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Autore: BogartBacall    03/04/2013    4 recensioni
[Questa storia ha partecipato al contest "Ad ogni casa un Vincitore" indetto da GinevraCorvino sul forum di EFP, aggiudicandosi il premio "Miglior spirito Serpeverde"]
Sette anni.
Per sette anni era stata sua confidente e amica, l’aveva difeso, spalleggiato, incoraggiato. Poi, era venuta la guerra e niente era più stato lo stesso.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sette anni.
Per sette anni era stata sua confidente e amica, l’aveva difeso, spalleggiato, incoraggiato. Poi, era venuta la guerra e niente era più stato lo stesso.

Già durante l’ultimo anno di scuola qualcosa era cambiato: lui e la sua famiglia erano caduti in disgrazia, derisi e umiliati da tutti. Era stato in quell’occasione che aveva deciso di iniziare ad allontanarsi, perché, comunque fossero andate le cose, chiunque avrebbe vinto quella guerra, essere un Malfoy, da quel momento, avrebbe significato solo una cosa: essere un fallito. Mai e poi mai avrebbe tollerato che il suo nome potesse essere associato a quello di un tale rifiuto della società, anche se si trattava di Draco. Perché, dannazione, lei era pur sempre Pansy Parkinson, l’erede di una delle casate magiche purosangue più illustri di tutti i tempi!

Non era stato facile, più volte aveva rischiato di cedere alla tentazione di tornare da lui, anche solo per porre rimedio a quello sguardo perennemente afflitto con cui si aggirava per i corridoi di Hogwarts durante l’ultimo anno, quello sguardo che le suscitava tenerezza e rabbia al tempo stesso. Quel suo stesso grido, disperato quanto stupido, in Sala Grande, dopo l’appello di Voldemort a consegnare Harry Potter, era stato dettato dal desiderio che tutto quello finisse al più presto, solo per saperlo al sicuro, lontano dalla battaglia.

Non l’aveva mai cercata, dopo la guerra. Non l’avrebbe fatto nemmeno lei, dopo il loro ultimo incontro, quando, di fronte alla sua richiesta di spiegazioni, gli era scoppiata a ridere in faccia e l’aveva umiliato pubblicamente, dichiarando che non doveva giustificarsi con nessuno, men che meno con uno smidollato che non aveva saputo nemmeno essere fedele alla causa a cui, per anni, aveva millantato di credere. Draco se n’era andato, senza ribattere, ferito dalle risate di scherno dei presenti, quelle stesse risate che le avevano trafitto il cuore, una ad una, mentre ostentava indifferenza. Perché il nome di un simile fallito non poteva essere affiancato al buon nome dei Parkinson, come le ripeteva in continuazione sua madre, come lei stessa si ribadiva ogni giorno, come un mantra, per tenere fede ai suoi propositi.

Non si erano più incontrati, se non casualmente e per poche manciate di secondi in Diagon Alley, ma anche in quei casi aveva finto di non vederlo, ignorandolo e procedendo spedita nel suo cammino. Non le interessava sapere com’era diventato, chi frequentasse o cosa facesse, aveva cose più importanti a cui pensare, lei. O meglio, non voleva sapere nulla di lui, perché fingere che non esistesse era molto più semplice che affrontare il fatto che si era creato una vita in cui lei non era contemplata. Ed era stato tutto piuttosto semplice, finché, una mattina, aprendo la Gazzetta del Profeta, i suoi occhi caddero su un annuncio.

Draco Malfoy e Asteria Greengrass

annunciano il loro Matrimonio


Scoppiò a ridere, appallottolando il giornale, maledicendo il suo dannato orgoglio, lo stesso orgoglio che credeva l’avrebbe salvata, ma che, in realtà, le aveva negato l’amore.


Note: Il titolo è ispirato all'omonima canzone degli U2


   
 
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