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Autore: este    04/04/2013    2 recensioni
Happy Bday, Sis!
"Perché, in quel giorno uguale e diverso dagli altri, sotto la pioggia, aspettando l’arcobaleno, Kurt e Blaine trovarono la loro canzone.
Una canzone perfetta per loro."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nda:oggi è il compleanno di una persona specialissima, per me. Una persona con cui da mesi condivido praticamente la mia quotidianità, tra messaggi di posta su facebook, tweet, telefonate per scleri senza alcun freno e incontri ogni volta che ci è possibile. Una persona genuina, tremendamente ironica e spassosa, con cui mi diverto più di quanto possa esprimere e con cui spero di mantenere SEMPRE l’ottimo rapporto che c’è adesso.

Perfect è il suo duetto Klaine preferito, e immagino perfettamente la reazione che ha ogni volta che mi dice “Francè, ho rivisto Perfect”. La so, l’ho vista con i miei occhi <3. Lei è stata la prima persona a cui ho fatto leggere le mie storie Klaine e mi ha sempre dato i suoi pareri onesti e sinceri, che si sono sempre tramutati in meravigliosi complimenti che contano IL MONDO per me. (So che sembra esagerato e che mi manderai a camminare ma sticazzi, per oggi <3). Quindi, come ho visto che è in uso fare su efp, visto che la lontananza mi impedisce di essere fisicamente con lei oggi, ho pensato di regalarle Perfect… a modo mio.

A Lorenza, che mi apre i mondi con le sue storie e il cuore con il suo essere la persona perfetta che è. Anche se lei non lo sa <3


 
 

Perfect.

 

 
Kurt amava cantare. Amava la sua voce così particolare, penetrante e angelica. Una voce che riusciva a raggiungere le note più belle.

Amava pensare che anche sua madre amasse farlo, nonostante non ne possedesse il ricordo. E amava pensare che quell’amore glielo avesse trasmesso proprio lei, insieme a quegli occhi così chiari, al suo cuore buono e a tutte le cose belle che, in qualche modo, avevano sempre riempito la sua vita.

Insieme al canto, Kurt amava tanto le canzoni. Amava impossessarsi delle storie che raccontavano, come se fossero sue. Amava costringere la sua voce a spezzarsi ed elevarsi in perfetto accordo con le sue emozioni.

Le canzoni erano piccoli miracoli fatti di musica che, attraverso la sua voce, trovavano come una manifestazione fisica qui, sulla terra.

Ma c’era un motivo – più importante degli altri, un motivo su tutti per cui Kurt amava cantare.

Dentro una canzone, attraverso una canzone, Kurt si era innamorato.

Pensandoci bene, Blaine era solo uno sconosciuto, incontrato solo pochi attimi prima. Fermato tra i tanti, quasi per caso. O forse non era un caso – non poteva essere un caso, se, tra tutte quelle persone che camminavano senza guardarsi intorno, aveva scelto proprio lui. Uno sconosciuto con il sole negli occhi e un sorriso capace di spezzargli l’anima, un poco alla volta. Uno sconosciuto che gli aveva afferrato la mano, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se dovessero farlo ogni giorno, ogni attimo, per il resto delle loro vite. Uno sconosciuto che l’aveva condotto con sé, lungo quel corridoio, è vero, ma che, senza saperlo, stava rispondendo al grido d’aiuto che Kurt stava lanciando, forse da tutta la vita.

E Kurt di Blaine, prima di ogni altra cosa, aveva conosciuto la voce. Non sapeva quale fosse la sua storia. Quando fosse l’ultima volta che aveva pianto, e perché. Non sapeva se amasse la sensazione del vento sulla faccia, mentre hai gli occhi chiusi. Se preferisse il cioccolato al latte o il fondente. Se il sole al tramonto lo emozionasse. Perché gli piacesse torturare così barbaramente quei poveri capelli.

Non conosceva cosa gli facesse battere il cuore.

Non conosceva il suo cuore.

Ma solo il suo canto.

Kurt non sapeva, non poteva ancora sapere che conoscere l’uno equivaleva a conoscere l’altro, in Blaine.

Ma in quel momento, che fosse l’uno, che fosse l’altro, Kurt non aveva dubbi.

Era qualcosa di perfetto.
 




 
Anche Blaine amava cantare. Amava cantare con quella voce calda, sussurrata, potente ma allo stesso tempo delicata come una carezza, che aveva ricevuto in dono.

Amava sorridere attraverso il canto. Perché era così, la sua voce sorrideva, cantando. Sorrideva a sé, ma soprattutto, sorrideva per gli altri. Aveva il sorriso in musica. Non era solo il modo, l’unico che conosceva, per poter parlare – ma parlare davvero – agli altri. Era anche l’unico modo che conosceva per aiutare, gli altri.

Quando le persone che amava erano tristi, quando gli amici andavano da lui in cerca di conforto, lui cantava. E col suo sorriso fatto di musica, riusciva a riscaldare i cuori di tutti, anche quelli con più ferite addosso.

Il canto era una medicina universale che lui non si stancava mai, mai di prodigare.

Blaine aveva una canzone per ogni emozione, sua e degli altri. Amava chiudere gli occhi, fissando il soffitto senza guardarlo davvero, ed entrare dentro a ogni parola, a ogni frase, cogliendo ogni respiro, tra una pausa e l’altra. E la sua mente si apriva, evocandogli immagini, colori, sensazioni tutte nuove, come se quelle canzoni riuscissero a penetrargli nelle ossa e a sciogliere cuore, cervello e polmoni, entrando in circolo dentro di lui, insieme al suo stesso sangue.

Blaine non amava le canzoni. Le viveva.

E non si stupì quando, proprio dentro una canzone, proprio attraverso una canzone, Blaine capì di essersi innamorato.

Fu come aprire gli occhi all’improvviso. Fu come se tutte le canzoni che aveva sempre avuto in circolo dentro di lui fossero esplose, tutte in una volta. Perché Kurt non era uno sconosciuto, per lui. Lo aveva visto piangere. Lo aveva visto ridere. Conosceva la scintilla d’orgoglio che gli balenava negli occhi quando aveva occasione di dimostrare il suo valore. Sapeva come prendeva il caffè. Come sapesse arcuare le sopracciglia ad altezza diversa, a seconda delle emozioni che provava.

O forse, semplicemente, lo aveva sempre conosciuto senza conoscerlo mai davvero.

Per prima cosa aveva conosciuto il suo cuore.

Ora conosceva anche il suo canto.

E ora lo sapeva – Blaine lo sapeva – che conoscere l’uno equivaleva a conoscere l’altro, in Kurt.

Ma in quel momento, che fosse cuore, che fosse canto, Blaine non aveva dubbi.

Era qualcosa di perfetto.




 
 
Era successo un giorno come gli altri, o forse un po’ diverso dagli altri. Un giorno di pioggia. Ma il fatto che piova non vuol dire necessariamente che sia unabrutta giornata.

Con tutti gli arcobaleni che vanno a dipingere il cielo, dopo.

Kurt e Blaine lo sapevano, in fondo. Seduti in macchina, impegnati in una delle loro discussioni silenziose, solo sguardi e musica. Sguardi e canzoni – se provenissero dalla radio o dalle loro anime, loro non potevano saperlo.

E non era importante, non per loro.

Perché, in quel giorno uguale e diverso dagli altri, sotto la pioggia, aspettando l’arcobaleno, Kurt e Blaine trovarono la loro canzone.

Una canzone perfetta per loro.
 
 



Kurt non si sentiva perfetto. Forse non puoi sentirti perfetto, non ci riesci, se il mondo sembra essere un grande manifesto che non fa che ripeterti giorno dopo giorno quanto tu sia sbagliato, ai suoi occhi. Non poteva sentirsi perfetto mentre sentiva tante paia di braccia che lo sollevavano per buttarlo con malagrazia nei cassonetti dell’immondizia. Non poteva sentirsi perfetto quando sentiva il sapore del sangue in bocca, ogni volta che uno spintone troppo forte lo faceva schiantare contro gli armadietti. Non poteva sentirsi perfetto quando veniva minacciato e insultato per quello che era.

Minacciato e insultato perché lo era.

Non si sentiva perfetto perché aveva una marea di difetti. Era altezzoso, snob e particolarmente capriccioso. Competitivo ai massimi livelli. Orgoglioso oltre ogni dire.

A pensarci bene, le uniche volte in cui si considerava perfetto, era quando vedeva sé stesso negli occhi di Blaine.



 
 
Neanche Blaine si sentiva perfetto. Forse perfetto non è il primo aggettivo che ti viene in mente quando guardandoti allo specchio vedi il tuo corpo marchiato da cicatrici, ricordo indelebile della volta in cui hanno tentato di spezzarti, nella mente e nel fisico. Forse perfetto non è la prima parola che usi per descrivere te stesso quando tuo padre ti guarda in quel modo perché non approva chi ami – perché non approverà mai nessuno di quelli che amerai. E no, perfetto non sei, se vieni offeso e nessuno muove un dito per darti una mano perché è così che deve andare e sei costretto a scappare.

Chi fugge dai suoi problemi non è perfetto. Anzi, è perfetto, si. Un perfetto codardo.

E poi aveva il brutto vizio di non pensare quasi mai prima di agire. Di credere sempre di fare la cosa giusta senza riflettere sulle conseguenze. Era vanitoso e sbruffone. Oh, se lo era.

A conti fatti, le uniche volte in cui poteva definirsi perfetto, era quando vedeva sé stesso negli occhi di Kurt.
 




 
E alla fine, scegliere la loro canzone – o essere scelti dalla loro canzone, che è meglio – fu un processo naturale, come era stato il loro trovarsi. Niente di loro era stato mai legato al caso, a essere onesti. Era tutto scritto, da qualche parte, in qualche strana legge dell’universo, creata apposta per loro. Kurt doveva fermare proprio Blaine, su quella scalinata, quel giorno. Blaine doveva prendere per mano proprio Kurt, prima di regalargli per la prima volta il suo sorriso fatto di musica.

Kurt e Blaine erano le due strofe della stessa perfetta canzone.
 
Perché è questa la verità.
E’ così che si sono incontrati, e salvati.

Non essendo perfetti per sé stessi.

Ma essendo perfetti l’uno per l’altro.

Ed è per questo che si ritroveranno, sempre, dopo ogni sbaglio, dopo ogni addio, dopo ogni dolore.

Perché, di essere perfetti per qualcuno, semplicemente, non si può smettere.


Mai.
 


“..pretty pretty please,
don’t you ever, ever feel like you’re less then, less then perfect,
pretty pretty please,
if you ever, ever feel like you’re nothing,
you are perfect to me.”
 




note finali: Buon compleanno di cuore, sissyna. Ti voglio un apocalittico bene. Non vedo l’ora di rivederti e di essere con te per LA puntata. Love ya <3
   
 
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