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Autore: tyurru_chan    03/04/2013    2 recensioni
[Drakengard 2]
Poteva sentirla.
La fredda e strisciante sensazione della vita che lo abbandonava. La morte, sua fidata compagna, che lo stava nuovamente trascinando con sé.
Stava morendo.
Per la seconda volta.
A questa consapevolezza, si lasciò sfuggire un sorriso tirato, per la triste ironia della sorte, che lo aveva condotto nuovamente in quel luogo che tanto odiava.
Ma stavolta era diverso. Non aveva alcun rimpianto. Né paura, né dolore.
Ripensò per un istante alla discussione avuta con la giovane maga bionda poco prima di quello scontro.
Quella fanciulla, tanto imperscrutabile, ma deliziosamente splendida in quelle rare occasioni che gli aveva concesso un sorriso fugace.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Terrore.
Il sangue le si gelava nelle vene al solo avvertire quell’infausta  presenza.
In un solo istante, riscoprì quella paura che l’aveva perseguitata sin da bambina.
Così come i fantasmi del suo passato tornavano a galla.
 
 
 
“Principessa… sorridi per me.”
“…”
 
 
“Manah!”
“Io…”
 
 
 
 
 
(City of Rust)
 
E così sei la famosa lady Manah di cui si parla tanto, eh?”
La ragazza si voltò titubante verso il suo interlocutore.
Era la prima volta che qualcuno le rivolgeva la parola in tono così confidenziale.
“Famosa? Che esagerazione. Combatto solo per ciò in cui credo.”
“Questo ti fa onore” affermò l’uomo mascherato, sedendosi al suo fianco, sulle scalinate della City of Rust.
“Se stai cercando Nowe, sappi che è andato a chiedere informazioni a…”
“No, in verità preferisco stare qui con te. Un gentiluomo che si rispetti non lascia mai una donzella da sola.” Inclinò il viso sorridendole con aria apprensiva, sfilandosi l’infausta maschera, mostrando così il suo volto gioviale.
A quell’affermazione la giovane lo squadrò alquanto perplessa, perdendosi in quegli occhi stanchi, di un grigio pallido e intenso, eppure così simili ai suoi.
Urick era diverso da Nowe. Pacato, tranquillo, alle volte un po’ sciocco certo, eppure le trasmetteva sicurezza.
Nowe al contrario le dava un senso di dolcezza e di quiete.
Urick, invece, per lei rappresentava una vera e propria incognita.
 
 
Eppure avvertiva un qualche tipo di legame inspiegabile tra loro.
Qualcosa che, per quanto ci provasse, non riusciva a definire in nessun modo.
 
 
 
 

Sangue ovunque.
Soldati che cadono sotto un possente colpo di spada.
Un solo colpo che forte fa vibrare l’aria e schizzare sangue ovunque.
Uno ghigno malefico, quanto sadico, rivolto solo per lei.
Caim.
Era lì. L’aveva trovata. E non l’avrebbe più lasciata libera delle sue azioni.
 
 
 
 

(Nei pressi della Cittadella della Luce )
 
Una schiera di mostri e cavalieri stesi a terra esanime, nei pressi della fortezza che si ergeva maestosa davanti ai tre.
Il dragone Legna, volava su di loro, accertandosi che non ci fossero sopravvissuti tra i loro nemici.
“Sembrerebbe che Yaha ci stia attendendo all’interno” aveva affermato con una punta di ironia, come suo solito, il guerriero mascherato.
“Ma… non sarà una trappola?” disse Nowe incerto, fissando inquieto le alte mura innanzi a loro.
“Certo che lo è, ragazzo! Ma non abbiamo altra scelta direi, non trovi?”
Detto questo i tre varcarono la soglia di quella che, almeno in apparenza, appariva come un inespugnabile roccaforte.
Almeno fino a quel momento.
 
 
 
 

“Altezzosa, piena di sé, eppure così bella e apparentemente delicata…  proprio una principessa” aveva affermato Urick con tono scherzoso, mentre giocherellava con il nastro nero legato attorno alla sua falce.
“Principessa…?”
“Certo! Un soprannome perfetto per la coraggiosa e tenace Lady Manah, non trovi?”
“…”
Non rispose.
Non perché gli desse fastidio quel suo modo di fare così confidenziale.
Semplicemente, non sapeva mai come comportarsi in sua presenza.
 
 
 
 

“Oh, Nowe, hai gli stessi occhi di tuo padre. Che cosa eccitante.” Aveva replicato Yaha con voce suadente.
A quelle parole Manah ebbe un fremito lanciando uno sguardo crucciato all’elfo che non ammetteva repliche.
“Ma guarda… la nostra principessina è gelosa” replicò divertito Urick, mentre con un colpo di falce si sbarazzava facilmente degli gnomi che li avevano accerchiati.
 
 
 
 
Si divertiva a provocarla?
Iniziava a chiederselo.
Ma non aveva importanza.
La sua missione veniva prima di tutto.
 
 
 
 

(Closer Land)
 
“È tutto troppo tranquillo…”
“Finalmente eccovi qui!” aveva annunciato una voce femminile familiare.
“Eris!”
“Mi spiace Nowe ma sono un cavaliere del sigillo. E arrestare i traditori è un mio compito.”
“Eris? Che mi venga un colpo sei proprio tu? La mia piccola bimba cavaliere piagnucolona? Chi l’avrebbe mai detto avresti imparato a tendere trappole come gli adulti.”
“Cosa? Chi diavolo sei tu!? Come osi prenderti tutta questa confidenza!?”
“Ops…  chiedo venia, dimenticavo che con questa maschera è difficile riconoscermi.” Ridacchiò l’uomo, per nulla intimorito, mentra si sfilava la maschera, lasciando di stucco la sua giovane allieva.
“Urick…?”
“Esatto, mia piccola Eris.”
Manah, osservò in silenzio le battute tra  i due, sentendosi fortemente di intralcio.
Perché era li?
Perché doveva sempre e comunque avere a che fare con i cavalieri del sigillo?
“Principessina, ti occupi tu dei maghi? Sarà una bazzecola per te.” Affermò scherzoso come sempre, impugnando saldamente la sua falce.
“Io mi occuperò di quei bei mostricciatoli che i cavalieri ci hanno messo contro.”
 
 
 
“Ma tu guarda… ora i nobili cavalieri per far rispettare il loro concetto di giustizia devono ricorrere a mezzi così bassi, come usare mostri e trappole così meschine.Quanto sono cambiate le cose dai tempi in cui c’era il generale Oror. Che sciocca e infantile nostalgia…”
 
 
“Urick…?”
Il filo dei suoi pensieri si interruppe, quando avvertì il suo nome pronunciato dalla giovane maga bionda.
Si era distratto.
Non era da lui.
Ah… come si vede che stava invecchiando.
Con uno veloce affondo, fece sbalzare con violenza alcuni minotauri che avevano provato a sbarrargli la strada.
Manah continuò a scrutarlo in silenzio, stringendo forte tra le dita il suo bastone.
Per un attimo aveva avuto l’impressione di scorgere qualcosa nello sguardo dell’uomo mascherato che non aveva mai colto prima.
Possibile che nascondesse più di quanto volesse realmente mostrare loro?
 
 
 
“Ehi, principessina.”
“Cosa vuoi, ora?”
“Niente. Solo… sai… è la prima volta che mi hai chiamato per nome. Per poco ci sono rimasto secco!” Rise di gusto, portando le braccia dietro la nuca.
“Non penso sia per quello che ti sei distratto…”
“Uh?”
“Nulla. Che ne dici di ricambiarmi il favore allora?”
“In che senso?” affermò l’uomo che non aveva ben capito dove volesse andare a parare la ragazza.
“Pronuncia il mio nome. Senza quegli sciocchi nomignoli.”
“Manah?”
“Ecco… ora siamo pari.” Sussurrò la maga, accennando per la prima volta un sorriso.
Una brezza leggera, le scompigliò i capelli, così da costringerla istintivamente a scostare con le dita alcune ciocche che fluttuavano fastidiosamente innanzì a sé.
Urick rimase immobile, a osservarla per un po’ in silenzio, quasi cercando di comprendere cosa passasse per la testa di quella strana fanciulla, avvolta nel mistero.
 
 
 
 
 
(Distretto di Shinning Life)
 
“Eccolo lì! Quel distretto è privo del suo guardiano. Distruggerlo sarà una passeggiata.” Aveva ringhiato con voce profonda il dragone Legna, mentre sorvolava la vasta pianura, contaminata da mostri della peggior specie.
Come se non bastasse erano ancora inseguiti dai dirigibili dei cavalieri del sigillo che non davano loro sosta per riposare un po’.
“Manah… stai bene?” Domandò Nowe, preoccupato dal continuo silenzio della compagna che, da quando l’avevano liberata dalla prigionia dei cavalieri, non aveva ancora proferito parola.
“…”
“Su avanti, Nowe. La nostra principessina è ancora scossa dagli ultimi avvenimenti, dalle un po’ di respiro.”
“D’accordo… però mi chiedo… sarà giusto distruggere un distretto privo del suo guardiano?”
Silenzio.
Non ricevette risposta stavolta, né da Manah né da Urick.
La giovane maga bionda spostò lo sguardo verso l’uomo mascherato, scrutandolo con aria affranta, quasi come se fosse conscia di qualcosa di terribile che, da li a poco sarebbe accaduto.
“Siamo arrivati. Preparatevi a scendere!” concluse il dragone interrompendo quella strana atmosfera pesante che era calata sui tre.
 
 
 
 
 
“Sei tu, il guardiano del distretto di Shinning life, vero?” mormorò Manah, restando immobile sul posto.
Nonostante l’oscurità che regnava sovrana in quelle gallerie, piene di intricati corridoi labirintici, Urick scorse fin troppo bene, i penetranti occhi rossi della ragazza puntati su di sé, in attesa di risposta.
“Sei davvero perspicace, principessina.”
“Quando avresti intenzione di dirlo a Nowe? Sai bene che…”
“Saperlo cambierà forse il corso degli eventi?” la interruppe con un tono, misto a rassegnazione, che non ammetteva repliche.
“Urick…”
“Ma guarda… è la seconda volta che pronunci il mio nome. Ora ne sono quasi onorato.” Affermò riprendendo col suo solito fare scherzoso, forse nel vano tentativo di alleggerire la tensione che si era creata tra loro, accennando un sorriso tirato, che nel buio però la maga non riuscì a scorgere.
Forse perché non era abituata a quei cunicoli così bui e privi di luce.
O semplicemente, i suoi occhi erano talmente offuscati da quelle calde gocce che, senza controllo, avevano preso a rigarle il volto, infrangendosi silenziosamente sul terreno.
“Suvvia. Io ho vissuto anche troppo a lungo. Va bene così… ero consapevole che sarebbe arrivato questo momento, per cui non c’è ragione di essere tristi.” Affermò pacato, passado con fare delicato le tozze e ruvide dita sul viso di porcellana della giovane maga, asciugandole le lacrime.
Manah, chinò il capo in segno di assenso, chiudendo gli occhi, non riuscendo più a reggere quello sguardo rassegnato alla morte, che con fare compassionevole la contemplava.
“Non c’è… un altro modo…?”
“Una supplica disperata che mi sarei aspettato più da Nowe che da te, sai?” affermò ironico, lasciandosi scappare una risatina. “No, principessina, sai bene che non c’è altra via d’uscita.”
“Caim…” sussurrò con voce rotta dal pianto.
“Si trova alla fine di queste gallerie. E ci sta aspettando. E anche Nowe. Dobbiamo sbrigarci a raggiungerlo. Non può farcela da solo.”
Manah scosse il capo, stringendo istintivamente un lembo della stoffa della giacca di lui, quasi in una muta richiesta a “non andare”, verso l’inevitabile, triste destino che aveva accettato.
A quel gesto Urick, sussultò impercettibilmente del tutto spiazzato.
Era un gesto infantile quello di lei, quasi un capriccio, che di sicuro non si sarebbe mai aspettato da una donna, apparentemente fredda e impassibile.
Ma a quanto pare, oltre ogni aspettativa, Nowe era riuscito a sciogliere il cuore chiuso di quella ragazza.
 
 
 
“Perché c’era sempre una seconda possibilità. C’era sempre un modo per aggiustare le cose e redimersi dai propri sbagli del passato. Nowe glielo aveva insegnato. E lei per una volta voleva crederci. Quanto avrebbe voluto, che potesse essere vero anche per lui.”
 
 
 
“Urick… non…”
Ma lui con un cennò la zittì, non dandole tempo di concludere la frase.
Con l’indice le alzò il viso affinchè potesse contemplare per l’ultima volta quei suoi stupendi occhi rossi rubino, inumiditi dal pianto.
 
 
“Sorridi per me, un’ultima volta.”
 
 
Avvicinò i loro volti, senza mai distogliere lo sguardo, sfiorando quelle labbra così morbide con le proprie, senza esitazione alcuna, con un tocco talmente delicato, che quasi dimenticò del luogo angusto e alquanto innapropriato in cui si trovavano.
 
 
Era semplicemente… un addio.
 
 
“Abbi cura di Nowe. Lo affido a te.” Si limitò a dire una volta riprese le distanze tra loro con un sorriso complice.
Era troppo scossa per replicare. Chinò semplicemente il capo, stringendo forte quella mano grande e calda che ancora le accarezzava con parsimonia la guancia.
 
 
 
 

“Guarda, guarda, chi abbiamo qui? L’immortale codardo, che per paura della morte è scappato lasciando morire i suoi compagni. Ma tranquillo, marcirai così tanto in prigione che desidereri di poter morire!”
“Un vecchio cinico come te, non può capire, Gismor. Il futuro è nelle loro mani, e questo è un dato di fatto che dovrai accettare. Il tuo tempo è finito.”
 
 
 
 

Un tonfo assordante.
Il tintinnio di spade che sferzava l’aria incessantemente.
Un solo colpo li fece sbalzare talmente tanto forte, che i due rotolarono malamente sul giardino pieno di fiori sparsi nel distretto.
Un grido disperato… strozzato che uscì dall’oscurità incessante di quella caverna.
“Urick!”
Nowe trattenne il respiro in preda al panico. Allungò incerto una mano verso il compagno che giaceva inerme, poco distante da lui.
Caim avanzava a passo lento, la spada tenuta saldamente al suo fianco, sporca del sangue dell’uomo mascherato.
“Caim… no… ti prego” Una supplica inascoltata quella della giovane maga che, impotente, non poteva far altro che osservare la terribile agonia dei suoi due compagni di battaglie.
 
 
 
Una luce fioca e penetrante, dileguò la terribile oscurità del luogo.
I suoi occhi vitrei, quasi senza volontà, si accesero di un bagliore sconosciuto, quasi imperscrutabile.
Un essere senza vera e propria forma fece la sua comparsa.
L’oscuro mietitore, sovrastava il suo partner di patto, quasi come una fiamma priva di vita lo stesse bruciando.
 
 
 
Caim rimase interdetto per un istante a quell’avvenimento del tutto inaspettato.
Ma durò poco.
Il guardiano stava venendo verso di lui. Doveva reagire.
Un colpo di spada. Due… Tre... Quattro…
“Urick…!”
L’uomo mascherato continuò imperterrito la sua avanzata verso Caim, incurante delle profonde ferite che la spada dell’avversario gli stesse precurando.
All’ultimo affondo però, si bloccò, riversando delle gocce di sangue sul pavimento, mentre la forte luce di cui era avvolto diveniva sempre più fioca… fino a dissolversi.
L’orrendo essere scheletrico che lo sovrastava lanciò un urlo disumano, per poi scomparire nel nulla, così come era venuto.
Nowe e Manah seguivano pietrificati quel teribile scenario che si presentava loro senza possibilità di appello.
 
 
 
 
Poteva sentirla.
La fredda e strisciante sensazione della vita che lo abbandonava. La morte, sua fidata compagna, che lo stava nuovamente trascinando con sé.
Stava morendo.
Per la seconda volta.
A questa consapevolezza, si lasciò sfuggire un sorriso tirato, per la triste ironia della sorte, che lo aveva condotto nuovamente in quel luogo che tanto odiava.
Ma stavolta era diverso. Non aveva alcun rimpianto. Né paura, né dolore.
Ripensò per un istante alla discussione avuta con la giovane maga bionda poco prima di quello scontro.
Quella fanciulla, tanto imperscrutabile, ma deliziosamente splendida in quelle rare occasioni che gli aveva concesso un sorriso fugace.
Rialzò il capo,stavolta convinto fermamente delle sue azioni.
Ma ormai il suo patto era stato rotto.
L’immortalità negata.
Ma non aveva importanza.
 
 
 
 
Col poco di forza che gli restava, Urick spinse con forza l’avversario dalla piattaforma.
Caim non se l’aspettava. Sgranò gli occhi per lo stupore, cercando qualcosa a cui aggrapparsi per non perdere l’equilibrio.
Ma ormai era troppo tardi.
La sua figura scomparve nel buio più totale, di quel profondo precipizio che pareva senza fine.
Urick, si lasciò sfuggire un ghigno compiaciuto, benchè un attimo dopo, le gambe gli cedettero e si accasciò privo di forze al suolo.
 
 
 
“Tranquillo… sto solo andando ad allenarmi con il generale Oror nell’aldilà. Stai pur certo che gli porterò i tuoi saluti.”
“Urick… non scherzare! Ti prego… non…” ma le parole gli morirono in gola incapace di accettare l’accaduto.
 
 
 
Lacrime. Un valente guerriero non versa mai lacrime.
Lo sapeva. Ma in quel momento non riusciva a controllare quel terribile dolore che gli stava dilaniando il petto.
Nowe non riusciva ad accettarlo. Che la morte del suo più caro amico fosse inevitabile era qualcosa di inconcepibile.
“Suvvia mio caro ragazzo drago, non essere triste, io ho vissuto anche troppo in questo mondo… è ora per me di andare incontro alle conseguenze dei miei errori.”
A quella parole, Manah si voltò verso di loro, osservandoli di soppiatto. Rimase in silenzio a debita distanza, per rispettare quel terribile momento che Nowe stava passando.
Le ultime parole di un loro caro amico.
Le stesse identiche cose che Urick le aveva detto prima dello scontro con Caim.
La cosa la lasciò interdetta.
Chiuse gli occhi per un attimo, ripensando alla dolce fraganza muschiata di quell’uomo che, così simile a lei, l’aveva avvicinata e sfiorata, e ora non c’era più.
Una terribile fitta al cuore la risvegliò dal suo torpore costringendola a riaprire gli occhi e incrociare per l’ultima volta quegli occhi grigi che, la stavano guardando  per l’ultima volta.
“Non piangere ragazzo… sii forte e… addio…”
 
 
 
La mano si accasciò stanca al terreno.
Gli occhi lentamente si chiusero, esalando così il suo ultimo respiro.
Un pianto disperato quello di Nowe, che urlò forte il suo nome, in preda allo sconforto.
 
 
 
“Ehi, principessa… sorridi per me.”
 
 
 
“Razza di stupido…” mormorò debolmente tra se e sé la maga, mentre una lacrima, fuoriuscì dai suoi occhi, infrangendosi tra quei maledetti fiori intrisi di sangue.
Voltata di spalle affinchè Nowe non potese vederla.
Quel ragazzo era forte.
E Urick lo sapeva.
Per questo aveva deciso di combattere al loro fianco.
 
 
 
“Manah…” La voce del ragazzo la risvegliò dal suo torpore.
Il corpo senza vita di Urick che si dissolse in un lampo di luce, insieme alla chiave del distretto di Shinning life.
La ragazza con sguardo assente, contemplò la scena, impassibile, senza battere ciglio.
Il ragazzo drago poggiò con delicatezza una mano sulla spalla di lei, per darle coraggio e intimarla a reagire.
“La nostra missione non è finita.”
Manah annuì a quella parole, rialzando il viso, stavolta con convinzione.
Con un segno di assenso i due si incamminarono all’uscita di quel posto tenebroso, che ora er diventata la tomba del loro amico.
 
 
 
“Abbi cura di Nowe. Lo affido a te.”
 
 
La brezza leggera, le scompigliò le morbide ciocche dorate, che le incorniciarono il viso, con quegli occhi di velata tristezza.
Si voltò indietro per rimirare l’oscurità delle gallerie che si era appena lasciata alle spalle.
Poteva ancora avvertire il tocco di quelle dita ruvide sulla sua pelle, di quegli occhi stanchi che spesso aveva incrociato e, quella labbra, che per tutto il tempo non avevano fatto altro che prenderla in giro, fino alla fine. Persino quando aveva sfiorate le sue, in un casto bacio senza pretese.
Uno tocco effimero tra due anime intrise di colpe e peccati, segnate da una vita lastricata da continui sbagli e errori indicibili.
 
 
Strinse con decisione il suo bastone, gettando un ultimo sguardo al distretto, mentre Nowe montava sulla schiena del dragone, porgendole la mano per aiutarla a salire.
Sorrise. Un sorriso carico di tristezza. Con la consapevolezza di aver perso un compagno importante che, nonostante i suoi modi poco ortodossi aveva comunque fatto tanto per lei.
 
 
“Addio…”
 
 
Strinse forte la mano di Nowe e, reggendosi forte a lui, distolse lo sguardo dal distretto per concentrarsi a guardare avanti a sè.
Verso la loro prossima destinazione.
  
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