, quando sollevò il piede e si
ritrovò appeso a testa in giù. Allison si trattene dal ridere, ma questo non le
impediva di essere incredibilmente divertita, quel ragazzo non aveva nulla a
che fare con una versione giovanile di suo padre. “Invece di sghignazzare non ti dispiacerebbe
aiutarmi?” aveva domandato Donovan, cercando di piegarsi per arrivare alla
corda, con scarsi risultati, “D’accordo” aveva detto Argent, arrampicandosi a
fatica sull’albero lì vicino per tagliare con il coltellino legato alla
cintura, la corda che teneva sospeso il ragazzo.
Dopo un brutta caduta, il ragazzo
aveva implicitamente accusato Allison di aver di proposito scelto di tagliare
la corda anziché scioglierla per fargli male di proposito, “Sei lievemente
paranoico?” aveva domandato di rimando lei, ovviamente retorica. Donovan l’aveva guardata in malo modo, ma
alla fine aveva scelto di tacere ed di continuare la ricerca. Si erano
avventurati per una discesina, fatta di arbusti spinosi, dove si graffiarono
completamente le braccia, così il loro sangue si mischiò a quello del lupo che
era stato versato precedentemente sulle loro pelli. “Sai che penso Argent?” aveva domandato il
ragazzo, “Ovviamente no” si era sprecata lei nella risposta, nonostante non ne
fosse necessaria nessuna, “Che se venissimo colti da un branco di lupi ci sarebbero poche probabilità
di sopravvivere” aveva detto comunque il ragazzo, costatando che le bestie in
questione non avrebbero gradito vederli coperti dal sangue di loro simili.
Poi videro un corpo steso a
terra, era uno dei gemelli Rivers, Mike, bloccato completamente sul suolo boscoso con un braccio teso verso
ovest, non era morto, respirava, boccheggiava e muoveva gli occhi ma sembrava
incapace di muoversi. “Michael! Michael” aveva esclamato immediatamente Donovan
subito prendendo il ragazzo per il busto e sollevandolo, “Che succede?” aveva
domandato, giustamente, preoccupato,
Mike sembrava spaesato e confuso,
“Non riesco a muovermi”
strillava, incapace di fare alcun che. Allison si era chinata studiando
la mano del ragazzo bloccato a terra: le sue dite erano ricoperte da una
sostanza collosa, veleno di Kanima. “Silver non toccare la sostanza che
gocciola dalle sue mani, Rivers tra
un’oretta sarai di nuovo in piedi” aveva detto con serietà la cacciatrice, “Come lo sai?” aveva bisbigliato Mike, “I
cacciatori, lo scorso anno, hanno fatto una buona scorta di questo tipo di
veleno e penso che l’abbiano usato come una trappola” aveva spiegato elementare. “Ma cos’è?” aveva
chiesto Donovan, “Veleno di Kanima” aveva risposto lei, prima di spiegare ai
due che creatura fosse mai quella, mentre si alzava per girovagare lì intorno
alla ricerca della freccia d’argento. La trovò ad ovest del corpo di Mike. Tra
due cespugli, cosparsi di veleno. Infilò i guanti di pelle nera lunghi fino ai
gomiti ed infilò la mano tra gli arbusti e tirò via il dardo, anche quello era
grondante del veleno del rettile mutaforme.
Quando tornò dai due con il
trionfale sorriso di aver trovato la freccia con abbastanza anticipo all’alba.
Ma mentre Mike era ancora bloccato nella posizione supina in cui l’avevano
trovato, Donovan era accovacciato con un ginocchio a terra e gli occhi blu
fissi nella foresta. “Che succede?” aveva domandato preoccupata, ma quello li
aveva fatto cenno di tacere, “Ho sentito un pianto, come un lamento, un
qualcosa” aveva bisbigliato, sollevandosi e cominciando a camminare verso la
direzione da cui aveva udito qualcosa. Mike li aveva scongiurati di non
lasciarlo li da solo in balia dei lupi, così Donovan lo aveva cosparso di
petali d’acconito violetto, sperando che questo tenesse i licantropi lontani.
Lui ed Allison si erano incamminati nei meandri del bosco, la balestra e l’arco
in mano. “In questo bosco ne succedono
di cose brutte, vero?” aveva domandato il cacciatore, “Continuamente” era stata la risposta della
ragazza, che continuava a guardare in torno, aspettandosi da un momento
all’altro un membro del branco di Derek spuntare fuori con quell’aria innocente
e spaesata che sapevano prendere all’occorrenza.
Poi era accaduto in fretta.
Donovan aveva pestato un arbusto ed era stato l’unico rumore che aveva spezzato
l’aria. Qualcuno l’aveva udito ed era scappato tra gli alberi, lasciando alle
sue spalle un fruscio, Allison aveva voltato lo sguardo cercando chi aveva
fatto rumore, ma il ragazzo si era lanciato in avanti con un mezzo urlo, strepitando.
La ragazza era rimasta in silenzio, senza badarsi dell’altro, l’unica cosa che
aveva scorto nella coltre della selva erano due luminosi occhi dal colore
dell’oro fuso. Un lupo. Poi i due luminosi gioielli erano spariti nella notte
ed Allison si era trovata a fissare il vuoto della notte.
Era corsa da Donovan trovandolo
chinò su qualcosa, cercava di smuoverlo, rianimarlo, ma al suo fianco c’era un
corpo morto. Era una donna, vide Allison,
la sua pelle era pallida come la luna, che quella notte non era sorta in
cielo, i capelli castani erano sparsi sul suolo, adornandole il viso come fosse
una bambola, la bocca semi aperta e gli occhi socchiusi. Era vestita come una
di quelle impiegate da ufficio rivestite. Sarebbe potuta apparire come un addormentata
per quell’espressione beata che era dipinta sul volto, se non fosse stato per
il rosso. Sangue ovunque a macchiare il viso, le vesti e la pelle, la gola e la
clavicola quasi completamente aperti. E l’unica cosa che Allison poté pensare
era alla tregua che era stata rotta, che uno dei giovani lupi si era macchiato
dell’omicidio. “Dobbiamo chiamare gli altri” disse solamente con la voce che
era poco più di un sussurro. Il lupo aveva gli occhi gialli, non poteva essere
Jackson. Si ritrovò a sperare non fosse Scott.
Lo Sceriffo Stilinski aveva
chiesto ad Allison e Donovan ogni cosa. Cosa facessero nel bosco, cosa avessero
visto, cosa pensassero. Ed i due ragazzi avevano abilmente mentito, riferendo
ciò che avevano stabilito con i cacciatori. Giovane coppia ad amoreggiare,
erano incappati in un cadavere. Era stato Chris a scegliere questa versione.
Avevano chiamato la polizia dopo che i cacciatori avevano fotografato ed
analizzato il corpo. “Va bene ragazzi” aveva detto affranto l’uomo, “Beacon
Hills non sarà mai un posto tranquillo” aveva commentato a mezza-voce. Ed
Allison capiva, non solo per lo scorso anno avevano dovuto sorbire un alfa
vendicativo ed pazzo omicida, ma quell’autunno cominciava esattamente allo
stesso modo, una donna morta in un bosco uccisa da una belva. “Penso che dovrò
portavi lo stesso al dipartimento” aveva commentato lo sceriffo, dopo aver
aspettato che arrivassero i genitori dei ragazzi, che intelligentemente avevano
fatto tutto il giro della città. La signora Silver si era mostrata una mamma
fintamente apprensiva e preoccupatissima ed anche suo padre aveva messo in
scena quella finta.
Erano stati al dipartimento buone
tre ore. Li avevano interrogati di nuovo, sia insieme sia separatamente. Degli
Argent nessuno si fidava, Allison lo sapeva, da quando sua zia era stata
scoperta come la piromane degli Hale e sua madre si era suicidata per depressione, tutti sapevano che c’era
qualcosa di sinistro negli apparente famiglia con il garage pieno di armi sofisticate. Quando erano riusciti a tornare dai loro
genitori, Deidre Goldskull era, insieme a due altri cacciatori, a raccontare
per filo e per segno le poche cose che avevano captato dall’obitorio. Poco che
nulla. “Sarà necessario ri-inserire uno
di noi tra i coroner” aveva stabilito semplicemente il Vecchio, Chris aveva
annuito e concordato. Prima di andarsene, la signora Silver si era avvicinato
allo sceriffo, “Si sa qualcosa?” aveva chiesto con espressione preoccupata e
con un tono di voce affettuoso, “ Non posso dirle nulla” aveva stabilito
semplicemente quest’ultimo.
Si erano diretti nell’obitorio.
Allison si era introdotta assieme a Deidre, la ragazzina che aveva svolto la
caccia nel bosco con lei. Era minuta con una cascata bionda ed un sorriso
irritante dipinto sul volto ancora infantile. Nessuno si stava più occupando
del corpo, ma quando entrarono trovarono comunque un infermiera, che
trascurando le sue attività all’ospedale, stava studiando il corpo e con lei c’era
un uomo. Melissa McCall ed un dottore.
“Cosa ci fate qui?” aveva chiesto immediatamente quest’ultimo, “Conrad”
l’aveva richiamato la donna, voltandosi verso di loro e ponendo la stessa
domanda in tono più gentile, “Volevamo sapere com’è morta” aveva risposto la
bruna, “Ho trovato io il suo corpo” aveva aggiunto. Melissa si era voltata verso Conrad con uno
sguardo preoccupato, poi lo aveva convinto a dirlo, “Una bestia, le ha morso il
collo e reciso la giugulare” aveva stabilito il medico, “Non ci sono stati
segni di trascinamento, doveva essere nel bosco a quell’ora” aveva detto, ma
neanche lui sembrava crederci troppo. Per le due cacciatrice voleva solo dire
che chi l’aveva addentata, poteva aver abbastanza forza da sollevarla se fosse
stata tramortita.
“Quindi è stata una belva?
Quale?” aveva domandato Deidre con curiosità, ma livida in volto. Quella volta
aveva risposto l’infermiera, “Non si sa. Ma possiamo escludere che sia stato un
lupo. Qualunque genere di lupo” e gli occhi della signora McCall erano stati
per Allison oltremodo espliciti.