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Autore: AnimaDannata    05/04/2013    1 recensioni
Allen Worthing è un giovane medico alle prime armi, che lavora al pronto soccorso di un grande ospedale a Sutton Hill. Un venerdì sera arriva priva di sensi una bellissima ragazza piena di lividi e graffi, che non ricorda cosa le sia accaduto. Candice ha dei grandi occhi verdi e dei bizzarri capelli rosa, e una madre che nessuno vorrebbe avere. Allen è affascinato da lei, ma ne è anche intimorito. Che segreto nasconde la nostra Candice?
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Era un venerdì piovoso, e mi trovavo a fissare la pioggia battere forte sulle finestre del Barton Hospital. Sutton Hill era famosa per i suoi repentini cambi meteorologici, e quel bagnato venerdì di aprile ne era un forte esempio.

Mi voltai a guardare l'orologio posto sopra la porta del pronto soccorso: erano ancora le 17.45. Ancora due ore e un quarto prima di finire il turno. Contavo i minuti che mi separavano da una serata con amici, birra e partita di calcio: non avevo voglia di altro, dopo quella terribile settimana. Erano sei mesi che ero stato assunto come tirocinante al Barton Hospital, e tra lavoro e studio, passavo la maggior parte della settimana facendo una vita da recluso. Mi guardai allo specchio: fortunatamente quella mattina avevo avuto almeno il tempo di farmi la barba, perciò le mie guance erano lisce e sapevano di dopobarba. Avevo i capelli castani tutti scompigliati, gli occhi castani spenti e contornati da grosse occhiaie scure. Sicuramente avevo passato giorni migliori.

-Candice Taylor, 23 anni, contusioni su tutto il corpo e possibile commozione cerebrale, trovata priva di conoscenza al Madison garden. Polso e pressione stabili.- disse il paramedico entrando all'interno del pronto soccorso con una barella. Guardai la ragazza completamente fradicia che fissava il soffitto dell'ospedale come se non si rendesse conto di quello che succedeva intorno a lei. Era piena di lividi ed aveva del sangue al lato della bocca. Aveva una bocca piccola dalle labbra carnose, un naso diritto e dei grandi occhi verde scuro. Ma la cosa che più mi colpì di lei furono i capelli. Erano lunghi, e rosa. Presi la penna/pila dal taschino e accesi la piccola luce, puntandola sui suoi occhi.

-Candice? Mi senti? Mi chiamo Allen, sai dirmi perché ti trovi qui?- chiesi rimettendo a posto la pila. I riflessi erano nella norma. La ragazza non rispose, ma si voltò di colpo e vomitò sul pavimento. Quando smise, l'infermiera le passò un panno con cui si pulì la bocca lentamente, fissando un punto indefinito alle mie spalle.

-Candice, hai assunto qualche sostanza? Alcol? Droghe?- chiesi fissandola dritta negli occhi e lei scosse leggermente la testa, spaesata. Chiusi con una tendina la zona dove si trovava il suo lettino e mi sedetti su uno sgabello affianco a lei.

-Non ricordi nulla di quello che è successo prima di arrivare qui? Perdonami, ma dovrò esaminare il tuo corpo per vedere se hai bisogno di qualche punto.- dissi sollevandole ad una ad una le maniche della camicia che indossava. Lei mi guardò per un attimo aprendo leggermente la bocca, poi distolse lo sguardo e rinunciò a dire quello che aveva intenzione di dirmi.

-Non ricordo nulla.- si limitò a dire. Aveva una voce bassa e profonda, che sicuramente avrei apprezzato di sentire in una situazione esterna a quella dell'ospedale.

-Ti farò un po' male..- dissi aprendo un kit da sutura. Misi 3 punti vicino al gomito e due vicino al pollice della mano sinistra. Fasciai entrambe le zone ed alzai lo sguardo verso di lei, sorridendo. Lei alzò appena gli angoli della bocca, ma mi accontentai.

-Tra qualche minuto arriverà l'infermiera che ti prenderà del sangue per delle analisi e ti farà qualche esame. Stanotte resterai in osservazione, in modo da escludere eventuali complicanze dopo la caduta. Posso chiamare qualcuno per fargli sapere che ti trovi qui?- chiesi tirando di nuovo la tendina al contrario. Lei mi guardò e scosse la testa. Sorrisi di nuovo e iniziai ad allontanarmi per dedicarmi a qualche altro paziente.

-Allen?- chiese quella voce bassa e profonda. Mi voltai sorpreso che si ricordasse davvero il mio nome.

-Si?- chiesi facendo di nuovo qualche passo verso di lei.

-Quanti anni hai?- chiese lei alzandosi a sedere nel lettino, nonostante questo le provocasse evidenti dolori.

-27...- dissi abbastanza sorpreso dalla bizzarra domanda. - perchè?- continuai ormai curioso di sapere perché le interessasse.

-Non li dimostri.- disse fissandomi un attimo prima di ricoricarsi. Scossi la testa divertito dalla sua affermazione e proseguì il mio giro di controllo con gli altri pazienti.

Il resto del turno passò senza troppi intoppi. Erano le 20:05, quando, spinto dalla curiosità, decisi di avvicinarmi di nuovo al lettino della ragazza dai capelli rosa. Fissava ancora il soffitto con fare annoiato.

-Ciao Candice, come ti senti?- le chiesi controllandole di nuovo le pupille. Lei fece spallucce, sorridendomi.

-Inizi a ricordare qualcosa?- chiesi e lei rimase per un attimo a fissarmi con gli occhi spenti, vuoti. Poi scosse energicamente la testa.

-Va bene..il mio turno è finito. Mi raccomando, riposa e non fare sforzi...- le dissi controllando che le fasciature per i punti fossero ben salde.

-Arrivederci dottore..- disse lei sorridendomi con quella boccuccia rosea. Le sorrisi e mi allontanai dal pronto soccorso. Giunto al mio armadietto tolsi il camice e mi infilai una giacca, visto che fuori continuava a piovere. Presi l'ombrello e chiusi l'armadietto, quando sentì delle voci abbastanza forti venire dal pronto soccorso. Pensando fosse successo qualcosa di grave corsi subito lì, per capire cosa stesse accadendo.

Una signora alta e molto, molto magra, sbraitava contro un infermiere che cercava di far contenere, invano, i suoi lamenti. Aveva i capelli lisci, castani e a caschetto. Indossava un completo molto costoso, un foulard attorno al collo e delle perle ai lobi delle orecchie. Aveva un espressione altera e severa, la bocca sottile ridotta ad una linea.

-Mi scusi, c'è qualche problema?- chiesi provando pietà per l'infermiere. La donna si voltò lentamente, stizzita, e mi fissò dalla testa ai piedi. Letteralmente.

-Lei è...?- chiese mantenendo la bocca ferma in una smorfia.

-Allen Worthing, responsabile del pronto soccorso del turno del pomeriggio. C'è qualche problema?- chiesi di nuovo iniziando a scocciarmi seriamente. Davvero quel palo della luce stava facendo la spocchiosa con me?

-Sono qui per mia figlia.- disse sorpassandomi e iniziando a guardarsi intorno tra i lettini.

-Mi sa dire il nome?- chiesi sarcastico, dato che a parlare avrebbe risolto molto più velocemente il suo problema.

-Guardi, non è difficile da trovare. Ha i capelli rosa.- disse stringendo le labbra come se stesse pronunciando il più terribile degli insulti.

- da questa parte, per favore.- le dissi facendola strada verso il lettino della figlia. Quando Candice vide la madre, mi guardò come se l'avessi appena mandata al rogo. Fu un attimo, poi distolse lo sguardo e fissò la madre con aria severa.

-Forza alzati. Ho perso fin troppo tempo per cercarti, ho del lavoro da fare!- Sbraitò afferrandola per il braccio e tirandola con forza. Mi misi in mezzo e la costrinsi a lasciare la presa.

-Signora, sua figlia deve restare una notte in osservazione. Potrà venire a prenderla domani, dopo tutti gli accertamenti- dissi calmo, ma le avrei tirato volentieri una testata sui denti.

La donna ancora una volta si voltò lentamente a guardarli, e per un momento mi sembrò di vedere i suoi capelli diventare dei serpenti. Credevo mi avrebbe trasformato in pietra,ma si limitò a fare la sua ormai solita smorfia di disgusto.

-Lei non sa chi sono io.- mi disse guardandomi di nuovo dalla testa ai piedi.

-La signora...Taylor?- dissi sbirciando la cartella di Candice per ricordarmi il cognome. Lei allargò le narici in preda alla rabbia, e mi fissò dritto negli occhi.

-Pearl Harper-Taylor, prego.- disse lei acida. Alzai un sopracciglio, incrociando le braccia.

-Quegli, Harper-Taylor?- chiesi facendo in modo da non risultare troppo colpito, dal tono. Lei annuì, stirando le labbra.

-Beh, sono felice che a sua figlia non manchi certo il cibo dalla tavola, ma come ho detto, stanotte resterà in osservazione. Discorso chiuso.- dissi guardando per un attimo Candice, che sembrava particolarmente favorevole alla mia scelta. Pearl mi guardò per un momento indecisa su cosa dire e cosa fare, ma dopo avermi gelato con lo sguardo si limitò a girare i tacchi e andarsene. Candice non parlò, ma sembrava particolarmente provata e nervosa. Decisi di non chiedere niente e di tornare a casa. Avevo il giorno dopo per deprimermi all'ospedale.

Dopo quel ritardo, ebbi appena il tempo di farmi una doccia e vestirmi, prima che arrivassero i miei amici e mio fratello per vedere la partita. Fu una semplice serata tra amici, ma per me fu diverso. Ero distratto da qualcosa, che solo a fine serata capì cosa fosse. Inquietudine. Mi sentivo scosso dallo sguardo di quella ragazza dai capelli color zucchero filato, da quegli occhi così verdi da sembrare un bosco, da quella richiesta di aiuto che tacitamente aveva espresso quando la madre minacciava di volerla riportare a casa. C'era qualcosa in lei che mi affascinava e mi turbava, e allo stesso tempo era anche così bella e indifesa, che avevo provato pena quando ero andato via. Dovevo rivederla, ad ogni costo. Dovevo scoprire perché era finita in ospedale in quelle condizioni.



Eccomi con una nuova storia...lo so, non ho ancora finito The fabolous world of books, ma non resistevo, dovevo postare assolutamente questo primo capitolo!! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi piace questa introduzione...Credo aggiornerò una volta alla settimana, sempre che non mi venga qualche botta di ispirazione prima.....comunque, per il momento, a venerdì prossimo!!

  
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