The
one who changed my life
Benebenebene…
Eccomi qui con una nuova storia… Non ricordo bene se l’ho sognata di notte o
durante una noiosa lezione d’inglese XD, ma mi frulla in testa da un paio di
giorni. Spero che vi piaccia o che almeno vi appassioni un pochino. Il discorso
è sempre lo stesso: se trovate errori (saranno frequenti!), avete dei dubbi o
consigli da darmi (sempre ben accetti!) vi prego fatemelo sapere; è grazie al
vostro prezioso aiuto che riesco a postare buoni capitoli!
Grazie
1000 per l’attenzione che dedicate alla mia storia e Buona
Lettura!
Prologo –
Parte Prima
Ho Paura.
Tanta paura.
Non è
servito a nulla nascondermi in quest’angolo dell’armadio. Nonostante io sia
lontana, sento le grida di mia madre. La sua voce implorante oltrepassa la porta
bloccata e penetra con violenza nelle mie orecchie, echeggiando dentro di me.
Mio padre la sta picchiando, come ogni sera oramai da tre anni. E' diventata
quasi un’abitudine per lui scaricare l’ansia del lavoro su di lei. Sua moglie,
la donna che gli fa trovare la cena pronta al ritorno da lavoro. La prende a
schiaffi e le rompe tutto ciò che gli capita in mano addosso. E lei urla, lo
implora di smettere. Ma lui no, non ha pietà di lei. E’ troppo
ubriaco.
Ed io sono qui, immobile, a piangere,
sperando che tutto questo finisca presto. Non resisto più. La gola mi brucia da
impazzire per il troppo piangere. Stringo i pugni sanguinanti. Non posso fare
altro. Non potrei fermarlo in nessun modo. Ho solo 10 anni. Sarebbe tutto
inutile, mi farebbe solo male. Nascondo la testa fra le ginocchia, tappandomi le
orecchie. Desidero solo che le grida finiscano, assopendo almeno un po’ lo
strazio che m’imprigiona il cuore. Dopo poco, come per magia, i miei desideri si
avverano. Non sento più le urla di mia madre e mi aspetto che da un momento
all’altro lei entri nella mia cameretta e apra le ante dell’armadio per
prendermi in braccio e rassicurarmi. Lo fa ogni volta, viene a cercarmi quando è
tutto finito. Passa un po’ di tempo, forse più del solito, ed io sono qui che
l’aspetto ansiosa. Appena inizio a preoccuparmi, a chiedermi dove è finita mia
madre e perché non è ancora venuta a prendermi, la porta di camera mia si apre.
Io felice mi alzo in ginocchio, pronta ad abbracciare mia madre, ma la persona
che appare davanti ai miei occhi, aprendo l’armadio, non è lei. Una donna dai
lucidissimi cappelli corvini mi porge una mano cicciottella e con occhi dolci e
apprensivi mi aiuta a uscire. In poco tempo mi ritrovo fuori di casa. Non riesco
a capire niente, mentre mi portano fuori di casa. Passiamo veloci dal soggiorno
e non riesco a trovare mia madre tra tutta quella gente che gira per casa mia.
Confusa e smarrita noto soltanto, con la coda dell’occhio, delle macchie strane
che fanno capolino su un telo bianco steso a terra. Ma non faccio in tempo a
chiedermi cosa sono, che la donna mi prende in braccio e mi carica su una
macchina nera parcheggiata fuori casa.