Questa
è la traduzione della storia
“In the dark” pubblicata sul sito
‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl.
Potete trovare il link della versione originale nel profilo.
IN
THE DARK
Chapter twenty: Body and Soul
Il
giorno prima…
Lucius
percorreva con passo elegante un stretto corridoio che si apriva su una
camera
di pietra. Si era più volte chiesto cosa avesse potuto
spingere il Maestro a
chiamarlo nel cuore della notte. Era possibile che ci fosse ancora una
Resistenza a crear loro problemi.
Fece
una smorfia di disgusto al solo pensiero. Quei disgustosi Sanguesporco erano come i
vermi. Non
importava quanto cercasse di spazzarli via dal suo mondo, sembravano
tornare
sempre. Ma era una sfida e lui piacevano le sfide.
Quando
entrò nella stanza, notò Voldemort seduto su una
piattaforma, elevato rispetto
ai suoi seguaci. C’erano almeno venti persone nella stanza,
quasi tutti
Mangiamorte che riconobbe. Scrutò rapidamente
l’ambiente e notò che non c’erano
prigionieri, nessun Sanguesporco o Traditore di Sangue da torturare.
Pur non
essendo dell’umore di sentire le grida agghiaccianti, il
fatto che
presenziavano solo Voldemort ed i Mangiamorte lo allertò.
Doveva essere
accaduto qualcosa, costringendo così il Signore Oscuro a
richiamare tutti loro.
Be, quasi tutti. Non riusciva a
vedere Severus da nessuna parte.
“Lucius.”
Sibilò Voldemort. “Ti stavo aspettando.
Vieni.”
Obbedendo al suo ordine, si fece
rapidamente strada
verso la piattaforma, lanciando un’occhiata gelida in
direzione di Philix mentre
lo superava. Erano ancora ai ferri corti. Philix non aveva accettato
che ci
fossero differenze tra i Mangiamorte. Non tutti erano allo stesso
livello. C’erano
alcuni che avevano lavorato per il Maestro
per un considerevole lasso di tempo e si erano guadagnati il suo
rispetto così
come i privilegi che ne conseguivano. Severus Piton e Lucius Malfoy
erano
alcuni di questi. E c’erano altri che avevano adottato il
titolo di
‘Mangiamorte’ solo per godere di maggior status,
per partecipare alle torture e
per avere donne che soddisfino i loro bisogni.
“Perdonami,
mio signore. Non era mia intenzione farti aspettare.” Disse Lucius e si
inchinò di fronte al suo
Maestro.
“Ho
sentito una cosa interessante, Lucius.” Disse Voldemort
lentamente. “Sembra che
Antonin sia morto.”
Rimase
calmo, mantenendo una facciata impassibile. “Si, mio
signore.” Annuì.
“Alzati.”
Ordinò Voldemort e Lucius si alzò, il volto
impassibile.
“C’è
qualcosa che vorresti confessare?” Chiese con attenzione il
Signore Oscuro.
Sapeva
che si sarebbe arrivati a quel punto. Aveva ucciso Dolohov e non era
andato ad
informare Voldemort dell’accaduto. Il
suo Maestro probabilmente era irritato e insultato per il fatto che
qualcosa di
così importante fosse successa senza che se ne fosse
accorto. Dolohov era
inutile come Mangiamorte, sempre in cerca di divertimento e ignorando
le cose
serie che si supponeva dovesse fare. Lucius sapeva che Voldemort non
avrebbe
sentito la sua mancanza, ma questo non lo rendeva felice dei fatti.
“Si,
mio signore.” Disse con calma. “C’era una
disputa tra Antonin e me.”
“Riguardo
cosa?”
Considerò
la sua risposta per un istante, decidendo subito dopo che era meglio
dire la
verità.
“Riguardo
il mio premio.”
Il
silenzio venne interrotto quando gli altri Mangiamorte iniziarono a
bisbigliare
tra di loro e Lucius sentì la tensione crescere nella stanza.
“Silenzio!”
Voldemort alzò la voce e tutti smisero di parlare, guardando
verso il loro
Maestro.
“Il
tuo premio?” Continuò, poi fece uno smorfia come
se stesse cercando di ricordare
qualcosa. “Per favore, ricordami- che cosa ti ho
dato?”
“La
Mezzosangue, mio signore. L’ amica di Potter.”
Un
sorriso malato attraversò il viso di Voldemort:
“Ora ricordo. Avresti potuto
scegliere una Purosangue, perfino una Traditrice del Sangue. Avresti
potuto
crearti una nuova famiglia dopo quella…tragica
perdita.”
Le
labbra di Lucius si assottigliarono in una linea dritta e stretta al
cenno
della sua famiglia, ma quello fu
l’unico
segno ch avesse provato qualcosa.
“Ma
tu hai scelto una Sangueporco.” Continuò
Voldemort. “Una disgustosa ragazza a
cui non è permesso di darti una famiglia. Una ragazza che
puoi usare solo per
soddisfare i tuoi bisogni più primordiali.”
Un
pensiero attraversò la mente di Lucius. Si chiese cosa
avrebbe detto il suo
Maestro se avesse saputo che lui e la Sanguesporco erano diventati
intimi la
notte scorsa per la prima volta? Avrebbe perso la sua reputazione e il
suo
status se tutti avessero scoperto che non l’aveva toccata per
mesi?
“Sono
un uomo con dei bisogni, mio signore.”
“Questo
lo capisco, Lucius. Ma quello che mi preoccupa è il fatto
che tu abbia posto
fine alla vita di un collega a causa di una Sanguesporco.”
Poi chiese, alzando
un sopracciglio. “Tu hai
ucciso
Antonin, vero?”
Lucius
annuì e guardò negli occhi del suo Maestro. Non
mostrò ne rimorso ne debolezza.
Si eresse nella propria decisione, perché se c’era
qualcosa che Voldemort
odiava più di tutto era la codardia. Specialmente se veniva
da uno dei suoi
seguaci.
“L’ho
fatto, mio signore. Antonin è morto per mano mia.”
Voldemort
non rispose ma gli diede invece un sguardo di disapprovazione.
La
sala era così silenziosa che si sarebbe potuto sentire una
goccia cadere.
Dopo
qualche lungo istante, Voldemort parlò: “Niente
dovrebbe essere più importante
dei tuoi compagni Mangiamorte, Lucius. Siete fratelli.”
Lucius
quasi sbuffò a quelle parole, ma decise che non sarebbe
stato saggio far
arrabbiare ulteriormente il suo Maetsro.
“Non
devi permettere che niente, nessuno
si intrometta fra di voi, miei fedeli seguaci. Specialmente non una
disgustosa
Sanguesporco.” Sputò con
disgusto.
“Mio
signore, mi hai dato il permesso di disporre di quelli che considero
inutili.”
Disse con voce strascicata.
“Così
consideravi Antonin inutile?”
“Si,
mio signore.”
Voldemort
arricciò le labbra in un sorriso diabolico.
“Interessante.”
Lucius
non disse nulla e abbassò gli occhi sul pavimento,
aspettando la sua punizione.
A
quel punto Voldemort lo fissò sorpreso. “Non hai
intenzione di scusarti? Non
sei dispiaciuto per quello che hai fatto?”
Prese
un respiro profondo prima di rispondere. “Vorrei poter dire
di essere
dispiaciuto. Ma la verità è che non provo alcun
rimpianto.”
Di
nuovo i Mangiamorte iniziarono a bisbigliare, questa volta
più forte. Voldemort
annuì e qualcosa brillò nei suoi occhi.
“Ammiro
il tuo coraggio, Lucius. Sei un vero Mangiamorte.” Gli disse
con freddezza. “Ma
capirai che non posso ignorare così facilmente la morte di
uno dei miei
seguaci.”
Lucius
si irrigidì, ma annuì in comprensione, stringendo
già il suo bastone, pronto ad
estrarre la bacchetta in qualunque momento.
“Lestrange,
Greyback, Mulciber.” Chiamò con calma Voldemort.
“Avvicinatevi.”
Questi
uscirono dalla folla e si inginocchiarono di fronte a lui.
“Combatterete
contro Lucius. Iniziate.” Ordinò con sorriso
malevole.
Non
sprecò un istante quando alzandosi rapidamente estrasse la
bacchetta e la puntò
su di loro, scagliando il primo incantesimo.
ooo
Che
diavolo sto facendo?
Era quella la
domanda che invadeva la mente di
Hermione mentre usciva dalla camera da letto, stringendo convulsamente
la
bacchetta nella mano tremante. Era come se la sua sicurezza fosse
scomparsa
nell’istante in cui aveva varcato la soglia della stanza.
Non riusciva a
liberarsi dello shock provato quando
Lucius le aveva dato la sua bacchetta. Mai nella sua vita aveva
immaginato che
colui che l’aveva ferita le avrebbe dato spontaneamente la
sua bacchetta. Lucius
Malfoy le aveva dato la sua bacchetta. Cercò di
spingere via i pensieri e
le emozioni che ne seguirono. Sorpresa, shock e
qualcos’altro. C’era un
sentimento strano. In qualche modo Hermione aveva sentito una
connessione tra
di loro. Era come se avessero formato una sorta di legame.
La sua mente si
svuotò immediatamente quando sentì dei
rumori. Passi. Qualcuno stava camminando verso di lei. Sentiva i
stivali
schioccare e produrre un suono che non poteva essere ignorato.
L’uomo non stava
nemmeno cercando di
nascondere la sua
presenza nella casa. Nascose la bacchetta dietro la schiena, aspettando
di
vedere cosa sarebbe successo.
“Bene,
cosa abbiamo qui?” Una voce roca provenne da
lontano.
Hermione si
irrigidì, ma rimase immobile. Non
poteva lanciare alcun incantesimo se non sapeva esattamente dove lui si
trovava.
Sperava solo che Philix non decidesse di attaccarla. Con un
po’ di fortuna non
avrebbe visto in lei una minaccia e non si sarebbe disturbato ad
ucciderla. Sapeva
che il suo obiettivo principale era Lucius.
“Dolcezza,
puoi dirmi dov’è Lucius?” Chiese
avvicinandosi a lei. “Ha lasciato l’incontro
seriamente ferito e vorrei vedere
come se la cava.”
Lui era
completamente calmo e controllato. Qualcun
altro avrebbe potuto pensare che stesse dicendo la verità,
ma non lei.
“Non
è qui.” Mentì. “Non
è tornato.”
“Davvero?”
Chiese Philix con interesse.
Annuì,
mantenendo un espressione calma, malgrado i
nervi la stessero uccidendo. Era così vicina alla morte che
poteva sfiorarla.
Non era ancora in grado di capire dove era. La sua sola
possibilità di sopravvivenza
era di convincere in qualche modo Philix ad andarsene.
“Allora
da dove viene il sangue sulle tue mani?”
Chiese lui improvvisamente, cogliendola di sorpresa.
Spalancò
gli occhi per lo shock. Si era
completamente dimenticata del fatto che aveva toccato Lucius. Stava
pensando a
cosa avrebbe potuto dire, quando la interruppe.
“Non
so perché sto perdendo il mio tempo con te,
quando potrei trovare Lucius da solo.” Sibilò
Philix e si fece strada verso di
lei.
Quando lo
sentì avvicinarsi, prese posizione. In un
secondo puntò la bacchetta nella direzione di Philix.
“Stupeficium!”
Strillò.
“Protego!”
Hermione
raggelò a quelle parole. Si era aspettata
di aver successo al primo incantesimo. Ovviamente non era stata
sufficientemente veloce. O non si era mai battuta prima contro un
Mangiamorte
tanto esperto.
“Expelliarmus!”
Gridò e venne invasa dalla speranza
quando sentì la bacchetta di Philix colpire il muro.
Aprì
la bocca per lanciare un altro incantesimo, ma
all’improvviso la bacchetta le volò via dalla
mano. Il tutto la colse
completamente di sorpresa, perché era già
convinta di aver vinto lo scontro.
Realizzò
con orrore che non era più in possesso
dell’unica cosa che avrebbe potuto salvarla. Salvare entrambi.
Ci fu un
silenzio tombale finché Philix non scoppiò
a ridere.
“Pensavi
davvero di avere una possibilità contro un
mago esperto?” Chiese, avvicinandosi finché
poté sentire il suo respiro contro
il viso.
“Sono
in grado di ucciderti ancora prima che tu possa
pronunciare la prima lettera di un incantesimo.” Disse con un
ghigno, poi
aggiunse. “È detta wandless magic*.”
Non era
mai stata così spaventata nella sua vita. Tutto era perduto.
Lei era
perduta. Nessuno sarebbe stato in grado di proteggerla d’ora
in poi. Lui
non sarebbe stato in grado di proteggerla questa volta.
Le si
serrò la gola e le divenne quasi impossibile respirare.
“Presumo
che la camera da letto di Lucius sia dietro di te.”
Continuò Philix. “Mi chiedo
come tu abbia fatto a mettere le mani sulla bacchetta di Lucius.
È la
sua,vero?”
Hermione
non disse nulla mentre tremava nel terrore assoluto,aspettando che
accadesse un
miracolo. Ma i miracoli non esistevano. L’aveva imparato
molto tempo fa.
“Non
posso aspettare di dire al mio signore come ho scoperto una
Sanguesporco con in
mano la bacchetta di Lucius.. Il mio Maestro non sarà felice
del fatto che lui
stia rischiando tutto per un’immondizia come te.”
Sputò l’ultima parola con
disgusto. “Il tuo genere è usato per il piacere e
nient’altro. Lucius ha
attraversato il confine.” Spiegò con voce crudele.
“Non
sai
di cosa stai parlando.” Sussurrò Hermione, ma la
sua determinazione era chiara
mentre parlava.
Philix
decise di ignorare il suo commento. “Resta qui mentre faccio
visita al mio caro
amico Lucius. Non muoverti dall’angolo se sai cosa
è buono per te.”
“Perche?Uccidimi
e basta.” Sputò fra i denti.
“No.
Potresti mostrarti utile per me in futuro. Io, si da il caso, non ho
Sanguesporco a casa. Ma sembra che la cosa possa cambiare.”
“Preferirei
morire piuttosto che andare da qualsiasi parte insieme a te.”
Ribatté Hermione,
i denti digrignati per la rabbia e la paura.
“Perché?”
Chiese lui innocentemente. “Perchè non sono Lucius?”
Quando lei non
disse nulla, Philix continuo: “Devo
ringraziarti. Suppongo che Lucius sia nella sua camera da letto, ferito
e senza
una bacchetta. Mi hai reso le cose più semplici.”
Con quelle
parole si diresse verso dove si trovava
la sua bacchetta e la raccolse.
Hermione
realizzò con un senso di colpa che aveva
ragione. Se solo non fosse stata così stupida, pensando che
avrebbe potuto
sconfiggere un Mangiamorte. Se solo non gli avesse portato via la
bacchetta.
Sarebbe stato in grado di combattere contro Philix, pur essendo ferito.
Poi Philix
cercò di superla, ma si posizionò
rapidamente di fronte a lui e la porta, non lasciandolo passare.
“Spostati.”
Ordinò freddamente.
“No.”
Senza un
avvertimento venne afferrata rudemente e
spinta sul pavimento. Prima che Philix avesse
l’opportunità di entrare nella
stanza, si alzò e gli saltò addosso. Lui si
lasciò sfuggire un ringhio feroce
mentre cercava di togliersela di dosso. Hermione non sapeva nemmeno
cosa stesse
cercando di fare o perché lo stesse facendo. Sapeva che era
impossibile per lei
batterlo in uno scontro fisico, ma non poteva semplicemente star
lì e guardarlo
uccidere Lucius. Cosa le sarebbe successo dopo la sua morte?
Nel mezzo dello
scontro colpì con la schiena il
muro, gridando, ma ancora non mollando la presa sull’uomo. Lo
stava graffiando
e mordendo, ma questo non sembrava aiutarla. Alla fine Philix
riuscì ad
afferrarle una mano e a strattonarla via da lui. Poi successe qualcosa
di
inaspettato. La spinse lontano da lui, ma lei inciampò. Dove
era supposto
esserci qualcosa da calpestare, c’era il nulla. La caviglia
si contorse in un
strano modo e cadde. Malamente. Ma non riuscì a fermarsi.
Continuava a girare e
a rotolare su se stessa, il freddo pavimento che colpiva ogni parte del
suo
corpo. Capì immediatamente cosa stesse succedendo. Stava cadendo
giù per le scale. Gridò e cercò
di proteggere la testa con le mani, ma era tutto inutile. Tutto stava
girando
intorno a lei fino a che non precipitò sul pavimento con un
sonoro tonfo.
Il
dolore.
Quella fu la
prima cosa che notò. Solo ieri aveva
implorato Lucius di farle del male, di darle il dolore, ma ora tutto
quello che
voleva era che se ne andasse.
Era distesa
sulla schiena con un braccio
stranamente piegato dietro la sua schiena, senza nemmeno cercare di
muoversi.
“Quello
ti terrà calma.” Sentì dire Philix
dalla
cima delle scale. La sua voce sembrava così lontana.
“Avada
Kedavra!”
Hermione
sussultò quando sentì quella maledizione.
Non era stata la voce di Philix. Chiuse gli occhi mentre
l’inconfondibile suono
di un corpo che cade al suolo rompeva il silenzio.
“Granger!”
La chiamò qualcuno mentre correva verso
di lei.
Era Piton. Il
puro sollievo la invase. Erano salvi.
Tutto era a posto.
Piton si
inginocchiò accanto al suo corpo immobile
e le toccò gentilmente la faccia, cercando di ottenere
qualche risposta.
“Dove
sei ferita?”
Hermione
aprì gli occhi e rimase sorpresa alla
vista di fronte a lei. Riusciva a vedere un’uomo in abiti
neri e con capelli
neri chinato su di lei. Chiuse velocemente gli occhi, pensando che la
mente le
stesse giocando qualche brutto scherzo.
“Apri
gli occhi, signorina Granger.” Ordinò Piton
nel tono che di solito usava con i suoi studenti.
Hermione
obbedì e di nuovo fronteggiò l’immagine
di
Piton. Non era chiara, ma era pur sempre qualcosa.
Sapeva che non
era saggio sperarci. La vista le era
già tornata per qualche attimo in passato, ma non era mai
durata. Così chiuse
gli occhi di nuovo, non volendo rimanere ferita di nuovo da false
speranze.
“Dove
sei ferita?” Chiese Piton, irritato dal suo
silenzio.
“Non
sono ferita.” Alitò e cercò di mettersi
a
sedere. Quando si mosse, gridò all’improvviso per
l’immenso dolore alla
schiena. Piton la obbligò distendersi nuovamente.
“Ti
lieviterò nella tua stanza. Non muoverti.” Le
disse.
Hermione
obbedì perché non aveva altra scelta. Un
istante dopo si sentì venir sollevata dal pavimento. Era una
sensazione
piacevole, così si rilassò. Poi
all’improvviso di irrigidì mentre ricordava gli
eventi precedenti.
“Philix!
Lui-” Iniziò.
“É
morto.” Quelle furono le uniche parole di Piton.
Non
era sicura di quale incantesimo del sonno avesse usato su di lei,
perché
all’improvviso si sentì estremamente sonnolenta e
stanca.
“Lucius…”
Riuscì a dire prima che si perdesse in un sonno privo di
sogni.
ooo
Hermione
si svegliò, sentendosi dolorante. Perfino il comodo
materasso sotto di lei le
faceva male. Le palpebre erano troppo pesanti da sollevare. Ricomponiti, si disse.
Poi obbligò i suoi occhi ad aprirsi
lentamente, cercando di abituarli alla luce che pervadeva la stanza.
Luce?
Venne
attanagliata dalla sorpresa quando l’immagine di fronte a lei
divenne chiara.
Riusciva a vedere tutto. Non era un immagine sfocata, ma totalmente
limpida.
La
stanza era enorme, almeno tre volte più grande rispetto la
sua alla Tana e il
pavimento era fatto di legno scuro. C’era un enorme e
all’apparenza morbido,
tappeto color beige davanti al letto. Le pareti erano di un verde scuro
che avrebbe
dato un aspetto spettrale alla stanza, se non fosse per le due finestre
accanto
al letto che lasciavano entrare molta luce. Di fronte al letto
c’erano due
porte. Una probabilmente dava al corridoio l’altra al bagno.
Si guardò attorno,
lanciando una breve occhiata al grande divano dall’altra
parte della stanza,
ancora scioccata dal fatto di essere in grado di vedere.
Prendendo
un respiro profondo, sbatté le palpebre un paio di volte.
Poi chiuse gli occhi
e aspettò. Era sicura che la vista se ne sarebbe andata dopo
pochi istanti. Era
già successo prima.
Ma
quando riaprì gli occhi riuscì ancora a vedere
tutto. Il suo cuore stava
battendo troppo veloce, ma non cercò nemmeno di calmarsi.
Tutto quello che
importava era il
fatto di riuscir a
vedere di nuovo.
Cercò
di alzarsi dal letto, ma nel momento in cui il suo piede
toccò il pavimento,
gridò per il dolore.
Il
che riportò a galla gli eventi precedenti.
All’improvviso ricordò tutto.
Philix, le scale, Piton.
La
sua caduta dalle scale le aveva probabilmente causato una ferita alla
caviglia.
Cercò di muoverla un po’ e arrivò alla
conclusione che era solo slogata, non
rotta.
Lucius! Lui era-
No,
non voleva nemmeno pensarci. Non poteva esserlo.
Di
nuovo cercò di alzarsi dal letto, questa volta spostando
tutto il peso sulla
gamba destra. In qualche modo riuscì ad arrivare fino alla
finestra. Sussultò
quando vide il paesaggio. Era bellissimo. C’era un giardino
gigantesco, con
alberi ovunque guardasse. Quello era tutto quello che riusciva a vedere
dalla
finestra. Probabilmente era al terzo o al secondo piano della casa.
Per
un lungo momento Hermione rimase lì, godendosi la vista. Era
una giornata
soleggiata e luminosa. Poteva quasi far finta che tutto fosse normale e
che lei
si trovasse ancora ad Hogwarts. In qualche modo la riempiva di
speranza, anche
se si trovava in una situazione disperata.
Non
si era aspettata quel tipo di tempo. Visto che il Bene aveva perso la
Guerra e che le
brave persone erano
morte o trattate come schiavi, avrebbe dovuto essere piovigginoso e
scuro.
Fosco e privo di speranza. Era come se il tempo si stesse prendendo
gioco di
lei.
Quando
alla fine si allontanò dalla finestra, si guardò
intorno, notando una toeletta
con un grande specchio.
In
un primo istante non fu sicura di volersi guardare, ma raccolse il
coraggio e
si diresse lentamente verso il tavolino.
Oh Dio.
Riusciva
a malapena a riconoscere la persona di fronte a lei. Non era lei. Non poteva esserlo. I suoi capelli erano
più lunghi e non vaporosi come prima. Erano più
ondulati, forse perché non
aveva potuto pettinarli per molto tempo. La sua faccia era troppo
pallida e
c’era un taglio sul labbro. Non riusciva a ricordare quando
se l’era fatto. Ma
ciò che la terrificava di più erano i suoi occhi.
Erano così stremati, privi di
vitalità.
Lasciò
cadere lentamente lo sguardo sul suo corpo, notando che era
più magra. Non
troppo, ma era evidente che aveva perso molto peso. La camicia da notte
che
indossava era bianca e le arrivava appena sopra alle ginocchia.
Si
guardò le mani e fece una smorfia quando vide del sangue
secco. Era stato quando
aveva toccato Lucius. Aveva su di sé il suo sangue. Proprio
come quello di lei
era su di lui. Notò dei lividi violacei attorno ai polsi.
Non riusciva a
ricordare quando se li era procurati. Lucius l’aveva ferita
così tante volte,
che era difficile dire esattamente quando e come si era procurata un
specifico
livido.
Poi
venne la parte più difficile. Con paura e disgusto sul viso
si guardo le cosce.
Piton aveva ragione quando le aveva detto di vedere dei lividi sulle
gambe.
Alzò la camicia da notte, rivelando altri lividi. Ora che
stava fissando la
prova di quello che era successo tra lei e Lucius, era come se tutto
fosse
ancora più reale. La colpì che fosse davvero
successo.
Con
disgusto tirò giù la stoffa e distolse lo
sguardo. Si fece lentamente strada verso
il bagno e si lavò le mani, pulendosi dal sangue di Lucius.
Il suo sangue puro.
Non sembrava diverso dal suo. Quando ritornò nella stanza,
la porta di aprì e
sussultò, non essendoselo aspettato. In un secondo decise
come agire e arrivò
alla conclusione che era meglio se avesse detto a nessuno che era in
grado di
vedere.
Lo
avrebbe tenuto per sé per un po’.
Era
il Professor Piton quello che era entrato. Hermione quasi
guardò nella sua
direzione, ma si fermò in tempo. Puntò lo sguardo
verso un angolo della parte e
sperò di sembrare piuttosto convincente.
“Perché
sei in piedi, Granger?” Chiese Piton prima di raggiungere il
letto e lasciare
un piatto con panini e un bicchier di latte sul comodino.
Hermione
si permise di guardarlo quando le diede le spalle. Era ancora lo stesso
che
ricordava. Esattamente lo stesso. Quando si voltò verso di
lei, velocemente
spostò lo sguardo.
Ignorando
la domanda, chiese con esitazione.
“Cos’è successo?” Poi
aggiunse: “Quanto
tempo ho dormito?
Dov’è…Dov’è
Lucius?”
Con
l’angolo dell’occhio vide Piton mentre incrociava
le braccia sopra al petto
prima di parlare.
“Non
hai dormito. Eri incosciente.” Spiegò freddamente.
“Per
quanto?”
“Un
giorno. Eri rimasta ferita dopo la caduta dalle scale, ma sono riuscito
a
guarire la maggior parte delle ferrite. Il resto richiederà
tempo.”
Quello
la sorprese. Perché Piton l’aveva curata? Ora era
ancora più confusa riguardo
lui. Ma non aveva il tempo di pensarci. C’erano cose
più importanti.
“La
mia caviglia?” Mormorò.
“Impiegherà
qualche giorno a guarire completamente.”
Annuì
e poi il silenzio riempì la stanza. Era imbarazzante ed
Hermione si chiese se
avrebbe dovuto chiedere di nuovo di Lucius o se sarebbe sembrato troppo
strano.
E doveva ammettere che aveva paura di sentire la risposta. Ma prese un
respiro
profondo e obbligò le parole ad uscire.
“Come
sta Lucius?”
Piton
rimase in silenzio per un momento prima di parlare. “Qualcuno
che non conoscesse
la storia di voi due penserebbe che ti importa davvero di
Lucius.”
Hermione
si irrigidì. “Non mi importa. Ma la mia vita
dipende da lui.”
“Comprensibile.”
Disse con voce strascicata Piton, poi annuì.
“Lucius sta guarendo. Starà bene.”
Rilasciò
il respiro che stava trattenendo ed venne invasa dal sollievo. Quasi
sorrise.
Quasi.
E
quello la fece arrabbiare ancora di più con se stessa. Cosa
diavolo le stava
succedendo? Ancora ricordava i giorni quando odiava Lucius, quando lo
voleva
morto così che potesse essere libera, ma tutto era cambiato.
Le era diversa.
“Vorrei
farti una domanda.” La voce di Piton la distrasse dai suoi
pensieri.
Di
nuovo Hermione quasi lo guardò. Era un riflesso naturale
quello di guardare la
persona che ti parlava.
“Come
in nome di Merlino pensavi di essere in grado di sconfiggere
Philix?” Chiese
Piton con interesse e una lieve traccia di sarcasmo.
La
domanda la colse di sorpresa e in un primo momento non seppe cosa
rispondere.
Nemmeno lei sapeva cosa le era passato in mente.
“I-io
ho semplicemente pensato-”
“Così,
hai avuto un pensiero?” La interruppe. “Deve essere
stata una giornata davvero
lunga e monotona.”
Hermione
si morse il labbro al suo insulto, sentendo
le guance bruciare per la rabbia. Avrebbe dovuto essere
abituata ai suoi
rimproveri crudeli e sarcastici, ma lui sembrava sempre prenderla sul
vivo.
“Ho
pensato che sarei stata in grado di tenerlo impegnato fino a
che… fino a che
lei non fosse arrivato.” Spiegò e poi disse con
determinazione. “E penso
proprio di esserci riuscita. Se non fosse stato per me,Lucius sarebbe
morto a
quest’ora.”
“Forse.”
Ammise Piton. “Forse no.”
“Sembra
che Lucius non abbia volute rischiare, perché mi ha dato la
sua bacchetta.”
Piton
annuì, poi cambiò argomento.
“C’è del cibo sul comodino.
Mangia.” Si avviò
verso la porta, poi si fermò. “Ti consiglio di non
girare troppo per la stanza.
Riposa.”
Prima
che potesse andarsene, Hermione lo fermò con una domanda:
“Come sta Ginny?”
Il
professore di pozioni sospirò profondamente prima di
rispondere. “La signorina
Weasley sta..bene, date le circostanze.”
“Che
cosa intende?” Chiese sospettosa.
“Non
scenderà mai a patti con quello che è
successo.”
Hermione
capì quello che stava cercando di dire. Ginny era una
combattente. Era sempre
stata una ribelle ed era comprensibile che non avrebbe mai ceduto non
importa
cosa accadesse.
Piton
continuò: “Alcune persone semplicemente non
riescono ad accettare quello che è
successo. I più forti sono quelli che sopravvivono a questo
mondo. Quelli che
possono adattarsi. I soli che
riescono a durare, signorina Granger.”
Hermione
serrò gli occhi alle sue parole. Era un complimento quello
nascosto nelle sue
parole? Si stava
riferendo a lei? Aveva
vissuto con Lucius per quasi due mesi ed era ancora viva. Forse non era
debole
come pensava. Forse
era forte, più forte di
quanto lei stessa credesse.
Piton
aprì la porta, ma prima di andare le disse
un’ultima cosa. E quel qualcosa le
mandò i brividi lungo il corpo.
“Granger.
Non mentire a Lucius. Mai.” L’avvisò.
“Se c’è qualcosa che odia è
quando le
persone pensano di potergli nascondere qualcosa. Segui il mio
consiglio.”
Con
quelle parole uscì dalla camera. Hermione rimase immobile,
confusa dalla sua
insinuazione. Lui stava- lui stava cercando di avvertirla di qualcosa?
Sapeva
che le era tornata la vista? No, era impossibile. E a parte questo
perché non
le aveva detto che sapeva?
Si
calmò, sicura che non sapesse nulla. La mente le aveva solo
tirato qualche
scherzo, facendole pensare che Piton sapesse quello che lei stava
facendo.
ooo
Un
giorno era passato ed Hermione si era già abituata a poter
vedere di nuovo.
Studiò la stanza, memorizzando ogni particolare. Amava
guardare fuori dalla
finestra, osservare la natura. La rattristava non poter sentire la
brezza
leggera sul viso, sui capelli. Le finestre era sicuramente incantate
per
restare chiuse. Il primo giorno aveva speso mezz’ora cercando
di aprirle, ma
era stato inutile. Il fatto la irritava. Perché non riusciva
ad aprirle? Non è
che volesse scappare.
Il
secondo giorno era passato anch’esso senza che nessuno
l’avesse disturbata.
Piton non era più tornato a farle visita. Ogni mattina
trovava del cibo nella
stanza. Probabilmente lo portava Piton o dall’elfo domestico
quando lei dormiva.
Aveva
anche provato ad aprire la porta, ma era stata bloccata.
Aveva
molto tempo per pensare. Ora che riusciva di nuovo a vedere le cose
sarebbero
state differenti. Non sarebbe più stata completamente
dipendente da Lucius o da
altre persone. Non si sentiva più inutile.
Ma
odiava guardarsi. I lividi le ricordavano solo quello che era successo
ed
Hermione non voleva ricordare. La
sua
caviglia stava guarendo, ma lentamente. Sentiva ancora dolore quando
cercava di
camminare normalmente.
Ad
ogni giorno che passava sapeva di essere sempre più vicina a
divederlo. E ne
aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce, di avere
un
contatto con un essere umano. Era stata sola troppo tempo.
Ma
era ancora spaventata all’idea di rivederlo. E questa volta
l’avrebbe davvero
visto. In quei mesi tutto quello che aveva avuto di lui era la sua
voce. La sua
voce fredda e il suo tocco caldo. Ma ora sarebbe stata in grado di
guardarlo negli
occhi. Di scorgere quello che stava pensando, di vedere la sua
espressione.
Dopo tutto quello che le aveva fatto, sarebbe finalmente stata in grado
di
guardarlo negli occhi.
In
qualche modo ne era spaventata. Non sapeva cosa aspettarsi. Per certi
versi sarebbe
stato molto più semplice se fosse ancora persa
nell’oscurità.
ooo
Infine
lui arrivò.
Hermione
stava lentamente sprofondando nella depressione, non avendo alcun
contatto con
un essere umano.
Dopo
qualche giorno che era stata lasciata sola nella stanza, una notte
sentì la
porta aprirsi. Rimase immobile nel letto con gli occhi chiusi, ma sapeva che era lui. Lo sentiva.
Quando
lui chiuse la porta, si irrigidì, realizzando che
l’attimo era arrivato. Il
momento del confronto era finalmente giunto.
“Lumus.”
Pronunciò lui a bassa voce l’incantesimo.
Dopo
di che lo sentì avvicinarsi al letto lentamente. Ma ancora
non azzardò alcun
movimento. Sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi?
No no
no…
“Sanguesporco?”
Chiese nel suo solito tono. Privo di emozioni e freddo.
È la
sua voce. Dio, è la sua voce.
Non
sembrava fosse stato ferito. Era tornato di nuovo se stesso.
Hermione
tremava per l’anticipazione. Dopo qualche istante si
tirò su a sedere e aprì
gli occhi.
Puntò
lo sguardo fisso su qualcosa in lontananza. Non era ancora pronta a
guardarlo.
Però,
riuscì a vederlo accanto al letto. Era vestito di nero come
se stesse andando
da qualche parte. Visto che era piena notte, era più
probabile che fosse appena
tornato. I suoi lunghi capelli biondi erano legati in una coda di
cavallo,
facendo si che i suoi occhi glaciali scintillassero ancora di
più. La stava
osservando e dovette sforzarsi di non incontrare i suoi occhi.
Lucius
non disse nulla mentre faceva scivolare le coperte lungo il suo corpo
ed
Hermione si irrigidì, non sapendo cosa aspettarsi.
Si
sedette sul letto accanto a lei e poi la toccò.
Sussultò, ansiosa per la
vicinanza. La mano di lui si fece strada con indolenza lungo la sua
gamba, fino
alla caviglia. Fino alla sua caviglia
infortunata.
Non era in grado di dire se avesse potuto essere più nervosa
di quanto lo fosse
già in quell’attimo. La sua mano calda le
sfiorò la caviglia.
“Lucius…”
Sussurrò, i nervi che la uccidevano. Sapeva che era in grado
di causarle del
dolore se avesse voluto. Ma al contrario tolse la mano e lei
spostò rapidamente
la gamba allontanandola da lui.
“Severus
mi ha detto tutto.” Disse lui dopo qualche attimo con tono
calmo e controllato.
“Philix
non è più una minaccia per me.”
Continuò.
Hermione
non sapeva perché glielo stava spiegando. Aveva dei problemi
a respirare con
lui così vicino. Era in grado di vederlo, ma non di guardarlo.
“Philix
era uno di quelli ad aver fatto notare che ero troppo clemente con
te.”
Mormorò. “Una vergogna per un
Mangiamorte.”
“Perché
me lo stai dicendo?” Chiese sentendo chiudersi la gola per la
paura.
Aveva
il sentore che potesse vederle attraverso. Almeno la luce nella stanza
era
debole.
E
quando lui parlò di nuovo la sua voce era dura come una
roccia. “Dovevo
ricordare a me stesso che sei un premio per il mio duro lavoro e non
darò a
nessuno l’opportunità di trarne
vantaggio.”
Si
chinò sul suo viso ed Hermione lo vide fissarla negli occhi.
Stava tremando,
nella speranza che non scoprisse l’inganno.
Era
vicino, troppo vicino a lei. Prima che avesse l’occasione di
reagire, le
premette le labbra su quelle di lei. Raggelò totalmente,
scioccata da ciò che
stava accadendo. Non l’aveva mai baciata prima. Solo quella
volta da ubriaco,
ma in quel momento non percepiva l’odore del Firewhiskey su
di lui.
Non
riusciva a decifrare il sentimento, la sensazione che quel bacio le
provocava.
La faceva sentire calda, amata, protetta. Era sciocco pensare che
Lucius
l’amasse. Ma dopo tutti quei giorni senza alcun contatto con
lui o con qualche
altra persona, si sentiva sola. Aveva disperatamente bisogno di
qualcuno che la
facesse sentire meglio. Che le facesse dimenticare quello che stava
accadendo.
Anche solo per un breve istante.
Hermione
chiuse gli occhi e mosse le labbra contro le sue. Percepì la
sua sorpresa, ma
poi lui la nascose in fretta.
Negli
ultimi giorni non aveva provato altro che confusione e paura. La paura
di
quello che era successo a Lucius, di cosa sarebbe successo a lei se
lui…
Con
esitazione gli circondò il collo con le braccia, cercando
disperatamente di sentire qualcosa.
Forse avrebbe potuto
dimenticare che era
Lucius Malfoy colui
che stava baciando.
Forse avrebbe potuto pretendere che fosse qualcun altro.
Dopo
un momento Lucius interruppe il bacio. Gli occhi di Hermione erano
ancora
chiusi mentre tremava. Non sapeva perché si era fermato.
Forse era solo curioso
o sorpreso perché non lo stava respingendo.
All’improvviso
le circondò la vita con le braccia e la baciò
nuovamente. Più forte questa
volta, più esigente. Hermione non era in grado di reggere il
confronto con lui
e i suoi baci esperti, ma non cercò nemmeno di spingerlo via.
Senza
rompere il bacio lui fece scivolare lentamente le mani sulle spalle,
spingendo
verso il basso la cambia da notte, fino a che la parte superiore corpo
di lei
non fu completamente esposta al suo sguardo. Sapeva che riusciva a
vederla,
perché la stanza non era completamente buia, ma non le
importava. Aveva solo
bisogno di lui. Era tutto quello
che
le importava.
Poi
Lucius si tolse i propri vestiti, finché non
sentì il suo petto nudo contro il
proprio. Non poté fare a meno di arrossire, ma non disse
nulla per fermarlo. E
anche se lo avesse fatto, lui non si sarebbe fermato.
Lucius Malfoy.
Si
irrigidì quando si ricordò chi era
l’uomo che la sovrastava, chi la stava
toccando in modo tanto intimo. Con gli occhi ben chiusi era facile
fingere, ma
non poteva sfuggire alla realtà.
Cercò
di ignorare i suoi seni premuti contro il suo petto e che la sua mano
si stava
muovendo lungo il suo corpo. Si fermò sul suo fianco, troppo
vicino al luogo in
cui non era sicura di volere che lui toccasse.
Ancora
ricordava l’ultima volta. Ricordava il dolore, le sue carezze
ruvide e il suo
tocco.
“Aspetta-”
Interruppe il bacio e spostò la testa di lato.
“Shh,Sanguesporco.”
Sussurrò. “Lascia fare a me.”
E
così fece. Si arrese a lui nuovamente. Presto Lucius rimosse
l’ultimo capo di
abbigliamento e le aprì le gambe. Le si fermò il
respiro, le pulsazioni
accelerarono cosa che lui non mancò di notare. Fece
scivolare lentamente il
pollice lungo la guancia come se la stesse accarezzando, ma subito dopo
premette con forza le labbra su quelle di lei.
Le
sue mani erano ovunque, esplorando
ogni parte di lei. Non lasciò niente di intoccato: Non
riusciva a capire perché
volesse toccarla proprio là,
ma
quando lo fece le mandò ondate di piacere in tutto il corpo.
Era un piacere
sofferto. Amalgamato con il dolore e la vergogna. Era incredibile come
potesse
farla gemere per un piacere che non aveva mai provato prima
d’ora solo con le sue
mani.
E
poi fu dentro di lei. Le fece male, ma non tanto come la prima volta.
Lucius zittì
il suo grido con un bacio ed Hermione cercò di concentrarsi
su quello piuttosto
della sensazione di lui dentro lei. Dopo un po’ lui
iniziò a muoverli in un
lento ma costante ritmo. Sentiva delle cicatrici sulla sua schiena e
sapeva che
ne avrebbe trovate altre sul suo petto.
Tenne
gli occhi chiusi e si arrese a quell’emozione. Era una fuga
da tutto. Poteva
non pensare a niente se non a lui in quell’istante. Il peso
del suo corpo sul
suo, le sue labbra esigenti sulle sue, le sensazioni che le provocava
l’essere
dentro di lei.
Aveva
bisogno di tutto questo. Aveva bisogno di sentire qualcosa. Per la
seconda
volta si arrese a lui completamente. Corpo e anima.
ooo
Hermione
si alzò la mattina seguente sentendosi come se qualcuno
l’avesse picchiata. I
suoi muscoli erano doloranti e si scoprì chiedersi se
sarebbe stato così ogni
volta. Avrebbe dovuto sentirsi così stanca e acciaccata?
Non
riusciva a credere a quello che era successo. Non riusciva a credere
che gli
aveva permesso di farle questo di nuovo. Ma più di tutto,
non riusciva a
credere che lei aveva voluto che
accadesse. Quello che era successo tra lei e Lucius non era un atto
d’amore.
Non era una stupida. Lucius era un uomo con dei bisogni.
E
anche lei aveva avuto bisogno di qualcosa da lui. Era impossibile
descriverlo
con la logica. E quella era la cosa che irritava di più
Hermione. Era abituata
ad analizzare tutto e spiegarlo con la razionalità. Ma
quello che loro avevano
fatto… non avevano bisogno di parole. Erano stati guidati
dai loro bisogni, ma ognuno con
differenti
ragioni.
Ma
forse… forse avevano formato un legame la scorsa notte.
Hermione sperava che
Lucius in qualche modo potesse vedere in lei qualcosa di più
di una Sanguesporco,
la sua possessività come se lei per lui…
“Ci
ho pensato tutta la notte.” Disse una voce fredda
dall’altra parte della
stanza.
Hermione
spalancò gli occhi. Era convinta che se ne fosse andato e
che fosse rimasta da
sola. Non si voltò nella sua direzione perché non
era sicura di poter tenere
lontano lo sguardo dal suo. Specialmente dopo quello che avevano fatto.
Non
sarebbe stata in grado di resistere nel guardarlo negli occhi.
“Continui
a pensare di potermi ingannare; mi dispiace deluderti, ma non sono uno
sciocco.
Non mi farò prendere in giro da un’insulsa
studentessa.” Sputò velenosamente.
Sentì
il gelo nella sua voce. Era tornato il vecchio sé. Non
c’erano legami tra di
loro. Quanto stupida era stata pensando che qualcosa fosse cambiato? Non poteva essere
più distaccato di quanto non
lo fosse in quel momento. Ma cosa aveva provocato quel cambiamento? La
scorsa
notte l’aveva tenuta vicina e se, era stato più
gentile della prima volta.
Perché si stava comportando in quel modo? Era stato tutto un
gioco?Uno scherzo?
“Guardami
quando ti parlo,” Ordinò lui.
Hermione
si voltò nella sua direzione, stringendo il lenzuolo al
corpo. Vide che si era
già vestito, nessuna traccia di debolezza in lui. Indossava
perfino i guanti.
Continuò
a fissare niente nello specifico, sperando solo che la lasciasse da
sola. Aveva
bisogno di raccogliere i cocci infranti della sua dignità.
“Te
lo chiederò una sola volta, Sanguesporco. Solo
una.” L’avvertì.
Hermione
notò che c’era una sfumatura di rabbia nella sua
voce. Le sue parole seguenti
si schiantarono con forza su di lei.
“Da
quanto tempo sei in grado di vedere?”