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Autore: Axul    04/04/2013    1 recensioni
la Compagnia del Buco è una banda di matti da legare. Il tutto è ambientato nel 2056, quindi attendetevi cose fuori dal comune tipo le macchine volanti e il teletrasporto, ma... oddio, non dimentichiamoci di parlare dell'imperatore Nyrpex, colui che si è divertito ad acquistare miliardi di azioni e ha praticamente il controllo del globo: ricco sfondato e sempre pronto a rinfacciarlo a tutti.
Miliardi di avventure senza senso, in cui anche una semplice giornata in piscina si rivela un pretesto per lanciare qualche granata e travestirsi da Poison Ivy... no, aspetta... COSA???
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le Avventure della Compagnia del Buco Preferito

 
 

Presentazioni



Anno 2056, Hole Town.
La città era il tributo alla tecnologia, uno dei centri più innovativi dell’intero pianeta, questo perché l’imperatore del mondo, Nyrpex, vi risiedeva lì… o almeno, la sua carta d’identità diceva così.
Nyrpex non era un imperatore cattivo, come ci si può aspettare, e neanche un re magnanimo, era semplicemente un ragazzo che era diventato ricco sfondato e che aveva investito i suoi soldi in tutto ciò che gli era capitato a tiro.
Hole Town aveva questo nome perché lui e i suoi amici costituivano la Compagnia del Buco Preferito, quindi aveva voluto rendere omaggio a coloro che l’avevano sempre supportato nei suoi progetti.
Nyrpex viveva in un’enorme villa a quattro piani bianca simile alla casa bianca, con un maestoso parco ai lati del viale di selciato bianco e una sublime piscina sul retro. Ovviamente, non viveva da solo. Siccome, fin da adolescente, aveva continuato a ripetere che avrebbe dato di tutto ai suoi amici, non appena era diventato ricco, loro avevano approfittato del suo stato per farsi comprare svariate cose e per vivere con lui in quel mausoleo di bellezza.
Nonostante l’aspetto austero, la casa era la patria della tecnologia: ogni singola nuova invenzione costosissima e stupenda era ovviamente lì dentro.
 
Nyrpex si svegliò stiracchiandosi vistosamente sul letto, tirò la piccola cordicella rossa accanto al letto a baldacchino e un cameriere entrò tutto trafelato portando con sé un ricco carrello di cibarie. L’imperatore sorseggiò il tè caldo, mangiò con molta calma una brioche e diede due banconote da cinque euro all’uomo pensando: “Tanto sono ricco”.
Si alzò, aprì la porta del bagno, arrivò allo specchio e vide immediatamente la scritta: The Game.
«Ho perso» fu l’unica cosa che riuscì a dire nonostante il dentifricio stesse lentamente colando sul lavandino di bianchissima porcellana comprato in Francia.
Sentì delle urla, si affacciò e vide Leax e la sua ragazza tuffarsi nell’azzurrissima piscina. Aprì la finestra e gridò: «Leax, hai perso!» e richiuse per concedersi finalmente un bagno caldo.
Leax ghignò divertito e baciò appassionatamente Vaxel, la sua ragazza.
Axul passò in quel momento borbottando: «Non di prima mattina, dai» e andò a lavoro.
Sorix la seguì baldanzosa con una grossa borsa nera contenente praticamente il mondo e cominciò a parlare del suo telefilm preferito: Glee.
Axul si massaggiò le tempie, salì sulla macchina volante e la guidò con qualche difficoltà fino ad un edificio rosso. «Sei arrivata, scendi.»
«Aspetta, ti dicevo, quella canzone…»
La buttò letteralmente giù dalla macchina e se ne andò sbuffando. Di prima mattina era praticamente intrattabile perché non faceva colazione a causa del suo stomaco che digeriva solo dalle 10 fino alle 19.
Parcheggiò vicino ad un palazzo color porpora con la scritta al neon “Teatro del Gatto e la Volpe”. Camminò sul tappeto rosso respirando profondamente, aprì la porta di cristallo e sorrise nel ritrovarsi in uno dei luoghi che amava di più su quella Terra: il suo teatro.
Salì tre piccoli scalini, scostò una delle tende e sorrise nel vedere la platea e il palco in fondo alla sala. Camminò con in volto un radioso sorriso, arrivò davanti a Raxas e le chiese: «Come va con i preparativi?».
Raxas la fissò dapprima spaventata, poi si guardò innervosita intorno e, infine, disse: «Ehm… per pranzo ci siamo».
Axul socchiuse gli occhi: «Che vuol dire “per pranzo”? Lo spettacolo è questa sera!».
Iniziò a sudare freddo, prese un pennello e corse dietro le quinte con la voce di Axul dietro che la rincorreva disperata. Nyrpex entrò con la sua bianca giacca, prese una sigaretta da una scatoletta d’argento, l’accese e, arcuando un sopracciglio, affermò: «Posso fare degli ologrammi se vuoi».
Axul sbarrò gli occhi, buttò nel cestino la sigaretta e urlò: «Non me ne frega nulla dei tuoi soldi!».
«Ah sì?» Nyrpex se ne andò con gran classe.
Axul rimase immobile sul palco. Aveva appena allontanato uno degli sponsor? Aveva appena allontanato l’imperatore del mondo? O cavolo…
Lo rincorse e gli si gettò al braccio con fare amorevole. «Stavo scherzando, suvvia! Questa sera potrai portare tutti quelli che vuoi con te! Avrete, come al solito, il palco d’onore!»
Nyrpex annuì soddisfatto e utilizzò il teletrasporto per spostarsi al piano superiore. Era ricco, poteva usare quelle costosissime tecnologie quando voleva. Arrivò nel bar del teatro, dove vide Xarf coccolare il suo gatto bianco sul bancone. Si sedette allo sgabello rosso e ordinò un caffè.
Xarf prese la lattina e continuò a parlare divertito con il gatto per poi proporre: «Dovresti far inventare una macchina per comunicare con gli animali».
Raxas entrò innervosita, si accomodò ad uno dei tavoli e si lasciò cadere pesantemente sul legno. «Non è colpa mia se non hanno consegnato in tempo i materiali… come facciamo per lo spettacolo?»
«Su che cos’è?» domandò Nyrpex sorseggiando il caffè nel bicchiere per il martini.
«Come fai a non saperlo se lo vai a vedere stasera?» domandò confuso Xarf.
Nyrpex fece spallucce e commentò: «Seguo troppe cose, sono ricco, posso fare quello che voglio».
Alzarono gli occhi al cielo esasperati dalla consueta frase dell’imperatore del mondo.
«Comunque è “Madama Butterfly”, non ti ricordi dei kimono in casa tua?»
«Ah, non erano per me?» domandò lui sorpreso da quella rivelazione.
Gli altri due sbuffarono sonoramente.
«Come sta andando l’attività di Cykrix?»
«Ma non puoi andare a vedere? Sono cinque metri!» domandò Xarf esasperato da quel suo atteggiamento altisonante.
Nyrpex si alzò, schiacciò un bottone sul suo orologio e si ritrovò nella stanza accanto, dove Cykrix aveva una fumetteria. Superò i vari scaffali, guardò le numerose Action Figures e arrivò alla cassa, dove l’amico era comodamente seduto a leggere un manga di Sailor Moon.
«Ma non lo sai a memoria, ormai?»
Cykrix alzò lo sguardo, lo salutò e commentò: «Anche tu sai a memoria i tuoi videogiochi».
Lui era il più giovane della compagnia, più piccolo degli altri di due anni.
Sentirono qualcuno imprecare in una lingua a loro sconosciuta, si affacciarono alla porta del negozio e videro Axul insultare il gatto di Xarf.
«Che succede?» domandarono confusi da quella scena.
Axul li fissò in cagnesco. «Oggi è una giornata da schifo! Stasera c’è la prima di “Madama Butterfly”, non abbiamo finito le scenografia perché quegli imbecilli hanno consegnato in ritardo i materiali, quel gatto arriva e mi butta a terra il cappuccino ed io ora sto morendo di fame! Odio questo posto!»
Nyrpex le comprò un altro cappuccino pensando di rabbonirla, ma lei rimase a fissarlo con gli occhi socchiusi. «Dove sono Leax, Zaxzom e Paxu?»
Paxu entrò in quel momento sorridendo radiosa con in mano una grossa valigetta di trucchi. «Buongiorno ragazzi!»
«Buongiorno un corno!» sbottò Axul alzandosi inviperita e subito seguita da Raxas.
«Ma è successo qualcosa?» domandò Paxu fissando Xarf.
«Ehm… credo che tu sia in ritardo, per questo si è infuriata.»
Paxu rincorse le altre due e Axul la spedì dietro le quinte per sistemare tutti i trucchi necessari per la prima.
 
Leax arrivò nel bar portando con sé numerosi fogli e borbottando: «Nyrpex, mi servono un po’ di firme. Ah, Xarf, domani ci saranno dei giapponesi che vogliono fare un contratto, ci faresti da interprete? Faremmo un figurone se ci fossi tu!»
«Uh! E posso mettermi un kimono? Tanto ne abbiamo tantissimi ora che Axul ha deciso di mettere in scena “Madama Butterfly”!»
Leax arcuò un sopracciglio, rimase poi scandalizzato e rispose: «Va bene. Nyrpex, firma, così torno al laboratorio a fare esplodere un po’ di cose».
Nyrpex firmò con la sua penna placcata in oro, la rimise nel taschino della giacca e finì il cappuccino lasciato da Axul.
«Cavolo, è vero! Devo ritirare alcuni libri per il laboratorio! Passo da Sorix, ci vediamo per pranzo, arriverò un po’ tardi oggi.»
Uscì utilizzando una porta vicino al bancone, percorse il lungo corridoio bianco costeggiando la fumetteria di Cykrix e arrivò ad una massiccia porta in ebano. La aprì arrivando esattamente dietro al bancone dell’immensa libreria di Sorix. La ragazza stava amabilmente leggendo un libro.
«Ciao, Sorix, mi servono i libri che ho ordinato l’altro giorno.»
Sorix indicò due scatoloni e disse: «Sai dov’è Nyrpex? Deve firmare alcuni contratti con le case editrici».
Ma perché tutti i luoghi dove lavoravano loro erano gestiti da Nyrpex? Solo Axul si era opposta e, accumulando sempre più soldi grazie al successo del teatro, era riuscita a comprare la struttura diventandone la proprietaria. Mancava poco perché anche il laboratorio diventasse suo, se il prossimo progetto fosse stato accettato dalla Comunità Scientifica, avrebbero guadagnato milioni di euro e il laboratorio avrebbe finalmente portato il suo nome!
«Al bar di Xarf, non sta facendo nulla.»
«No comment» affermò Sorix sbuffando per poi alzarsi.
Arrivata al bar, diede i vari moduli a Nyrpex e si disse che lei, a differenza di tutti gli altri, preferiva che fosse lui a controllare la biblioteca, così aveva meno problemi e poi… con tutti quei libri che c’erano e le riviste specialistiche che Nyrpex la obbligava a ordinare, lei non ce l’avrebbe mai fatta a gestire tutta quella mole di lavoro. L’unica cosa che Nyrpex le faceva fare come se lei fosse stata il capo era presenziare alle riunioni… ovviamente solo perché lui non ne aveva voglia.
Zaxzom entrò nel bar con il volto sporco di polvere. «Ragazzi, abbiamo fatto una scoperta mozzafiato alla cava!»
Xarf lo allontanò dal bancone. «Non mi sporcare tutto! Allora, che cos’è?»
«Le ossa di un dinosauro! Sono enormi, probabilmente appartenevano a qualche T-Rex. Ma ci pensate? Che occasione grandiosa! Finalmente anche il museo di questa città avrà delle ossa di dinosauro vere e non quelle riproduzioni!»
«Il che vuol dire che io avrò ancora più soldi perché il museo lo finanzio io. Evviva! Ho altri soldi!»
Alzarono gli occhi al cielo. Nyrpex non sarebbe mai cambiato.
 
Axul era seduta su una delle poltrone rosse delle prime file in platea. Era mezzogiorno e la scenografia sembrava essere quasi conclusa. Raxas si sedette esausta accanto a lei sbuffando: «Se sapevo che mi facevi sgobbare così tanto, non facevo Scenografia all’università!».
«Dai che tanto ti piace! Sappiamo tutti quanto ti sei divertita a fare queste ambientazioni e a sistemare i vestiti!»
Raxas aveva studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Era bionda, anche se i suoi capelli erano tinti e ciò era evidente durante le prime degli spettacoli, quando doveva lavorare duramente per mesi e non aveva il tempo di andare dal parrucchiere; aveva gli occhi castani; era di media altezza e adorava lo stile gotico e orientale. In quel momento indossava degli stivali bianchi con i lacci neri, dei jeans scuri, una maglietta viola, il suo colore preferito, con disegnati gli occhi dello Stregatto. I capelli erano legati in uno spartano chignon e fissati da una rosa nera. In quel momento la sua espressione era esausta e due profonde occhiaie violacee le delineavano i contorni degli occhi.
Axul si era laureata in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo alla Cattolica di Milano. Era piccola, con i capelli castani e gli occhi scurissimi, lei diceva che erano color nocciola se visti al sole, in realtà sembravano neri. Indossava delle converse di pelle nere, prese a Londra perché uguali a quelle di Will Smith nel film “Io robot” del 2004. Lei adorava il passato, per questo guardava spesso film di altri tempi e metteva in scena soprattutto opere antiche. Aveva dei jeans scuri e una maglietta bianca con cucito sopra un gilet nero.
Le due amiche si guardarono, respirarono profondamente e annunciarono che stavano per iniziare le prove generali.
Paxu corse sul palco urlando: «No!! Aspettate, non possiamo! Devo ancora finire di truccare tutti!».
Axul si costrinse a mantenere la calma. «Non importa, iniziamo.»
Nyrpex entrò in sala insieme alla moglie, si sedette dietro ad Axul e le disse: «Sicura che non avete bisogno di ologrammi?».
Axul e Raxas si girarono con sguardi di fuoco. «Non rompere con i tuoi soldi. Lasciaci fare come piace a noi!»
«Ma sarebbe molto più avvincente con draghi veri!»
«Ma non ci sono draghi in quest’opera!» sbottò Axul sgranando gli occhi all’inverosimile.
«Ah… allora non mi piacerà.»
Lo picchiarono per farlo tacere e lui si fece coccolare dalla moglie Rashix prima di essere cacciato dalla sala per i suoi continui lamenti.
 
Finite le prove generali andarono al ristorante di fronte al teatro, sempre di Nyrpex. L’imperatore e Paxu erano fuori a fumare, loro due entrarono e si sedettero stancamente vicino a Sorix.
«Speriamo che vada tutto bene stasera… Ah, Xarf, grazie per averci raccontato la tradizione giapponese. I costumi, il trucco e le movenze degli attori sembrano perfetti.»
«Avreste potuto rendere tutto più semplice con degli ologrammi.»
«Basta con i tuoi ologrammi!» sbottarono Raxas e Axul prima di ricomporsi facendo finta di nulla.
Iniziarono a mangiare il primo: tagliatelle alla bolognese, il piatto preferito di Axul.
Cykrix entrò nel locale, salutò tutti e solo in quel momento tutti si resero conto che era vestito completamente in verde. Di solito indossava un dettaglio verde, mentre quel giorno persino le scarpe erano verdi!
«Come mai così… verde?» domandò Raxas perplessa.
«Perché è un bel colore!»
Cykrix, come già accennato, aveva due anni in meno di loro, però era il più alto di tutti. Si può dire che era il classico stereotipo del ragazzo biondo: muscoloso e occhi azzurri. L’unico “problema” era che non era molto interessato alle ragazze e che gestiva una fumetteria, quindi non aveva i classici gusti dei ragazzi biondi americani. E, come si sarà intuito, il suo colore preferito era il verde.
Nyrpex arcuò un sopracciglio.
Lui era quello ricco. Era così ricco che dormiva con un cuscino dorato che aveva fatto cucire da una costosissima sarta cinese che viveva in un paesino sperduto che aveva dovuto raggiungere con il suo jet privato… tanto era ricco. Capelli castani, quel giorno nascosti dal borsalino bianco con la striscia nera, occhi scuri, pizzetto; media altezza, corporatura normale, forse un po’ di pancetta derivata dal suo costante ozio e dalla sua praticamente assente attività fisica.
Leax entrò trafelato, con due improponibili occhiaie. «Dannazione, quegli imbecilli del laboratorio non capiscono nulla! Nyrpex, falle fare a me la prossima volta le assunzioni! Dove li hai trovati?»
«Sinceramente non ricordo… forse erano quelli che chiedevano meno.»
«Sempre a pensare ai soldi!»
Leax si sedette e cominciò a mangiare con gusto la pasta.
Capelli ricci, tenuti più o meno a posto dal gel, occhi castani. Alto, di media corporatura. Aveva studiato Scienze biologiche all’Università degli Studi di Milano e il suo sogno era sempre stato quello di fare il chimico. Lavorava nel laboratorio da alcuni anni, era stato uno dei primi investimenti di Nyrpex e lui ne aveva subito approfittato facendosi assumere e, grazie alle sue idee e alla sua bravura, ne era ben presto diventato il capo. Sotto al camice si scorgevano la maglia di uno dei suoi gruppi preferiti, i jeans neri e i suoi inseparabili anfibi.
«Ok, all’appello manca solo Zaxzom» affermò Paxu cominciando a mangiare la sua carne.
Lei era celiaca e diabetica fin da bambina. I capelli erano neri con alcune ciocche rosse, gli occhi castani punteggiati da un verde opaco. Indossava una maglietta rossa molto scollata con una spallina che le cadeva sul braccio, dei pantaloncini e dei sandali neri. Tutti si chiedevano come facesse a non avere neanche un minimo di freddo. Lavorava come make-up artist al teatro di Axul e Raxas, se necessario, e faceva occasionalmente fotografie  per alcune associazioni della città. Non aveva un lavoro a tempo pieno, ma a lei piaceva così, aveva più tempo da dedicare a se stessa.
Dopo qualche minuto arrivò Zaxzom con aria esaltata e trionfante. «Ragazzi, quelle ossa sono qualcosa di…» tutti spensero sistematicamente il cervello.
Zaxzom era di media altezza, tendente al basso, e non in piena forma. La sua testa era circondata da piccoli riccioli castani, occhi scuri e una barba non curata. La voglia di sistemarsi ogni mattina era piuttosto assente. In testa aveva ancora il casco giallo della cava e i suoi vestiti erano pieni di polvere a causa degli scavi.
«Potevi almeno cambiarti, così mi fai sfigurare» affermò Nyrpex guardandolo contrariato.
«Nyrpex, non iniziare con questa storia. Sei l’imperatore del mondo, chi diavolo vuoi che s’interessi di noi?» domandò retorico Xarf riprendendo poi a mangiare.
Dei fotografi entrarono in quell’esatto istante nel ristorante.
Nyrpex arcuò un sopracciglio e si alzò mettendosi davanti alle telecamere cibernetiche.
«Ditemi, signori, come mai qui?»
Un uomo lo fissò perplesso e indicò Axul e Raxas. «Volevamo fotografare le direttrici del teatro.»
Axul si alzò trionfante, schioccò la lingua passando accanto a Nyrpex e si mise in posa con Raxas.
«Non ci credo, quelli non sono interessati a me…» tornò al tavolo e si prese sconvolto il volto fra le mani «Probabilmente le mie azioni sono calate!» controllò immediatamente con il suo tablet di ultima generazione, ma si accorse che erano aumentate «Perché non sono interessati a me?» domandò infine esasperato agli altri.
Sorix propose con voce flebile: «Forse perché stasera c’è la prima al loro teatro?».
Sorix era la più formosa della compagnia. Aveva lunghi e lisci capelli neri e gli occhi castano scuro erano parzialmente nascosti dagli occhiali. Lavorando in biblioteca non si vestiva mai elegante come gli altri, ma prendeva vestiti a caso dall’armadio e andava a lavoro portando con sé l’enorme borsa nera contenente portatile, ombrello, fazzoletti, un libro, un manga, penne colorate, matita, gomma, cacciavite, uno spray al peperoncino, una spazzola, lo spazzolino e il dentifricio e altre innumerevoli cose.
«Concordo con Sorix» Xarf ne approfittò per rubare l’ultima fetta di pane rimasta.
Xarf era di media altezza, di corporatura normale e adorava tutto ciò che riguardasse i paesi orientali. Aveva studiato Lingue orientali all’università Ca’ Foscari di Venezia. Lavorava nel bar sopra al teatro e faceva il traduttore di libri giapponesi e l’interprete durante importanti conferenze internazionali. I suoi capelli erano neri, occhi azzurri e un sorriso sempre stampato sul volto. In quel momento indossava un completo da cameriere d’alta classe: camicia bianca, gilet nero, pantaloni neri e mocassini neri; in più, vi erano i suoi inseparabili occhiali neri.
Axul e Raxas tornarono gioiose al tavolo e sfoggiarono un enorme sorriso a Nyrpex. «Anche noi diventeremo presto ricche!»
«Ricordatevi che se avete un lavoro è grazie a me che ho comprato il teatro.»
«E tu ricordati che posso comparti metà delle azioni che hai del teatro, facendoti perdere così dei soldi.»
Nyrpex non era avaro, ma l’idea di perdere dei soldi era per lui inaccettabile.
 
Axul uscì prima di tutti dal ristorante affermando che aveva parecchie scartoffie da riempire e Sorix la seguì, visto che doveva riaprire la libreria.
«Allora, avete sistemato tutto al teatro?»
«Sì… manca il trucco, spero che Paxu ce la faccia» frase seguita da un eloquente sguardo d’intesa «Da te come va?».
«Tutto bene… però mi sento un po’ sola.»
«È da un po’ che ci penso, dovremmo proporlo a Nyrpex… che ne dici se uniamo la fumetteria, la libreria e il bar?»
«Ma ci serve un locale enorme!»
«No! Basta spostare il bar e demolire qualche muro! Il locale occupato ora dal bar possiamo prenderlo noi del teatro, così avremmo più spazio per tenere le cose e non dovremmo ricorrere allo scantinato. Per te andrebbe bene?»
«Ovvio!»
«Allora parlagliene tu quando passa da te. Io vado, ciao!» e scomparve dietro le quinte.
Ovviamente lasciava a lei la parte di convincimento di Nyrpex.
Si diresse a lavoro, prese il suo portatile, vi attaccò delle cuffie e cominciò ad ascoltare le canzoni di Glee; il volume non era troppo alto, per evitare di non notare i clienti, ma tanto sapeva che nessuno faceva un giro in libreria a quell’ora… o in quell’epoca. Era più normale che la gente scaricasse da Internet, forse per quello le case editrici erano sempre più difficili da convincere nell’invio di libri o nello stampare alcune edizioni. Ovviamente, però, non tutti i libri erano presenti in formato ebook, per questo nella sua libreria vi erano più che altro cimeli di altri tempi, libri di settore e riviste specialistiche.
Improvvisamente alzò lo sguardo e si paralizzò. Che diavolo ci faceva Exkalin in libreria?
Exkalin era un genio della matematica, violinista al teatro di Axul e Raxas e un dio sceso sulla Terra per benedire i suoi occhi. Exkalin era alto, con i capelli castano scuro, ciuffi sbarazzini che gli incorniciavano il volto e occhi di un verde spettacolare. Corporatura perfetta, passo sicuro, mani stupende… un vero e proprio dio.
Exkalin si diresse deciso verso di lei e subito Sorix fece sparire le cuffie.
«Ciao, Axul mi ha detto che qui posso trovare degli spartiti.»
«Sono…» perché in quel momento le sembrava impossibile ricordare dove si trovassero? «Là, sulla destra! Aspetta, ti accompagno».
Perché Axul le aveva fatto quello scherzo? Sapeva perfettamente che quando vedeva Exkalin andava in panico! Per questo non riusciva neanche a parlargli!
«Eccoli.»
Lui prese immediatamente un libro, lo sfogliò e sorrise compiaciuto. «Prendo questo.»
Tornarono al bancone, lo guardò attentamente e, quasi con un filo di voce annunciò: «Il primo libro che acquisti è gratis».
Exkalin rimase sorpreso, sorrise con un aspetto angelico e lo vide andare dalla parte opposta.
«Aspetta! Se vai di qui farai prima» e gli indicò titubante la porta dietro al bancone.
Lui la ringraziò con un altro sorriso e uscì dalla libreria.
Si accasciò completamente rossa in viso sulla poltrona. Non era possibile, aveva parlato con Exkalin facendo anche la figura dell’idiota! Almeno gli aveva fatto un regalo. Tornò verso gli spartiti e scoprì, con enorme sgomento, che quel libro costava circa 50 euro. Ma che diavolo…? Non poteva nascondere una somma così a Nyrpex, doveva per forza rimetterceli lei… che cavolo! Doveva controllare prima!
 
Axul vide Exkalin tornare radioso come sempre. Lei e Raxas si misero a guardarlo dalle poltrone in platea. «Ma quanto è bello?»
«Ci credo che Sorix si è innamorata, guarda che occhi!»
Sentirono un colpo di tosse dietro di loro, si voltarono e Axul impallidì: Exol. Raxas se ne andò scoppiando a ridere, mentre lei rimase imbambolata a fissarlo. «Hai sentito quello che abbiamo detto?»
«Sì, ma non importa» si sedette accanto a lei scavalcando le poltrone «Allora, come va?».
«Tutto a posto… come mai qui? Non eri in viaggio?»
«Non potevo perdermi la prima del tuo teatro, mi sembra ovvio. Hai avuto problemi anche quest’anno?»
Perché Exol sapeva essere così… così… «Sì, ci hanno consegnato i materiali per le scenografie in ritardo e oggi abbiamo dovuto fare le corse… l’unica cosa che manca è il trucco… lo fa Paxu perché si è proposta.»
«Non mi sembri felice» commentò lui guardando i tecnici sul palco.
«Mi ha chiesto il doppio di qualunque altro make-up artist, ma mi ha costretta ad accettare perché era senza soldi e non poteva chiedere un altro prestito a Nyrpex.»
«Che brutto investimento che hai fatto. All’università ti hanno proprio insegnato male!»
«Ehi, andavamo nello stesso ateneo, nella stessa facoltà e negli stessi corsi!» obiettò lei scoppiando a ridere.
Exol prese il portasigarette e glielo mostrò. «Andiamo fuori?»
«Ci sto.»
Uscirono sul retro del teatro e lei non poté fare a meno di gioire nell’essere sola con lui. Exol era bello e ciò che l’aveva fin da subito colpita erano stati gli occhi azzurro ghiaccio. I capelli castani erano perennemente spettinati perché la mattina si alzava in ritardo e non aveva tempo di sistemarsi, ma a lei non importava: era stupendo anche da trasandato. Indossava una maglietta blu che lasciava scoperti i suoi fantastici muscoli e che faceva inequivocabilmente capire che faceva sport regolarmente; aveva poi dei pantaloni beige e delle scarpe blu semplici. Nonostante l’aspetto, era un libero imprenditore piuttosto affermato nel mondo della cultura.
«Come va a te con il lavoro?»
Accesero le sigarette e si appoggiarono al muro.
«Tutto a posto, sto per fare un altro contratto con Nyrpex. Secondo motivo per cui sono in città, mi sa che domani mi vedrai girare in quella casa enorme. Se mi vedi disperso, chiamami.»
«E ti porto nella mia stanza, capito» commentò lei ridendo.
Il rapporto fra lei e Exol era piuttosto incasinato: il primo anno di università si erano baciati da ubriachi, il secondo a malapena si parlavano, il terzo ci mancava poco che andassero a letto e il quarto e il quinto era stato un continuo tira e molla, il giorno dopo la laurea si erano messi insieme, poi lui era partito ed era scomparso per vari mesi, erano andati a letto, poi avevano cominciato ad ignorarsi. Che pessimo resoconto.
«Ci provi?»
«Non credo sia una novità.»
Exol la baciò e, mentre spegneva la sigaretta, affermò: «Stasera ci sarò. Se vorrai comparire sulle riviste con me, basta che mi chiami» e se ne andò.
Una delle cose che adorava di lui era il fatto che sapesse comportarsi da ragazzo tenebroso e figo.
 
Raxas sorvegliò attentamente il lavoro dei tecnici e pregò che non succedessero casini: non voleva sorbirsi una delle sfuriate di Axul. Normalmente lei era tranquilla, ma quando qualcosa andava storto nel teatro sapeva essere una furia e, soprattutto, odiava gli incidenti prima di uno spettacolo.
Axul rientrò con stampato sul volto un radioso sorriso. Tutta l’orchestra scoppiò a ridere e il direttore ci mise qualche minuto per richiamare l’attenzione. Raxas la raggiunse e le chiese di raccontarle tutto.
«Ho trovato un cavaliere per stasera» rispose lei con aria sognante.
«Un cavaliere… parli come le americane…»
Quella frase bastò a risvegliarla immediatamente. «Che ridete voi? Suonate come si deve e voi muovetevi con quelle luci, siete in ritardo, avete altre due ore!»
 
Xarf tradusse alcune cose per un sito Internet e mise il computer sotto al bancone. Quando riemerse vide che davanti a lui c’era Xandap.
«Che ci fai qui?! Non mi avevi detto che venivi!»
«Axul e Raxas mi hanno detto che oggi c’è la prima e che, se venivo, ci davano i biglietti gratis. Stasera andiamo a teatro, capito?»
«Ma… dovevi dirmelo prima! Insomma, non sono pronto e…»
«Andremo a casa, ti cambierai e torneremo indietro.»
«Sì, ma il bar…»
Xandap arcuò il sopracciglio. «Sicuramente Nyrpex troverà qualcuno con cui sostituirti, andiamo allora?»
Xarf sentì il battito del cuore accelerare, sorrise festoso e gli andò accanto. «E andiamo!»
Xandap faceva uno dei lavori che lui avrebbe sognato fare: l’allevatore di cuccioli di panda. Si conoscevano da parecchi anni ed erano insieme da altrettanti anni. Era poco più alto di lui, capelli scuri pettinati in modo sbarazzino, occhi grandi e verdi e un abbigliamento piuttosto spartano: maglietta rossa, pantaloni grandi e comodi, scarpe da ginnastica nere.
 
Zaxzom fissò attentamente tutti i lavoratori della cava. Lui era il supervisore perché era l’unico che avesse una laurea e poi… fin da bambino sognava di fare il paleontologo. Gli amici trovavano strana la sua passione per i dinosauri, ma lui non poteva farci niente: erano semplicemente il suo mondo.
Guardò il sole e si rese conto solo in quel momento che era il tramonto.
«Va bene, basta così per oggi. Andiamo a casa!» scappò via dalla cava e salì sulla macchina volante. Provò ad accenderla, ma il motore non ne voleva sapere. Dannazione, era in ritardo, Axul l’avrebbe ucciso sicuramente. Riprovò e la sua carretta, finalmente, partì.
Arrivò a casa, corse in uno dei tantissimi bagni di Nyrpex, si fece una doccia e utilizzò uno dei dispositivi attaccati alla parete per avere uno smoking della sua misura. Lo infilò in fretta e andò nell’atrio. Trovò Leax e Vaxel, la sua ragazza, già pronti sulla scalinata bianca e, come al solito, intenti a baciarsi.
Nyrpex arrivò con una lunga limousine bianca.
«Nyrpex, ma non troverai mai parcheggio.»
«Infatti l’autista poi torna indietro, lo richiameremo dopo.»
«Ma così pagherai il doppio» commentò Leax perplesso.
«Che t’importa? Tanto sono ricco!»
Salirono sconvolti dal suo amore per i soldi e vi trovarono la moglie Rashix. Rashix era una donna bellissima, con capelli castani, occhi del medesimo colore e lineamenti decisi, ma dolci. La salutarono e Vaxel si svaccò letteralmente sul divano della macchina.
«Ho sempre sognato farlo» spiegò quando notò gli sguardi sconvolti di tutti.
Quando arrivarono al teatro, Leax la tirò su e furono i primi a scendere dalla macchina, seguiti da Zaxzom e, dopo alcuni minuti, da Nyrpex e Rashix, che erano rimasti indietro perché l’imperatore voleva essere fotografato dal maggior numero possibile di persone. Andarono nel palchetto d’onore, esattamente davanti al palco, e si sedettero comodamente. Raxas li raggiunse e tutti rimasero sconvolti nel vederla così elegante: lungo abito nero che le lasciava scoperta la schiena e con uno spacco laterale.
«Io non volevo metterlo! È stata Axul ad obbligarmi!»
«E ha fatto benissimo!» commentarono Zaxzom e Nyrpex seguiti poi dal sonoro fischio di Leax.
«Axul dov’è?» chiese Vaxel notando l’assenza dell’altra direttrice del teatro.
Raxas indicò il palchetto a fianco e loro videro l’amica accanto ad Exol.
«Oddio, sono ancora insieme?»
«Più o meno… la solita storia. Beh, almeno restano fedeli, non si fanno altre persone nel frattempo» commentò Raxas per poi scoppiare a ridere.
Tutti la imitarono e guardarono la platea. Fra le prime file videro Xandap e Xarf, provarono a richiamare la loro attenzione, ma fu, ovviamente impossibile.
«Potrei inviare loro un nostro ologramma…»
«Basta con ‘sti ologrammi!» sbottò Raxas sedendosi.
Sorix e Cykrix arrivarono in quel momento, si sedettero accanto a Raxas e affermarono: «Grazie, Nyrpex, per averci invitati!».
«Ringraziate Axul, si è fatta perdonare offrendo posti gratis per chi volessi.»
 
Lo spettacolo fu un successo enorme, Raxas e Axul finirono sulle copertine di riviste e giornali di ogni tipo. Quell’anno sembrava che tutto fosse andato per il meglio, per una volta.

  
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