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Autore: Jillian Greenleaf    27/08/2004    3 recensioni
L'erede di Voldemort è arrivata a Hogwarts.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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LA VITA PIU' DURA

                        LA VITA PIU' DURA

 

1. HO SBAGLIATO TUTTO!

 

Se vi state domandando perchè stò piangendo è giusto che vi racconti la

mia storia, è giusto che il mondo sappia quello che accadde e quello

che accadrà una volta che colui che non deve essere nominato tornerà in

vita. Accadde molto tempo fa: persi la famiglia a breve distanza dalla

mia nascita e le cause mi sono tutt'ora sconosciute, nessuno accettò di

allevarmi come se fossi sua figlia e così, lentamente, venni

dimenticata. E non sarà certo sentendo il mio nome che vi ricorderete

di me perchè io sono Jillian: unica superstite rifiutata dal mondo.

Ai margini di una foresta scura e magica furono gli alberi a prendersi

cura di me e a crescermi finchè, una notte, vidi colui che mi avrebbe

riportata, finalmente, nel mondo dei babbani. Cosa potevo desiderare di

più dalla vita? Avevo finalmente trovato un padre: colui che da tanto

tempo avevo cercato e questo mio nuovo padre aveva molti amici che

indossavano, molto spesso, delle maschere.

Non so per quale motivo, ma tutti loro avevano sul braccio un

tatuaggio: un teschio dal quale usciva un serpente. Cominciai a pensare

che quello fosse il simbolo di un loro progetto che, tutavia, mio padre

non mi ha mai rivelato. Una sera andai da lui e gli dissi che avolevo

diventare forte e fiera come lo era lui e avrei avuto l'onore di

portare anch'io quel simbolo tatuato sul mio braccio.

Non avevo mai visto il volto di mio padre poichè era sempre coperto da

un cappuccio, ma la cosa non mi interessava più di tanto.

Quando ebbi compiuto 10 anni lui mi lasciò partecipare ad una riunione

assieme ai suoi amici. Io era onorata e ascoltavo tutto con vivo e

deciso interesse. Prima che la riunione si concludesse, mio padre mi

svelò tutti i suoi segreti:

-Le persone che vedi quì riunte sono i mangiamorte, i miei fedelissimi

seguagi e da oggi tu farai parte di loro. Ma devi imparare molto bene

ad usare la bacchetta magica(lui non la usava mai)per poi seguirmi ed

essere nominata mia erede. Ho quindi deciso che freguenterai la scuola

di magia e stregoneria di Hogwarts dove albergano forze ed entità a me

nemiche. Pertanto stai attenta, non devi esere scoperta. Uno dei miei

seguagi, che già insegna in quella scuola, ti fara da "palo" e sarai tu

Severus a farlo!!!-

Ora sono certa che tutti voi, anche se inesperti di magia nera, avete

capito chi sia mio padre:...........

.............LORD VOLDEMORT!!!!!!!!!!!

Sì, so che sembra strano sopprattutto per dei babbani, ma le cose stanno

esattamente così. Comunque sia io dovetti entrare nella scuola.

Non credo ci sia bisogno di aggiungere qualcosa su di essa quindi

torniamo alla storia: entrai nella sala grande accompagnata da

Severus Piton considerato nella scuola insegnante di pozioni.

A differenza di moltri altri non avevo paura e, quando la professoressa

McGranitt chiamò:

-Jillian Searis-(cognome inventato da Bellatrix, mangiamorte)io andai

verso il cappello parlante come se fosse la cosa più normale di questo

mondo. E poi non riesco ancora a capire, perchè tutti hanno paura della

casa dei serpeverde? Io ero consapevole che, essendo la figlia di

Voldemort, mi sarei ritrovata proprio in quella casa e non era per

niente triste o disgustata a differenza di molti altri.

Ma ora so che se non ci fossi mai andata in quella scuola non avrei mai

sofferto tanto! Il cappello parlante mi assegnò alla casa di corvonero

ed io guardai Severus(mi concedeva di chiamarlo così perchè ero l'erede

di Voldemort)con aria confusa e sorpresa mentre lui sembrava capire.

Comunque sia, non so per quale motivo, sentì il nome di un ragazzo che

era stato ammesso nela casata dei grifondoro:

-Oliver Baston-non prestavo molta attenzione ai nomi dei miei compagni

ma il suo mi lasciò letteralmente di stucco.

Quella stessa sera andai nella camera privata di Severus:

-Perchè corvonero e non serpeverde?-chiesi

-Perchè anche se pratichi la magia nera Lord Voldemort è tuo padre

adottivo, non è il tuo padre reale e questo cambia radicalmente le

cose. Se il nostro padrone fosse realmente tuo padre il cappello

parlante ti avrebbe assegnata ai serpeverde non appena l'avresti

sfiorato con la punta delle dita!!!-rispose. Io me ne andai subito e fu

un'altro grosso errore: stavo per svoltare verso un corridoio per

raggiungere il mio gruppo ed ero arrabbiatissima e borbottavo in

serpentese quando, come vorrei non fosse mai accaduto,andai a sbattere

contro qualcosa.......o qualcuno......

-Guarda dove vai- gli dissi con tono di voce neutra. Poi vidi una mano

davanti a me:

-Perdonami, hai ragione tu, posso aiutarti ad alzarti? Infondo è il

minimo che posso fare dopo quello che è successo!-era lui.

L'espressione del mio volto cambiò:

-Sei gentile!!-e io mi domandai perchè l'avevo detto.

Io gli diedi la mano e lui mi aiutò ad alzarmi,nessuno,credo,l'avrebbe

mai fatto, nemmeno uno dei mangiamorte.

-Io sono Oliver Baston, casata dei grifondoro e tu......-

-Io sono Jillian, Jillian...Searis, della casata dei...corvonero!-e mi

chiedevo perchè mai glielo avevo detto.

-Lieto di conoscerti e scusami per esserti venuto addosso!-

-Figurati, anch'io avrei dovuto guardare dove andavo!-

-Beh, è stato un piacere conoscerti, ci vediamo domani alla lezione di

volo! Ciao!!-

-Ciao!!!-e con che razza di tono lo dissi quel "ciao". Comunque sia vi

ho appena presentato colui che è la causa di tutti i miei guai: il

giorno seguente, alla nostra prima lezione di volo, dopo che Madama

Bumb ha spiegato il modo migliore per dominare la scopa, ha formato due

gruppi e provate ad indovinare con chi mi sono ritrovata durante le

esercitazioni del Quiddich!?!? Con Oliver Baston. In principio ero

felice perchè mi allenavo assieme a lui, ma ora non ho di che

rallegrarmi. Dopo pochi minuti di gioco Madama Bumb mi mise come

portiere nella mia casata e lo stesso fece con Baston. Eravamo portiere

contro portiere e, ad essere sincera, eravamo i migliori delle nostre

casate. Nessuno dei due permise alla squadra avversaria di segnare e

Madama Bumb ci mise entrambi a capo della squadra di Quiddich delle

nostre rispettive casate ed entrambe eravamo portieri. Mentre ci

dirigevamo verso l'aula di pozioni per la seconda lezione, lui mi fermò

nel corridoio afferandomi per il braccio. Non opposi alcuna resistenza

e lo ascoltai attentamente domandamdomi perchè mi comportavo così.

-Dove hai imparato a giocare così bene a Quiddich, Jillian?-

-Potrei farti la stessa domanda, Oliver!-

-Ti prego, chiamami Baston, ci sono più abituato!-

-E tu chiamami sempre Jillian daccordo?-

-Daccordo!-e mi lasciò il braccio fissandomi negli occhi. i nostri

volti si avvicinarono mooolto lentamente quando.......

-Pensate di fare lezione nel corridoio vio due!!!-disse la voce bassa

e tenebrosa del professor Piton che ci attendeva sulla porta dell'aula

di pozioni. Entrammo contemporneamente e io mi sedetti in prima fila,

accanto alla cattedra, lui era dietro di me.

Durante tutta la lezione Severus non fece altro che fissare con sguardo

attento e pieno di rimprovero Baston che tentava di seguire la lezione

continuamente braccato da quello sguardo agghiacciante.

Finita la lezione(con 5 minuti di anticipo)Severus dichiarò:

-La lezione è finita,potete andare tutti, tutti tranne lei signorina

Searis!-io non fiatai e mi avvicinai a lui.

-Signor Baston, chiuda cortesemente la porta!-lo disse perchè era

l'ultimo ad uscire dall'aula. Mi guardò atentamente un attimo prima di

cominciare l'interrogatorio:

-Cosa stavate facendo nel corridoio?-

-Mi ha chiesto da chi ho imparato  giocare a Quiddich così bene!-

-Cosa hai risposto?-

-Non gli ho risposto, gli ho rivolto la stessa domanda!-

-E poi?-

-Poi tu ci hai chiamati!-

-Nient'altro?-

-Non sarei obbligata a risponderti ma...no, nient'altro!-

-Pur essendo la figlia di Voldemort non credere di potermi parlare così

Jillian!-

-oh che paura!-

-Sei piuttosto arrogante ma alla prossima riunione dei mangiamorte

cambierai atteggiamento, credimi!-

-Come se tu potessi tranquillamente ordinare alla tua futura padrona

cosa fare. Ora devo andare, ho una lezione di trasfigurazione che mi

attende!-non ci furono intervalli tra le domande e le risposte. Uscì

dalla stanza e Baton era lì, appoggiato alla parete ad aspettarmi.

-Perdonami, è successo tutto per causa mia, se io non ti avessi fermata

nel corridoio non ti saresti subita la ramanzina del prof!-

-Non mi ha fatto la ramanzina, stai tranquillo, abbiamo solo parlato!-

Nel corridoio incontrammo gli altri sudenti che si preparavano ad

entrare nell'aula di trasfigurazione, ma questo non è importante.

Dopo pranzo Baston mi chiese ero disposta a studiare con lui e da quì i

problemi divennero guai seri: ci vedevamo ogni giorno ed eravamo tutto

il tempo assieme. Poco alla volta cominciai a capire: mi stavo

innamorando di lui. Ma avevo paura di quello che provavo, paura di

qualcosa che non riesco a spiegarmi.

Dopo alcuni mesi Severus aveva capito tutto e mi mandò a chiamare

proprio durante l'ora di volo: l'unica in cui io e Baston potevamo

svolazzare tranquillamente e dominare il cielo con le nostre scope

perchè ci sentivamo invincibili. Severus mi condusse nelle sue stanze

dove parlammo per quasi 10 minuti. Le parole che mi restarono più

impresse nella mente di quel discorso furono le ultime:

-Se non riuscirai a fermare questi sentimenti e non ritornerai fredda e

distaccata come un tempo lo condurrai alla morte!-

-Cosa, no, non ci credo!-

-Invece è la verità. Se Lord Voldemort venisse a conoscenza di quello

che stà accadendo in questa scuola ucciderebbe il tuo amico senza

perdere tempo e tu lo sai meglio di me!-era vero.

Dopo quella conversazione tentai di evitare di incontrarlo e ci riuscì

per la maggior parte della giornata. Nella sala grande non mi

voltai a guardarlo, sebbene il desiderio di farlo fosse molto forte io

restai girata di schiena e mi allontanai prma di tutti lasciando quasi

metà del mio pranzo. Tentai di non farmi notare ma lui mi seguì.

L'unica volta che mi voltai fu per vedere se lui mi stava seguendo

quando ero davanti alla porta della sala grande e riuscii a malapena a

vedere che non aveva toccato cibo.

Mi seguì silenziosamente fino nel giardino mentre Severus ci spiava

dall'ombra.

-Jillian, aspetta, Jillian...- lo sentì chiamare mentre mi correva

incontro. Io non mi fermai e continuai a camminare diritta fingendo di

non sentirlo. Poi lui mi superò e si mise davanti a me impedendomi di

proseguire.

-Per favore Jillian, ascoltami!-

-Non abbiamo niente da dirci!-cercai di spaventarlo ma dimenticavo che

i grifondoro sono molto coraggiosi.

-Da quando il prof. di pozioni ti ha chiamata non fai altro che

evitarmi, spiegami almeno il perchè?-non risposi e continuai a guardare

altrove non curandomi di lui.

-Se ti ho fatto qualcosa devi dirmelo e vedrai che rimedierò!-tale e

quale a prima. Lo sguardo di Baston si fece più triste

-Jillian...-infine tirai un sospiro: non potevo vederlo così, soffriva

per causa mia se gli avessi  dato spiegazioni sarebbe stato molto

peggio. Le mie mani si mossero involontariamente verso il suo viso e il

professor Severus Piton capì che era meglio intervenire:

-Fossi in lei, signor Baston, tornerei nella sala grande e lascierei

perdere, per il bene di tutti!-lo sguardo gelido di Severus fu per

Baston come una sfida a cui non poteva rinunciare, una sfida che poteva

significare solo due cose: o la vita o la morte. Mi voltai e mi

rifugiai dietro il mantello di Severus nel tentativo di sfuggire al mio

destino crudele.

-Ti prego, non cercarmi più, dimenticami, è la cosa migliore!-e con le

lacrime agli occhi scappai via. Riuscì a stento a sentire le parole di

Baston rivolte con incredulità a Severus:

-Non riesco a credere di averla ferita, e tanto meno di averla persa!-e

mi rifugiai nel bagno delle ragazze appoggiandomi ad una vecchia

scatola polverosa scoppiando a piangere.

Ecco: ora sapete perchè stò piangendo. Poco fa Severus è venuto a

cercarmi dicendomi che avevo fatto la cosa giusta ma io lo rimandai via

perchè volevo stare da sola a sfogare la rabbia e la tristezza che provo

nel silenzio interrotto solo dai miei singhiozzi e dalle mie lacrime.

Ma non tutti hanno rispettato questo mio desiderio: qualcuno ha posato

la sua mano sulla mia spalla, ho sollevato lo sguardo ma non mi sono ancora voltata

e non so se lo farò.

-Perdonami, qualunque sia la mia colpa!-la voce di Baston mi risuona

nella mente e riesce a soffocare la rabbia e la tristezza.

-Tu non hai nessuna colpa!-rispondo tra le lacrime e i singhiozzii.

-Alzati e asciugati le lacrime, non posso vederti così!-mi alzo ma non

smetto di piangere anche se le lacrime, ormai, scendono da sole e molto

lentamente. Lui solleva la mano e mi sfiora il viso aciugando le mie

ultime lacrime. Non riesco più a contenere la voglia di abbracciarlo e

di ringraziarlo così, chiudendo gli occhi per non vedere quello che

faccio, gli getto le braccia al collo. Lui mi avvolge in un caldo e

tenero abbraccio ed io gli stringo la maglietta: non voglio perderlo e

non voglio che se ne vada.

-Dobbiamo andare, abbiamo la partita di Quiddich tra poco!-

-Sì, hai ragione!-perchè ho risposto così invece di dirgli quello che

provo per lui? La sua mano avvolge la mia e mi porta nel giardino dove

sono già riuniti tutti gli altri giocatori.

La partita di Quiddich tanto attesa(grifondoro contro corvonero)può

finalmente iniziare.Nessuna delle due squadre ha ancora segnato, e dire

che abbiamo iniziato a giocare da parecchie ore!Madama Bumb fischia:la

partita è sospesa a causa della bravaura dei due portieri e della

scarsità d'impegno da parte dei due cercatori che non riescono ad

acchiappare il boccino. Mi preoccupa un'altra cosa:questa sera si

riuniranno i mangamorte ed io non so cosa fare. Prima, quando lui mi ha

abbracciata mi sentivo al sicuro e avevo dimenticato che ero la figlia

di Voldemort e che ogni mia vicinanza con lui ne avrebbe segnato la

fine. Cosa dovevo fare?

Lo guardai prima di partire per la foresta proibita assieme a Severus e

capì: dovevo cambiare il corso degli eventi e liberarmi dell'autorità

che Voldemort aveva su di me, questo, naturalmente, solo se lui si

fosse rifiutato di capire. Ormai ne ero sicura ed ero decisa a farlo.

 

2. DEVO RIMEDIARE, E' SUCCESSO A CAUSA MIA!

 

I mangiamorte erano lì, seduti che attendevano l'arrivo di Voldemort e,

quando questi arrivò, io mi precipitai a bisbigliargli nell'orecchio

(credo che quello sia stato il suo orecchio) che dovevo conferire

urgentemente con lui. Acconsentì e ci ritirammo.

Per la prima volta mi condusse nella sua stanza privata, non l'avevo

mai vista: era molto buia e quindi non capì molto di quello che vidi,

riconobbi solo un vasetto di vetro contenente delle foglie di cristalli

azzurri di Moltareulint: una pianta con enormi potere curativi ormai

scoparsa dalla faccia della terra.

-Parlami giovane strega!- mi disse. Ho iniziato a raccontare tutto a cominciare

dal mio primo giorno di studentessa fino ad arrivare al momento della

riunione dei mangiamorte. Esitai un'istante e poi, con sicurezza, mi

feci avanti e chiesi con tono forse troppo prepotente:

-Lord Voldemort, lasciatemi restare alla scuola di Hogwarts e nominate

un'altra persona come vostro erede, non è questa la vita che desidero,

datemene un'altra più felice e meno dura! Per me, solo per me!- non so

perchè non lo chiamai "padre", forse il mio affetto per lui era svanito

o forse quel famigerato affetto tra padre e figlia non era mai esistito

veramente.Calò improvvisamente il silenzio, un silenzio che solo

l'angoscia e la paura di una risposta negativa riuscivano a colmare.

-NON PERMETTERO' MAI UNA COSA DEL GENERE, TANTOMENO AD UN MIO EREDE, TU

RESTARAI QUI' E NON TORNERAI MAI PIU' IN QUELLA SCUOLA E TI ASSUMERAI

IL PESO DI ESSERE UNA MANGIAMORTE E SOPRATTUTTO LA MIA EREDE!!!!!!!!-

gridò Voldemort furibondo. avrei dovuto aspettarmi una risposta del

genere, ma io volevo essere libera, volevo vivere la mia vita e, in un

modo o nell'altro, l'avrei vissuta. Oramai avevo deciso e nessuno al

mondo, nemmeno lo stesso Voldemort, avrebbe potuto cambiare la mia

decisione. Mi alzai e risposi con dignità alle sue parole:

-MI DISPIACE, MA IO HO DECISO E NON INTENDO TORNARE INDIETRO!!!!- se

lui avesse cercato di fermarmi gli avrei sicuramente scagliato contro

qualche maledizione senza perdono per poter fuggire e nascondermi ad

Hogwarts. Lui fece per prendermi ma io riuscì a sfuggirgli e stavo per

prendere la mia bacchetta quando mi accorsi che...l'avevo dimenticata

sopra il libro di trasfigurazione.

"NOOOOOOOOOOO.....E ADESSO COME FACCIOOOOOOO!!!!!!!!!!" i miei pensieri

mi stavano tradendo. Così ricordai quelo che Baston mi disse una volta,

prima di un'allenamento di Quiddich:

"Per realizzare l'impossibile devi credere in te stessa e otterai la

vittoria!" e così feci:raccolsi tutto il mio coraggio e gli scagliai

contro un "AVADA  KEDAVRA" che credo sia stato molto potente poichè lo

scaraventò verso il muro lasciandomi il tempo di correre via

velocissima. Ma la mia attenzione fu catturata ancora dal vasetto di

vetro contenente le foglie di cristalli azzurri di Moltareunlit.

Corsi più veloce che potevo e arrivai alla scuola.

Percorsi il corridoio e, temendo di essere inseguita ancora, entrai in

camera mia e mi chiusi dentro. Impugnai la mia bacchetta e attesi che

arrivassero, ma non vi era più traccia dei seguagi di Voldemort ed io

non sapevo più cosa pensare.

Il giorno dopo mi convinsi di essere al sicuro quando gli occhi di

Baston mi fissarono in un modo dolce e protettivo. Dovevamo affrontarci

in una partita di Quiddich, portiere contro portiere.

Non ho voglia di soffermarmi troppo sulla partita, ci sono altre cose

più importanti che devo narrarvi.

A un certo punto della partita mi sentì avvolta da una nube fredda e

capì che i seguagi di Voldemort volevano vendicarsi. Così presi la mia

bacchetta(dalla sera della riunione la tenevo sempre nella mia cintura)

e mi preparai a respingere i loro attacchi. Ma la nube di freddo non

si fermò attorno a me: proseguì senza fermarsi tra i giocatori di

entrambe la squadre finchè non incontrò il suo bersaglio.

Avrei preferito essere io la loro preda, ma essa era l'ultima persona

al mondo che desideravo lo fosse.

I Mangiamorte,protetti dalla nube di nebbia che li rendeva quasi

invisibili, avvolsero Baston in una stretta mortale. Dal suo lato del

campo si sollevò un grido soffocato e, quando la nebbia si dissolse,

lui cadette  terra.Mi affrettai a far cessare subito la partita,

sperando che non fosse stato troppo tardi.Lo portammo subito in

infermeria, ma lui non si riprendeva e così capì la furia di Voldemort.

Conoscevo quell'incatesimo: l'incantesimo proibito, in grado di dare il

via ad una morte lenta e senza possibilità di trovare in tempo un

contro incantesimo.Fu allora che mi vennero in mente i cristalli

contenuti nel vasetto di vetro nella camera di Voldemort. Solo quei

cristalli avrebbero potuto salvarlo, solo io potevo portarli alla

persona di cui mi ero innamorata.

Ma non sarebbe stata un'impresa facile. come avrei fatto a tornare da

Voldemort senza destare sospetti? Non lo sapevo, ma dovevo tentare.

Non potevo lasciare Baston a morire nella scuola senza fare niente per

lui; tutti gli studenti erano lì riuniti ed io approfittai di quel

momento per raggiungere la foresta proibita nonostante tutti i

tentativi di Hagrid di fermarmi.In breve tempo raggiunsi il covo di Lord

Voldemort ma non vi trovai nessuno, forse perchè era pieno giorno e il

cielo era talmente nuvoloso che sembrava notte, ma preferì non

abbassare mai la guardia. Attesi ancora qualche istante davanti alla

porta della stanza di Voldemort e poi vi entrai. Il vasetto tanto

ricercato era lì, a portata della mia mano, eppure mi sembrava tutto

troppo facile. Ma il tempo era l'unica cosa che mi mancava: presi il

vasetto e corsi via verso la scuola di Hogwarts.Il piano di Voldemort

era semplice: i cristalli devono essere lavorati per molto tempo e

hanno bisogno di qualcosa che non si può trovare nei libri di pozioni

o di incantesimi.Non sapevo di cosa si trattasse, intanto avevo i

cristalli e questo mi dava speranza.Li consegnai alla professoressa

Mc.Granitt che si affrettò, assieme agli altri professori a creare una

pozione in grado di guarirlo. Parlarono di come fare per trovare quella

famigerata pozione per molto tempo, forse per troppo tempo.Il prof

Vitius sosteneva che, se non sarebbero riusciti a trovare un rimedio in

tempo, avrebbero creato un'immagine speculare di Baston in modo da far

sembrare che non fosse mai successo nulla.Io non l'avrei mai permesso

e, mentre stringevo la sua mano che si apprestava a divenire sempre più

gelida, restavo perplessa su alcune decisioni prese dai professori.

La pozione fu pronta entro un tempo che mi pareva un secolo e fu

subito somministrata a Baston. Avrebbe dovuto fare subito effetto, ma

c'era qualcosa che non andava bene.

Ricordai allora che c'era un'ingrediente segreto.

Esasperata e orami senza speranze, mi stavo per rassegnare quando mi

accorsi di sentire una voce familiare:

-il segreto è l'amore!-

-come faccio a trovarlo?-

-ne sei colma, e questo lo salverà!- non ne sono sicura, ma credo che

quella fosse proprio la voce di Severus.baston cominciò a muovere le

dita della mani mentre io stringevo ancora la sua.

-dopo i recenti avvenimenti forse è meglio che tu non sia quì al suo

risveglio, e sarebbe meglio che non lo vedessi più, per il bene suo e

di tutti, gli faremo credere di averti visto solo in sogno, ora vai e

vivi la vita che hai sempre sognato,Jillian!- mi disse in fine Severus.

In un certo senso aveva ragione, sarebbe stato molto meglio così, ma la

vita felice e spensierata che desideravo, ora, non aveva più ragione di

esistere. Dovetti abbandonarlo forse per sempre.

Ora, dopo 7 anni , gli ho mandato una lettera, la prima che io abbia

mai scitto dopo quel giorno in cui fui costretta a separami da lui, una

sola lettera per rimediare ad una vita che ci è stata sempre negata dal

destino a noi avverso!

 

3. SENTI LA MIA SPERANZA!

 

Quell notte sognai ancora il nostro primo incontro nei corridoi della

scuola.

 

Eri bellissima allora e sono sicuro che tu sia bellissima anche ora,

ora che sono trascorsi 7 anni dall'ultima volta che ti ho vista.

 

Mi dissero tutti che eri frutto della mia fantasia, che eri solo una

figura che veniva a trovarmi la notte e durante le giornate mi faceva

sognare la vita che non ho potuto avere.

 

Ma io lo so, io ne sono sicuro,tu sei reale,!

 

Non so perchè mi abbiano tutti mentito, non so perchè, ma poco per

volta, percorrendo quel corridioi dove ci siamo incontrati per la prima

volta, cominciavo a capire e a conoscere la realtà.

 

Non mi hai mai detto chi eri veramente, ne perchè te ne sei andata via

seza lasciarmi il tempo di salutarti un'ultima volta.

 

Una cosa è certa: IO TI AMO!!!

 

Amo solo te e mi vergogno di non essere riuscito a dirtelo prima.

 

Sai, Jillian, oggi mi è arrivata la tua lettera. Non hai usato molte

parole per descivere la tua vita attuale, così come io non riuscirei a

descriverti la mia.

 

Ma c'è una cosa che vedo sempre uguale in te: la speranza!

 

Sei sempre stata il mio angelo protettore, colei che,quando ero troppo

stanco per proseguire, mi avvolgeva con le sue ali e mi dava la forza per

reagire e continuare nel cammino che mi avrebbe portato da te.

 

Ogni giorno ti penso e ti immagino ancora quì, accanto a me, per darmi

quella forza di cui ho un disperato bisogno: L'amore.

 

Mi sembra di impazzire quando tu non ci sei, ho sofferto

per 7 lunghissimi anni, 7, lunghissimi anni che non passavano mai.

Lunghi ed interminabili come secoli o millenni trascorsi senza te,

senza poter ammirare i tuoi occhi e sentire la tua voce.

 

Ma ora basta!!!!!!!!!

 

Sono sicuro che tu puoi sentire la mia speranza e i miei pensieri.

 

Non lasciarti dunque spaventare da quello che potrebbe accaderci quando

tutto finirà, anche se Voldemort dovesse prendere il potere, io voglio

stare con te, recuperare tutti questi anni buttati via.

 

Non mi interessa come finirà,io non ti lascerò mai.

 

Ogni singolo secondo che passa in questa mia casa buia senza di te mi

sento morire.

 

Non lasciarmi di nuovo da solo, torna da me, riportami alla vita.

 

Nela tua lettera mi hai scritto di un luogo meraviglioso dove le onde

del mare si infrangono sulla scogliera e dove la sabbia è dorata.

 

La tua casa è dispersa sulla riva, protetta da uno schermo

invisibile agli occhi dei babbani, dove aleggia un profumo di salsedine e

di libertà che ti ricorda la tua perduta esistenza ed i tuoi perduti

sogni.

 

Rileggendo quella lettera più volte mi è parso di sentire tutti quei

dolci profumi che senti anche tu,e ho desiderato essere assieme a te,

correre tra le onde del mare, percorrere le strade del molo e sdraiarmi

assieme a te sula spiaggia e sentire il tuo inebriante odore di selvaggio

mentre nella tua casa si cucinavano i nostri

piatti preferiti ed il loro aroma usciva da quel piccolo camino sul

tetto e si disperdeva in aria mentre i babbani lo scambiavano per una

nuvola bassa e cominciavano a correre verso le loro case nel timore che

stesse per scoppiare un temporale lasciando così la spiaggia libera a

noi due.

 

Noi due, unici esseri diversi legati da un legame profondo.

 

Ho cercato a lungo quella spiaggia e quei luoghi così magici e, infine,

li ho trovati.

 

Sono entrato in quella casa che gli altri non potevano vedere e, lì, ti

ho trovata seduta sul divano, con un bicchiere di the in mano.

 

Il tuo vestito era leggero e setoso e si muoveva lentamente, seguendo

il ritmo della leggera brezza che entrava in casa dalla finestra della

cucina.

 

I tuo capelli erano sempre uguali: castani, con delle sfumature bionde,

forse un poco più lunghi e setosi di quanto ricordassi.

 

I tuoi occhi erano luminosi e pieni di speranza e di stupore, verdi

 e brillanti come allora.

 

Avevi i piedi nudi e la tua casa traboccava di luce.

 

Mi hai portato sulla spiaggia deserta e, lì, abbiamo osservato il

tramonto mentre le onde del mare portavano via le nostre ultime

preoccupazioni.

 

Bellissima come sempre ti sei avvicinata a me con un passo insicuro.

 

Allora ti ho detto quello che avrei dovuto ripeterti sempre, ogni volta

che ti vedevo,dal nostro primo incontro:

 

                                     TI AMO!

 

Prima di rendertene conto tu eri tra le mie braccia, persa

in un tenero e appassionato bacio.

 

Penso a te ogni secondo che passa nella mia vita.

 

Ora che siamo insieme niente potrà mai più separarci.

 

Perchè noi ci amiamo.

 

fine

 

 

  
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