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Autore: theshinygirl    05/04/2013    4 recensioni
"...."I rumori della battaglia stavano lentamente scomparendo e qualcosa di illogico dentro di Hermione le disse che il lato sbagliato stava vincendo. Forzò se stessa a rimanere sul terreno umido, trattenendo le lacrime quando una consapevolezza la colpì. Era distesa su del sangue. Il corpo su cui era caduta prima era umido di sangue. Il terreno su cui si trovava era umido di sangue. Il sangue di chi aveva combattuto per la cosa giusta. Brave persone.
Anche se non riusciva a vedere nulla, i corpi mutilati,bruciati e decapitati, i cadaveri di centinaia persone erano davanti ai suoi occhi. Poteva vederli chiaramente nella sua mente. I loro occhi senza vita la fissavano, deridendola, colpevolizzandola per non aver lottato, per essere rimasta sul terreno. Rimproverandola per non essere stata più intelligente, per essere stata così stupida da lasciare che un Mangiamorte le prendesse la bacchetta.
"..."
Ben presto ci fu un silenzio quasi completo.
Traduzione, paring Lucius M./Hermione G.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Mangiamorte, Severus Piton
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Questa è la traduzione della storia “In the dark” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

 

 

IN THE DARK
Chapter twenty: Body and Soul

 

 

 

Il giorno prima…

Lucius percorreva con passo elegante un stretto corridoio che si apriva su una camera di pietra. Si era più volte chiesto cosa avesse potuto spingere il Maestro a chiamarlo nel cuore della notte. Era possibile che ci fosse ancora una Resistenza a crear loro problemi.

Fece una smorfia di disgusto al solo pensiero. Quei disgustosi  Sanguesporco erano come i vermi. Non importava quanto cercasse di spazzarli via dal suo mondo, sembravano tornare sempre. Ma era una sfida e lui piacevano le sfide.

Quando entrò nella stanza, notò Voldemort seduto su una piattaforma, elevato rispetto ai suoi seguaci. C’erano almeno venti persone nella stanza, quasi tutti Mangiamorte che riconobbe. Scrutò rapidamente l’ambiente e notò che non c’erano prigionieri, nessun Sanguesporco o Traditore di Sangue da torturare. Pur non essendo dell’umore di sentire le grida agghiaccianti, il fatto che presenziavano solo Voldemort ed i Mangiamorte lo allertò. Doveva essere accaduto qualcosa, costringendo così il Signore Oscuro a richiamare tutti loro. Be, quasi tutti. Non riusciva a vedere Severus da nessuna parte.

“Lucius.” Sibilò Voldemort. “Ti stavo aspettando. Vieni.”

Obbedendo  al suo ordine, si fece rapidamente strada verso la piattaforma, lanciando un’occhiata gelida in direzione di Philix mentre lo superava. Erano ancora ai ferri corti. Philix non aveva accettato che ci fossero differenze tra i Mangiamorte. Non tutti erano allo stesso livello.  C’erano alcuni che avevano lavorato per il Maestro per un considerevole lasso di tempo e si erano guadagnati il suo rispetto così come i privilegi che ne conseguivano. Severus Piton e Lucius Malfoy erano alcuni di questi. E c’erano altri che avevano adottato il titolo di ‘Mangiamorte’ solo per godere di maggior status, per partecipare alle torture e per avere donne che soddisfino i loro bisogni.

“Perdonami, mio signore. Non era mia intenzione farti aspettare.”  Disse Lucius e si inchinò di fronte al suo Maestro.

“Ho sentito una cosa interessante, Lucius.” Disse Voldemort lentamente. “Sembra che Antonin sia morto.”

Rimase calmo, mantenendo una facciata impassibile. “Si, mio signore.” Annuì.

“Alzati.” Ordinò Voldemort e Lucius si alzò, il volto impassibile.

“C’è qualcosa che vorresti confessare?” Chiese con attenzione il Signore Oscuro.

Sapeva che si sarebbe arrivati a quel punto. Aveva ucciso Dolohov e non era andato ad informare Voldemort dell’accaduto.  Il suo Maestro probabilmente era irritato e insultato per il fatto che qualcosa di così importante fosse successa senza che se ne fosse accorto. Dolohov era inutile come Mangiamorte, sempre in cerca di divertimento e ignorando le cose serie che si supponeva dovesse fare. Lucius sapeva che Voldemort non avrebbe sentito la sua mancanza, ma questo non lo rendeva felice dei fatti.

“Si, mio signore.” Disse con calma. “C’era una disputa tra Antonin e me.”

“Riguardo cosa?”

Considerò la sua risposta per un istante, decidendo subito dopo che era meglio dire la verità.

“Riguardo il mio premio.”

Il silenzio venne interrotto quando gli altri Mangiamorte iniziarono a bisbigliare tra di loro e Lucius sentì la tensione crescere nella stanza.

“Silenzio!” Voldemort alzò la voce e tutti smisero di parlare, guardando verso il loro Maestro.

“Il tuo premio?” Continuò, poi fece uno smorfia come se stesse cercando di ricordare qualcosa. “Per favore, ricordami- che cosa ti ho dato?”

“La Mezzosangue, mio signore. L’ amica di Potter.”

Un sorriso malato attraversò il viso di Voldemort: “Ora ricordo. Avresti potuto scegliere una Purosangue, perfino una Traditrice del Sangue. Avresti potuto crearti una nuova famiglia dopo quella…tragica perdita.”

Le labbra di Lucius si assottigliarono in una linea dritta e stretta al cenno della sua famiglia, ma quello  fu l’unico segno ch avesse provato qualcosa.

“Ma tu hai scelto una Sangueporco.” Continuò Voldemort. “Una disgustosa ragazza a cui non è permesso di darti una famiglia. Una ragazza che puoi usare solo per soddisfare i tuoi bisogni più primordiali.”

Un pensiero attraversò la mente di Lucius. Si chiese cosa avrebbe detto il suo Maestro se avesse saputo che lui e la Sanguesporco erano diventati intimi la notte scorsa per la prima volta? Avrebbe perso la sua reputazione e il suo status se tutti avessero scoperto che non l’aveva toccata per mesi?

“Sono un uomo con dei bisogni, mio signore.”

“Questo lo capisco, Lucius. Ma quello che mi preoccupa è il fatto che tu abbia posto fine alla vita di un collega a causa di una Sanguesporco.” Poi chiese, alzando un sopracciglio. “Tu hai ucciso Antonin, vero?”

Lucius annuì e guardò negli occhi del suo Maestro. Non mostrò ne rimorso ne debolezza. Si eresse nella propria decisione, perché se c’era qualcosa che Voldemort odiava più di tutto era la codardia. Specialmente se veniva da uno dei suoi seguaci.

“L’ho fatto, mio signore. Antonin è morto per mano mia.”

Voldemort non rispose ma gli diede invece un sguardo di disapprovazione.

La sala era così silenziosa che si sarebbe potuto sentire una goccia cadere.

Dopo qualche lungo istante, Voldemort parlò: “Niente dovrebbe essere più importante dei tuoi compagni Mangiamorte, Lucius. Siete fratelli.”

Lucius quasi sbuffò a quelle parole, ma decise che non sarebbe stato saggio far arrabbiare ulteriormente il suo Maetsro.

“Non devi permettere che niente, nessuno si intrometta fra di voi, miei fedeli seguaci. Specialmente non una disgustosa Sanguesporco.” Sputò con  disgusto.

“Mio signore, mi hai dato il permesso di disporre di quelli che considero inutili.” Disse con voce strascicata.

“Così consideravi Antonin inutile?”

“Si, mio signore.”

Voldemort arricciò le labbra in un sorriso diabolico. “Interessante.”

Lucius non disse nulla e abbassò gli occhi sul pavimento, aspettando la sua punizione.

A quel punto Voldemort lo fissò sorpreso. “Non hai intenzione di scusarti? Non sei dispiaciuto per quello che hai fatto?”

Prese un respiro profondo prima di rispondere. “Vorrei poter dire di essere dispiaciuto. Ma la verità è che non provo alcun rimpianto.”

Di nuovo i Mangiamorte iniziarono a bisbigliare, questa volta più forte. Voldemort annuì e qualcosa brillò nei suoi occhi.

“Ammiro il tuo coraggio, Lucius. Sei un vero Mangiamorte.” Gli disse con freddezza. “Ma capirai che non posso ignorare così facilmente la morte di uno dei miei seguaci.”

Lucius si irrigidì, ma annuì in comprensione, stringendo già il suo bastone, pronto ad estrarre la bacchetta in qualunque momento.

“Lestrange, Greyback, Mulciber.” Chiamò con calma Voldemort. “Avvicinatevi.”

Questi uscirono dalla folla e si inginocchiarono di fronte a lui.

“Combatterete contro Lucius. Iniziate.” Ordinò con sorriso malevole.

Non sprecò un istante quando alzandosi rapidamente estrasse la bacchetta e la puntò su di loro, scagliando il primo incantesimo.

 

 

ooo

 

 

 

 

Che diavolo sto facendo?

 

Era quella la domanda che invadeva la mente di Hermione mentre usciva dalla camera da letto, stringendo convulsamente la bacchetta nella mano tremante. Era come se la sua sicurezza fosse scomparsa nell’istante in cui aveva varcato la soglia della stanza.

 

Non riusciva a liberarsi dello shock provato quando Lucius le aveva dato la sua bacchetta. Mai nella sua vita aveva immaginato che colui che l’aveva ferita le avrebbe dato spontaneamente la sua bacchetta. Lucius Malfoy le aveva dato la sua bacchetta. Cercò di spingere via i pensieri e le emozioni che ne seguirono. Sorpresa, shock e qualcos’altro. C’era un sentimento strano. In qualche modo Hermione aveva sentito una connessione tra di loro. Era come se avessero formato una sorta di legame.

 

La sua mente si svuotò immediatamente quando sentì dei rumori. Passi. Qualcuno stava camminando verso di lei. Sentiva i stivali schioccare e produrre un suono che non poteva essere ignorato. L’uomo non stava nemmeno cercando  di nascondere la sua presenza nella casa. Nascose la bacchetta dietro la schiena, aspettando di vedere cosa sarebbe successo.

 

“Bene, cosa abbiamo qui?” Una voce roca provenne da lontano.

 

Hermione si irrigidì, ma rimase immobile. Non poteva lanciare alcun incantesimo se non sapeva esattamente dove lui si trovava. Sperava solo che Philix non decidesse di attaccarla. Con un po’ di fortuna non avrebbe visto in lei una minaccia e non si sarebbe disturbato ad ucciderla. Sapeva che il suo obiettivo principale era Lucius.

 

“Dolcezza, puoi dirmi dov’è Lucius?” Chiese avvicinandosi a lei. “Ha lasciato l’incontro seriamente ferito e vorrei vedere come se la cava.”

 

Lui era completamente calmo e controllato. Qualcun altro avrebbe potuto pensare che stesse dicendo la verità, ma non lei.

 

“Non è qui.” Mentì. “Non è tornato.”

 

“Davvero?” Chiese Philix con interesse.

 

Annuì, mantenendo un espressione calma, malgrado i nervi la stessero uccidendo. Era così vicina alla morte che poteva sfiorarla. Non era ancora in grado di capire dove era. La sua sola possibilità di sopravvivenza era di convincere in qualche modo Philix ad andarsene.

 

“Allora da dove viene il sangue sulle tue mani?” Chiese lui improvvisamente, cogliendola di sorpresa.

 

Spalancò gli occhi per lo shock. Si era completamente dimenticata del fatto che aveva toccato Lucius. Stava pensando a cosa avrebbe potuto dire, quando la interruppe.

 

“Non so perché sto perdendo il mio tempo con te, quando potrei trovare Lucius da solo.” Sibilò Philix e si fece strada verso di lei.

 

Quando lo sentì avvicinarsi, prese posizione. In un secondo puntò la bacchetta nella direzione di Philix.

 

“Stupeficium!” Strillò.

 

“Protego!”

 

Hermione raggelò a quelle parole. Si era aspettata di aver successo al primo incantesimo. Ovviamente non era stata sufficientemente veloce. O non si era mai battuta prima contro un Mangiamorte tanto esperto.

 

“Expelliarmus!” Gridò e venne invasa dalla speranza quando sentì la bacchetta di Philix colpire il muro.

 

Aprì la bocca per lanciare un altro incantesimo, ma all’improvviso la bacchetta le volò via dalla mano. Il tutto la colse completamente di sorpresa, perché era già convinta di aver vinto lo scontro.

 

Realizzò con orrore che non era più in possesso dell’unica cosa che avrebbe potuto salvarla. Salvare entrambi.

 

Ci fu un silenzio tombale finché Philix non scoppiò a ridere.

 

“Pensavi davvero di avere una possibilità contro un mago esperto?” Chiese, avvicinandosi finché poté sentire il suo respiro contro il viso.

 

“Sono in grado di ucciderti ancora prima che tu possa pronunciare la prima lettera di un incantesimo.” Disse con un ghigno, poi aggiunse. “È detta wandless magic*.”

 

Non era mai stata così spaventata nella sua vita. Tutto era perduto. Lei era perduta. Nessuno sarebbe stato in grado di proteggerla d’ora in poi. Lui non sarebbe stato in grado di proteggerla questa volta.

 

Le si serrò la gola e le divenne quasi impossibile respirare.

 

“Presumo che la camera da letto di Lucius sia dietro di te.” Continuò Philix. “Mi chiedo come tu abbia fatto a mettere le mani sulla bacchetta di Lucius. È la sua,vero?”

 

Hermione non disse nulla mentre tremava nel terrore assoluto,aspettando che accadesse un miracolo. Ma i miracoli non esistevano. L’aveva imparato molto tempo fa.

 

“Non posso aspettare di dire al mio signore come ho scoperto una Sanguesporco con in mano la bacchetta di Lucius.. Il mio Maestro non sarà felice del fatto che lui stia rischiando tutto per un’immondizia come te.” Sputò l’ultima parola con disgusto. “Il tuo genere è usato per il piacere e nient’altro. Lucius ha attraversato il confine.” Spiegò con voce crudele.

 

“Non sai di cosa stai parlando.” Sussurrò Hermione, ma la sua determinazione era chiara mentre parlava.

 

Philix decise di ignorare il suo commento. “Resta qui mentre faccio visita al mio caro amico Lucius. Non muoverti dall’angolo se sai cosa è buono per te.”

 

“Perche?Uccidimi e basta.” Sputò fra i denti.

 

“No. Potresti mostrarti utile per me in futuro. Io, si da il caso, non ho Sanguesporco a casa. Ma sembra che la cosa possa cambiare.”

 

“Preferirei morire piuttosto che andare da qualsiasi parte insieme a te.” Ribatté Hermione, i denti digrignati per la rabbia e la paura.

 

“Perché?” Chiese lui innocentemente. “Perchè non sono Lucius?”

 

Quando lei non disse nulla, Philix continuo: “Devo ringraziarti. Suppongo che Lucius sia nella sua camera da letto, ferito e senza una bacchetta. Mi hai reso le cose più semplici.”

 

Con quelle parole si diresse verso dove si trovava la sua bacchetta e la raccolse.

 

Hermione realizzò con un senso di colpa che aveva ragione. Se solo non fosse stata così stupida, pensando che avrebbe potuto sconfiggere un Mangiamorte. Se solo non gli avesse portato via la bacchetta. Sarebbe stato in grado di combattere contro Philix, pur essendo ferito.

 

Poi Philix cercò di superla, ma si posizionò rapidamente di fronte a lui e la porta, non lasciandolo passare.

 

“Spostati.” Ordinò freddamente.

 

“No.”

 

Senza un avvertimento venne afferrata rudemente e spinta sul pavimento. Prima che Philix avesse l’opportunità di entrare nella stanza, si alzò e gli saltò addosso. Lui si lasciò sfuggire un ringhio feroce mentre cercava di togliersela di dosso. Hermione non sapeva nemmeno cosa stesse cercando di fare o perché lo stesse facendo. Sapeva che era impossibile per lei batterlo in uno scontro fisico, ma non poteva semplicemente star lì e guardarlo uccidere Lucius. Cosa le sarebbe successo dopo la sua morte?

 

Nel mezzo dello scontro colpì con la schiena il muro, gridando, ma ancora non mollando la presa sull’uomo. Lo stava graffiando e mordendo, ma questo non sembrava aiutarla. Alla fine Philix riuscì ad afferrarle una mano e a strattonarla via da lui. Poi successe qualcosa di inaspettato. La spinse lontano da lui, ma lei inciampò. Dove era supposto esserci qualcosa da calpestare, c’era il nulla. La caviglia si contorse in un strano modo e cadde. Malamente. Ma non riuscì a fermarsi. Continuava a girare e a rotolare su se stessa, il freddo pavimento che colpiva ogni parte del suo corpo. Capì immediatamente cosa stesse succedendo.  Stava cadendo giù per le scale. Gridò e cercò di proteggere la testa con le mani, ma era tutto inutile. Tutto stava girando intorno a lei fino a che non precipitò sul pavimento con un sonoro tonfo.

 

Il dolore.

 

Quella fu la prima cosa che notò. Solo ieri aveva implorato Lucius di farle del male, di darle il dolore, ma ora tutto quello che voleva era che se ne andasse.

 

Era distesa sulla schiena con un braccio stranamente piegato dietro la sua schiena, senza nemmeno cercare di muoversi.

 

“Quello ti terrà calma.” Sentì dire Philix dalla cima delle scale. La sua voce sembrava così lontana.

 

“Avada Kedavra!”

 

Hermione sussultò quando sentì quella maledizione. Non era stata la voce di Philix. Chiuse gli occhi mentre l’inconfondibile suono di un corpo che cade al suolo rompeva il silenzio.

 

“Granger!” La chiamò qualcuno mentre correva verso di lei.

 

Era Piton. Il puro sollievo la invase. Erano salvi. Tutto era a posto.

 

Piton si inginocchiò accanto al suo corpo immobile e le toccò gentilmente la faccia, cercando di ottenere qualche risposta.

 

“Dove sei ferita?”

 

Hermione aprì gli occhi e rimase sorpresa alla vista di fronte a lei. Riusciva a vedere un’uomo in abiti neri e con capelli neri chinato su di lei. Chiuse velocemente gli occhi, pensando che la mente le stesse giocando qualche brutto scherzo.

 

“Apri gli occhi, signorina Granger.” Ordinò Piton nel tono che di solito usava con i suoi studenti.

 

Hermione obbedì e di nuovo fronteggiò l’immagine di Piton. Non era chiara, ma era pur sempre qualcosa.

 

Sapeva che non era saggio sperarci. La vista le era già tornata per qualche attimo in passato, ma non era mai durata. Così chiuse gli occhi di nuovo, non volendo rimanere ferita di nuovo da false speranze.

 

“Dove sei ferita?” Chiese Piton, irritato dal suo silenzio.

 

“Non sono ferita.” Alitò e cercò di mettersi a sedere. Quando si mosse, gridò all’improvviso per l’immenso dolore alla schiena. Piton la obbligò distendersi nuovamente.

 

“Ti lieviterò nella tua stanza. Non muoverti.” Le disse.

 

Hermione obbedì perché non aveva altra scelta. Un istante dopo si sentì venir sollevata dal pavimento. Era una sensazione piacevole, così si rilassò. Poi all’improvviso di irrigidì mentre ricordava gli eventi precedenti.

 

“Philix! Lui-” Iniziò.

 

“É morto.” Quelle furono le uniche parole di Piton.

 

Non era sicura di quale incantesimo del sonno avesse usato su di lei, perché all’improvviso si sentì estremamente sonnolenta e stanca.

 

“Lucius…” Riuscì a dire prima che si perdesse in un sonno privo di sogni.

 

 

 

ooo

 

 

Hermione si svegliò, sentendosi dolorante. Perfino il comodo materasso sotto di lei le faceva male. Le palpebre erano troppo pesanti da sollevare. Ricomponiti, si disse.  Poi obbligò i suoi occhi ad aprirsi lentamente, cercando di abituarli alla luce che pervadeva la stanza.

 

Luce?

 

Venne attanagliata dalla sorpresa quando l’immagine di fronte a lei divenne chiara. Riusciva a vedere tutto. Non era un immagine sfocata, ma totalmente limpida.

 

La stanza era enorme, almeno tre volte più grande rispetto la sua alla Tana e il pavimento era fatto di legno scuro. C’era un enorme e all’apparenza morbido, tappeto color beige davanti al letto. Le pareti erano di un verde scuro che avrebbe dato un aspetto spettrale alla stanza, se non fosse per le due finestre accanto al letto che lasciavano entrare molta luce. Di fronte al letto c’erano due porte. Una probabilmente dava al corridoio l’altra al bagno. Si guardò attorno, lanciando una breve occhiata al grande divano dall’altra parte della stanza, ancora scioccata dal fatto di essere in grado di vedere.

 

Prendendo un respiro profondo, sbatté le palpebre un paio di volte. Poi chiuse gli occhi e aspettò. Era sicura che la vista se ne sarebbe andata dopo pochi istanti. Era già successo prima.

 

Ma quando riaprì gli occhi riuscì ancora a vedere tutto. Il suo cuore stava battendo troppo veloce, ma non cercò nemmeno di calmarsi. Tutto quello che importava era  il fatto di riuscir a vedere di nuovo.

 

Cercò di alzarsi dal letto, ma nel momento in cui il suo piede toccò il pavimento, gridò per il dolore.

 

Il che riportò a galla gli eventi precedenti. All’improvviso ricordò tutto. Philix, le scale, Piton.

 

La sua caduta dalle scale le aveva probabilmente causato una ferita alla caviglia. Cercò di muoverla un po’ e arrivò alla conclusione che era solo slogata, non rotta.

 

Lucius! Lui era-

 

No, non voleva nemmeno pensarci. Non poteva esserlo.

 

Di nuovo cercò di alzarsi dal letto, questa volta spostando tutto il peso sulla gamba destra. In qualche modo riuscì ad arrivare fino alla finestra. Sussultò quando vide il paesaggio. Era bellissimo. C’era un giardino gigantesco, con alberi ovunque guardasse. Quello era tutto quello che riusciva a vedere dalla finestra. Probabilmente era al terzo o al secondo piano della casa.

 

Per un lungo momento Hermione rimase lì, godendosi la vista. Era una giornata soleggiata e luminosa. Poteva quasi far finta che tutto fosse normale e che lei si trovasse ancora ad Hogwarts. In qualche modo la riempiva di speranza, anche se si trovava in una situazione disperata.

 

Non si era aspettata quel tipo di tempo. Visto che il Bene aveva perso la Guerra  e che le brave persone erano morte o trattate come schiavi, avrebbe dovuto essere piovigginoso e scuro. Fosco e privo di speranza. Era come se il tempo si stesse prendendo gioco di lei.

 

Quando alla fine si allontanò dalla finestra, si guardò intorno, notando una toeletta con un grande specchio.

 

In un primo istante non fu sicura di volersi guardare, ma raccolse il coraggio e si diresse lentamente verso il tavolino.

 

Oh Dio.

 

Riusciva a malapena a riconoscere la persona di fronte a lei. Non era lei. Non poteva esserlo. I suoi capelli erano più lunghi e non vaporosi come prima. Erano più ondulati, forse perché non aveva potuto pettinarli per molto tempo. La sua faccia era troppo pallida e c’era un taglio sul labbro. Non riusciva a ricordare quando se l’era fatto. Ma ciò che la terrificava di più erano i suoi occhi. Erano così stremati, privi di vitalità.

 

Lasciò cadere lentamente lo sguardo sul suo corpo, notando che era più magra. Non troppo, ma era evidente che aveva perso molto peso. La camicia da notte che indossava era bianca e le arrivava appena sopra alle ginocchia.

 

Si guardò le mani e fece una smorfia quando vide del sangue secco. Era stato quando aveva toccato Lucius. Aveva su di sé il suo sangue. Proprio come quello di lei era su di lui. Notò dei lividi violacei attorno ai polsi. Non riusciva a ricordare quando se li era procurati. Lucius l’aveva ferita così tante volte, che era difficile dire esattamente quando e come si era procurata un specifico livido.

 

Poi venne la parte più difficile. Con paura e disgusto sul viso si guardo le cosce. Piton aveva ragione quando le aveva detto di vedere dei lividi sulle gambe. Alzò la camicia da notte, rivelando altri lividi. Ora che stava fissando la prova di quello che era successo tra lei e Lucius, era come se tutto fosse ancora più reale. La colpì che fosse davvero successo.

 

Con disgusto tirò giù la stoffa e distolse lo sguardo. Si fece lentamente strada verso il bagno e si lavò le mani, pulendosi dal sangue di Lucius. Il suo sangue puro. Non sembrava diverso dal suo. Quando ritornò nella stanza, la porta di aprì e sussultò, non essendoselo aspettato. In un secondo decise come agire e arrivò alla conclusione che era meglio se avesse detto a nessuno che era in grado di vedere.

 

Lo avrebbe tenuto per sé per un po’.

 

Era il Professor Piton quello che era entrato. Hermione quasi guardò nella sua direzione, ma si fermò in tempo. Puntò lo sguardo verso un angolo della parte e sperò di sembrare piuttosto convincente.

 

“Perché sei in piedi, Granger?” Chiese Piton prima di raggiungere il letto e lasciare un piatto con panini e un bicchier di latte sul comodino.

 

Hermione si permise di guardarlo quando le diede le spalle. Era ancora lo stesso che ricordava. Esattamente lo stesso. Quando si voltò verso di lei, velocemente spostò lo sguardo.

 

Ignorando la domanda, chiese con esitazione. “Cos’è successo?” Poi aggiunse: “Quanto tempo ho dormito? Dov’è…Dov’è Lucius?”

 

Con l’angolo dell’occhio vide Piton mentre incrociava le braccia sopra al petto prima di parlare.

 

“Non hai dormito. Eri incosciente.” Spiegò freddamente.

 

“Per quanto?”

 

“Un giorno. Eri rimasta ferita dopo la caduta dalle scale, ma sono riuscito a guarire la maggior parte delle ferrite. Il resto richiederà tempo.”

 

Quello la sorprese. Perché Piton l’aveva curata? Ora era ancora più confusa riguardo lui. Ma non aveva il tempo di pensarci. C’erano cose più importanti.

 

“La mia caviglia?” Mormorò.

 

“Impiegherà qualche giorno a guarire completamente.”

 

Annuì e poi il silenzio riempì la stanza. Era imbarazzante ed Hermione si chiese se avrebbe dovuto chiedere di nuovo di Lucius o se sarebbe sembrato troppo strano. E doveva ammettere che aveva paura di sentire la risposta. Ma prese un respiro profondo e obbligò le parole ad uscire.

 

“Come sta Lucius?”

 

Piton rimase in silenzio per un momento prima di parlare. “Qualcuno che non conoscesse la storia di voi due penserebbe che ti importa davvero di Lucius.”

 

Hermione si irrigidì. “Non mi importa. Ma la mia vita dipende da lui.”

 

“Comprensibile.” Disse con voce strascicata Piton, poi annuì. “Lucius sta guarendo. Starà bene.”

 

Rilasciò il respiro che stava trattenendo ed venne invasa dal sollievo. Quasi sorrise. Quasi.

 

E quello la fece arrabbiare ancora di più con se stessa. Cosa diavolo le stava succedendo? Ancora ricordava i giorni quando odiava Lucius, quando lo voleva morto così che potesse essere libera, ma tutto era cambiato. Le era diversa.

 

“Vorrei farti una domanda.” La voce di Piton la distrasse dai suoi pensieri.

 

Di nuovo Hermione quasi lo guardò. Era un riflesso naturale quello di guardare la persona che ti parlava.

 

“Come in nome di Merlino pensavi di essere in grado di sconfiggere Philix?” Chiese Piton con interesse e una lieve traccia di sarcasmo.

 

La domanda la colse di sorpresa e in un primo momento non seppe cosa rispondere. Nemmeno lei sapeva cosa le era passato in mente.

 

“I-io ho semplicemente pensato-”

 

“Così, hai avuto un pensiero?” La interruppe. “Deve essere stata una giornata davvero lunga e monotona.”

 

Hermione si morse il labbro al suo insulto, sentendo  le guance bruciare per la rabbia. Avrebbe dovuto essere abituata ai suoi rimproveri crudeli e sarcastici, ma lui sembrava sempre prenderla sul vivo.

 

“Ho pensato che sarei stata in grado di tenerlo impegnato fino a che… fino a che lei non fosse arrivato.” Spiegò e poi disse con determinazione. “E penso proprio di esserci riuscita. Se non fosse stato per me,Lucius sarebbe morto a quest’ora.”

 

“Forse.” Ammise Piton. “Forse no.”

 

“Sembra che Lucius non abbia volute rischiare, perché mi ha dato la sua bacchetta.”

 

Piton annuì, poi cambiò argomento. “C’è del cibo sul comodino. Mangia.” Si avviò verso la porta, poi si fermò. “Ti consiglio di non girare troppo per la stanza. Riposa.”

 

Prima che potesse andarsene, Hermione lo fermò con una domanda: “Come sta Ginny?”

 

Il professore di pozioni sospirò profondamente prima di rispondere. “La signorina Weasley sta..bene, date le circostanze.”

 

“Che cosa intende?” Chiese sospettosa.

 

“Non scenderà mai a patti con quello che è successo.”

 

Hermione capì quello che stava cercando di dire. Ginny era una combattente. Era sempre stata una ribelle ed era comprensibile che non avrebbe mai ceduto non importa cosa accadesse.

 

Piton continuò: “Alcune persone semplicemente non riescono ad accettare quello che è successo. I più forti sono quelli che sopravvivono a questo mondo. Quelli che possono adattarsi. I soli che riescono a durare, signorina Granger.”

 

Hermione serrò gli occhi alle sue parole. Era un complimento quello nascosto nelle sue parole?  Si stava riferendo a lei? Aveva vissuto con Lucius per quasi due mesi ed era ancora viva. Forse non era debole come pensava.  Forse era forte, più forte di quanto lei stessa credesse.

 

Piton aprì la porta, ma prima di andare le disse un’ultima cosa. E quel qualcosa le mandò i brividi lungo il corpo.

 

“Granger. Non mentire a Lucius. Mai.” L’avvisò. “Se c’è qualcosa che odia è quando le persone pensano di potergli nascondere qualcosa. Segui il mio consiglio.”

 

Con quelle parole uscì dalla camera. Hermione rimase immobile, confusa dalla sua insinuazione. Lui stava- lui stava cercando di avvertirla di qualcosa? Sapeva che le era tornata la vista? No, era impossibile. E a parte questo perché non le aveva detto che sapeva?

 

Si calmò, sicura che non sapesse nulla. La mente le aveva solo tirato qualche scherzo, facendole pensare che Piton sapesse quello che lei stava facendo.

 

 

 

ooo

 

 

 

Un giorno era passato ed Hermione si era già abituata a poter vedere di nuovo. Studiò la stanza, memorizzando ogni particolare. Amava guardare fuori dalla finestra, osservare la natura. La rattristava non poter sentire la brezza leggera sul viso, sui capelli. Le finestre era sicuramente incantate per restare chiuse. Il primo giorno aveva speso mezz’ora cercando di aprirle, ma era stato inutile. Il fatto la irritava. Perché non riusciva ad aprirle? Non è che volesse scappare.

 

Il secondo giorno era passato anch’esso senza che nessuno l’avesse disturbata. Piton non era più tornato a farle visita. Ogni mattina trovava del cibo nella stanza. Probabilmente lo portava Piton o dall’elfo domestico quando lei dormiva.

 

Aveva anche provato ad aprire la porta, ma era stata bloccata.

 

Aveva molto tempo per pensare. Ora che riusciva di nuovo a vedere le cose sarebbero state differenti. Non sarebbe più stata completamente dipendente da Lucius o da altre persone. Non si sentiva più inutile.

 

Ma odiava guardarsi. I lividi le ricordavano solo quello che era successo ed Hermione non voleva ricordare.  La sua caviglia stava guarendo, ma lentamente. Sentiva ancora dolore quando cercava di camminare normalmente.

 

Ad ogni giorno che passava sapeva di essere sempre più vicina a divederlo. E ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire di nuovo la sua voce, di avere un contatto con un essere umano. Era stata sola troppo tempo.

 

Ma era ancora spaventata all’idea di rivederlo. E questa volta l’avrebbe davvero visto. In quei mesi tutto quello che aveva avuto di lui era la sua voce. La sua voce fredda e il suo tocco caldo. Ma ora sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi. Di scorgere quello che stava pensando, di vedere la sua espressione. Dopo tutto quello che le aveva fatto, sarebbe finalmente stata in grado di guardarlo negli occhi.

 

In qualche modo ne era spaventata. Non sapeva cosa aspettarsi. Per certi versi sarebbe stato molto più semplice se fosse ancora persa nell’oscurità.

 

 

 

 

ooo

 

 

Infine lui arrivò.

 

Hermione stava lentamente sprofondando nella depressione, non avendo alcun contatto con un essere umano.

 

Dopo qualche giorno che era stata lasciata sola nella stanza, una notte sentì la porta aprirsi. Rimase immobile nel letto con gli occhi chiusi, ma sapeva che era lui. Lo sentiva.

 

Quando lui chiuse la porta, si irrigidì, realizzando che l’attimo era arrivato. Il momento del confronto era finalmente giunto.

 

“Lumus.” Pronunciò lui a bassa voce l’incantesimo.

 

Dopo di che lo sentì avvicinarsi al letto lentamente. Ma ancora non azzardò alcun movimento. Sarebbe stata in grado di guardarlo negli occhi?

 

No no no…

 

“Sanguesporco?” Chiese nel suo solito tono. Privo di emozioni e freddo.

 

È la sua voce. Dio, è la sua voce.

 

Non sembrava fosse stato ferito. Era tornato di nuovo se stesso.

 

Hermione tremava per l’anticipazione. Dopo qualche istante si tirò su a sedere e aprì gli occhi.

 

Puntò lo sguardo fisso su qualcosa in lontananza. Non era ancora pronta a guardarlo.

 

Però, riuscì a vederlo accanto al letto. Era vestito di nero come se stesse andando da qualche parte. Visto che era piena notte, era più probabile che fosse appena tornato. I suoi lunghi capelli biondi erano legati in una coda di cavallo, facendo si che i suoi occhi glaciali scintillassero ancora di più. La stava osservando e dovette sforzarsi di non incontrare i suoi occhi.

 

Lucius non disse nulla mentre faceva scivolare le coperte lungo il suo corpo ed Hermione si irrigidì, non sapendo cosa aspettarsi.

 

Si sedette sul letto accanto a lei e poi la toccò. Sussultò, ansiosa per la vicinanza. La mano di lui si fece strada con indolenza lungo la sua gamba, fino alla caviglia. Fino alla sua caviglia infortunata. Non era in grado di dire se avesse potuto essere più nervosa di quanto lo fosse già in quell’attimo. La sua mano calda le sfiorò la caviglia.

 

“Lucius…” Sussurrò, i nervi che la uccidevano. Sapeva che era in grado di causarle del dolore se avesse voluto. Ma al contrario tolse la mano e lei spostò rapidamente la gamba allontanandola da lui.

 

“Severus mi ha detto tutto.” Disse lui dopo qualche attimo con tono calmo e controllato.

 

“Philix non è più una minaccia per me.” Continuò.

 

Hermione non sapeva perché glielo stava spiegando. Aveva dei problemi a respirare con lui così vicino. Era in grado di vederlo, ma non di guardarlo.

 

“Philix era uno di quelli ad aver fatto notare che ero troppo clemente con te.” Mormorò. “Una vergogna per un Mangiamorte.”

 

“Perché me lo stai dicendo?” Chiese sentendo chiudersi la gola per la paura.

 

Aveva il sentore che potesse vederle attraverso. Almeno la luce nella stanza era debole.

 

E quando lui parlò di nuovo la sua voce era dura come una roccia. “Dovevo ricordare a me stesso che sei un premio per il mio duro lavoro e non darò a nessuno l’opportunità di trarne vantaggio.”

 

Si chinò sul suo viso ed Hermione lo vide fissarla negli occhi. Stava tremando, nella speranza che non scoprisse l’inganno.

 

Era vicino, troppo vicino a lei. Prima che avesse l’occasione di reagire, le premette le labbra su quelle di lei. Raggelò totalmente, scioccata da ciò che stava accadendo. Non l’aveva mai baciata prima. Solo quella volta da ubriaco, ma in quel momento non percepiva l’odore del Firewhiskey su di lui.

 

Non riusciva a decifrare il sentimento, la sensazione che quel bacio le provocava. La faceva sentire calda, amata, protetta. Era sciocco pensare che Lucius l’amasse. Ma dopo tutti quei giorni senza alcun contatto con lui o con qualche altra persona, si sentiva sola. Aveva disperatamente bisogno di qualcuno che la facesse sentire meglio. Che le facesse dimenticare quello che stava accadendo. Anche solo per un breve istante.

 

Hermione chiuse gli occhi e mosse le labbra contro le sue. Percepì la sua sorpresa, ma poi lui la nascose in fretta.

 

Negli ultimi giorni non aveva provato altro che confusione e paura. La paura di quello che era successo a Lucius, di cosa sarebbe successo a lei se lui…

 

Con esitazione gli circondò il collo con le braccia, cercando disperatamente di sentire qualcosa.

 

 Forse avrebbe potuto dimenticare che era Lucius Malfoy  colui che stava baciando. Forse avrebbe potuto pretendere che fosse qualcun altro.

 

Dopo un momento Lucius interruppe il bacio. Gli occhi di Hermione erano ancora chiusi mentre tremava. Non sapeva perché si era fermato. Forse era solo curioso o sorpreso perché non lo stava respingendo.

 

All’improvviso le circondò la vita con le braccia e la baciò nuovamente. Più forte questa volta, più esigente. Hermione non era in grado di reggere il confronto con lui e i suoi baci esperti, ma non cercò nemmeno di spingerlo via.

 

Senza rompere il bacio lui fece scivolare lentamente le mani sulle spalle, spingendo verso il basso la cambia da notte, fino a che la parte superiore corpo di lei non fu completamente esposta al suo sguardo. Sapeva che riusciva a vederla, perché la stanza non era completamente buia, ma non le importava. Aveva solo bisogno di lui. Era tutto quello che le importava.

 

Poi Lucius si tolse i propri vestiti, finché non sentì il suo petto nudo contro il proprio. Non poté fare a meno di arrossire, ma non disse nulla per fermarlo. E anche se lo avesse fatto, lui non si sarebbe fermato.

 

Lucius Malfoy.

 

Si irrigidì quando si ricordò chi era l’uomo che la sovrastava, chi la stava toccando in modo tanto intimo. Con gli occhi ben chiusi era facile fingere, ma non poteva sfuggire alla realtà.

 

Cercò di ignorare i suoi seni premuti contro il suo petto e che la sua mano si stava muovendo lungo il suo corpo. Si fermò sul suo fianco, troppo vicino al luogo in cui non era sicura di volere che lui toccasse.

 

Ancora ricordava l’ultima volta. Ricordava il dolore, le sue carezze ruvide e il suo tocco.

 

“Aspetta-” Interruppe il bacio e spostò la testa di lato.

 

“Shh,Sanguesporco.” Sussurrò. “Lascia fare a me.”

 

E così fece. Si arrese a lui nuovamente. Presto Lucius rimosse l’ultimo capo di abbigliamento e le aprì le gambe. Le si fermò il respiro, le pulsazioni accelerarono cosa che lui non mancò di notare. Fece scivolare lentamente il pollice lungo la guancia come se la stesse accarezzando, ma subito dopo premette con forza le labbra su quelle di lei.

 

Le sue mani erano ovunque, esplorando ogni parte di lei. Non lasciò niente di intoccato: Non riusciva a capire perché volesse toccarla proprio, ma quando lo fece le mandò ondate di piacere in tutto il corpo. Era un piacere sofferto. Amalgamato con il dolore e la vergogna. Era incredibile come potesse farla gemere per un piacere che non aveva mai provato prima d’ora solo con le sue mani.

 

E poi fu dentro di lei. Le fece male, ma non tanto come la prima volta. Lucius zittì il suo grido con un bacio ed Hermione cercò di concentrarsi su quello piuttosto della sensazione di lui dentro lei. Dopo un po’ lui iniziò a muoverli in un lento ma costante ritmo. Sentiva delle cicatrici sulla sua schiena e sapeva che ne avrebbe trovate altre sul suo petto.

 

Tenne gli occhi chiusi e si arrese a quell’emozione. Era una fuga da tutto. Poteva non pensare a niente se non a lui in quell’istante. Il peso del suo corpo sul suo, le sue labbra esigenti sulle sue, le sensazioni che le provocava l’essere dentro di lei.

 

Aveva bisogno di tutto questo. Aveva bisogno di sentire qualcosa. Per la seconda volta si arrese a lui completamente. Corpo e anima.

 

 

 

ooo

 

 

 

Hermione si alzò la mattina seguente sentendosi come se qualcuno l’avesse picchiata. I suoi muscoli erano doloranti e si scoprì chiedersi se sarebbe stato così ogni volta. Avrebbe dovuto sentirsi così stanca e acciaccata?

 

Non riusciva a credere a quello che era successo. Non riusciva a credere che gli aveva permesso di farle questo di nuovo. Ma più di tutto, non riusciva a credere che lei aveva voluto che accadesse. Quello che era successo tra lei e Lucius non era un atto d’amore. Non era una stupida. Lucius era un uomo con dei bisogni.

 

E anche lei aveva avuto bisogno di qualcosa da lui. Era impossibile descriverlo con la logica. E quella era la cosa che irritava di più Hermione. Era abituata ad analizzare tutto e spiegarlo con la razionalità. Ma quello che loro avevano fatto… non avevano bisogno di parole. Erano stati guidati dai loro bisogni, ma ognuno con differenti ragioni.

 

Ma forse… forse avevano formato un legame la scorsa notte. Hermione sperava che Lucius in qualche modo potesse vedere in lei qualcosa di più di una Sanguesporco, la sua possessività come se lei per lui…

 

“Ci ho pensato tutta la notte.” Disse una voce fredda dall’altra parte della stanza.

 

Hermione spalancò gli occhi. Era convinta che se ne fosse andato e che fosse rimasta da sola. Non si voltò nella sua direzione perché non era sicura di poter tenere lontano lo sguardo dal suo. Specialmente dopo quello che avevano fatto. Non sarebbe stata in grado di resistere nel guardarlo negli occhi.

 

“Continui a pensare di potermi ingannare; mi dispiace deluderti, ma non sono uno sciocco. Non mi farò prendere in giro da un’insulsa studentessa.” Sputò velenosamente.

 

Sentì il gelo nella sua voce. Era tornato il vecchio sé. Non c’erano legami tra di loro. Quanto stupida era stata pensando che qualcosa fosse cambiato?  Non poteva essere più distaccato di quanto non lo fosse in quel momento. Ma cosa aveva provocato quel cambiamento? La scorsa notte l’aveva tenuta vicina e se, era stato più gentile della prima volta. Perché si stava comportando in quel modo? Era stato tutto un gioco?Uno scherzo?

 

“Guardami quando ti parlo,” Ordinò lui.

 

Hermione si voltò nella sua direzione, stringendo il lenzuolo al corpo. Vide che si era già vestito, nessuna traccia di debolezza in lui. Indossava perfino i guanti.

 

Continuò a fissare niente nello specifico, sperando solo che la lasciasse da sola. Aveva bisogno di raccogliere i cocci infranti della sua dignità.

 

“Te lo chiederò una sola volta, Sanguesporco. Solo una.” L’avvertì.

 

Hermione notò che c’era una sfumatura di rabbia nella sua voce. Le sue parole seguenti si schiantarono con forza su di lei.

 

“Da quanto tempo sei in grado di vedere?”

  
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