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Autore: Loveless85    24/10/2007    4 recensioni
Ho quasi perso Elle oggi. Ho bisogno di qualcuno che semplicemente mi tenga tra le braccia senza parlare.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono di nuovo a casa, finalmente.
Ho rischiato di perdere Elle oggi. E tutto per colpa di uno psicopatico.
Ok, non dovrei fare commenti del genere perché era un uomo malato, ma non posso farne a meno.
Ci ho quasi rimesso la vita anche io oggi. Si è fatto saltare in aria e io ero a pochi metri da lui.
Però le cose più importanti si sono salvate. L’ostaggio e la squadra. E anche la mamma sta bene.
Non voglio stare solo.
Mi faccio una doccia veloce, mi metto il mio fantastico pigiama blu a righe azzurre e prendo le chiavi che mi ha dato Jess, la mia vicina di casa.
So che è ancora al lavoro anche se sono le due del mattino. Ma fare la cameriera è così. Dice sempre che se potesse li butterebbe fuori dal locale appena hanno bevuto il caffé, ma non può e quindi aspetta pazientemente che, cito le testuali parole che usa lei, schiodino il culo dalle sedie.
Esco di casa e vado dritto alla porta in fianco alla mia. La apro.
Accendo la luce e come sempre rimango folgorato dalla stanza.
In due anni che ci conosciamo non ha mai modificato la disposizione del mobilio. E’ strano per una ragazza non cambiare mobili per così tanto tempo. Forse passa così poco tempo tra le mura di casa che non si è ancora stancata ne della disposizione ne del colore.
Lascio vagare i miei occhi in quella distesa di nero e azzurro pastello nelle più svariate sfumature. Come sempre riesce a rilassarmi.
E’ come se questi colori fossero la mia copertina di Linus. Sento il cuore rallentare impercettibilmente i battiti, il respiro calmarsi e la mente diventare meno analitica. Non che riesca a fermare i pensieri. Non ci sono mai riuscito. Sarebbe una vera novità.
Mi metto sul divano, sdraiato con la testa appoggiata al bracciolo.
Chiudo gli occhi e lascio che i rumori di quell’appartamento mi parlino.
Gocciolio lieve. Il rubinetto della cucina non è stato chiuso bene. È un suono ritmico, cristallino ma non snervante.
Lento fruscio. La finestra della camera da letto fa entrare la brezza notturna e smuove le tende. È un rumore particolare, incostante, mi mette i brividi, ma non mi spaventa.
Serratura che scatta.
Come una molla mi metto seduto e girato verso la porta.
-Ciao Reid- mi dice mentre entra.
Non è stupita di trovarmi nel suo salotto alle due e mezza di notte. Ormai siamo abituato a farci visita negli orari più strani.
-Faccio una doccia e sono da te!- dice allegramente mentre mi passa la mano tra i capelli.
Adoro questo suo gesto. Mi fa sentire bambino.
Con lei è sempre così. Tira fuori il bambino che è rimasto in me. E permetto solo a lei di vederlo. A lei e a nessun altro, nemmeno alla squadra.
Si, loro sanno tutto della mia vita, ma non sanno del mio bisogno quasi costante di avere un contatto fisico con qualcuno che semplicemente mi tenga tra le braccia senza parlare.
Ecco, con Jess è così. Lei semplicemente mi coccola.
Non so dire come o perché. Con lei torno ad essere un ragazzo normale che ha bisogno di affetto.
Adoro quando mi prende tra le braccia e mi fa posare la testa sul suo cuore e mi stringe come se dovessi scappare da un momento all’altro. Oppure quando sono alla finestra e mi perdo a guardare le luci della città, e lei silenziosa mi abbraccia da dietro e mi appoggia il viso contro la schiena dandomi dei piccoli baci. O anche quando ci sediamo vicini sul divano mentre guardiamo un film qualsiasi alla tv e mi prende la mano giocando con le dita o limitandosi a tenerla stretta contro la sua gamba.
-Eccomi tesoro!- dice, facendomi sobbalzare per la sorpresa. –Tranquillo! Non voglio mica saltarti addosso! Però…mica male l’idea!- e si butta addosso a me ridendo e buttandomi sdraiato sul divano.
Rido. Dopo una giornata del genere è riuscita a farmi ridere.
È la sua capacità. Riesce a farmi ridere nei momenti più impensati. Anche quando sono al lavoro e mi viene in mente qualcosa di buffo che abbiamo fatto insieme. Mi compare sulla faccia un sorriso sincero e tutti iniziano a chiedermi chi fosse l’artefice di quel sorriso. Non sanno di Jess. Non ho intenzione di dirglielo. Almeno non adesso. Farebbero troppe domande a cui non voglio rispondere.
-Avanti Spencer, cerca di difenderti almeno!- singhiozza tra le risate mentre mi fa il solletico ai fianchi.
-Te lo sei cercata!- ed inizio a solleticarle i fianchi mentre mi giro per sovrastarla con il mio peso, ma è stata una mossa infruttuosa. È più forte di me e più agile.
Ci fermiamo giusto per riprendere fiato e perché stavamo facendo troppo casino. I vicini non apprezzano le nostre mini-battaglie notturne e spesso si lamentano del rumore.
La guardo sorridendo.
Ha il viso arrossato dalla lotta appena terminata, i capelli biondi scompigliati, che le ricadono in lunghe ciocche da tutte le parti, soprattutto sul viso a coprire i suoi bellissimi occhi verdi.
Appoggio il viso contro il suo cuore, appena più su del seno. Il battito è veloce e regolare, il respiro leggermente affannato.
-Dai, andiamo a dormire- mormora mentre mi passa una mano tra i capelli.
Annuisco appena muovendo la testa. Ho trovato il mio nido.
Ci alziamo e mi accompagna alla sua camera da letto. Anche qui azzurro e nero.
Ci mettiamo sotto le coperte e subito mi metto su un fianco chiudendo gli occhi. Mi sento stanchissimo ma sereno.
Sento le sue braccia circondarmi i fianchi mentre si accoccola contro la mia schiena.
-Buona notte Jess- mormoro accarezzando la mano che riposa sui miei addominali.
-Notte batuffolo- risponde già mezza addormentata.
Chiudo ancora gli occhi e ascolto.
I suoni della città sono attutiti dalla finestra chiusa. Il respiro di lei è lento e regolare, come il mio.
Il calore del suo corpo contro il mio mi spinge al torpore che ci cattura appena prima di addormentarci. Stringo la mano sui miei addominali e lei stringe la mia in risposta.
Finalmente sono sereno dopo giorni di  stress, paura, rabbia, impotenza, incomprensione e terrore di perdere un’amica.
Finalmente sono tornato al nido tra le sue braccia.

  
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