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Autore: RLandH    02/04/2013    0 recensioni
Affannati, con le narici impregnate dalla morte e li abiti di uno dei due insudiciati dal sangue dell’assassinata, avevano ben poche altre scelte se non dirigersi dal loro beta in seconda. Prima ancora che riuscissero ad avvicinarsi alla casa, Scott McCall aveva percepito la loro presenza. L’avevano trovato sveglio, seduto alla finestra con li occhi luminosi nella notte. “Cos’è successo?” aveva urlato, sentendo l’odore di morte impregnare entrambi i ragazzi ed il sangue sui vestiti di Isaac, la sua voce era preoccupata. I due ragazzi erano saliti fino alla finestra e si erano introdotti nella camera dell’altro licantropo. “Cos’è successo?” aveva domandato ancora. “E’ morta una donna” aveva detto con freddezza Jackson, “Non siamo stati noi. Ma qualcun altro” aveva tenuto a precisare l’altro licantropo. Poi avevano raccontato tutto, per filo e per segno.
Quattro mesi dopo l'arrivo degli Alfa questi ultimi hanno stretto un assedio attorno alla città e Derek si è lanciato contro di loro in una guerra di trincea, ma quando qualcos'altro entra nella città: Le cose sono destinata a cambiare, a peggiorare.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Allison Argent, Isaac Lahey, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Le Belve

Premessa di questa storia: L’ho cominciata a scrivere appena terminata la seconda stagione, ho almeno ideata, ancora prima che venissero diffusi vari spoiler, quindi be non rispetta nessuno spoiler rivelato. Nessuno. (Ok, sapevo che erano ricercati due gemelli fighi, ma non avevo idea che fossero lupi, ergo compaiono ma non sono lupi).

Questa storia è macabra, come mai non ne ho scritta una. Non sono una persona particolarmente violenta, ergo le mie scene sono più di una psicologia violenta che una manifestazione, comunque se il rating è quello è più per il sangue che per il sesso (quasi del tutto assente).

Riguardo alle coppie, io sono una Sterek, con onestà l’ho ammetto, ma amo shipparli con quelle situazioni ambigue in cui si caccino, quindi si in questa storia questo sarà il grado del loro rapporto, che sarà enfatizzato da quella che apparirà come la FanSterekPerEccellenza! Ed il mio amore per loro mi impedisce di shipparli con chiunque altro, quindi nonostante l’inizio appaia il contrario tra Derek e la Sconosciuta non c’è un tubo che possa essere inteso come romantico,  è qualcosa di puramente fisico e bestiale.  Questa storia accentua il lato animale dei nostri eroi e degli altri.

Riguardo a Derek, sebbene lo vedete nel flashback (ogni 4 capitoli ne è presente uno), sentirete parlare nel terzo capitolo, effettivamente non farà una reale comparsa per un bel po’ di capitoli, questo però non lo defrauda dal ruolo di personaggio principale. Non è lui il personaggio chiave, quello credo sia Lydia, onestamente non ho ancora compreso tra Scott, Stiles, Allison, Isaac e Lydia chi sia il vero asso della storia, ognuno di loro è importante, ognuno di loro ha un demone personale da affrontare. La famiglia è forse il centrale, ma non l’unico.

Per gli OC ho cercato di creare personaggi che non fossero Mary Sue o Gary Stu, non credo di esserci riuscita con tutti. Chiedo venia per quello.

Onestamente credo sia la storia a cui ho dedicato maggiore attenzione in tutta la mia esistenza, non credo sia la più bella, ma la più studiata. Dirvi che mi piacerebbe ricevere recensioni, negative o positive o neutre che siano, sarebbe oltremodo inutile.

Bene,

buona lettura

RL&H

Ps-Se vi chiedete nella scena finale perché vengano distribuite informazioni così a due civili, be la risposta è nel prossimo capitolo, anche perché come vi verrà nota, non sono gli unici a ficcanasare dove non devono.

Ps(2)- Conrad appare nell’episodio Wolf Bane ed anche in Teen Wolf: Search for a Cure.

 

 

 

Le Belve

 

 

Una notte di Terrore

 

 

 

 

 

Svegliarsi la mattina con qualcuno accanto dovrebbe essere un piacere, si dovrebbe essere inebriato dall’odore che c’è nell’aria e si dovrebbe avere sul viso un sorriso beota e beato. Ma a Derek Hale questo non succedeva da molto tempo, l’ultima volta che aveva provato un sentimento del genere era ancora un ragazzino vulnerabile che vedeva nella bella Argent la donna del suo destino. Era bello svegliarsi ubriacato di lei; ma poi la realtà era diventata oltremodo orribile. Così quella mattina aveva aperto gli occhi alzandosi a fatica, cercando di fare mente locale su ciò che era successo la notte prima, come un licantropo Derek non era mai preda dell’alcool, ma quando la luna piena era trionfante in cielo, l’adrenalina annebbiava ogni freno inibitore. Era a casa sua, quella a Sant Francisco. Un corpo era al suo fianco, un corpo ghiacciato e male odorante, eppure nel vederla così assopita, sorrise. Raquelle le ricordava Laura per certi versi, sebbene fossero diverse in tutto. La ragazza schiuse gli occhi, due pozzo nere nacquero dalle ciglia spesse ed il volto si rasserenò nel vederlo; i capelli biondo rame erano lunghi e scintillavano sulla pelle chiara,  coperta solamente da quelli. Le labbra erano grosse ma bluastre, non erano belle, non ti invitavano a baciarle, non lo avevano fatto almeno per qualche tempo, poi erano state voraci e sensuali. “Puzzi” aveva biascicato Raquelle, sollevandosi dal letto, senza preoccuparsi di essere nuda come la terra, aggirandosi per la casa, era la prima volta che era riuscita a metterci piedi la notte prima, ma erano corsi così in fretta al letto che non si era presa la briga di guardarla bene, studiando l’austero arredamento. “Sei così spartano” aveva commentato Raquelle afferrando gli indumenti che aveva disseminato per il monolocale, costatando che alcuni erano ridotti a brandelli, pochi erano ancora presentabili.

Si era accostata alla tendina tirata  e l’aveva scostata appena per lasciare entrare almeno un flebile raggio di sole nell’appartamento, assicurandosi di essere al sicuro da questo. “Credo che resterò qui per ora” aveva ghignato Raquelle, richiudendo la tendina ed infilandosi gli stivali, per dirigersi nella sala che comprendeva l’intero appartamento del licantropo, fermandosi però sulla porta. “Che succede, sanguisuga?” aveva chiesto lui divertito, “Era un nomignolo a doppio senso?” aveva domandato lei fintamente sconvolta, “Anche triplo”  aveva scherzato Derek, divertendosi nel vedere il sorriso sul viso scemargli. Rachelle aveva ringhiato, scoprendo i denti appuntiti ed il ragazzo aveva ricambiato alla perfezione sfoderando le zanne da bestia; “Potresti tirare giù le persiane” aveva biascicato alla fine lei, lasciando perdere i vari versacci,  lui aveva ridacchiato, prima di farle quella piccolissima cortesia. Si erano accomodati insieme al tavolo, la sala era illuminata dalla luce elettrica e Raquelle guardava con tristezza l’orologio. Mezzogiorno ed era costretta in quell’appartamento fino a che il sole non fosse tramontato.

Derek le aveva servito del pranzo delle uova fritte che lei aveva mandato giù con una certa nausea. “Non c’è nulla che si possa fare per il tuo odore?” aveva gracchiato il licantropo, riferendosi a quella nefanda flagranza che infestava l’aria che circondava la ragazza, l’odore del sangue incrostato e della carne che marciva, “Lo stai dicendo a me? Questo posto sa di zoo. Puzza di pelliccia bagnata ed è  nauseante” si era difesa lei, arricciando il naso. Raquelle aveva poi continuato a mangiucchiare le uova con tranquillità, cercando di apprezzare il gesto che Derek aveva compiuto nel cucinarle qualcosa.  Dopo essersi infilata nella doccia  nel piccolo bagno per lavarsi di dosso quell’orribile fetore di morte che fuorusciva dai pori al posto del sudore.  Poi si era messa a cercare nell’armadio del licantropo qualcos’altro da indossare, mentre quest’ultimo era in giro a svolgere sue commissioni personali. Aveva infilato una felpa, che per sua sfortuna era piena di peli di lupo e questo  le aveva inumidito gli occhi per il male odore canino. Poi aveva cominciato a frugare tra le cose di lui, perché era sempre stata una ragazza troppo curiosa. Aveva trovato un mucchio di vecchie foto; conosceva a grandi linee la storia della famiglia del giovane, così come lui conosceva quella sua. Ma vedere i volti era un’altra cosa. In una Dereck era con molte persone, sorrideva, cosa alquanto stramba a detta sua, in una era con una ragazza che somigliava incredibilmente a lui: quella doveva essere Laura Hale, la sorella. Compariva in molte foto, con tanta altra gente. Poi c’era quella foto che probabilmente il lupo mannaro non avrebbe mai voluto che lei vedesse; c’era un Derek spensierato, felice e rilassato, baciare una bionda che sembrava divertirsi tantissimo. Per Raquelle lei non aveva un nome, ma conosceva la sua storia, così rimise tutto a posto nella scatola e l’aveva riposta di nuovo sotto il letto.

Derek era tornato verso le cinque del pomeriggio, trovando la ragazza che scribacchiava su un foglio qualcosa. Disegnava. “Tra poco sarà tramontato il sole” aveva bisbigliato a lei, accomodandosi al suo fianco sul tavolo. Quell’altra non l’aveva degnata di molto sguardi, limitandosi ad alzare appena gli occhi verso il ragazzo. Lui buttò gli occhi sul foglio, sembrava un tramonto sul mare. “Sono ossessionata dal sole” aveva semplicemente detto lei, posando la penna sul tavolo con un espressione amareggiata in viso, “Io dalla Luna” aveva semplicemente ironizzato Derek, forzando le labbra in un sorriso di circostanza. Raquelle aveva, a modo suo, apprezzato il gesto, allungandosi per posare le sue labbra cianotiche su quelle del licantropo, in un bacio delicato che non si erano mai scambiati prima.  Derek era fuggito quasi immediatamente al bacio. Niente amore era stata la sua regola, dopo Kate Argent. Niente più amore. “Non potrebbe mai funzionare tra noi, vero?” aveva  chiesto Raquelle, “Una succhia sangue con uno come me? Mai. Siamo diversi per natura” aveva risposto il licantropo con un sorriso ironico sulle labbra, lei lo aveva freddato con gli occhi neri e piccoli, “Taci botolo” aveva ringhiato, con i denti affilati in mostra.

Le cose andarono bene per un paio di giorni o notti. Il tempo per Raquelle era relativo così come lo era per lui. Aveva capito che le cose erano cambiate la notte che la luna attraversava il suo ultimo quarto. Nella  seconda settimana di agosto, Derek Hale aveva lasciato il suo appartamento e l’altra senza sprecare mezza parola di troppo. Laura gli aveva recapitato un pacco, lo stesso che era arrivato a lei poco prima di una settimana: una foto di un cervo sul cui manto era stata incisa la spirale dei lupi, simbolo della vendetta, così il ragazzo non aveva saputo se fosse per il fatto che i lupi volessero la rivalsa o se fosse una trappola, la soluzione era solamente quella di tornare a casa, a Beacon Hills, immediatamente.  Così aveva lasciato Sant Francisco in un caldo giorno d’estate, non lasciando altro che un vecchio disegno del sole al tramonto sul mare ed una scritta: Dovevo.  Raquelle aveva capito, preso e piegato il foglio, aveva meditato a lungo se conservarlo o meno ed alla fine l’aveva nascosto nella tasca della felpa che puzzava di cane bagnato che non aveva mai fatto a tempo a restituirli.

Trecentosessantacinque giorni dopo

< < Kate Argent ha infranto il codice > >

< < Gerard Argent avrebbe ucciso la sua famiglia per diventare un lupo mannaro > >

< < Se si sapesse che sei stata la fidanzata di un beta, Allison non ti permetterebbero mai di diventare capo > >

Allison Argent aveva continuato a ripetersi queste frasi all’infinito nella sua testa, mentre il sangue delle bestie scivolavano sul suo viso ed i suoi abiti. Pensò alle parole che suo padre le aveva detto, baciandole la fronte. Secondo Chris gli Argent avevano perso la propria gloria dopo gli ultimi avvenimenti. Lei non potevano farli scivolare di più nella vergogna. L’adolescente aveva assicurato il padre che sarebbe riuscita a diventare la leader dei cacciatori.  Scott McCall era scivolato fuori dalla sua vita lentamente e dolorosamente. Si erano persi di vista durante la lunga estate che era passata dopo la duplice morte di Jackson, non si erano più parlati. Ogni tanto capitava che si incontrassero, si scambiavano lievi sguardi, ma non parlavano più.

Quando ogni goccia di sangue scivolò sul suo viso, Allison si sollevò dalla posizione genuflessa in cui il Vecchio l’aveva  costretta ed assieme a loro lo fecero anche gli altri quattro. Lei aveva guardato suo padre negli occhi e lui aveva annuito. L’Uomo Anziano, venuto dalla Pennsilvenya, vecchio ed esperto cacciatore, per il rito di iniziazione, per  rendere cinque poco più che infanti, diventare veri cacciatori dell’occulto. “In questo bosco disseminato di trappole e pericoli mortali, abbiamo nascosto una freccia d’argento. Trovatela e tornate qui, prima che il sole sorga” aveva stabilito il vecchio come una cantilena ed i cinque avevano rotto le righe, disperdendosi per il bosco armati fino ai denti. Chris aveva preparato sua figlia alla perfezione, specialmente ora che erano rimasti solamente loro due: la freccia era nascosta in un punto angustio, il sentiero era disseminato da trappole ed il sangue versato su di loro avrebbe indotto i lupi, se presenti, ad attaccarli pensando che avessero ucciso dei compagni.

Camminò lungo il sentiero del bosco. Allison lo conosceva bene quel luogo, era più di un anno che viveva in quella cittadella. Per gli altri quattro le cose erano poco più difficile. I due gemelli, avevano la stessa età di lei, erano arrivati tre mesi prima e non si erano ancora abituati, l’altra femmina viveva a beacon Hills da cinque anni, ma aveva tre anni meno di Allison ed a stento si era avviata da sola per le vie della cittadina non arrivando mai a camminare per le stradine del bosco e l’ultimo, quello che aveva un anno meno della futura cacciatrice, era arrivato quella stessa mattina. Lei invece aveva passato quasi ogni giorno dell’ultimo anno in quel bosco, aveva festeggiato lì il suo ultimo compleanno ed aveva fatto l’amore lì per la prima volta. Quando sorvegliavano Jackson, dopo aver deciso che avrebbero continuato a stare insieme per il resto della propria vita.

A volte sembrava un impresa non pensare a Scott, non solo in quella circostanza, con i suoi occhi che passavano dal dolce e caldo nocciola all’oro fuso. Occhi meravigliosi a tratti dolci ed a tratti selvaggi. Ma lui le mancava. Quando gli prendeva la mano per calmare il suo nervosismo, quando le sorrideva di zucchero. I suoi baci, i suoi abbracci, la sua voce. Allison soffriva ogni giorno l’idea di averlo perso. Sapeva che lui sperava ancora di poterla amare, ma lei non avrebbe mai acconsentito a questo, quella notte sarebbe stata ordinata cacciatrice e non poteva come tale amare un licantropo. Si era persa in quei dolci ricordi, quando sentì il frusciare delle foglie alle sue spalle. Aveva una freccia sempre alla mano, così da non dover perdere tempo ad estrarla dalla faretra. La incoccò e la punto versò il luogo da cui proveniva il fruscio, ma come aveva puntato la freccia, si era trovata una balestra in viso ed un ragazzo allarmato quanto lei. Aveva i ricci castani e gli occhi azzurri, un espressione confusa ed era magrolino di fisico, Donovan Silever, quello che da tutti i cacciatori era definito un giovane Chris Argent, ugualmente brillante e retto moralmente, quanto bravo e svelto nel combattere. Anche se in quel momento ad Allison sembrava la cosa più lontana da sua padre in tutto. Abbassò l’arco così fece il ragazzo con la balestra.

La ricerca della freccia prevedeva che venisse svolta singolarmente, ma se qualcosa accomunava i cacciatori con la propria preda era quel senso di gruppo, insieme si era più forti. Il concetto di branco dei lupi, valeva anche per loro. Così Allison si era trovata a girovagare quei boschi, camminando a saltelli, fissando la terra in cerca di trappole assieme ad il ragazzo che era arrivato quella mattina per svolgere la prova di iniziazione.  “Odio i boschi” aveva commentato nervoso il cacciatore dei Silver, “Immagino che per uno di Baltimora questo posto non sia idilliaco” aveva constatato la bruna sorridendo appena. La compagnia di Donovan non le dava nessuna particolare gioia, le avevano detto quella mattina che lui sarebbe stato un suo compagno di scuola in futuro e di farlo sentire a casa, ma c’era stato qualcosa nei suoi occhi che non l’aveva resa tranquilla, qualcosa di famigliare.  Lui l’aveva salutata in modo impacciato, rivelandole che da bambini si erano già conosciuti, per quel breve periodo in cui Allison aveva vissuto nel Maryland. Eppure la sua compagnia non le dava nessuna tranquillità. Forse erano quegli occhi blu troppo famigliari o quel sorriso divertito che fioriva ogni tanto sulle sue labbra.

“Non è male Beacon Hills, particolarmente la gente” aveva detto solamente Donovan, scavalcando una radice sporgente, finendo con il piede in una corda, ma lui non se n’era accorto e neanche la ragazza era intenta a scrutare con gli occhi tutti quei posti alla ricerca della freccia d’argenta. Lanciò un urlo, quando sollevò il piede e si ritrovò appeso a testa in giù. Allison si trattene dal ridere, ma questo non le impediva di essere incredibilmente divertita, quel ragazzo non aveva nulla a che fare con una versione giovanile di suo padre.  “Invece di sghignazzare non ti dispiacerebbe aiutarmi?” aveva domandato Donovan, cercando di piegarsi per arrivare alla corda, con scarsi risultati, “D’accordo” aveva detto Argent, arrampicandosi a fatica sull’albero lì vicino per tagliare con il coltellino legato alla cintura, la corda che teneva sospeso il ragazzo.

Dopo un brutta caduta, il ragazzo aveva implicitamente accusato Allison di aver di proposito scelto di tagliare la corda anziché scioglierla per fargli male di proposito, “Sei lievemente paranoico?” aveva domandato di rimando lei, ovviamente retorica.  Donovan l’aveva guardata in malo modo, ma alla fine aveva scelto di tacere ed di continuare la ricerca. Si erano avventurati per una discesina, fatta di arbusti spinosi, dove si graffiarono completamente le braccia, così il loro sangue si mischiò a quello del lupo che era stato versato precedentemente sulle loro pelli.  “Sai che penso Argent?” aveva domandato il ragazzo, “Ovviamente no” si era sprecata lei nella risposta, nonostante non ne fosse necessaria nessuna, “Che se venissimo colti  da un branco di lupi ci sarebbero poche probabilità di sopravvivere” aveva detto comunque il ragazzo, costatando che le bestie in questione non avrebbero gradito vederli coperti dal sangue di loro simili.

Poi videro un corpo steso a terra, era uno dei gemelli Rivers, Mike, bloccato completamente  sul suolo boscoso con un braccio teso verso ovest, non era morto, respirava, boccheggiava e muoveva gli occhi ma sembrava incapace di muoversi. “Michael! Michael” aveva esclamato immediatamente Donovan subito prendendo il ragazzo per il busto e sollevandolo, “Che succede?” aveva domandato, giustamente, preoccupato,  Mike sembrava spaesato e confuso,  “Non riesco a muovermi”   strillava, incapace di fare alcun che. Allison si era chinata studiando la mano del ragazzo bloccato a terra: le sue dite erano ricoperte da una sostanza collosa, veleno di Kanima. “Silver non toccare la sostanza che gocciola dalle sue mani,  Rivers tra un’oretta sarai di nuovo in piedi” aveva detto con serietà la cacciatrice,  “Come lo sai?” aveva bisbigliato Mike, “I cacciatori, lo scorso anno, hanno fatto una buona scorta di questo tipo di veleno e penso che l’abbiano usato come una trappola” aveva  spiegato elementare. “Ma cos’è?” aveva chiesto Donovan, “Veleno di Kanima” aveva risposto lei, prima di spiegare ai due che creatura fosse mai quella, mentre si alzava per girovagare lì intorno alla ricerca della freccia d’argento. La trovò ad ovest del corpo di Mike. Tra due cespugli, cosparsi di veleno. Infilò i guanti di pelle nera lunghi fino ai gomiti ed infilò la mano tra gli arbusti e tirò via il dardo, anche quello era grondante del veleno del rettile mutaforme.

Quando tornò dai due con il trionfale sorriso di aver trovato la freccia con abbastanza anticipo all’alba. Ma mentre Mike era ancora bloccato nella posizione supina in cui l’avevano trovato, Donovan era accovacciato con un ginocchio a terra e gli occhi blu fissi nella foresta. “Che succede?” aveva domandato preoccupata, ma quello li aveva fatto cenno di tacere, “Ho sentito un pianto, come un lamento, un qualcosa” aveva bisbigliato, sollevandosi e cominciando a camminare verso la direzione da cui aveva udito qualcosa. Mike li aveva scongiurati di non lasciarlo li da solo in balia dei lupi, così Donovan lo aveva cosparso di petali d’acconito violetto, sperando che questo tenesse i licantropi lontani. Lui ed Allison si erano incamminati nei meandri del bosco, la balestra e l’arco in mano.  “In questo bosco ne succedono di cose brutte, vero?” aveva domandato il cacciatore,  “Continuamente” era stata la risposta della ragazza, che continuava a guardare in torno, aspettandosi da un momento all’altro un membro del branco di Derek spuntare fuori con quell’aria innocente e spaesata che sapevano prendere all’occorrenza.

Poi era accaduto in fretta. Donovan aveva pestato un arbusto ed era stato l’unico rumore che aveva spezzato l’aria. Qualcuno l’aveva udito ed era scappato tra gli alberi, lasciando alle sue spalle un fruscio, Allison aveva voltato lo sguardo cercando chi aveva fatto rumore, ma il ragazzo si era lanciato in avanti con un mezzo urlo, strepitando. La ragazza era rimasta in silenzio, senza badarsi dell’altro, l’unica cosa che aveva scorto nella coltre della selva erano due luminosi occhi dal colore dell’oro fuso. Un lupo. Poi i due luminosi gioielli erano spariti nella notte ed Allison si era trovata a fissare il vuoto della notte.

Era corsa da Donovan trovandolo chinò su qualcosa, cercava di smuoverlo, rianimarlo, ma al suo fianco c’era un corpo morto. Era una donna, vide Allison,  la sua pelle era pallida come la luna, che quella notte non era sorta in cielo, i capelli castani erano sparsi sul suolo, adornandole il viso come fosse una bambola, la bocca semi aperta e gli occhi socchiusi. Era vestita come una di quelle impiegate da ufficio rivestite. Sarebbe potuta apparire come un addormentata per quell’espressione beata che era dipinta sul volto, se non fosse stato per il rosso. Sangue ovunque a macchiare il viso, le vesti e la pelle, la gola e la clavicola quasi completamente aperti. E l’unica cosa che Allison poté pensare era alla tregua che era stata rotta, che uno dei giovani lupi si era macchiato dell’omicidio. “Dobbiamo chiamare gli altri” disse solamente con la voce che era poco più di un sussurro. Il lupo aveva gli occhi gialli, non poteva essere Jackson. Si ritrovò a sperare non fosse Scott.

Lo Sceriffo Stilinski aveva chiesto ad Allison e Donovan ogni cosa. Cosa facessero nel bosco, cosa avessero visto, cosa pensassero. Ed i due ragazzi avevano abilmente mentito, riferendo ciò che avevano stabilito con i cacciatori. Giovane coppia ad amoreggiare, erano incappati in un cadavere. Era stato Chris a scegliere questa versione. Avevano chiamato la polizia dopo che i cacciatori avevano fotografato ed analizzato il corpo. “Va bene ragazzi” aveva detto affranto l’uomo, “Beacon Hills non sarà mai un posto tranquillo” aveva commentato a mezza-voce. Ed Allison capiva, non solo per lo scorso anno avevano dovuto sorbire un alfa vendicativo ed pazzo omicida, ma quell’autunno cominciava esattamente allo stesso modo, una donna morta in un bosco uccisa da una belva. “Penso che dovrò portavi lo stesso al dipartimento” aveva commentato lo sceriffo, dopo aver aspettato che arrivassero i genitori dei ragazzi, che intelligentemente avevano fatto tutto il giro della città. La signora Silver si era mostrata una mamma fintamente apprensiva e preoccupatissima ed anche suo padre aveva messo in scena quella finta.

Erano stati al dipartimento buone tre ore. Li avevano interrogati di nuovo, sia insieme sia separatamente. Degli Argent nessuno si fidava, Allison lo sapeva, da quando sua zia era stata scoperta come la piromane degli Hale e sua madre si era suicidata per depressione, tutti sapevano che c’era qualcosa di sinistro negli apparente famiglia con il garage pieno di armi sofisticate.  Quando erano riusciti a tornare dai loro genitori, Deidre Goldskull era, insieme a due altri cacciatori, a raccontare per filo e per segno le poche cose che avevano captato dall’obitorio. Poco che nulla.  “Sarà necessario ri-inserire uno di noi tra i coroner” aveva stabilito semplicemente il Vecchio, Chris aveva annuito e concordato. Prima di andarsene, la signora Silver si era avvicinato allo sceriffo, “Si sa qualcosa?” aveva chiesto con espressione preoccupata e con un tono di voce affettuoso, “ Non posso dirle nulla” aveva stabilito semplicemente quest’ultimo.

Si erano diretti nell’obitorio. Allison si era introdotta assieme a Deidre, la ragazzina che aveva svolto la caccia nel bosco con lei. Era minuta con una cascata bionda ed un sorriso irritante dipinto sul volto ancora infantile. Nessuno si stava più occupando del corpo, ma quando entrarono trovarono comunque un infermiera, che trascurando le sue attività all’ospedale, stava studiando il corpo e con lei c’era un uomo. Melissa McCall ed un dottore.  “Cosa ci fate qui?” aveva chiesto immediatamente quest’ultimo, “Conrad” l’aveva richiamato la donna, voltandosi verso di loro e ponendo la stessa domanda in tono più gentile, “Volevamo sapere com’è morta” aveva risposto la bruna, “Ho trovato io il suo corpo” aveva aggiunto.  Melissa si era voltata verso Conrad con uno sguardo preoccupato, poi lo aveva convinto a dirlo, “Una bestia, le ha morso il collo e reciso la giugulare” aveva stabilito il medico, “Non ci sono stati segni di trascinamento, doveva essere nel bosco a quell’ora” aveva detto, ma neanche lui sembrava crederci troppo. Per le due cacciatrice voleva solo dire che chi l’aveva addentata, poteva aver abbastanza forza da sollevarla se fosse stata tramortita.

“Quindi è stata una belva? Quale?” aveva domandato Deidre con curiosità, ma livida in volto. Quella volta aveva risposto l’infermiera, “Non si sa. Ma possiamo escludere che sia stato un lupo. Qualunque genere di lupo” e gli occhi della signora McCall erano stati per Allison oltremodo espliciti.

   
 
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