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Autore: morgana85    26/10/2007    5 recensioni
Dal testo:
(...) Affascinante come le tenebre più profonde, alonato di mistero e malizia. Esattamente come suo padre. Improvviso riaffiora il ricordo di quando è nato, così piccolo e indifeso. La mia unica ragione di vita. (...)
Il cuore di una madre spesso custodisce segreti e speranze che nessuno può immaginare. Un amore sconfinato che ha in sè la magia più potente del mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Segreti di madre
 
Credo che Malfoy Manor non sia mai stata così splendida. Ovunque è una profusione di decorazioni e intrecci di stoffe pregiate dai colori caldi e ricercati, broccati di seta così soffici al tatto da sembrare intessuti con petali di fiori. L’aroma dell’autunno sembra essere penetrato tra le spesse mura, restituendo un’atmosfera piacevolmente ovattata e confortevole.
Reggia incantata dai cancelli dorati e dalle torri d’argento. Infida illusione per chi, credendo di varcare le porte del Paradiso, giunge nell’antro scuro dell’Inferno.
Scosto leggermente la tenda di velluto. Un raggio di sole si insinua in quello spiraglio come la sottile lama di un pugnale, ferendomi per qualche istante gli occhi. Osservo distrattamente i servitori veloci e discreti impegnati negli ultimi preparativi, pronti ormai per l’arrivo dei numerosi ospiti.
Ogni cosa è stata scelta con la massima accuratezza, ogni dettaglio studiato con precisione.
Ritocchi con colori sgargianti di un eccelso artista, disperato tentativo di coprire una tela marcia e consumata dal lento logorio del tempo.
Scorgo in lontananza due figure, un ragazzo e una ragazza. Camminano lentamente tra gli alberi quasi spogli del giardino, accompagnati da una pioggia di foglie dorate. Si tengono per mano, le spalle si sfiorano e i loro occhi si cercano in continuazione. Godono degli ultimi istanti di piacevole solitudine, prima che sia dato inizio al solenne ricevimento per il loro fidanzamento.
Ora sono fermi, uno di fronte all’altra. Vedo lei sorridere con sincera allegria, mentre lui si china per posarle un lieve bacio sulla fronte.
Complici ed estremamente felici, innocenti portatori di un amore appena sbocciato tra le crepe di una terra arida e desolata.
In questo momento, in questo preciso istante, sembrano esserci solo loro.
Ignari del mondo che, vorticoso e subdolo, si muove tutto intorno. Rinchiusi in una splendida quanto fragile bolla di cristallo, creata dalle loro mani intrecciate per arginare il desiderio e il calore dei loro corpi che li stordisce.
Quando lui si allontana, inchinandosi e baciandole la mano con signorile galanteria, non posso trattenere un sorriso nel notare lo sguardo di lei seguirlo ad ogni passo.
Nonostante non riesca a vederlo realmente, so che quegli occhi sono colmi di una luce inconfondibile, come il bagliore della prima stella della notte. Perché io stessa avevo quell’espressione trasognata eppure così decisa, mentre guardavo il mio futuro sposo da lontano, quasi di nascosto.
Troppo tardi mi sono resa conto di quanto si siano rivelate illusorie le fantasticherie di una sciocca ragazzina innamorata.
Ricordi dal sapore reso amaro dal rancore, che riaffiorano lesti. Sensazioni così intense da poter essere sfiorate con le dita, che lei stessa ha provato in un tempo così lontano da sembrare perduto.
Osservo la figura longilinea e aggraziata di quella giovane donna per alcuni attimi. I lunghi capelli di seta corvina sono vezzeggiati dal timido vento d’autunno, animandoli di riflessi incantevoli. L’elegante vestito color ruggine avvolge le sinuosità del suo corpo come la delicata carezza di un amante. C’è qualcosa di regale nel suo incedere sicuro e nel suo sguardo orgoglioso, rivolto senza indugi di fronte a sé.
In quella bambina divenuta troppo velocemente una donna, rivedo me stessa.
Una me stessa diversa da quella che sono diventata.
Regina di una scacchiera le cui pedine sono mosse da invisibili mani, intrise dal sangue di innocenti e dall’odore di morte.
Senza il minimo rumore mi allontano dalla finestra, sedendomi sulla poltrona davanti allo specchio.
Il riflesso che compare sulla superficie d’argento è sempre lo stesso. I lunghi capelli biondi come il grano estivo sono raccolti in una raffinata acconciatura. Un abito di velluto blu scuro dall’eccellente fattura segue con millimetrica precisione le forme del mio corpo, ancora snello e florido.
Una pesante e per me troppo sfarzosa collana di diamanti, con un unico grosso zaffiro, pende dal mio collo con alterigia.
Espressione dell’aristocrazia per una dama degna del suo rango. E del sangue puro come l’oro che scorre nelle sue vene.
Perfetta come la scultura di una divinità ancestrale, bella come l’alba d’inizio inverno, orgogliosa come un candido giglio in un giardino di narcisi.
Un’immagine così distante da quella fanciulla riservata e silenziosa che amava correre a piedi nudi sull’erba. Che sorrideva allo spuntare di un nuovo giorno e adorava il profumo dei fiori selvatici.
Lei, col suo aspetto angelico e immacolato. Lei, così diversa da loro, neri spiriti come il cognome che portavano, simili a fiere spietate.
Ma qualcosa è cambiato. Qualcosa che stona come un accordo sbagliato in una melodia suonata infinite volte da un abile maestro.
È la rassegnazione nel mio sguardo. Quegli stessi occhi dal colore del cielo primaverile, una volta limpidi come acqua di fonte, ora non sono altro che torbidi specchi senza alcun riflesso. Vuoti come la mia anima.
Fortunatamente, dura solo un istante. E solamente io ho avuto il permesso di scorgere la verità.
Rimpianto mascherato da indifferenza. Solitudine nascosta dietro un velo opaco di finzione.
Un discreto bussare alla porta mi riscuote dai miei pensieri. Trascorre appena un battito di ciglia e sul mio volto ricompare la solita espressione distante e altera.
Perché giunta dove sono ora, non mi è più concesso sbagliare. E mostrare le proprie debolezze è l’errore più grande che si possa commettere.
«Avanti», la mia voce risulta chiara e controllata.
Attraverso lo specchio vedo mio figlio entrare, «Buongiorno madre. Volevo avvisarvi che gli ospiti stanno per arrivare».
«Grazie», osservo il suo riflesso come se lo vedessi per la prima volta. Ha un portamento elegante e dignitoso, il viso dai tratti gentili e di una virilità immensa. E quegli occhi di seta grigia che risaltano come perle nell’incarnato pallido del volto. Affascinante come le tenebre più profonde, alonato di mistero e malizia. Esattamente come suo padre.
Improvviso riaffiora il ricordo di quando è nato, così piccolo e indifeso.
La mia unica ragione di vita.
Ritrovare qualcosa per cui valeva la pena respirare. Lasciando dietro le spalle il rumore assordante dei piccoli frantumi dell’anima caduti tra false speranze, straziata da un amore non corrisposto da chi le aveva rubato ogni cosa. Innocenza, corpo e spirito.
Ricordo i suoi primi passi incerti, le piccole dita che giocavano con i miei capelli, la semplicità dei suoi pensieri.
Ricordo le lunghe notti passate inginocchiata accanto al suo lettino, in silenzio e di nascosto da tutti per paura di essere punita per aver commesso qualcosa di proibito. Notti passate a sussurrare dolci nenie per allietare i suoi sogni o semplicemente guardandolo dormire. Per imprimere nella memoria quello che un giorno molto probabilmente sarebbe cambiato.
E così è stato.
Troppo presto ha conosciuto il sapore del dolore. Troppo presto ho dovuto abbassare lo sguardo per non notare i segni della frusta che risaltavano come macabri arabeschi sulla pelle delicata della sua schiena. Troppo presto ha visto le mani di suo padre grondanti di sangue.
È successo tutto troppo presto.
La sua vita è stata strappata dalle mie dita con atroce violenza, presa in consegna da un destino sbagliato. Ed io non ho potuto fare niente per impedirlo.
Con passi silenziosi lo vedo avvicinarsi, fermandosi rispettosamente alle mie spalle, «Madre, non vi sentite bene?».
«No, è tutto a posto Draco», sollevo lo sguardo, sorridendogli. «Ti andrebbe di accompagnarmi?».
«Volentieri», mi porge la mano, aiutandomi ad alzarmi. «Siete meravigliosa madre, come sempre».
«Quanti complimenti! Non vorrei che la tua giovane futura sposa diventasse gelosa». Ed ecco, finalmente vedo la cosa più bella di questa Terra. Uno dei suoi rari e preziosi sorrisi. Il mio cuore di madre batte velocemente, gonfio di quella gioia che ora provo sempre meno, mentre intreccio le mie dita con le sue, stringendole.
Sospiro che sa di pioggia dopo lunghi mesi di siccità, sollievo da quelle fiamme infernali che lentamente logorano ciò che è rimasto della sua anima.
Forse, non tutto è ancora perduto.
  
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