<<
hey, scusa non ti avevo visto >>
Lanciai
un’occhiata a metà tra l’indifferente e lo scocciato al ragazzo che mi
era
appena venuto addosso, facendo cadere gli auricolari dell’ipod.
Sembrava in
difficoltà più del necessario e non smetteva di guardarsi in torno con
aria
agitata. Aveva i capelli spettinati e gli occhiali storti che non
volevano
proprio stare dritti. Con il sorriso più sincero che riuscii a fare
riavvolsi
le cuffiette per poi infilare l’ipod nella tasca del cappotto.
<<
non c’è problema >>
Stavo
per allontanarmi quando venni fermata ancora una volta dalla voce
incerta del
ragazzo.
<<
scusa se ti disturbo ancora, ma non ti ricordi di me? ti ho offerto un
caffè
neanche un’ora fa .. >>
Sbattei
un paio di volte le palpebre e lo squadrai per la prima volta per bene.
Non ero
certa di non averlo mai visto prima, però una cosa era sicura: non mi
aveva
offerto nessun caffè. Nessun ragazzo mi ha mai offerto un caffè in
effetti.
Che sciagurata.
<<
mi dispiace ma ti sbagli, non l’hai offerto a me il caffè >>
<<
non mi sto sbagliando! Eri proprio tu! Non sono mica così imbranato
come posso
sembrare! >>
Aveva il respiro affannoso, gli occhiali sembravano persino essersi
appannati e non riusciva neanche a guardarmi in faccia. Provai un
istintiva
simpatia verso quel poveretto.
Quell’approfittatrice.
<<
senti, me lo ricorderei se mi avessi offerto un caffè. Non ti sto
prendendo in
giro! Mi avrai confusa con la mia gemella >>
Lui
non parve minimamente convinto da questa spiegazione. Infondo era
comprensibile,
all’università stavo il più possibile lontano da Andrea. Fosse stato un
altro
momento gli avrei fatto vedere l’unica foto che avevo di noi due sul
cellulare,
gli avrei spiegato che mia sorella dipendeva dai caffè ma che era
solita
farselo offrire da chiunque fosse a tiro. Gli avrei detto che era
meglio
dimenticarsi la sua cotta fulminante per lei perché era il genere di
ragazza
che si fa amare da tutti ma si innamora solo di chi non la degna
neanche di uno
sguardo. Gli avrei spiegato tutto questo e magari anche offerto un
caffè per
sdebitare quella testa di legno, ma ero in ritardo per la prossima
lezione ed
ero stufa di rimediare sempre alle turbe sentimentali che Andrea
provocava,
molto spesso inconsapevolmente.
<<
senti ti assicuro che è come ti dico, ora però devo scappare >>
Mi
voltai lasciando il ragazzo, a cui mi ero scordata di chiedere il nome,
impalato in mezzo al cortile. Diedi uno sguardo al cellulare e imprecai
a mezza
voce. Come al solito ero di nuovo in ritardo.
<<
cosa stai cercando questa volta? >>
Quando
si voltò a guardarmi non riuscii a trattenermi e scoppiai a riderle in
faccia.
<<
beh che cos’hai da ridere?! Invece dovresti farti anche tu una
decolorazione
dei baffetti! Ti ricordo che i miei peli sono i tuoi peli! >>
La
guardai scettica mentre con quella roba bianca sul labbro e
un’inguardabile
cuffia rosa in testa osservava con aria critica due paia di calze
ricamate.
<<
devi uscire sta sera? >>
<<
perspicace Sherlock. >>
<<
e a chi hai intenzione di scroccare la cena? >>
<<
tranquilla esco con un mafioso, mi porta in un casinò di sua proprietà,
proverò
solo qualche droga leggera ma tornerò presto, grazie per esserti
preoccupata!
>> mi rispose con un mezzo sorriso. La guardai male
assottigliando gli
occhi.
<<
spero che tu stia scherzando >>
<<
ironia, Melina! Una cosa che non conosci a quanto pare! >>
Abbandonò
uno dei due paia di calze sul pavimento per poi scomparire nel bagno.
La seguii
quasi subito guardandola mentre dopo essersi sciacquata la faccia si
truccava
con la perizia di un restauratore di opere d’arte. Andrea era
indubbiamente
stupenda. Tutti lo sapevano, lei prima di tutti. Dovrei essere
contenta,
infondo avevamo la stessa faccia. Eppure non era il nostro viso ad
attrarre gli
uomini, anche perché se fosse stato così avrei dovuto avere lo stesso
numero di
corteggiatori di mia sorella. Erano le piccole differenze a calamitare
l’attenzione su di lei. Perché non eravamo davvero identiche e solo un
ragazzo
imbranato come quello di sta mattina poteva non accorgersene. A partire
dal
carattere per finire ai punti neri. Andrea non ne aveva neanche uno.
Quanto la
odiavo per questo.
<<
E questo mafioso ce l’ha un nome? >>
<<
Gabriel. Come l’angelo. >> rispose senza distogliere l’attenzione
dal suo
operato.
<<
perché non mi è nuovo? >>
<<
perché te ne avrò parlato un centinaio di volte ma tu non ricordi mai i
nomi di
nessuno. >>
<<
a che punto siete? >>
<<
non abbiamo ancora fatto sesso, se è questo che volevi sapere.
Tecnicamente
stiamo nella fase del corteggiamento. In realtà io mi trattengo dal
saltargli
addosso ogni secondo. Il mio intuito dice che più o meno è la stessa
cosa per
lui >>
<<
più o meno? >> a quel punto mi feci attenta. A discapito delle
apparenze
il suo intuito raramente sbagliava. Lei con un sospiro posò il mascara
sul
piano del lavandino, guardandomi di sfuggita.
<<
non so, a volte ho come l’impressione che voglia saltarmi addosso,
letteralmente saltarmi addosso
>>
<<
non capisco, di solito non ti fa piacere una cosa del genere? >>
inutile
negarlo, a chiunque fa piacere sentirsi desiderate e di sicuro mia
sorella non
faceva eccezione.
<<
te l’ho detto, è una sensazione strana. Prima quando l’ho chiamato
mafioso l’ho
fatto senza pensarci, non perché sia davvero un mafioso, ma perché
stare vicino
a lui mi fa sentire costantemente in
bilico. È difficile da spiegare >>
La
guardai scettica mentre dopo aver scrollato le spalle ricominciò a
prepararsi. Mia
sorella amava il ‘’bad boy’’ e quindi non era da lei farsi questi
scrupoli. Mi
domandai con chi davvero se la stesse facendo e soprattutto mi
maledissi per
non aver ascoltato ogni singola stupidaggine detta da lei.
Quando
uscì sbirciai dietro le tende in perfetto stile guardona. Ma si
trattava pur
sempre di mia sorella, avevo il diritto nonché il dovere di farmi i
fatti suoi!
Inizialmente vidi solo una macchina nera
lucida che, causa la mia ignoranza in materia, non riuscii ad
identificare.
Inaspettatamente quell’ ‘’angelo mafioso’’ di cui era cotta mia sorella
scese
dall’auto e con velocità ed eleganza aprì la portiera per farla
entrare, non
prima di averle posato un bacio sulla fronte. Sbattei le palpebre
quando mi
resi conto di essermi spiaccicata quasi contro il vetro nel tentativo
di notare
qualunque cosa che potesse insospettirmi e far accendere un campanello
d’allarme. Inutile dire che tutto in quella scena mi puzzava di strano,
ma era
anche vero che il mio istinto faceva cilecca quasi sempre. Forse stavo
diventando solo paranoica ed iperprotettiva. Ne ebbi la certezza quando
mi
sembrò di vedere gli occhi di quell’angelo mafioso brillare come rubini
fendendo l’oscurità. Si, avevo decisamente bisogno di dormire. E anche
di un
fidanzato, ma non l’avrei mai ammesso ad alta voce.
<<
cosa ti ha fatto? >>
Lei
sembrò non stupirsi della mia presenza e si limitò a stringere gli
occhi per
cercare di mettermi a fuoco dietro tutte quelle lacrime.
<<
ho fatto una stronzata. >>
<<
cosa hai fatto? >> strinsi i pugni cercando di controllarmi.
Sbottare
l’avrebbe fatta richiudere a riccio e una volta intimidita era
impossibile
cavarle qualcosa di bocca.
<<
ho ignorato il mio istinto. >>
Passò
qualche istante di silenzio e mi chiesi se non si fosse persa nei suoi
pensieri
ma poi continuò con voce spezzata dai singhiozzi.
<<
Lo amo. Totalmente. È come se non potessi
fare a meno di lui. Neppure volendo. E non voglio. >>
Rimasi
interdetta, senza sapere cosa fare o cosa dire. Non era la prima volta
che
diceva di essersi innamorata di qualcuno, ma era la prima volta che
diceva di amare qualcuno. Ci teneva a
differenziare le cose. Ma perché stava piangendo? Non dovrebbe essere
qualcosa
di … felice? Erano forse lacrime di felicità? Perché sembrava così
disperata
allora? Non sapevo cosa fare. Ero così imbranata con i rapporti
interpersonali,
persino con mia sorella. Impacciata le strinsi una spalla sforzandomi
di
sorridere. Lei sembrò capire e ricambiò timidamente il sorriso. Poi un
idea
sembrò balenarle negli occhi
<<
hai un aspetto pessimo. Che ti è successo? >>
<<
senti chi parla. >> cercai di sdrammatizzare incamminandomi verso
il
bagno. Naturalmente lei non demorse rincorrendomi con i tacchi stretti
in una
mano e la borsetta nell’altra.
<<
che mi stai nascondendo? >>
Sapevo
che non avrebbe demorso facilmente, così mi voltai verso di lei
incrociando le
braccia
<<
ho fatto un incubo >>
Andrea
mi rivolse solo un veloce sguardo attraverso lo specchio nel quale si
stava
osservando. Era passata una settimana da quella notte e io ed Andrea ci
eravamo
scambiate si e no una decina di parole in croce. Anche quando eravamo
piccole
ero io quella che prendeva l’iniziativa dopo un litigio perché stare
litigata
con la persona più importante della mia vita mi faceva stare male in
ogni caso.
Solo che questa volta non avevamo litigato, semplicemente entrambe non
volevamo
parlare di qualcosa che ci spaventava. Nel caso di Andrea però la
minaccia era
reale e io non potevo semplicemente lasciar correre.
<<
da quando ti interessi di moda? >>
<<
non cambiare argomento. Devi uscire di nuovo con l’angelo mafioso?
>>
Fece
una mezza risata mentre chiudeva il cappottino rosso e aggiustava
ancora la
sciarpa color panna.
<<
lo chiami così è? Glielo devo dire … lo farà divertire sicuramente …
>>
Sembrava
stesse parlando da sola e probabilmente era davvero così. Da quando
aveva
iniziato a vedersi regolarmente con quel Gabriel sembrava sempre persa
nei suoi
pensieri. A volte parlava persino da sola e la cosa mi faceva sempre di
più
insospettire.
<<
dove hai detto che vi siete conosciuti? >>
<<
non l’ho detto >>
Aspettai
che continuasse ma rimase in silenzio, aggiustando difetti inesistenti
dell’acconciatura e del trucco. Dopo l’ennesima volta che si lisciò le
pieghe
immaginarie della sciarpa mi avvicinai allungando una mano verso il suo
collo
<<
fammela vedere >>
<<
non toccarmi! >> con un scatto si allontanò da me lasciandomi con
la mano
sospesa nel vuoto e lo sguardo confuso. Lei respirava affannosamente e
sembrava
sul punto di scoppiare a piangere. Restammo qualche istante a fissarci,
entrambe perplesse e spaventate anche se per motivazioni diverse.
Andrea fu la
prima a riprendersi raddrizzando le spalle e schiarendosi la voce con
qualche colpo
di tosse.
<<
me l’ha regalata lui. Mi fa sempre dei regali stupendi. È molto
premuroso con
me. >>
<<
ti picchia per caso? >>
Sentii
la rabbia montarmi addosso come un’ondata gelida e non ci fu modo di
sopprimerla. Agii troppo velocemente perché se ne rendesse conto così
non
riuscì a bloccarmi in tempo. Afferrai la sciarpa con entrambe le mani e
la
sfilai velocemente dal suo collo. Non fu difficile individuarlo perché
spiccava
orribilmente sulla sua pelle. Un livido enorme, screziato di rosso al
centro e
nero verso l’esterno. Era grande quanto un pugno e sembrava doloroso e
recente.
Andrea mi strappò la sciarpa di mano rimettendosela al collo con gesti
isterici
e rapidi.
<<
non dire neanche una parola! Non è quello che pensi. >>
<<
e cosa penso?! Quello che ho visto mi sembra che parli da solo! Ti
picchia! Ti
ha completamente soggiogata! Devi denunciarlo! >>
<<
non è vero! Non è così! È la persona migliore che io abbia mai
conosciuto! E se
tu sapessi … >>
<<
è violento! Gli uomini violenti sono vigliacchi! Sono persone orribili
e non
pensare di poterlo cambiare! >>
<<
non ha mai alzato un dito su di me! te lo posso giurare! >>
Stavamo
entrambe urlando come pazze e mai come in questo momento fui contenta
di
abitare senza i nostri genitori. Mamma e papà, cosa avrebbero fatto
loro? Un
idea mi passò per la mente e non mi rincuorò neanche un po’.
<<
ho capito. è uno di quei feticisti o come diamine si chiamano! Gli
piace
mordere? Perché è un morso vero? >>
Lei
sembrò combattuta se rispondere o no ma quell’incertezza mi bastò per
capire
come stavano le cose.
<<
ah lo sapevo! È un maniaco! Tutta quella facciata da perbenino, apre la
portiera, bacio sulla fronte … tutta una maschera! >>
<<
mi hai spiato!? >> sibilò ritrovando improvvisamente tutta la sua
sicurezza
<<
spiato mi sembra esagerato! Stavate fuori casa, non è che vi ho seguito
o
simili! >>
<<
stai lontana dalla mia vita privata, Melina! Solo perché TU non ne hai
una non
significa che ti debba interessare alla mia! >>
Inutile
negare che queste parole mi punsero sul vivo. Mia sorella meglio di
tutti
sapeva che avevo una sola migliore amica oltre lei e che non avevo
appuntamenti
con nessuno da anni ormai. Avevo avuto solo un ragazzo fino ad ora ed
era un
esperienza che non amavo ricordare. Mi rabbuiai incrociando le braccia
e lei
parve raddolcirsi assumendo un espressione colpevole.
<<
scusa Mel, ma ti posso assicurare che non sono diventata
improvvisamente
masochista o sottomessa, semplicemente lo amo. E prima che tu scatti NO
non mi
ha mai fatto qualcosa contro il mio volere. Te lo giuro. >> disse
dopo
avermi stretto le mani nelle proprie. Non ero convinta. Per nulla. Ma
tanto
cercare di parlarle ora sarebbe stato inutile. E poi avevo già un’altra
idea
per la testa e stavo già pensando a come metterla in atto. Mi sforzai
di farle
un mezzo sorriso e poi mi scostai per farla uscire senza aggiungere più
nulla.
‘’Andy?
È successo qualcosa?’’
Perché
mai dovrebbe essere successo qualcosa? Poi mi ricordai che si erano
lasciati
meno di due ore fa. Probabilmente era normale la sua preoccupazione.
‘’
no no … dove sei?’’
‘’
al Secrets con Vincent, come ti avevo detto. Sei sicura di stare bene?
La tua
voce ha qualcosa di strano’’
Rimasi
allibita per qualche istante. Incredibile.
‘’
si si ho solo un po’ di mal di gola. Buona notte. ‘’
Attaccai
senza dargli il tempo di rispondere e scrissi Secrets su google in modo
da
ricordarmi la strada da fare per arrivarci. Il Secrets era un
ristorante/bar
molto ‘’alla moda’’ e per questo non ci avevo mai messo piede. Il nome
in
realtà era Secrets in the moonlight ma tutti lo chiamavano
semplicemente
Secrets. Dopo aver riletto un paio di volte il percorso da fare
cancellai la
cronologia e rimisi tutto a posto. Infilai la prima giacca che avevo a
portata
di mano e uscii di casa il più silenziosamente possibile.
Salve
a tutti! spero qualcuno sia arrivato a leggere questa
parte xD (autrice etremamente insicura! >.<) in ogni caso se
avete avuto
l'impressione che la narrazione sia lenta, vi sbagliate xD mi dispiace
se il
primo capitono non è niente di che ma più avanti si fa moolto più
interessante
=) perciò continuate a leggerla e non vi deluderà!!! (sorriso a 230
denti! ^^)
Un grazie a tutti!
Ps sono
sempre aperta a consigli per migliorarmi =)