# Prologo
Il
college.
Penelope sapeva in cosa si stava
immischiando ancora prima di varcare la soglia: un luogo con un alto
concentrato di cheerleader e giocatori di football in preda ad ormoni
impazziti, pronti a far sentire uno schifo tutti gli altri studenti.
Sospirò: una come lei non si sarebbe
ambientata, lei era un genio, una di quelle ragazze che preferivano
di gran lunga starsene chiuse in una stanza circondate da libri.
Lei amava l'odore della carta e
dell'inchiostro, quello era il suo piccolo angolo di mondo, il posto
creato su misura per lei, l'unico luogo in cui non si era mai sentita
fuori luogo.
Ed ora invece era stata costretta a
socializzare, era stata buttata senza la minima grazia in un altro
luogo, tutto per una stupida idea di quell'esimio Ministro della
Magia che tanto rispettava.
Sì, perchè dopo la Seconda Guerra,
era stato emanato un decreto secondo il quale ogni mago, finita la
scuola, doveva trascorrere un anno in una comune scuola babbana.
Sospirò ancora.
Capiva l'idea di fondo, l'ideale che
aveva spinto il suo rispettabile idolo a compiere un azione del
genere: era necessario, anzi, indispensabile che i maghi imparassero
a conoscere e rispettare anche i babbani, il tutto volto a prevenire
l'avvento di un nuovo “Signore Oscuro”, come erano
soliti
chiamarlo i suoi sottoposti.
Strinse il magione sulle spalle:
dopotutto Quel nome, le incuteva ancora un brivido di terrore, i
ricordi di ciò che era successo non l'avevano abbandonata,
ed ogni
tanto nella notte continuava a svegliarsi urlante, con la fonte
madida di sudore: ricordava quel volto, le urla strazianti delle
persone e i volti deformi dei Mangiamorte, il tutto avvolto dal
sibilio strisciante del basilisco.
Sospirò ancora scuotendo la testa
cercando di scacciare il senso di pericolo che provava: Voldemort era
morto, non c'era niente da temere. Il solo pensare quel nome,
comunque, la travolse con un brivido – non l'avrebbe
più
pronunciato, nemmeno pensato, quelle lettere in quell'esatto ordine
dovevano sparire dal suo vocabolario.
Rapidamente tornò a concentrarsi
sull'idea del college: non ne capiva la necessità, in fondo
lei era
una nata babbana, sapeva esattamente come funzionavano quelle cose. E
non le piacevano, proprio per niente. Gli adolescenti erano subdoli,
che fossero essi maghi o meno. Ma dopotutto anche Lui era un nato
babbano, quindi poteva supporre che al Ministro importasse poco delle
origini delle persone: quella era la legge, e lei era troppo dedita
al dovere, per disubbidire.
Sospirò: il trucco per sopravvivere là dentro era
quello di non farsi
notare, e lei ce l'avrebbe messa tutta, in fondo era una persona
abbastanza anonima, coi suoi capelli crespi e la sua statura nella
norma. Una persona normale insomma, se si escludeva il fatto che
poteva fare incantesimi, abilità che sarebbe dovuta restare
ad ogni
costo segreta.
“Hey Penny” una mano le si era
posata sulla testa e le stava scompigliando i capelli.
Penelope si voltò di scatto,
ritrovandosi davanti agli occhi un sorriso sghembo: alzò
leggermente
lo sguardo.
“Oliver!” mormorò incredula
indugiando sulla sua figura: indossava la maglia della squadra di
basket della scuola.
Sbuffò appena: era un classico, Baston
era sempre stato troppo egocentrico, per non entrare in una squadra.
“Che ruolo?” chiese dopo qualche
istante, indugiando sulla pantera stilizzata stampata sul petto.
“Qualcosa come guardia, credo”
Col suo tiro era scontato,
rifletté lei.
In fondo, aveva sempre provato una
sorta di ammirazione, per quel ragazzo. Ammirazione mista ad odio,
specie quando parava i tiri di Roger.
Sospirò ricordando con un sorriso i
dieci galeoni persi con Percy: era una vita che non lo vedeva, dopo
che si erano lasciati avevano iniziato ad evitarsi, non che ci fosse
una particolare ragione per farlo. Solo che non le sembrava il caso,
in fondo era pur sempre stata quello che i babbani chiamavano
“il
primo amore” per lui, e non le sembrava il caso di irrompere
nuovamente nella sua vita, lei e Percy ormai si erano persi di vista,
da quando lui aveva iniziato a mettere il lavoro prima di tutto,
prima ancora della famiglia a cui invece i primi tempi era tanto
legato.
Non era più “il caro vecchio
Percivald”, il ragazzo timido ed impacciato di cui si era
innamorata tanto tempo addietro, era diventato così
distante,
così... diverso. Tante, troppe sere, non tornava a casa,
tanto era sommerso dal lavoro, sempre alla ricerca di una promozione,
per dimostrare alla sua famiglia che lui valeva, che era importante,
che sapeva decidere e scegliere le proprie priorità. Che poi
esse si
risultassero errate secondo il comune modo di pensare era un
dettaglio.
Ma ora aveva trovato Audrey, e sembrava
aver messo la testa a posto. Aveva sentito che lei era incinta.
Sorrise: chissà come avrebbe affrontato lei, il college.
Forse sarebbe dovuta passare a farle le
congratulazioni, prima o poi. Magari avrebbe aspettato che Percy la
invitasse, giusto per non passare per la ex ragazza possessiva o
qualcosa del genere, in fondo era davvero felice per loro. E poi, a
conti fatti, loro non erano fatti per stare insieme: la cosa
più
entusiasmante che avevano fatto insieme era stata passarsi gli
appunti delle lezioni o studiare insieme. A pensarci bene, anche da
un punto di vista fisico le cose tra loro non andavano proprio bene.
Non che lei avesse tutta quella
esperienza, ma si aspettava “quel” lato di un
rapporto un po'
più... entusiasmante. E di certo la parte entusiasmante non
era
veder Percy addormentarsi sul suo petto.
“Penny, ci sei?”
Sobbalzò appena quando la voce
affabile di Baston le raggiunse l'orecchio: trovava fastidioso, quel
tono in certi momenti saccente, sembrava sempre padrone della
situazione, quel tono insinuava dubbio, ti portava ad eseguire senza
esitazione qualsiasi cosa ti chiedesse di fare. Era ironico, ma con
un che di fastidioso. E quando parlava di sport gli si accendevano
gli occhi, con quella strana luce da fanatico, terribilmente fissato:
probabilmente appena nato era stato colpito in testa da un bolide o
da una pluffa, e questo gli aveva provocato un qualche problema
cerebrale, fulminando tutti i neuroni, lasciando
sfortunatamente, o fortunatamente a seconda dei punti di vista, la
parte relativa agli sport completamente intatta. Forse quella stessa
parte poi aveva completamente preso il controllo del suo minuscolo
cervello.
“Che vuoi?” ringhiò debolmente
voltandogli le spalle.
“Nulla, ti ho solo chiesto che cosa
hai alla prima ora” continuò con il suo tono
mellifluo.
Penelope sbuffò.
“Matematica” rispose secca senza
nemmeno guardare l'orario: l'aveva letto così tante volte
che ormai
lo aveva imparato a memoria.
Oliver indugiò appena su un foglio
stropicciato e piegato in malomodo: se c'era una cosa che odiava
ancora più della sua voce, era la sua sciatteria.
“Oh, abbiamo lezione insieme allora”
commentò per poi aggiungere “Posso sedermi vicino
a te? Sai, non
sono molto bravo con i numeri”
“Non sei bravo con niente, quando si
tratta di studiare” ribatté lei secca
“la tua testa è sempre
troppo occupata a pensare a Quiddich o a qualsiasi altra cosa che ti
faccia perder tempo”
“Ti ricordo che anche tu sei una
grande appassionata di sport. Dieci galeoni ti dicono niente?”
“Sognati che ti passi gli appunti,
Baston” lo liquidò lei, ignorando di proposito la
sua
insinuazione: lei aveva dei capisaldi, come poi spendesse il tempo
libero erano fatti suoi. E poi, da quando in qua una ragazza non
poteva essere appassionata di sport? Insomma, mica doveva per forza
mostrare una considerevole porzione di pelle e agitare le proprie
curve per amare il basket o il Quiddich.
Sospirò e varcò la soglia.
“Penny, vieni qui!” Oliver l'aveva
sorpassata mentre si era soffermata a pensare sull'uscio della porta
“Guarda, siamo in prima fila”
Sospirò ancora: i suoi tentativi per
non essere notata erano appena stati sabotati da quell'individuo
dotato di muscoli ma totalmente privo di cervello.
Sarebbe stato un lungo, lunghissimo
anno.
Tadaaan!
Nuova
di zecca, appena scritta. Non so come sia stato possibile, ma mi sono
trovata con un po' di ore libere ed ecco cosa ne è uscito.
In realtà l'idea mi frullava già da un po' in
testa, volevo rendere un po' di onore al mio piccolo pairing da me
creato, quindi ci stavo un po' lavorando.
Però boh, non mi sembra poi così uno schifo,
anche se il contesto era tutto da creare e bla bla bla, speriamo esca
qualcosa di decente.
E lasciate che Penny ed Olly entrino nei vostri cuori!
Dopo queste tre righe di
cazzate, posso allegramente sparire con tanto amore!
Spero solo che
qualcuno possa apprezzare questo mio piccolo pairing u.u
With love,
-J