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Autore: Umpa_lumpa    03/04/2013    3 recensioni
Jonghyun pensa che Kibum sia la sua Giulietta – e lo sa che è un pensiero stupido, ma lui sciocco lo è sempre stato.
[AU; shounen-ai Jongkey; probabile OOC; ispirata a "Romeo & Juliet" dei Dire Straits]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Salve a tutti!
Mi dispiace di essere qui a scassare le balle con un’altra storia ^^;
Senza perdermi in troppe chiacchiere, questa piccola flash-fic (beh, tecnicamente è una shot, ma è davvero corta e io mi rifiuto di considerarla tale lol) mi è stata ispirata da una delle mie canzoni preferite: “Romeo & Juliet” dei Dire Straits.
Se non la conoscete, vi consiglio di sentirla (QUI) e di leggerne il testo (QUI), non solo perché ne vale la pena, ma anche perché vi sono svariati riferimenti ad essa nel corso della fic (anche se non compromettono la comprensione degli eventi, se non li cogliete XD)
Beh, non vi importuno oltre lol
Buona lettura! :3

 

 

 

 

-A love-struck Romeo-

 

 

 

 

“You and me, babe, how about it?”
(“Romeo and Juliet”, Dire Straits)

 

 

 

Jonghyun pensa che Kibum sia la sua Giulietta – e lo sa che è un pensiero stupido, ma lui sciocco lo è sempre stato.

 

Forse ad illuderlo sono stati tutti gli anni trascorsi sotto il balcone dell’amico- l’unico che desse sulla stretta strada di casa sua-, oppure il modo in cui l’altro canticchia stonato “Romeo and Juliet” dei Dire Straits ogni qual volta torna a casa un po’ brillo.

 

Ed eccolo Kibum, seduto fuori a fare finta di studiare e a ripulirsi le lenti appannate degli occhiali.

 

Jonghyun lo ha sempre trovato lì, sin da quando erano soltanto due impacciati ragazzini che giocavano a rincorrersi lungo il viale e ormai, pensa, non deve nemmeno più tirargli i sassolini contro la porta a vetri.
No, il più piccolo siede ogni volta di fuori, come una Giulietta in attesa del suo Romeo.

 

(e Jonghyun riflette che lui in fondo sia un Romeo un po’ troppo codardo).

 

-Scendi?- gli chiede d’improvviso e nemmeno se l’aspetta una risposta, ma lo sente mormorare: -un attimo. Mi metto le lenti a contatto e arrivo.

 

-‘palle. Muoviti, ti aspetto di sotto- il suo tono scocciato è una maschera di conforto che lui indossa forse un po’ troppo spesso.

 

Kibum non risponde. Sparisce dentro casa e ne rispunta fuori pochi minuti dopo dalla porta d’ingresso, vestito come prima, ma c’è una certa perfezione nel modo in cui il cardigan gli fascia le spalle che tradisce la breve pausa che ha di sicuro fatto davanti lo specchio.

 

Nei pochi secondi che lo separano dallo scatto dell’uscio, Jonghyun riflette che lui non l’ha nemmeno mai vista la stanza dell’amico, tanto è stato invece il tempo trascorso sotto quel familiare balcone.

 

Come ogni sabato sera osservano la strada venir divorata dal tramonto, mentre si dirigono con passi pigri verso il pub in fondo alla strada.

 

Poi le ore scivolano via sulle note dei Jethro Tull e sulle loro voci sguaiate che ne seguono parola per parola.

 

A Jonghyun piace il rossore che bacia le guance di Kibum quando beve troppa birra, e la sua orribile risata che gli martella i timpani e il modo in cui fa ricadere la testa sulla sua spalla, come se il collo all’improvviso non riuscisse più a sorreggerla.

 

Lui invece gioca con le briciole delle noccioline rimaste sul legno scuro del tavolo rovinato e pensa che vorrebbe che fosse sabato sera per altri cento anni, anche quando ormai non ne potrà più di vedere il più giovane, di aspettarlo sotto casa e di osservarlo mentre tamburella le dita sulla sua coscia a ritmo di musica.

 

Fosse stato per Jonghyun, avrebbero potuto continuare il loro sabato sera fino a mattina.
Invece verso l’una tornano indietro barcollando – Kibum quasi del tutto buttato su di lui perché le ginocchia tendono a cedergli quando l’ebrezza dell’alcol gli fiacca i muscoli.

 

Sente appena la gola del compagno che vibra fra le parole di “Romeo and Juliet” – there’s a place for us…you know the movie song.

 

Quando lo vede infine sparire oltre l’uscio, Jonghyun preferisce rimanere ancora un poco sotto quel balcone, prima di tornarsene a casa, ancora brillo.

 

 

***

 

 

E’ un mercoledì pomeriggio quello in cui siedono a prendere un caffè.

 

Non c’è un motivo preciso per cui Jonghyun si debba sentire nervoso, se non che è appunto mercoledì e loro hanno smesso di vedersi in mezzo alla settimana da quando si sono lasciati il liceo alle spalle.

 

Kibum è sempre troppo impegnato a costruirsi un futuro – entusiasta in tutto e appassionato in niente -, mentre Jonghyun vive la sua vita solo per buttarla al vento.

 

Stavolta la getta nel nero del caffè e nello sguardo un po’ stanco del più piccolo – e da una parte non gli dispiace poi molto.

 

Non gli è ben chiaro perché Kibum lo abbia voluto vedere e sembra quasi destinato a rimanere un mistero.

 

E’ quando stanno per separarsi che Jonghyun si accomiata con un “ci vediamo sabato” e l’altro replica pronto: -No, non ci sarò. Devo lavorare su una tesi

 

Lo sente che c’è qualcosa di più di ciò che appare in quelle parole – lo sente perché il petto d’improvviso gli fa male-, ma non riesce a fare nulla se non annuire.

 

Non può trattenersi dal pensare che forse non ce ne saranno di altri cent’anni di sabati sera a cantare i Jethro Tull.

 

 

***

 

 

Gli fa una strana impressione non vedere Giulietta sul suo balcone.

 

E lo sa, sì, che sono le due di notte e che lui è più ubriaco del solito.
Ma questo non lo trattiene dall’afferrare quanti più sassolini riesce e tirarli contro la finestra della stanza di Kibum – usando quel poco di lucidità rimastagli per pregare tutti i santi di non spaccare il vetro.

 

Alla fine Giulietta esce e non sa quanto ci sia voluto.
Forse minuti, forse ore.

 

Si rende conto solo allora di non avere la chitarra per la serenata, né un briciolo d’ombra in cui nascondere il suo petto ansante, il suo respiro che sa di birra ambrata e i suoi occhi rossi e lucidi.

 

Al contrario sta proprio sotto la luce del lampione, il suo personale riflettore che illumina quel cuore che lui sta per mettere – o che forse ha già messo – a nudo.

 

-K-Kibum – biascica con la gola che brucia.

 

L’altro non dice nulla, ma aspetta.

 

E’ questo il momento, non c’è dubbio, eppure Jonghyun non trova nulla che abbia un senso dire, nella paura che quest’attimo gli sfugga tra le dita.

 

Boccheggia un po’ mentre si guarda le punte delle scarpe e alla fine tutto ciò che gli sfugge dalle labbra è “io e te, che ne dici?”

 

Sono pochi secondi di silenzio in cui si sente di piangere ed accasciarsi contro il muro, ma poi Kibum sorride.

 

Sì, sorride e Jonghyun pensa che è la risposta che cercava.

 

-Torna domani – gli dice con uno sbadiglio – che dici? Così magari ti deciderai a salire e stare un po’ qui, con me.

 

Jonghyun immagina di fare così ed osservare il cane dei vicini da quel balcone, mentre Kibum si ripulisce le lenti appannate degli occhiali.

 

E’ quasi una scena più magica delle loro bravate al pub e il cuore gli scoppia.

 

Annuisce fra le pieghe di un sorriso, mentre Kibum lo guarda sparire lungo la via come Romeo – un po’ ubriaco, sì, ma d’amore.

 

 

Note finali: Ecco qui!
Non ho molto da dire, se non che spero vi sia piaciuta! >.<
Ah, e spero anche che non fosse eccessivamente sdolcinata^^; (perché le storie su questo pairing mi vengono sempre sdolcinate fino all’osso lol).
E spero (sì, di nuovo lol) che lo stile che ho adottato non fosse troppo irritante^^;
E’ un modo di scrivere un po’ insolito per me, con tante coordinate e tante ripetizioni ma…non so, pensavo che calzasse bene l’atmosfera^^”
Non sembra una lista della spesa, vero? D:

Beh, adesso la pianto XD
Grazie mille per esservi fermati a leggere! Tengo molto a questa storia^^;
Un bacione a tutti!

 

   
 
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