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Autore: Phoenix3    05/04/2013    12 recensioni
La vidi avvicinarsi alla scultura, e i miei occhi indugiarono sulle forme del suo corpo. Mi ero maledetto tante volte per essermi comportato da stupido, e anche stavolta non fui da meno. Con una fidanzata così, che bisogno avrei avuto di guardare le altre?
Ma Bulma non era solo bellissima, era una spanna sopra qualunque essere umano.
Più parlavo con lei, e più avevo l’impressione che questo pianeta le stesse stretto.
Lei era quella che a sedici anni era partita alla ricerca delle sfere del drago, lei era la mente geniale che costruiva qualunque cosa con due pezzi di ferro, lei era quella che non aveva mai paura di nessuno.
«C’è una scritta» mi disse, gli occhi puntati sulla targhetta sotto la statua. «L’ultimo principe della dinastia di Usagi-sama e la sua amata furono attaccati da un terribile mostro. Il principe donò la sua vita per proteggere lei e il villaggio, e mentre moriva la fanciulla avvertì il dolore della sua morte. Da allora, in tutto il mondo conosciuto le coppie di amanti possono sentire la forza del legame che li unisce.»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! ^_^
Immagino che nessuno mi riconoscerà con questo nick, ma posso assicurarvi che non sono nuova. XD
Sono l'autrice delle fan fiction "Strega di cioccolato", "Scientist of the Year", "Scommettiamo?", "Solitudine", "Vita", "Pericolo", "Camera blindata", "Degna di un saiyan", "Promessa saiyan", "Prima volta da saiyan" - si vede che mi piacciono i saiyan? XD - e tante altre storie che forse non vi diranno niente, ma che molti qui hanno letto e recensito. ^_^

Ebbene, torno dopo un periodo di inattività con una storia che in realtà ho scritto già da tempo per un torneo di one shot, ma che ancora non mi ero decisa a proporvi qui.
La trama è raccontata in prima persona da Yamcha, che narra la sua storia con Bulma in cinque momenti differenti della storia di Dragon Ball (con particolare riferimento anche agli anni successivi alla separazione).

Una nota: in questa storia sono stata estremamente "manghista", nel senso che nel narrare gli eventi mi sono affidata quasi esclusivamente al manga. Questo lo dico perché chi ha presente solo l'anime potrebbe notare delle cose che non gli tornano, perché fanno parte di filler che io non ho tenuto in considerazione (tenete conto per esempio che Bulma qui ha i capelli lilla come Trunks, come dovrebbe essere in originale). In questo caso l’unica ispirazione only anime che mi sono concessa è la madre di Bulma, semplicemente perché non è in contraddizione con niente e anzi mi è sempre parsa azzeccata.
Ci sono alcune frasi che ho citato dal manga, vi dirò alla fine da che punti le ho prese. In generale molte scene sono costruite basandomi su quanto si deduce dai volumi originali.

Ultimo appunto per i più curiosi: “Usagi-sama” potete tradurlo “Sua Altezza il Coniglio”, mentre “Neko-chan” sta all’incirca per “Gattina”. Con i nomi sono una frana, lo so. XD

 

BUONA LETTURA!

 
 
Nelle mani del mio assassino
 
 

Parte prima.
 
 
La giovane sorseggiò la granita e mi prese a braccetto camminando sulla strada in terra battuta.
Era una bella sensazione, dopo tanto tempo passato a guardare le gambe delle ragazze senza mai riuscire a rimorchiare. Pual continuava a rimproverarmi per questa mia abitudine, diceva che stavo diventando maniaco come il maestro Muten e che per questo non mi sarei mai sposato, ma quel giorno le cose stavano andando diversamente.
Pual non c’era, e io avevo un appuntamento.
Alla faccia di quando vedere una donna mi faceva tremare le gambe.
«Yamcha» mi disse la ragazza. «Che ne dici di andare fuori dal villaggio di Usagi-sama? C’è un bellissimo bosco, voglio fartelo vedere.»
«Ma certo, Neko-chan!» risposi io, e le sorrisi.
Quanto mi piacevano i suoi occhi. Erano grandi, luminosi e tentatori.
Ma soprattutto, erano azzurri.
Il mio cuore sussultò.
Quelle iridi, me ne resi conto solo in quel momento, erano il vero motivo per cui stavo in sua compagnia. Perché, per quanto non volessi ammetterlo, mi ricordavano lei.
«A cosa pensi?» mi chiese Neko-chan.
«Eh?» risposi, e iniziai a grattarmi la testa. «Ah, no, a niente, figurati!»
La giovane inarcò un sopracciglio. «Hai ancora paura che quel demone possa attaccarci?»
«Come? Piccolo, dici? Ma no, ormai sono passati due anni da quando il mio amico Goku l’ha sconfitto. Spero che in tutto questo tempo abbia smesso di infastidirci!»
Neko-chan sorrise. «Beh, se ci attaccherà tu mi difenderai, vero?»
Io sbiancai. «C-certo, certo, farò tutto il possibile.» L’avrei difesa, d’accordo, ma l’idea di trovarmi di fronte a quel mostro verde non mi piaceva per niente.
La giovane scoppiò a ridere. «Farai come il principe della leggenda di Usagi-sama?» mi chiese.
Io la fissai, mentre svoltavamo in una via sulla destra. «Di che parli?»
Lei continuò a farsi trasportare dalle risate. «Niente, è una roba sdolcinatissima che raccontano a tutti i bambini di questo villaggio! Di solito le ragazzine ci credono, ma io la trovo una cosa troppo zuccherosa per i miei gusti!»
Proseguimmo la nostra passeggiata, mentre le case di legno si facevano sempre meno fitte.
«Me la racconti?» domandai a un certo punto.
«Eh?»
«La leggenda» dissi. «Ormai mi hai incuriosito.»
Neko-chan si portò dietro l’orecchio una ciocca di capelli biondi. «E va bene, ma promettimi che non ti metterai a vomitare.»
Sorrisi. «Promesso.»
La ragazza sorseggiò di nuovo la granita, poi la gettò nel cestino alla sua sinistra, mentre un piccolo gatto nero attraversava la strada. «La leggenda parla dell’ultimo principe della dinastia di Usagi-sama, di cui non è provata in alcun modo l’esistenza. Questo principe si era innamorato di una fanciulla, ma non poteva sposarla perché lei non era nobile. Un classico, insomma.»
Il sole si fece largo tra le nubi, donando riflessi dorati ai suoi capelli.
«Sì, ci sono molte storie di questo genere» dissi.
«Già, è la solita leggenda dell’amore proibito. Lui e lei si incontravano di nascosto, e si amavano così tanto che iniziarono a sperperare il denaro per poter organizzare al meglio i loro incontri segreti. Un giorno, però, un terribile mostro attaccò il villaggio di Usagi-sama.»
«Non forte come quelli che ho incontrato da quando conosco Goku, immagino.»
Lei sorrise. «Beh, la leggenda dice che era potentissimo, ma sai come sono le storie. Magari avresti potuto ammazzarlo con un colpo.» Raggiungemmo l’inizio del bosco, respirando a pieni polmoni l’aria della natura. «Comunque niente, il mostro attaccò la casa della fanciulla mentre lei era nella foresta insieme al principe. Non appena i due furono avvertiti del pericolo, il principe partì per proteggere il suo villaggio e la sua amata, ma il mostro lo uccise.»
«Mmm,» dissi, «non è che per caso alla fine ci sono le sfere del drago o qualcosa del genere?»
Neko-chan inarcò un sopracciglio. «Le sfere del che
«Niente, niente, era solo per sapere se era davvero una storia tragica o no.»
«Beh, lo è» disse la giovane, e si sedette sotto un albero. «La leggenda dice che la fanciulla, rimasta sola nel bosco, avvertì un brutto presentimento.» Si bloccò, portandosi le mani alla bocca. «Oh, per carità, vuoi davvero che vada avanti?»
Io mi sedetti di fianco a lei. «Perché no? A me piace.»
Lei divenne rossa come un pomodoro. «Ma è una cosa sdolcinatissima, dai!»
«Ormai hai iniziato, voglio sapere come finisce.»
Neko-chan sbuffò. «E va bene» mormorò. «Il dolore che la fanciulla avvertì era il segno dell’amore profondo che la univa con il principe di Usagi-sama, che era morto per proteggerla. In seguito, anche lei fu uccisa dal mostro, ma prima che lui potesse sottomettere il villaggio fu ammazzato dall’esercito alleato. In onore dei due amanti fu eretta una statua, che ancora oggi è il simbolo di Usagi-sama. La leggenda dice che da allora, ecco, tutti gli abitanti della Terra…» si fermò, con il volto ora incandescente.
«E dai! Non riesco a capire se sei imbarazzata o schifata!» la presi in giro.
Lei si coprì il viso. «Entrambe le cose.»
Le misi una mano sulla spalla. «Credo di aver capito: da allora tutte le persone innamorate furono in grado di avvertire l’una il dolore dell’altra?»
La giovane annuì. «Nauseante, vero?»
Io sbattei le palpebre. «Perché? A me sembra una cosa molto romantica, invece. Sono sicuro che questa leggenda ha qualcosa di vero» dissi, e avvicinai la mano alla sua gonna.
Lei ritrasse la gamba di scatto e mi schiaffeggiò. Non provai dolore, anzi fu lei a farsi male, ma quel gesto mi fece comunque sussultare.
«Che intenzioni hai?!» esclamò Neko-chan. Il suo volto era ancora rosso, ma stavolta non sembrava più timidezza.
Sbattei le palpebre. «In che senso? Mi hai chiesto tu di venire da soli nel bosco!»
Lei si alzò di colpo e fece due passi indietro. «Ma che cos’hai capito?! Io volevo solo fare una passeggiata e rilassarmi sotto gli alberi!»
Mi grattai la testa. Avevo davvero frainteso?
«S-scusa» mormorai. «Non lo faccio più, promesso. Possiamo continuare a camminare se vuoi.»
Ma lei mi incendiò con lo sguardo. «Come sarebbe a dire?! Ormai l’hai fatto, non posso certo dimenticarmene! Non ti voglio più vedere!» esclamò, e si mise a scappare verso il villaggio.
«Ehi, aspetta!» esclamai io, ma lei se n’era già andata. Pensai di inseguirla, ma capii che ormai l’avevo combinata troppo grossa.
Aveva ragione Pual.
Per quanto mi sforzassi, non sarei mai riuscito a trovare una donna. E dire che perfino Goku era riuscito ad averne una! Possibile che fosse così difficile?
Sbuffai, mentre il mio sguardo si andò a posare su un monumento poco lontano. Decisi di raggiungerlo, mentre una lieve brezza mi scompigliava i capelli. La statua, a grandezza naturale, rappresentava un nobile in armatura, ferito da una spada, e una fanciulla a terra con la mano sul petto. Feci un passo avanti, affascinato da quell’opera d’arte.
«Che cosa sarebbe, Yamcha?»
Quella voce, così limpida e cristallina, l’avrei riconosciuta tra mille.
Mi voltai, e vidi che proprio lei stava avanzando verso di me.
E quando fissai quegli occhi, seppi che erano ciò che in quei mesi avevo continuato a cercare.
«Bulma» mormorai, assaporando il suono familiare di quel nome. «Che cosa ci fai qui?»
Lei sorrise, mentre il vento le scompigliava i lisci capelli lilla. «Pual mi ha detto dove trovarti.»
«Beh, quello lo immagino» dissi. «Ma come mai mi hai cercato? Insomma… avevi detto che non volevi più avere a che fare con me.»
La giovane si avvicinò. «Chissà. Forse in fondo penso che tutti meritino un’ultima possibilità.»
Io inarcai un sopracciglio. «Detta così sembra quasi che io sia una specie di criminale. Guarda che non ho mica ucciso nessuno, ho solo guardato un po’ troppo il seno di alcune…»
Non feci in tempo a finire la frase, perché lei mi diede un pugno in testa.
«Non serve che mi ricordi cos’hai fatto!» sbottò.
Io sorrisi. «Va bene, va bene.»
La vidi avvicinarsi alla scultura, e i miei occhi indugiarono sulle forme del suo corpo. Mi ero maledetto tante volte per essermi comportato da stupido, e anche stavolta non fui da meno. Con una fidanzata così, che bisogno avrei avuto di guardare le altre?
Ma Bulma non era solo bellissima, era una spanna sopra qualunque essere umano.
Più parlavo con lei, e più avevo l’impressione che questo pianeta le stesse stretto.
Lei era quella che a sedici anni era partita alla ricerca delle sfere del drago, lei era la mente geniale che costruiva qualunque cosa con due pezzi di ferro, lei era quella che non aveva mai paura di nessuno.
«C’è una scritta» mi disse, gli occhi puntati sulla targhetta sotto la statua. «L’ultimo principe della dinastia di Usagi-sama e la sua amata furono attaccati da un terribile mostro. Il principe donò la sua vita per proteggere lei e il villaggio, e mentre moriva la fanciulla avvertì il dolore della sua morte. Da allora, in tutto il mondo conosciuto le coppie di amanti possono sentire la forza del legame che li unisce
«È una bella leggenda, vero?» le chiesi accostandomi a lei.
Bulma si voltò verso di me, poi si piegò in due dalle risate.
«Ehi!» esclamai. «Che hai da ridere, adesso? Non eri tu quella romantica una volta?»
Ma la ragazza continuò, tanto che le vennero le lacrime agli occhi. «E dai, guarda che non sono più una ragazzina! Ti pare che mi metta a credere a queste cose? È solo una sciocca leggenda!»
Io inarcai un sopracciglio. «Come le sfere del drago?»
Lei si bloccò. «Ma cosa c’entra, adesso? Quelle le ho toccate con le mie mani!»
Io le sollevai il mento, costringendola a guardarmi negli occhi. «E trovando le sfere, hai trovato me.»
Le nostre labbra si toccarono.
«Esatto, Yamcha» sussurrò lei, e mi abbracciò. «Per questo ora non ho più bisogno di affidarmi alle leggende.»
 


 
 
Parte seconda.
 
 
Ero tornato in vita.
Continuavo a ripetermelo all’infinito, senza mai essere sazio di quelle parole.
Freezer era morto. Tutte le minacce erano state sconfitte.
Presi una bibita dal frigo della Capsule Corporation e raggiunsi i miei amici in giardino. Bulma stava ancora lavorando in laboratorio, così mi sedetti tra Crilin e Muten.
«Allora, come sono stati gli allenamenti di Re Kaioh?» mi domandò il ragazzo pelato.
«Molto faticosi» risposi io. «Però forse ne è valsa la pena.»
«C’era qualche ragazza da quelle parti?» domandò il maestro, gli occhiali da sole puntati su una rivista con una donna in topless.
In quel momento ci raggiunsero Gohan e un piccolo namecciano, e Muten fece sparire sotto un vassoio l’oggetto compromettente.
«Yamcha,» disse il piccolo saiyan, che aveva un taglio più liscio rispetto all’ultima volta che l’avevo visto, «ti presento il mio amico Dende. Starà qui ancora un po’ di giorni, finché le sfere di Namecc non si riattiveranno di nuovo.»
Io sorrisi. «Piacere, Dende» dissi, e mi guardai intorno nel giardino. «In effetti, Gohan, è un po’ difficile non accorgersi di questa “invasione”.» Osservai i gruppi di esseri verdi che si aggiravano per l’abitazione, mentre i miei amici iniziarono a ridere.
«Già, come non accorgersene!» intervenne il maestro. «Tra tutti gli abitanti di Namecc non c’è nemmeno una ragazza!»
«E basta!» esclamò Crilin, scatenando nuove risate.
Una scarica elettrica mi attraversò la mente.
Scattai all’indietro, fissando l’altro lato del giardino.
«Ma quest’aura…» mormorai, gli occhi spalancati.
«Che c’è?» disse Crilin. «Qualcosa non va?»
«N-non è possibile» dissi. «La sentite anche voi?»
Gohan si affiancò a me. «Cosa? Non avverto alcuna strana presenza.»
In quel momento la figura si avvicinò. Percorse il tragitto con tranquillità, a braccia conserte, fino a raggiungere il tavolo su cui ci stavamo rilassando.
Inspirai profondamente.
«E tu che ci fai qui?!»
Glielo dissi con convinzione, ma sentii le mie gambe tremare.
Lui si voltò, mantenendo la sua posizione. «Cerchi guai, terrestre?» mi chiese.
Sussultai.
Era davvero lui? Ma che stava succedendo?
Non poteva essere vero.
«Non preoccuparti, Yamcha» mi disse Crilin. «Vegeta per adesso è innocuo.»
Mi voltai verso l’amico, sicuro di aver udito male. «Innocuo?» ripetei. «Sei sicuro di stare bene?»
«Tsk» sentii farfugliare il principe dei saiyan, che ci oltrepassò per raggiungere l’interno dell’edificio.
«È vero, Yamcha» mi disse Gohan. «Non è diventato buono, però ora non uccide più nessuno. E poi su Namecc ci ha salvato la vita, mentre sulla Terra ci ha dato l’idea di trasportare qui gli spiriti per poter riportare in vita Crilin e mio padre.»
«Potrebbe non essere malvagio come pensiamo» intervenne Muten.
Arretrai di un passo, mentre le mie gambe non smettevano di tremare. «Ehi, ma che vi è preso a tutti?! Vi rendete conto di quel che dite?! C’è un assassino sotto il nostro stesso tetto! Il dio drago vi ha resuscitato con il cervello fuso?»
«Io non sono mai morto» disse Gohan.
«Non è questo il punto!» esclamai. «Che razza di idea vi è venuta in mente? Bulma non ne sarà per niente contenta!»
Gohan sbatté le palpebre. «Veramente è stata lei a invitarlo qui. L’ha fatto perché lui non aveva i soldi per l’alloggio.»
Il mio corpo si irrigidì. «R-ragazzi, ma voi state scherzando, vero? Quello non è davvero colui che ha passato la sua intera esistenza a sterminare popolazioni in giro per lo spazio, eh? Non può essere concepibile che qui viva un mostro del genere!»
Crilin incrociò le braccia. «Senti, non è a me che devi dirlo. Quando è arrivato sulla Terra è stato Goku a chiedermi di risparmiarlo. Noi ci stiamo solo fidando del nostro amico, tutto qui. Se Vegeta farà dei danni, ci penserà lui a dargli una lezione.»
Io strinsi i pugni. «Ma è inaudito! Ho anch’io una grande stima di Goku, ma perché dobbiamo proprio tenerci il nemico in casa?»
«È così affascinante, vero?» cinguettò una voce alle mie spalle.
Mi voltai, vedendo che la signora Briefs ci stava raggiungendo con delle bevande. Dietro di lei arrivò anche Bulma.
«Smettila, mamma» le disse quest’ultima, e si sedette di fianco a Crilin.
«E dai!» continuò la madre. «Non puoi negare che Vegeta sia un uomo attraente! Se non fossi sposata ci farei di sicuro un pensiero! Voi che dite?»
Le mie tempie iniziarono a pulsare. «Adesso basta!» esclamai, e puntai il dito contro la mia ragazza. «Bulma, hai cinque secondi per spiegarmi perché stai dando vitto e alloggio al mio assassino!»
Bulma spalancò i grandi occhi azzurri. «Beh, ecco,» rispose, «in realtà non c’è un motivo particolare. La prima volta che l’ho incontrato anch’io ne avevo paura, tanto che ero convinta che ci avrebbe ucciso, eppure alla fine non ci ha fatto nulla. Poi su Namecc è arrivato Goku, con quel suo atteggiamento sicuro, e lì ho capito che come al solito avrei dovuto avere estrema fiducia in lui. Così mi sono ricordata che lui aveva risparmiato Vegeta, e quando l’ho rivisto qui sulla Terra non ho più avuto alcun timore.»
Io la afferrai per le spalle. «Allora dimmi una cosa: come puoi essere certa che non gli venga in mente di divertirsi con te? Non credo ci sia bisogno di ricordarti che non sei una ragazza che passa inosservata.»
Lei mi sorrise. «Sei geloso, per caso?»
«Non sono geloso, dannazione!» esclamai. «Sono spaventato! Possibile che tu non capisca? Ho paura che possa farti del male!»
Ma l’espressione di Bulma non mutò. «Non preoccuparti per quello, tesoro. Prima di ospitarlo gli ho chiesto chiaramente di non mettermi le mani addosso.»
Mollai la presa, chiedendomi se il tempo trascorso da Re Kaioh non mi stesse provocando le allucinazioni. «Per l’amor del cielo, Bulma, credi davvero che questo basti?»
Lei si portò una mano al mento. «Beh, sì. Non ho sentito bene la sua risposta, ma credo che abbia detto qualcosa sul fatto che sono una ragazza rozza o qualcosa del genere.»
«E poi è sexy!» intervenne la signora Briefs.
In quel momento mi sfuggì una risata isterica. Gli altri iniziarono a guardarmi preoccupati, ma io non riuscii a smettere. «Ma certo» dissi, la bocca contratta in un ghigno e gli occhi spalancati fissi su un punto vuoto. «Cosa importa che il suo saibaimen si sia fatto esplodere sul mio corpo? Cosa importa che fosse un mercenario assassino? È sexy!» Continuai a ridere, mentre un gruppo di namecciani si era voltato a guardarmi. «È questo il modo di riaccogliermi, Bulma? Cos’è, uno scherzo per mettermi alla prova? Un pretesto per lasciarmi di nuovo?»
«Adesso basta, Yamcha» mi disse Crilin, e si mise di fronte a me. «Io ti capisco, ma noi dobbiamo avere fiducia in Goku.»
Ma io non mi fermai. «In Goku, eh? Certo, perché anche Goku lo trova sexy!»
«Smettila, Yamcha!» esclamò Bulma.
«Ma guardatevi!» continuai io. «Non vedete come vi siete ridotti? Crilin, perfino tu, come puoi dar retta a questi discorsi? Se a voler distruggere la terra fosse una donna bionda con gli occhi azzurri, la porteresti a casa tua perché è sexy?»
«Avresti tutta la mia approvazione» intervenne Muten.
Io mi lasciai cadere sulle ginocchia. Bulma si chinò al mio fianco, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
«Non fare così, Yamcha» mi disse. «Hai ragione, avrei dovuto chiederti se eri d’accordo prima di invitarlo. Ormai però il danno è fatto, quindi ti chiedo di portare pazienza finché non tornerà Goku.»
Sospirai, fissando l’erba del giardino. «E va bene» dissi. «Mi sforzerò di abituarmi alla sua presenza. In fondo, se a voi non dà fastidio non lo darà neanche a me.» Mi bloccai, accorgendomi di quanto mi erano costate quelle parole. «Ma ti avverto, Bulma: se ti metterà le mani addosso, non risponderò più di me.»
Lei mi abbracciò. «Non preoccuparti, tesoro» mi disse. «Non permetto a nessuno di toccarmi senza il mio consenso.»
 

 

 
Parte terza.
 
 
Famiglia.
Una parola come tante, ma piena di significati.
Continuai a fare flessioni nel giardino della Capsule Corporation, mentre il sole tramontava a Città dell’Ovest.
“Bulma, mi raccomando, partorisci un bimbo sano!”
Quella frase, pronunciata da Goku dopo l’incontro con il ragazzo del futuro, stava iniziano a ossessionarmi.
L’augurio dell’amico era ovvio. Lui aveva già messo su famiglia, quindi mancavamo io e Bulma, no? Stavamo insieme da una vita, quanto tempo dovevamo aspettare ancora?
Feci l’ultima flessione, poi mi stesi sull’erba supino per riprendere fiato.
Che stupidaggine.
Come potevamo pensare di creare una famiglia in un futuro così incerto? I cyborg sarebbero arrivati in poco più di due anni, chi poteva garantire che non ci avrebbero uccisi tutti? Che tipo di padre sarei stato a mettere al mondo un figlio in queste condizioni?
Un assassino, di certo.
«Sei stanco?»
La voce cristallina di Bulma mi riportò alla realtà. Mi misi seduto, perdendomi per l’ennesima volta nei suoi occhi azzurri.
«Abbastanza» dissi, e mi grattai la testa. «Non so quanto potrò essere utile contro i cyborg, ma ce la sto mettendo tutta.»
Lei sorrise. «Lo so.»
Calò il silenzio.
Non sapevamo più cosa dirci, da tanto tempo ormai. Più i giorni passavano, più il nostro rapporto si riempiva di silenzi. Io continuavo a guardare le gambe delle ragazze, lei a sommergersi nel lavoro.
Che tipo di famiglia avremmo potuto formare?
Maledetto Goku, ma cosa ti è saltato in mente di dire?
«L’altra volta ero seria» mi disse lei d’un tratto.
Io la fissai, lasciandomi sfuggire un sospiro. «Senti, Bulma, lo so che negli ultimi tempi le cose tra noi non vanno molto bene, però ti assicuro che non ti ho tradito.»
Lei incrociò le braccia. «Non importa. Ero arrabbiata, è vero, ma ti ho detto realmente quello che penso. Tu sei immaturo, non hai un vero obiettivo nella vita. Non voglio continuare ad aspettare di vederti crescere.»
Il mio cuore si bloccò.
Spalancai gli occhi, incapace di parlare.
Mi stai lasciando, Bulma?
Mi stai lasciando davvero?
«Sei solo un dongiovanni» continuò. «Non importa se le altre donne ci stanno o meno, il problema è che continui a guardarle. È come se per te la nostra relazione non fosse importante, come se fossimo ancora dei ragazzini. Ma non lo siamo, Yamcha, non più.»
Le sue iridi si fissarono sulle mie.
Bulma era una spanna sopra qualunque essere umano. Adesso, come mai prima d’ora, ne ero convinto.
Lei era quella che aveva viaggiato su Namecc, lei era quella che aveva voluto vedere Freezer sulla Terra, lei era quella che, ne ero sicuro, non si sarebbe fatta scrupoli ad andare dai cyborg.
Il mondo normale le stava stretto. E con esso, ora, anche le persone normali.
«Non prendermi in giro, Bulma» le dissi, e sul mio volto si disegnò un sorriso amaro. «Non è la prima volta che litighiamo e nemmeno la prima che ci lasciamo. Ricordi quando ci siamo rimessi insieme al villaggio di Usagi-sama? Mi avevi lasciato con queste stesse motivazioni, eppure sei tornata da me.»
Lei inarcò un sopracciglio. «E quindi?»
Io distolsi lo sguardo, puntandolo sul cielo che andava inscurendosi. «Stavolta io so che non tornerai. Non lo farai, perché questo non è il vero motivo per cui mi stai lasciando.»
La sentii muoversi di scatto. «Mi stai dando della bugiarda?! Ma come ti permetti?»
Chiusi gli occhi. «No, ti sto dando della sfrontata. So che ami le sfide impossibili, ma stavolta stai facendo il passo più lungo della gamba.»
«Yamcha, smettila, si può sapere di che parli? Spiegati meglio!»
Sollevai le palpebre. «Vuoi dirmi davvero che l’ho capito io prima di te? Vuoi dirmi che solo io mi sono accorto di come guardi lui
Lei sussultò. «Non capisco.»
Strinsi i pugni sull’erba, strappandone i ciuffi. «Lui mi ha ucciso, Bulma! Mi ha ucciso, dannazione! Ha ucciso me, i nostri amici e chissà quanti miliardi di persone nell’universo! Perché, Bulma? Dimmi perché!» Non riuscii più a vedere nulla, le lacrime mi oscuravano la vista. Trattenni i singhiozzi.
«Yamcha, guarda che mi hai frainteso. Ti assicuro che io non ho quelle intenzioni con lui.»
«Ne riparliamo tra qualche mese, va bene? Il tempo che anche tu ti convinca che non vedi l’ora di infilarti nel suo letto.»
«Piantala!» gridò lei. «Lo vedi che sei un bambino? Pensi solo a te stesso, senza metterti nei panni degli altri!»
Il vento mi scompigliò i capelli. Mi passai una mano sugli occhi, asciugandomi le lacrime.
«E in che panni dovrei mettermi, eh?! Nei panni del più spietato dei saiyan? “Oh, ma guarda, ho trovato una donna che mi dà cibo a volontà e mi costruisce tutti i miei giochini gravitazionali! Grazie a questo diventerò super saiyan, sconfiggerò il mio rivale e conquisterò l’universo! Ah, giusto, da un po’ di tempo sembra che la donna in questione non veda l’ora di saltarmi addosso! Ma sì, divertiamoci un po’!”»
Bulma mi tirò uno schiaffo.
Non sentii dolore alla guancia, ma il mio cuore si frantumò.
«Hai dimenticato tutto» mi disse. «Hai dimenticato il motivo per cui al bosco di Usagi-sama ti perdonai.»
Mi portai una mano sul punto colpito. «No, Bulma, non l’ho dimenticato. Mi dicesti che tutti meritano un’ultima possibilità.»
«Esatto. Ed è quello che pensa anche Goku, lo sai.»
Fissai un punto vuoto sull’erba. «E che possibilità pensi di dargli?»
La guardai, cogliendola a mordersi il labbro. «Lui è una persona triste» mi disse. «Credo che se si ambientasse sulla Terra, potrebbe farsi una nuova vita.»
Inarcai un sopracciglio. «E tu che ruolo vorresti avere in tutto questo?»
Lei mi fissò. «Beh, vorrei appoggiarlo. Solo questo, davvero. In fondo chiunque al suo posto sarebbe diventato così. Lui è nato su un pianeta di guerrieri spietati, dove per tutta la sua vita è stato sottoposto di Freezer. La sua unica regola era “uccidi per non essere ucciso”. E infatti, da quando Freezer è stato sconfitto, lui ha smesso di ammazzare innocenti.»
«Ha smesso solo per non farsi uccidere da Goku.»
«Non lo so, anche Crilin ha dei dubbi, per questo mi ha convinto a non cercare i cyborg prima del tempo. Ma mentre Vegeta ha dei nemici in comune con noi, potrebbe sempre cambiare.»
Io tornai a osservare il prato. «E se ciò non accadesse? Se ti facesse del male?»
«Non farà del male a nessuno finché ci sarà Goku a proteggerci. Per il resto, lo ospiterò finché continuerà a non uccidere gente innocente. Sarò chiara con lui: se dovesse tornare a farlo, potrà andarsene all’inferno.»
Sorrisi. «Parli come se potessi permetterti davvero di cacciarlo.»
Lei si tirò in piedi e si portò le mani ai fianchi. «Perché, credi che non ne sia in grado?»
Mi sollevai anch’io, osservando i suoi folti capelli lilla scompigliati dal vento. «Per te niente è impossibile.»
Lei mi abbracciò. «Ti voglio bene, Yamcha.»
Ricambiai l’abbraccio, mentre gli ultimi residui di lacrime mi uscivano dagli occhi. «Lo farà, Bulma. Ucciderà ancora.»
Ma lei scosse il capo. «Lo cambierò. Dovessero volerci anni.»
Sciolsi la stretta e le diedi le spalle, pronto a lasciare in volo quel posto dove non ero più gradito. «Dimmi una cosa» le dissi senza voltarmi.
Lei non rispose, mentre il lieve venticello continuava a imperversare.
«Come hai reagito quando io sono morto?»
La sentii fare un passo avanti. «Ho pianto. Ho pianto davvero molto» rispose. «Ma non ho sentito niente di strano, se è questo che volevi chiedermi.»
Abbassai lo sguardo. «Tu non mi hai mai amato, vero?»
Bulma sbuffò. «E dai, non essere così infantile! Sono stata male, te l’assicuro! Una stupida leggenda conta davvero più del mio dolore?»
Mi sollevai in volo, per poi voltarmi per l’ultima volta.
«Bulma» le dissi, e mi sforzai di sorriderle. «Partorisci un bimbo sano.»
 

 
 

Parte quarta.
 
 
Era libera.
Quell’idea egoistica mi attraversò la mente per un istante.
Non era da me pensare certe cose, non dopo che la nostra storia era finita da oltre nove anni, non dopo che avevo passato le ultime ore a confortarla.
Forse era l’altezza del santuario a farmi questo effetto, forse la notte che sapevo avrei trascorso insonne, o forse, più semplicemente, la possibilità di non arrivare al domani.
Perché Majin Bu, sotto di noi, stava distruggendo il nostro mondo.
Mi avvicinai a lei, notando che la luce delle stelle illuminava i suoi capelli lilla. Era seduta all’esterno, con la schiena a una parete e lo sguardo puntato sulle piastrelle bianche del luogo sacro.
«Non pensarci, adesso» le dissi. «Cerca di dormire.»
Lei non si mosse. «La fai facile, tu. Tanto quello che rischia la vita non è tuo figlio.»
Mi bloccai un istante.
Bel modo di ricordarmelo, eh?
Non lo era, già.
Era suo e di quell’uomo.
Suo e dell’assassino.
«Vinceranno, Bulma» le dissi. «Goku ha fiducia nei bambini.»
Lei si abbracciò le ginocchia. «Lo so. Avrei voluto parlare di più con lui. Sono riuscita a chiedergli qualcosa, per capire cos’era successo, ma aveva così poco tempo che non ha potuto dirmi tutto.»
Inarcai un sopracciglio. «Ancora con questa storia? Bulma, abbiamo già resuscitato le vittime del torneo, non serve che continui a pensarci.»
«Ma io voglio saperlo, Yamcha!» esclamò d’un tratto, e mi lanciò uno sguardo implorante. «Voglio sapere tutto quello che lui ha fatto! Voglio saperlo, perché ora non potrà più fare nulla!» Riabbassò il volto, asciugandosi di scatto una piccola lacrima.
Lei non voleva piangere, e io lo sapevo.
«Vuoi odiarlo, allora?» le dissi. «È così che vuoi ricordare il padre di tuo figlio? Io ti ho sempre appoggiato negli ultimi anni, Bulma. Sono stato io a dire al Trunks del futuro quello che Vegeta aveva fatto al torneo di Cell, sono stato io ad aiutarti a radunare le sfere quando tuo marito ha distrutto la tribuna. Cosa vuoi che faccia, ora? Se adesso non intendi ricordare il suo lato buono, per quale motivo hai messo su famiglia con lui?»
Lei si morse il labbro. «Io non so cosa voglio» disse. «Non so più niente.»
E d’un tratto compresi.
Era molto più semplice odiare ciò che non si poteva più avere.
Era molto più semplice ricordare ciò che lui aveva di negativo, a maggior ragione se la lista era tutt’altro che infima.
Vuoi che ti aiuti a odiarlo, Bulma?
«Devo chiederti scusa, Yamcha» mormorò a un tratto, lo sguardo perso nel vuoto. «Scusami per non averti creduto anni fa.»
Feci un passo avanti, mettendomi le mani in tasca. «Avresti dovuto darmi retta, a quanto pare. Ti avevo detto che avrebbe ucciso ancora.»
«Non intendevo questo» disse lei. «In realtà, ecco… parlavo della leggenda di Usagi-sama.»
Sussultai, ritrovandomi a fissarla con intensità. «Ma che stai dicendo ora? Prima mi dici che non vuoi dimenticarti delle sue vittime e ora tiri fuori quella vecchia storia?»
Bulma deglutì, lo sguardo perso nel vuoto. «Io l’ho sentito, Yamcha. L’ho sentito morire. Era un brutto presentimento. Anche se non ho capito subito di cosa si trattasse, ero sicura che avesse a che fare con lui.»
«E quindi? Cosa vuoi che ti dica? Complimenti, la leggenda esiste! Vuoi un applauso adesso? Dannazione, Bulma, mi stai facendo diventare matto! Cosa devo dirti per tirarti su di morale? Odiare Vegeta ti aiuterebbe a non soffrire? Allora pensa che è solo colpa sua se Majin Bu sta distruggendo il mondo!»
Ma lei non mi stava ascoltando. «Credo che mi abbia detto addio» continuò a mormorare. «Non ne sono certa, ma ho avuto l’impressione di sentirlo.»
Non dissi nulla, mentre le mie tempie iniziavano a pulsare.
«Sai cosa mi ha detto Goku?» continuò lei. «Ha detto che Vegeta si era fatto possedere da Babidy per potersi battere con lui. Dev’essere per quello che ha distrutto tutto.»
«Ma complimenti.»
«E mi ha detto che è stato il loro scontro a risvegliare Majin Bu.»
«Che è quello che ti ho appena detto.»
«Però…» si interruppe, mentre i suoi occhi si sollevavano verso le stelle. «Lui non ha mai perso davvero il controllo. Anche se in quel momento voleva tornare quello di un tempo, ha detto a Goku che gli è piaciuto metter su famiglia. E poi sai perché è andato a combattere contro Majin Bu?»
Feci un passo avanti. «Illuminami.»
«Perché Goku gli ha detto che quel mostro avrebbe ucciso me e Trunks» rispose. «Capisci, adesso? Lui ha ucciso pur di poter combattere contro Goku, ma ha lasciato l’incontro con lui pur di salvare noi.»
«E con questo?! Sapevo già per chi è morto Vegeta, ce l’hanno detto Piccolo e Trunks. Ciò non toglie che non sia riuscito a rimediare al suo errore, e che per colpa sua potremmo morire tutti.»
Bulma mi sorrise in modo forzato. «Ma come, non eri tu a dire di essere ottimisti?»
Alzai lo sguardo al cielo. Nemmeno io, a quel punto, sapevo cosa pensare. «L’ho detto, è vero, ma non è comunque bello vedere la gente morire sotto di noi, non credi?»
«Lo so, ma i miei genitori non volevano lasciare gli animali.»
«Non è solo di loro che sto parlando, accidenti!» esclamai. «Che cosa succederebbe se Majin Bu uccidesse Crilin? O me? Noi siamo già morti, te ne rendi conto? Non potremmo più tornare in vita, proprio come il tuo maritino. E pensa un po’, noi siamo qui al sicuro, ma sulla Terra ci sono ancora Jaozi e Tenshinhan, che sono entrambi già morti! Se davvero vuoi detestare Vegeta, perché non inizi da questo?!»
Lei non rispose.
«Lui ti amava, ok? È questo che vuoi sentirti dire? Bene, lo penso anch’io. Lui amava te, amava Trunks e stava bene sulla Terra. Ma questo è davvero tutto ciò che ti importa sapere di lui? Perché non vai a dirlo alle vittime di Majin Bu, allora? Perché non vai a dirlo a chi ha visto gli spettatori della tribuna sparire davanti ai propri occhi? Coraggio, provaci se vuoi! Vai da loro e di’: “Scusate, mio marito ha disintegrato un sacco di gente e ha risvegliato un mostro che vi sta massacrando tutti, però amava davvero me e Trunks!”»
Bulma si alzò, mentre le stelle illuminavano le grandi iridi azzurre. «Hai ragione» disse. «La penso davvero così.»
Sussultai, credendo di non aver udito bene.
Fissai i suoi occhi, cercando di leggere la sua espressione.
Non c’era traccia di risentimento.
«Stai scherzando?» domandai.
«No» rispose lei. «Ciò che dici è vero. Certo, odio l’idea che Vegeta abbia ucciso quelle persone e odio l’idea che Majin Bu si sia risvegliato, ma non puoi chiedermi di odiare lui. Ciò che ha fatto per me e Trunks è la cosa che più mi importa al mondo. Il fatto che abbia abbracciato nostro figlio e che gli abbia detto di essermi devoto per me vale più di tutto il resto.»
Sorrise, e si avviò verso le camere, lasciandomi sotto le stelle.
È solo così, dunque, che si può amare un assassino.
Possibile che non ci avessi mai pensato prima?
Anche se le ultime vittime di Vegeta erano resuscitate, anche se quelle di Majin Bu sarebbero tornate in vita, ce n’erano altri miliardi, sparse per l’intero universo, che non avrebbero più fatto ritorno in questo mondo. Bulma lo sapeva, l’aveva sempre saputo, ma aveva scelto di andare avanti. Perché lei voleva l’irraggiungibile. Voleva trasformare colui che sette anni prima l’avrebbe lasciata morire in colui che sarebbe morto per lei.
Ci era riuscita, e ora il resto non contava.
Feci un passo avanti, avvicinandomi al bordo del santuario.
In quel momento, per la prima volta, capii che non avrei più potuto amare quella donna.
 


 
 
Parte quinta.
 
 
La bambina sorseggiò la granita e mi prese per mano camminando sulla strada in terra battuta.
Non sapevo perché l’avevo portata in quel villaggio, eppure mi sentivo bene. Certo, ogni tanto controllavo la via per paura di incrociare una cinquantenne Neko-chan ancora arrabbiata per il nostro primo appuntamento, ma nel complesso il mio umore era sereno.
Mi bastava guardare quegli occhi, quelle iridi azzurre che mi catturavano come un magnete, per tornare a sorridere.
«Zio Yamcha» mi disse la bambina. «Dove stiamo andando?»
«In un bel posto» le risposi.
Zio Yamcha, già.
Un modo affettuoso di chiamarmi, segno che ero un amico di famiglia.
Tornai a osservarla, puntando gli occhi sui piccoli ciuffi lilla legati in una coda sopra la sua testa. Era così uguale a lei.
Di colpo una fantasia si fece strada nella mia mente. Vidi l’immagine di sua madre prenderle l’altra mano e camminare con noi.
Era così che facevano le famiglie.
E d’altra parte, chi avrebbe potuto accorgersi che non lo eravamo davvero? Chi avrebbe potuto dire che Bra, la piccola copia di Bulma, non era mia?
«Zio Yamcha» mi chiamò, lo sguardo puntato verso il basso. «Guarda, uno scarafaggio!» Detto ciò, fece un passo avanti e lo pestò.
L’immagine di Bulma si dissolse. I miei occhi, ora, fissavano le crepe nel terreno che la bambina aveva creato con quel gesto.
«Ooops!» esclamò lei. «Mi sa che ci ho messo troppa forza!»
Sospirai.
Se esisteva un creatore, quel giorno aveva deciso di odiarmi.
Continuammo a camminare, mentre lei sorseggiava la granita. Le case del villaggio si fecero più rade, lasciando il posto al bosco di Usagi-sama.
Bra mi lasciò la mano e si mise a correre intorno ai tronchi degli alberi.
Era così bella la pace.
Le cose non solo si erano messe a posto, ma erano addirittura migliorate, dato che anche Goku era tornato tra noi. Gli ultimi dieci anni erano volati.
Per una volta, davvero, mi convinsi che la tranquillità sarebbe durata per sempre.
“Adesso un guerriero sta combattendo contro Majin Bu al vostro posto! Perciò voglio che voi prestiate la vostra forza! Alzate verso il cielo le vostre mani!”
Inarcai un sopracciglio.
Perché, d’un tratto, mi erano tornate in mente quelle frasi?
«Cos’è questo, zio Yamcha?»
La raggiunsi con passo tranquillo. La scultura di Usagi-sama si ergeva davanti a noi. Per un attimo ebbi un tuffo al cuore. C’era più muschio rispetto a quando l’avevo vista con Bulma, ma non per questo aveva smesso di impressionarmi.
«C’è una scritta» disse Bra. «Sai che io so già leggere?»
Le sorrisi. «Brava. Non è da tutti imparare a cinque anni.»
«Già. Modestamente la mia mamma è un genio.»
Mi grattai la testa. C’era proprio bisogno di educarla così?
«Alcune lettere sono rovinate, ma si legge ancora» continuò. «L’ultimo principe della dinastia di Usagi-sama e la sua amata furono attaccati da un terribile mostro. Il principe donò la sua vita per proteggere lei e il villaggio, e mentre moriva la fanciulla avvertì il dolore della sua morte. Da allora, in tutto il mondo conosciuto le coppie di amanti possono sentire la forza del legame che li unisce
Una leggera brezza di vento ci scompigliò i capelli.
«È una bella leggenda, vero?» le chiesi tornando a sorridere.
I suoi occhi azzurri si illuminarono. «Sì, è bellissima» disse, e si voltò. «Vero, papà?»
Mi girai di scatto, credendo che la bambina avesse iniziato a parlare da sola.
Ma lui era davvero lì, con la giacca di pelle e le mani in tasca.
«Da quanto tempo sei arrivato?» domandai, dato che non avevo sentito la sua aura. Inutile chiedergli cosa ci facesse in quel luogo, di sicuro non avrebbe mai risposto.
«Non sono affari che ti riguardano» fu comunque tutto ciò che riuscii a ottenere.
Bra sorrise, e gli corse incontro per afferrare il suo braccio.
“Ehi, terrestri! Collaborate immediatamente! Altrimenti sarete uccisi di nuovo da Majin Bu!”
Sospirai, mentre l’odore di fresco mi arrivava alle narici.
C’erano poche persone degne dell’affetto dell’assassino. Ma per la vita di quelle persone, lui avrebbe dato tutto se stesso. Solo per questo, ora, avrebbe ucciso. E se noi comuni terrestri eravamo ancora in vita, era perché facevamo parte del mondo che lui intendeva preservare.
Fatti odiare da lui e morirai.
Fatti amare da lui e nessuno potrà torcerti un capello.
Questo significava avere a che fare con Vegeta. Non più quello spietato, ma quello che Polunga non riteneva malvagio.
Quello che comunque non avrebbe mai dimenticato come uccidere.
Bra si staccò dal braccio del padre e tornò a correre intorno al bosco.
Questo, infine, è il vero momento.
«Vegeta» lo chiamai. «C’è una cosa che vorrei dirti.» Mi bloccai, avanzando di un passo. «Una cosa che avrei dovuto dirti molti anni fa.»
Lui spostò le pupille verso di me. «Tsk. Sentiamo.»
Deglutii.
Ce l’avrei fatta?
«B-beh, ecco, so che può suonare molto fuori luogo dopo quasi vent’anni, ma facciamo finta di essere tornati indietro nel tempo, ok?»
Vegeta inarcò un sopracciglio. «Basta che ti muovi.»
Abbassai lo sguardo a terra, incapace di sostenere il suo sguardo.
No. Non andava bene.
Non era così che avrei dovuto parlargli, non era così che avrei mostrato il mio coraggio.
Non è così che si tratta con un assassino.
«Vegeta» dissi di nuovo, gli occhi fissi sul terreno. «Io ti ho odiato molto. Ti ho odiato quando sei arrivato la prima volta sulla Terra, ma ti ho odiato ancora di più quando Bulma mi ha lasciato. Avrei voluto prenderti a botte, se fossi stato in grado anche solo di scalfirti.» Mi interruppi, mentre dal più profondo angolo del mio cuore cercavo di trovare la forza di parlare. «Tu me l’hai portata via. Mi hai portato via la mia Bulma.»
Le mie gambe cedettero, e ringraziai che Bra fosse troppo concentrata a giocare per vedermi. Mi inginocchiai e appoggiai le mani a terra, mantenendo lo sguardo basso.
Solo in quel momento mi ero reso conto di ciò che avrei potuto avere dalla vita.
Dannazione, se solo da giovane fossi stato più attento! Se solo avessi impedito a lei di desiderare l’irraggiungibile!
Bella mossa, Yamcha, dissi a me stesso. Ti stai prostrando di fronte a lui. Hai proprio voglia di farti schernire, eh?
Ma il saiyan non disse nulla. Non mi confortò e non mi chiese scusa, ma non iniziò nemmeno a umiliarmi.
Era forse questo il modo in cui un assassino mostra di non disprezzare le altre persone?
«Io te la cedo, Vegeta» mormorai, mentre la mia vista si annebbiava per le lacrime. «Questo è ciò che avrei dovuto dirti allora. Non perché sei una brava persona, ma perché lei crede in te.» Sollevai leggermente gli occhi, puntandoli sulle sue scarpe. «E per come sono andate le cose, non posso che essere felice per Bulma. Perché io non avrei mai saputo proteggerla meglio di te. E perché il mondo in cui viviamo, in un certo senso, è quello che tu hai voluto per lei.»
“Questo non è un sogno! È la verità! Prestate la vostra forza almeno una volta!”
Bra si riavvicinò a noi, e io mi sollevai prima che mi vedesse in quella posizione.
«Stai piangendo, zio Yamcha?» mi domandò la bambina, mentre cercava di infilare un fiore nella tasca dei pantaloni del padre.
«Eh?» risposi io. «Ma no, dev’essermi entrato un moscerino in un occhio!»
«Davvero?» domandò lei, i grandi occhi azzurri puntati su di me. «Ci sono i moscerini in questo bosco?»
Mi sforzai di sorriderle. «A quanto pare» dissi, e mi grattai la testa. «Beh, ragazzi, mi sa che sono di troppo adesso. Meglio che vada!»
Mi voltai, e i miei occhi indugiarono un’ultima volta sulla statua del principe di Usagi-sama. Quell’opera d’arte aveva assistito al mio ricongiungimento con Bulma.
Ma non era di noi che parlava la leggenda.
«Aspetta un attimo.»
La voce di Vegeta risuonò con decisione nelle mie orecchie. Non risposi, e la mia mente mi portò l’immagine di Bulma, ancora giovane, che avvicinava le labbra alle mie.
Ti lascio, pensai.
«Stammi bene a sentire» continuò il saiyan. «Bulma non è tua. Prova a ripeterlo un’altra volta e ti ammazzo.»
Sul mio viso si disegnò un sorriso amaro.
Ti lascio, Bulma, nelle mani del mio assassino.
 
 

Fine

 
 
 

Note finali:
- le frasi che ho citato nell’ultima parte sono quelle che Vegeta usa quando prova a convincere i terrestri a donare la loro energia (Dragon Ball Deluxe n°42). Ho scelto di inserirle perché le ritengo rappresentative del cambiamento del saiyan, che oltre a difendere la pace con la lotta (cosa tutto sommato logica, data la sua natura) arriva anche a compiere un’azione che con essa non ha nulla a che fare, ovvero chiedere favori alla gente comune;
- la frase di Goku che ho citato nella terza parte è quella che dice a Bulma prima dei cyborg, poco dopo il suo primo incontro con Mirai Trunks.

Gradisco sempre molto le recensioni, anche a distanza di tempo! ^_^
A presto!

  
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