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Autore: Leyton_Nenny    04/04/2013    1 recensioni
Il college.
Penelope sapeva in cosa si stava immischiando ancora prima di varcare la soglia: un luogo con un alto concentrato di cheerleader e giocatori di football in preda ad ormoni impazziti, pronti a far sentire uno schifo tutti gli altri studenti.
Sospirò: una come lei non si sarebbe ambientata, lei era un genio, una di quelle ragazze che preferivano di gran lunga starsene chiuse in una stanza circondate da libri.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oliver Wood/Baston, Penelope Clearwater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 # Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

Il college.
Penelope sapeva in cosa si stava immischiando ancora prima di varcare la soglia: un luogo con un alto concentrato di cheerleader e giocatori di football in preda ad ormoni impazziti, pronti a far sentire uno schifo tutti gli altri studenti.
Sospirò: una come lei non si sarebbe ambientata, lei era un genio, una di quelle ragazze che preferivano di gran lunga starsene chiuse in una stanza circondate da libri.
Lei amava l'odore della carta e dell'inchiostro, quello era il suo piccolo angolo di mondo, il posto creato su misura per lei, l'unico luogo in cui non si era mai sentita fuori luogo.
Ed ora invece era stata costretta a socializzare, era stata buttata senza la minima grazia in un altro luogo, tutto per una stupida idea di quell'esimio Ministro della Magia che tanto rispettava.
Sì, perchè dopo la Seconda Guerra, era stato emanato un decreto secondo il quale ogni mago, finita la scuola, doveva trascorrere un anno in una comune scuola babbana.
Sospirò ancora.
Capiva l'idea di fondo, l'ideale che aveva spinto il suo rispettabile idolo a compiere un azione del genere: era necessario, anzi, indispensabile che i maghi imparassero a conoscere e rispettare anche i babbani, il tutto volto a prevenire l'avvento di un nuovo “Signore Oscuro”, come erano soliti chiamarlo i suoi sottoposti.
Strinse il magione sulle spalle: dopotutto Quel nome, le incuteva ancora un brivido di terrore, i ricordi di ciò che era successo non l'avevano abbandonata, ed ogni tanto nella notte continuava a svegliarsi urlante, con la fonte madida di sudore: ricordava quel volto, le urla strazianti delle persone e i volti deformi dei Mangiamorte, il tutto avvolto dal sibilio strisciante del basilisco.
Sospirò ancora scuotendo la testa cercando di scacciare il senso di pericolo che provava: Voldemort era morto, non c'era niente da temere. Il solo pensare quel nome, comunque, la travolse con un brivido – non l'avrebbe più pronunciato, nemmeno pensato, quelle lettere in quell'esatto ordine dovevano sparire dal suo vocabolario.
Rapidamente tornò a concentrarsi sull'idea del college: non ne capiva la necessità, in fondo lei era una nata babbana, sapeva esattamente come funzionavano quelle cose. E non le piacevano, proprio per niente. Gli adolescenti erano subdoli, che fossero essi maghi o meno. Ma dopotutto anche Lui era un nato babbano, quindi poteva supporre che al Ministro importasse poco delle origini delle persone: quella era la legge, e lei era troppo dedita al dovere, per disubbidire.
Sospirò: il trucco per sopravvivere là dentro era quello di non farsi notare, e lei ce l'avrebbe messa tutta, in fondo era una persona abbastanza anonima, coi suoi capelli crespi e la sua statura nella norma. Una persona normale insomma, se si escludeva il fatto che poteva fare incantesimi, abilità che sarebbe dovuta restare ad ogni costo segreta.
“Hey Penny” una mano le si era posata sulla testa e le stava scompigliando i capelli.
Penelope si voltò di scatto, ritrovandosi davanti agli occhi un sorriso sghembo: alzò leggermente lo sguardo.
“Oliver!” mormorò incredula indugiando sulla sua figura: indossava la maglia della squadra di basket della scuola.
Sbuffò appena: era un classico, Baston era sempre stato troppo egocentrico, per non entrare in una squadra.
“Che ruolo?” chiese dopo qualche istante, indugiando sulla pantera stilizzata stampata sul petto.
“Qualcosa come guardia, credo”
Col suo tiro era scontato, rifletté lei.
In fondo, aveva sempre provato una sorta di ammirazione, per quel ragazzo. Ammirazione mista ad odio, specie quando parava i tiri di Roger.
Sospirò ricordando con un sorriso i dieci galeoni persi con Percy: era una vita che non lo vedeva, dopo che si erano lasciati avevano iniziato ad evitarsi, non che ci fosse una particolare ragione per farlo. Solo che non le sembrava il caso, in fondo era pur sempre stata quello che i babbani chiamavano “il primo amore” per lui, e non le sembrava il caso di irrompere nuovamente nella sua vita, lei e Percy ormai si erano persi di vista, da quando lui aveva iniziato a mettere il lavoro prima di tutto, prima ancora della famiglia a cui invece i primi tempi era tanto legato.
Non era più “il caro vecchio Percivald”, il ragazzo timido ed impacciato di cui si era innamorata tanto tempo addietro, era diventato così distante, così... diverso. Tante, troppe sere, non tornava a casa, tanto era sommerso dal lavoro, sempre alla ricerca di una promozione, per dimostrare alla sua famiglia che lui valeva, che era importante, che sapeva decidere e scegliere le proprie priorità. Che poi esse si risultassero errate secondo il comune modo di pensare era un dettaglio.
Ma ora aveva trovato Audrey, e sembrava aver messo la testa a posto. Aveva sentito che lei era incinta. Sorrise: chissà come avrebbe affrontato lei, il college.
Forse sarebbe dovuta passare a farle le congratulazioni, prima o poi. Magari avrebbe aspettato che Percy la invitasse, giusto per non passare per la ex ragazza possessiva o qualcosa del genere, in fondo era davvero felice per loro. E poi, a conti fatti, loro non erano fatti per stare insieme: la cosa più entusiasmante che avevano fatto insieme era stata passarsi gli appunti delle lezioni o studiare insieme. A pensarci bene, anche da un punto di vista fisico le cose tra loro non andavano proprio bene.
Non che lei avesse tutta quella esperienza, ma si aspettava “quel” lato di un rapporto un po' più... entusiasmante. E di certo la parte entusiasmante non era veder Percy addormentarsi sul suo petto.
“Penny, ci sei?”
Sobbalzò appena quando la voce affabile di Baston le raggiunse l'orecchio: trovava fastidioso, quel tono in certi momenti saccente, sembrava sempre padrone della situazione, quel tono insinuava dubbio, ti portava ad eseguire senza esitazione qualsiasi cosa ti chiedesse di fare. Era ironico, ma con un che di fastidioso. E quando parlava di sport gli si accendevano gli occhi, con quella strana luce da fanatico, terribilmente fissato: probabilmente appena nato era stato colpito in testa da un bolide o da una pluffa, e questo gli aveva provocato un qualche problema cerebrale, fulminando tutti i neuroni, lasciando sfortunatamente, o fortunatamente a seconda dei punti di vista, la parte relativa agli sport completamente intatta. Forse quella stessa parte poi aveva completamente preso il controllo del suo minuscolo cervello.
“Che vuoi?” ringhiò debolmente voltandogli le spalle.
“Nulla, ti ho solo chiesto che cosa hai alla prima ora” continuò con il suo tono mellifluo.
Penelope sbuffò.
“Matematica” rispose secca senza nemmeno guardare l'orario: l'aveva letto così tante volte che ormai lo aveva imparato a memoria.
Oliver indugiò appena su un foglio stropicciato e piegato in malomodo: se c'era una cosa che odiava ancora più della sua voce, era la sua sciatteria.
“Oh, abbiamo lezione insieme allora” commentò per poi aggiungere “Posso sedermi vicino a te? Sai, non sono molto bravo con i numeri”
“Non sei bravo con niente, quando si tratta di studiare” ribatté lei secca “la tua testa è sempre troppo occupata a pensare a Quiddich o a qualsiasi altra cosa che ti faccia perder tempo”
“Ti ricordo che anche tu sei una grande appassionata di sport. Dieci galeoni ti dicono niente?”
“Sognati che ti passi gli appunti, Baston” lo liquidò lei, ignorando di proposito la sua insinuazione: lei aveva dei capisaldi, come poi spendesse il tempo libero erano fatti suoi. E poi, da quando in qua una ragazza non poteva essere appassionata di sport? Insomma, mica doveva per forza mostrare una considerevole porzione di pelle e agitare le proprie curve per amare il basket o il Quiddich.
Sospirò e varcò la soglia.
“Penny, vieni qui!” Oliver l'aveva sorpassata mentre si era soffermata a pensare sull'uscio della porta “Guarda, siamo in prima fila”
Sospirò ancora: i suoi tentativi per non essere notata erano appena stati sabotati da quell'individuo dotato di muscoli ma totalmente privo di cervello.
Sarebbe stato un lungo, lunghissimo anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tadaaan!

Nuova di zecca, appena scritta. Non so come sia stato possibile, ma mi sono trovata con un po' di ore libere ed ecco cosa ne è uscito.
In realtà l'idea mi frullava già da un po' in testa, volevo rendere un po' di onore al mio piccolo pairing da me creato, quindi ci stavo un po' lavorando.
Però boh, non mi sembra poi così uno schifo, anche se il contesto era tutto da creare e bla bla bla, speriamo esca qualcosa di decente.
E lasciate che Penny ed Olly entrino nei vostri cuori!

Dopo queste tre righe di cazzate, posso allegramente sparire con tanto amore!
Spero solo che qualcuno possa apprezzare questo mio piccolo pairing u.u
With love,
-J


  
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