La
stella cadente
Capitolo I
Se
solo…
Freddo lunedì d’inizio gennaio. Uno come tanti, del resto.
Uguale a tutti gli altri. Ed in quella città,
due ragazze, comuni come i giorni freddi di quel mese, avevano fissato le basi
della loro esistenza.
La giovane dai lunghi capelli castani si stava amabilmente rigirando nel
letto, cercando di godere ancora qualche minuto del tepore del morbido piumone.
Aveva sbuffato quanto bastava per spostare quel ricciolo che le cadeva sugli
occhi, quando s’accorse di quel qualcosa che ormai era
diventato un’abitudine, il trovarselo onnipresente sulla faccia o,
se andava bene, nei pressi del suo povero letto. Un calzino. Era scattata a
sedere tanto rapidamente da farlo volare a terra. E
quello era di per sé un cataclisma, per una vera e propria maniaca
dell’ordine come lei. Figurarsi poi quando aveva
rivolto uno sguardo alla metà della camera dell’amica, immersa nel
caos più totale. Una maglia sul monitor del portatile lasciato
aperto. Una valanga di vestiti gettati sul letto. Una
quantità industriale di collane, polsini, orecchini, braccialetti sparsi
sul comodino.
“No… adesso basta!” aveva esclamato, precipitandosi
nella stanza di fianco. Se la sua pazienza aveva un
limite, era proprio quello.
“Eleni… perché non…” era stata costretta
ad interrompersi, mentre le sue labbra s’increspavano in una perversa
espressione felina “Dimmi, sei posseduta?”
“Non più del solito, perché?” la ragazza dai
capelli neri che stava beatamente sdraiata sul divano
si era sollevata un po’, osservando l’espressione dell’altra
“Ohi, Shianli? Mi fai paura… che è
quella faccia?”
“Hai pulito il soggiorno? Non può essere!” ed era crollata sul divano insieme alla ragazza che la guardava
di traverso.
“Vorresti forse insinuare che la splendida creatura, con cui hai
l’onore di coabitare, è
disordinata?”
“Domani tocca alla camera!”
“No, ti prego!”
“Il tuo lato è un porcile…”
“Tanto non entra mai nessuno!”
Le due si guardarono con un’espressione sconsolata in viso,
constatando la loro attuale mancanza di soggetti maschili in casa loro. E più precisamente, nei loro letti. Eleni aveva
afferrato qualcosa ai piedi del sofà, porgendolo alla ragazza che le
sedeva accanto.
“Gelato?”
“Sì” aveva esclamato di nuovo
euforica, lasciando la momentanea malinconia svanire nella ciotola. Ma ovviamente, nell’esaltazione non aveva notato un
dettaglio fondamentale.
“È al cioccolato?”
“Sembra di si…”
“Ma che schifo! E la vaschetta alla
stracciatella che ho comprato la settimana
scorsa?”
“Te la sei tracannata l’altro ieri mentre ti guardavi quel
telefilm”
“Oh…”
Il silenzio era calato tra le due, cosa tra
l’altro molto, ma molto rara. Non era passato neanche un minuto, che
erano già scoppiate in una fragorosa risata. D’altronde in casa
non c’era un attimo di pace, da quando avevano
preso quell’appartamento insieme. Presto Shianli
si era dovuta adattare al caotico disordine dell’altra ed Eleni alle
manie igieniste dell'amica.
Erano uscite sul terrazzo dell’abitazione ed Eleni s’era seduta con grazia sull’inferriata.
La loro amicizia era nata tempo addietro, tra i pixel
di un computer. Le due avevano cominciato a parlarsi due anni
addietro, quando la maggiore, Shianli, frequentava
solo il secondo anno di giurisprudenza. A quell’epoca avevano venti e
diciassette anni.
Shianli col tempo aveva fatto apprezzare ad Eleni lo studio della legge, delle
norme dell'ordinamento e perchè no, probabilmente anche l'amore per la
giustizia.
Questo aveva spinto Eleni a trasferirsi, ultimati gli studi liceali,
nella città d’origine di Shianli per
condividere assieme a lei uno stesso sogno e cambiare e cambiare
la propria, noiosa routine.
Una convivenza tranquilla, spensierata, aveva unito le due. Ma le due
condividevano anche la passione che le avrebbe rese,
senza rendersene minimamente conto, rivali. La mania per i
fumetti, un passatempo innocuo, poco dispendioso ed un’adorazione
frenetica per un personaggio degli stessi: Gaara. Quanto tempo speso a
fantasticare, negli anni addietro, sulle caratteristiche di questo personaggio
così malinconico, seppur estremamente sensuale.
Inutile dire che quel personaggio cartaceo era
diventato un modello nella vita reale, al quale avrebbero dovuto assolutamente
adeguare per la ricerca di un fidanzato.
“Che bel cielo, eh?”
La voce di Shianli, giocosa ed ilare, aveva
spezzato l’irreale magia della quiete, mentre dava una leggera gomitata
all'amica “Dillo, dillo piccola pervertita, che
preferiresti osservarlo con quel fusto della mensa...” assottigliando
gli occhi verdi, con il suo solito fare buffonesco e snervante. Ecco, quando assumeva
quell’espressione, il suo volto pareva assumere sembianze feline. Il naso
sottile seppur sembrava sottolineare questa
verosimiglianza, così come i canini spessi ed appuntiti che trapelavano
dal ghigno funesto.
Eleni l'aveva osservata di rimando, con
sufficienza, emettendo un borbottio
scocciato, senza badare alla faccia divertita dell'amica.
Ormai
erano abituate alle reciproche battutacce che fluivano dalle loro bocche come
fiumi in piena. Un modo come un altro per dimostrarsi affetto.
Passavano lunghe giornate insieme, tra lo studio, il divertimento ed i ragazzi.
Eleni era tornata, nostalgica, a qualche tempo prima,
alle pazzie adolescenziali, a quei bei tempi che non sarebbero mai tornati
“Ho finito il disegno di quel manga che ti piaceva tanto qualche anno
fa...”.
Gli occhi gioiosi di Shianli s’erano
improvvisamente adombrati. Del tutto normale, gli sbalzi d'umore della ragazza
facevano parte del suo modo d'essere. Lunatico a tratti
isterico. Poi aveva imitato Eleni, scavando nella borsa all'ultimo grido
ed accendendosi una sigaretta presa dal pacchetto quasi vuoto.
L'emissione di fumo era sembrata quasi un sospiro “Ah... Gaara...” aveva aggiunto,
fantasticante. L'espressione era mutata nuovamente nel volto della ventiduenne,
facendosi improvvisamente maliziosa nei confronti della oramai ventenne Eleni.
“O meglio, il mio”
aveva sottolineato, odiosa “Gaara”
“Se se… come no!”
“Cambiando discorso, sei la solita complessata” aveva
enunciato, provocatoria ed ilare al contempo “Solo perchè sei nana
non vuol dire niente…” ovviamente l'amica non era per nulla bassa, ma Shianli amava
profondamente rinfacciarle i propri dieci centimetri in più e guardarla
dall’alto in basso mentre lo faceva. In compenso Eleni la surclassava in
quanto a seno, ma a lei non piaceva affatto criticarla
“Sai, ho viso un bel reggiseno imbottito, peccato che la taglia
più piccola è una prima… la retromarcia probabilmente
l’hanno finita…”. Anzi,
probabilmente sapeva essere ancor più pungente, ma l’ultima
affermazione, a quanto pareva, non era stata raccolta. Bensì,
ignorata.
“Guarda, ho visto bene oggi, che te lo sei
mangiato con gli occhi. Se l'avessi potuto spogliare
l'avresti fatto!” aveva concluso Shianli,
beffarda e maliziosa.
“Veramente
gli stavo guardando i capelli, hai visto che bel blu?” aveva mormorato
l’altra, con gli occhi luccicanti.
“Facevano cagare” la castana era diventata improvvisamente
seria, facendo una smorfia di disgusto “Io preferisco il rosso... Rosso
Gaara per essere precise...” conoscendo
alla perfezione la reazione sperata che avrebbe provocato nell'amica, difatti
attese la risposta quasi col fiato sospeso, che non tardò ad arrivare.
“Non capisci un cazzo,
tu!” aveva strillato Eleni, per poi rivolgere lo sguardo altrove “E
poi Gaara non è reale, non è come un ragazzo vero”.
In effetti non capiva nulla di ragazzi, perlomeno, non quanto potesse capirne di
scarpe ed accessori, quindi si limitò a tacere, osservando il blu della
notte. “Eh, lo so...” aveva poi mormorato
“Ma se solo... se solo...” un velo di malinconia le aveva segnato la voce.
Eleni
aveva guardato un po' malaccio la ragazza che le stava
di fianco e ammirava assorta il cielo, accendendosi una sigaretta e
contemplando a sua volta gli astri notturni. Appena un attimo
dopo erano state colte entrambe
dallo stupore, nell'osservare la traiettoria di una meravigliosa stella cadente. Avevano sorriso
all’unisono, in quell'istante e come nei peggiori incubi o nei sogni
più strambi, il terrazzo aveva cominciato a tremare. Non avevano
ancora quel cha stava accadendo che tutto intorno era
diventato buio. Nessun pensiero attraversava le menti delle due ragazze.
Non avrebbe potuto. Non sarebbe stato possibile rendersi conto di un fenomeno
di tale portata.
Percezioni ovattate. Non un suono. Non un’immagine. Il pavimento
sotto i loro piedi pareva averle inghiottite nel
silenzio della notte.
Un secondo, un minuto, un’ora, un eternità…
Quanto tempo era passato?
Ipotesi bizzarre sconvolgevano le loro menti a
circuito chiuso. Che fossero morte? Ma
quel labile strascico di consapevolezza sensoriale c'era. Era reale, ma allora,
che stava accadendo? Non trovarono risposte plausibili
a questa domanda. Non ne avevano avuto il tempo,
perché improvvisamente precipitavano nel vuoto.
E tutto era cambiato. I colori sembravano aver assunto una dimensione
piatta, artificiale. Il panorama che si prospettava sotto quei corpi in caduta libera era quasi completamente beige con solo una piccola
macchia scura in mezzo alla distesa chiara.
Le due si guardarono in faccia con un misto tra orrore e sgomento. La
reazione fu tipicamente femminile e l'aria rarefatta che le riempiva
prepotentemente i polmoni fu tutta spesa per un acuto, quanto terrorizzato
urlo, non traducibile a parole.
L'unica cosa in cui avesse mai trovato pace
e serenità interiore era il limpido cielo notturno di Suna. Stelle protettrici che vegliavano su quella città. La
sua città. L'avrebbero sempre
vegliata, ed anche lui. Sospirò. Dannata malinconia
che, nonostante tutto non voleva saperne d'andar via. Tuttavia,
quella sera, qualcosa non andava. Che l'avesse
chiamato sesto senso o premonizione non aveva differenza. Aveva la
sensazione che di li a breve sarebbe successo
qualcosa. Brutta o bella, anche questo non faceva differenza. Si sentiva
strano, insolitamente agitato nel profondo. Corse con lo sguardo lungo
l'orizzonte e si dette del pazzo, dato che ogni notte, per lui, era uguale ad
un'altra. Gli parve di sentire una sottospecie di sibilo provenire dall'alto.
Sollevò il volto, spalancando i grandi occhi cerchiati di nero.
“Impossibile…”
Continua…
Questa fanfiction è nata col semplice scopo di divertirci e
far divertire. Tra una fantasticheria e l’altra
ci siamo chieste come potrebbe essere incontrare
veramente Gaara e trovarci in quel mondo. E da
lì è partito tutto nel bene o nel male. Abbiamo già in
mente una serie di eventi al limite del tragicomico (e
noi stesse ci siamo sganasciate dalle risate nel descriverli) e dal prossimo
capitolo sarà mix pazzesco, della serie ‘COMINCIAMO BENE’.
Cosa
succederà a Shianli, quando si troverà faccia a faccia con le –incomprensibili, a sua detta-
tradizioni giapponesi?
Cosa farà
Eleni, quando scoprirà d’aver dimenticato l’mp3
sul comodino?
Ma soprattutto cosa succederà
al povero Gaara –o meglio, cosa non gli succederà-, quando si
troverà di fronte quelle due furie scatenate?
TUTTO NEL PROSSIMO
CAPITOLO!
GRAZIE DI AVER LETTO
E/O QUESTO PRIMO CAPITOLO
Nashiko e Silvercat