The Last Desire
Una nota prima: Sorta di What If, collocata appena dopo l'episodio 3.16, “Top Secret”.
Buona lettura e, per favore, date un'occhiata anche alle note finali!
Non
che House la detestasse a priori, però c'erano dei momenti
in
cui sentiva di odiarla davvero: uno di questi era quando sapeva che
aveva ragione, specialmente sul suo conto.
Lo
faceva sentire fastidiosamente esposto e vulnerabile, come se i suoi
occhi grigi potessero vederlo davvero.
Per
questo motivo, amava cercare lo sbaglio nei suoi ragionamenti, la
crepa che li avrebbe fatti crollare come un castello di carte.
Non
riuscire a trovarla era quantomeno irritante.
Perderci
il sonno era decisamente stupido ed insensato, lo sapeva, ma non
poteva farne a meno. Non ci aveva nemmeno provato, a dormire: non si
era spogliato, non era andato a letto.
Era
rimasto sul divano, occhi chiusi, TV spenta e cervello al lavoro, a
ripensare alla loro conversazione. A maledirsi per non avere nemmeno
tentato di difendersi.
E poi, di colpo, l'illuminazione.
“Supera la tua cotta per me, House...”
Aveva
trovato la falla che avrebbe fatto affondare tutte quelle belle
proposizioni logiche.
Incurante
dell'ora prese le chiavi della moto, e sgommò fino a casa
sua.
Suonò
il campanello abbastanza energicamente da svegliarla, ma lei
aprì
al primo squillo, perfettamente sveglia, fasciata da una vestaglia
grigio chiaro, senz'altro di seta, l'espressione più
rassegnata, che sorpresa.
Nessuno
dei due parlò per qualche secondo, che gli fu sufficiente a
studiarla con calma: dai capelli troppo ordinati per essere stati
appoggiati su un cuscino, al modo in cui i suoi occhi risaltavano per
via del colore della vestaglia.
Lei
non gli chiese cosa volesse, non ne ebbe il tempo.
Lui
le puntò il bastone contro, sorreggendosi allo stipite della
porta, e completò, finalmente nel modo giusto, il loro
dialogo:
“No,
smettila tu Cuddy. Smettila di aiutarmi quando meno dovresti,
smettila di andare contro tutti, contro te stessa, per me, smettila
di vestirti in modo da piacermi, smettila di sorridermi in quel modo,
e, per l'amor del cielo, piantala TU di guardarmi il culo quando
credi che non me ne accorga!”
L'ultima
affermazione le distese i tratti corrucciati, ma durò poco.
“Sei
tu che devi farti passare la tua cotta per me, perché su
questo ti sbagli di grosso. Non mi importa di quanto ti faccia
piacere crederlo, di quanto l'idea che io sia infatuato di te
gratifichi il tuo ego frustrato. Mettitelo bene in testa: io non ho
una cotta per te, chiaro? Io ti amo.”
Un'ondata
di soddisfazione mista a panico lo invase dopo aver detto quelle
parole, che non credeva, in definitiva, sarebbe mai riuscito a
pronunciare.
Lisa non reagì.
Tuttavia
lui notò il volto che impallidiva ulteriormente, i pugni che
si stringevano e le mani che tremavano.
Ma
la sua voce fu ferma quando parlò, il tono autoritario di
chi
afferma una verità innegabile.
“House,
non è vero. Tu non diresti mai una cosa del genere, non sul
serio.”
“D'accordo,
allora sono venuto a casa tua in piena notte, ignorando la gamba che
cerca di staccarsi, solo per controllare se indossi la baby doll
rossa che ti ho regalato. Anche se, in effetti, ti preferisco
senza.”
Lisa
chiuse gli occhi, ma quando li riaprì ebbe la conferma che
non
si trovava in un incubo, perché era ancora in piedi sulla
soglia di casa, di fronte ad un House che la fissava con aria di
sfida.
Gregory
House che aveva appena detto di amarla.
Richiuse
gli occhi.
“Tutto
questo è assurdo. Tu non puoi dichiararti sulla porta di
casa
mia, alle 3 di notte. Anzi, tu non puoi dichiararti e basta.”
Lui
sbuffò, seccato.
“Io
non mi sono dichiarato! Dove le vedi le rose, i cioccolatini e il
ristorante?! Io ti ho solo detto la verità, per dimostrarti
che avevi torto.”
Suo
malgrado lei sgranò gli occhi: “Cioè,
mi avresti
detto di amarmi per non lasciarmi la soddisfazione dell'ultima
parola?!”
“Proprio
così.” Annuì, soddisfatto che avesse
finalmente colto
il punto.
“Non
ti credo.” Sospirò, tentando di tenere a bada il
rimescolio
di sentimenti, paure e dubbi, che le faceva girare ferocemente la
testa.
“Liberissima.
Nemmeno io do tanta importanza alla questione, in effetti.”
Diamine, era persino riuscito a non suonare ferito. I lunghi anni
passati a fingere indifferenza erano serviti a qualcosa, dopotutto.
“E
quindi?” Tentennò lei, dopo un istante di silenzio.
“E
quindi niente, io avevo ragione e tu ti sbagliavi, come
sempre.”
“Mi
stai chiedendo di fare finta di nulla?!”
“Certo!”
Sbottò. “Cos'è, hai paura che,
respingendo il mio
amore, mi spezzerai il cuore? Sveglia! Sono sempre io, House, sai
quel dottore sexy, cinico e bastardo? Io non ce l'ho un
cuore!”
“Eppure
mi ami.”
“Guarda
che non lo faccio mica apposta!” Esclamò,
risentito. “È
come essere zoppo, è così e basta, non
è colpa
mia... Anzi, pensandoci è colpa tua! È proprio la
stessa cosa, in entrambi i casi la responsabile sei tu.”
“Questa
è la cosa più folle che io abbia mai
sentito.”
“Oh,
piantala, Cuddy, come se non avessi mai desiderato niente del
genere.”
“E
sentiamo, perché esattamente dovrei volere una cosa
simile?”
“Perché
anche tu mi ami.”
Lo
disse con lo stesso tono con cui avrebbe potuto spiegare la diagnosi
esatta di un caso complicatissimo, l'unica che metteva tutti i pezzi
del puzzle al posto giusto.
Il loro puzzle.
La
voce sicura, quasi arrogante, la sfumatura di trionfo chiara, la
paura serrata in fondo alla gola.
La
sua replica, forse un po' tremolante, gli giunse quasi attraverso un
muro. Dopotutto, il panico non era così ben controllato come
credeva.
“E
cosa te lo farebbe dire?”
“Oh,
andiamo...”
E,
per fortuna, Lisa era una donna con sufficiente senso pratico da non
lasciargli sciorinare la lista di sintomi che aveva, senza dubbio,
già pronta.
Si
limitò ad afferrarlo per il bavero della giacca e a
baciarlo,
lasciandosi trasportare dall'entusiasmo con cui le rispose.
Quando si staccò lesse nei suoi occhi le due emozioni che, in tutti quegli anni, aveva più raramente visto passare sul volto di House, illuminato da gioia e sorpresa.
Si
voltò, ed accennò a rientrare in casa. Lui non si
mosse, restando impalato sulla soglia, così da guadagnarsi
un'occhiata impaziente, da sopra la spalla avvolta dalla seta.
“Allora,
non vieni?”
“Non
avevi detto di tenerlo come ultimo desiderio?”
Il
sorrisetto che le si dipinse sulle labbra gli spedì il
sangue
a velocità supersonica verso il basso. “Chi ti
dice che
uscirai vivo di qui?”
E,
mentre si richiudeva la porta alle spalle, Gregory House seppe che
c'erano cose per le quali valeva la pena di rischiare la vita.
Dall'autrice:
One shot che nasce dall'ispirazione quasi maniacale
che mi fanno venire questi due. Non
betata,
(rinnovo la richiesta di farmi notare tutti gli errori sintattici e
non che vi abbiate trovato) pubblicata... non sotto i migliori
auspici, diciamo.
Vi
prego di essere sinceri, crudelmente sinceri, nelle vostre recensioni
perché, se è tanto OOC quanto mi è
stato
indicato, devo saperlo. Invita
(perché detesto fare degli OOC) aggiungerò
l'avvertimento.
Se
però dovete scrivermi solo per farmi notare che è
una
cosa semplicemente folle, e che non accadrà mai, grazie, lo
so
da me. Il “What If” ci sta proprio per quello.
Special
thanks to:
Tutti coloro che hanno recensito la mia ultima follia. Ad oggi:
Siyah,Thiliol, Simona, Zoe MonBlanck, Morgan, Vally, Nike87, Thia,
Jo_Ch_90 ed Elyxyz.
A
tutte le meravigliose Sunshiner del “We ship
House/Cuddy”, che mi
fanno venire una gran voglia di scrivere. <3
Prendetevela
con loro! XD