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Autore: Strega_Mogana    26/10/2007    6 recensioni
C'era un giorno che Severus Piton odiava più di tutti... un giorno solo...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era un giorno particolare che il professor Severus Piton odiava più di tutti.
Non era il Natale con i suoi addobbi nauseanti e il falso buonismo. Non era neppure il giorno del suo compleanno che, immancabilmente ogni nove Gennaio, gli ricordava che un altro anno di merda era passato. Non era neppure il Capodanno dove tutti erano allegri nell’attesa di festeggiare l’inizio del nuovo anno. Per poi scoprire la triste realtà che il giorno che arrivava non portava nuove novelle, ma solo mal di testa e nausea per il troppo alcool. E come dice quell’insulso detto Babbano: Chi vomita a Capodanno…
Non era neppure quella melensa ed orribile festa di San Valentino, con i suoi cuoricini e cioccolata ovunque. Lui odiava la cioccolata e il suo cuore, ormai, gli serviva solo per portare avanti quell’insignificante vita, non certo per provare amore. Non erano neppure quelle ridicole festicciole che si inventata Silente per alleggerire il morale degli studenti. O per come la vedeva lui: torturare l’insegnante di Pozioni che odiava queste falsità.
No, non era niente di tutto questo.
Quei giorni di festa erano veloci. Passati con cinismo e sarcasmo guardava gli altri che si divertivano, dimenticandosi sempre di più quando, anche lui, era giovane.
Il giorno che in assoluto odiava più di tutti, che passava con incredibile lentezza anno dopo anno: era il ritorno a scuola.
Il primo Settembre rappresentava tutto quello che Severus Piton detestava.
Un tempo, anni e anni fa, quando lui era solo un ragazzo che giocava con magia al di sopra delle sue capacità, aspettava quel giorno con crescente trepidazione. Tornare a Hogwarts era il solo modo per allontanarsi dal padre. Segnava, sul piccolo calendario Babbano nella sua stanza, i giorni che lo separavano dal primo Settembre. Passava le estati studiando ed evitando accuratamente Tobias Piton.
Quando era solo un adolescente affamato di conoscenze quel giorno segnava l’inizio della sua libertà.
Ora che l’adolescenza se n’era andata da un pezzo lasciando solo cicatrici e incubi. Ora che aveva studiato tutti i tomi che era riuscito a trovare. Ora che era un mago solo e con un futuro prevedibile e noioso.
Ora, odiava quel giorno con tutte le sue forze.
Severus Piton stava seduto al tavolo degli insegnanti come ogni maledettissimo giorno. Mangiava poco, ascoltava ancora meno. I suoi colleghi avevano tutti da dire qualcosa sulle vacanze trascorse. Lui non poteva certo dire che aveva passato tre mesi diviso in due tra Silente e il Signore Oscuro. Non poteva dire di aver visto gente morire senza poter far nulla per salvarli. Non poteva certo dire che aveva parlato con Silente della sua imminente morte. Non poteva dire che voleva morire lui stesso pur di porre fine a quell’agonia.
Per lui non c’erano vacanze allegre e spensierate da anni. Forse non c’erano mai state. Alzò lo sguardo dal suo timballo di verdure appena toccato e allungò la mano verso il calice di vino rosso. Avvolse il delicato stelo di cristallo con due dita sottili, perfette per il suo lavoro di pozionista, e portò il bicchiere alle labbra sottili. Il liquido rosso come il sangue, che aveva sporcato le sue mani in più di un’occasione, scese lungo la gola, riempiendogli la bocca con il suo dolce sapore di uva e il retrogusto di cannella. Appoggiò il calice sul tavolo e guardò gli studenti che si rimpinzavano come maiali. Indugiò sul tavolo dei Serpeverde e scosse impercettibilmente il capo.
I nuovi arrivati non erano promettenti, erano anni che i Serpeverde erano solo un ammasso di ragazzini viziati che non sapevano neppure chi fosse Salazar.
Il suo umore cambiò di nuovo quando posò lo sguardo sul giovane Malfoy che mangiava pallido e silenzioso. Non andava bene. Draco aveva troppe persone che lo spingevano verso un futuro che non era il suo. Doveva aiutarlo, anche se lui si convinceva che non aveva bisogno d’aiuto.
- Allora Severus. – fece Silente accanto a lui con la solita espressione felice che gli dava il voltastomaco. – Fatto buone vacanze?
Odiava il primo giorno di scuola.
Le stesse facce. Le stesse domande. Le stesse identiche risposte.
- Mi sta prendendo in giro Silente?- chiese infilzando un pezzo di pasticcio – Sa benissimo come ho passato le mie vacanze.
- Hai avuto anche qualche giorno libero, credevo che ti fossi rilassato.
- Come un morto che cammina. – fu la risposta sarcastica del professore prima di riempire la bocca della gustosa pietanza.
Stava per vomitare, ma avrebbe messo in bocca anche una scarpa di Potter pur di evitare di parlare con Albus.
Ogni volta che il Preside apriva bocca gli diceva frasi assurde sull’amore, sul coraggio e sui sentimenti che da tempo non provava più.
- Dovresti trovarti una donna.
- Adesso? – continuò con il suo sarcasmo dopo aver deglutito.
- Hai visto i nuovi studenti della tua Casa?- cambiò discorso il vecchio mago, la mano annerita coperta dalla larga manica della tunica color cremisi.
- Nessuno che valga la pensa di osservare con attenzione. – sentenziò pulendosi le labbra con il tovagliolo di cotone color crema.
Rivide se stesso a quel tavolo. Anni luce indietro. Piccolo, nella divisa di seconda mano più grande di lui di una taglia. Magro e pallido mentre mangiava svogliatamente il primo pasto in quella scuola.
Troppi ricordi legati al primo giorno di scuola.
Avrebbe voluto alzarsi, ma, il primo giorno, doveva restare al suo posto fino al dolce. Dolce che lui toccava poco.
Silente continuava a parlargli, a volte erano cose prive di significato, almeno per lui; altre erano frasi che volevano aiutarlo a continuare il suo incarico senza troppi macigni sulle spalle.
- Troppo tardi vecchio. – si ritrovò a pensare mentre lanciava occhiate curiose al trio di Grifondoro stranamente silenzioso quella sera.
La serata passò lenta, estremamente lenta, con la voce del vecchio Preside che continuava a dirgli cose di cui non gliene importava un bel niente. Ci fu un momento in cui Silente credette di aver fatto sorridere l’arcigno professore. Severus aveva appena disteso le labbra in quello che molti avrebbero confuso per un ghigno sadico, mentre lui, con occhi attenti e conoscendo l’animo di quello che riteneva ancora un ragazzo, aveva intravisto un sorriso divertito. Piccolo, quasi invisibile ma pur sempre un sorriso.
Non si accorse che Piton stava quasi ridendo per la faccia che aveva fatto Ron Weasley quando il succo di bolle gli era andato di traverso.
Finalmente la cena finì. Dopo il rituale discorsetto di fine banchetto del vecchio mago, Severus si alzò in piedi. I Prefetti e i Caposcuola della sua Casa stavano già accompagnando le matricole impaurite verso i sotterranei. Fece un’altra strada per arrivare alla sua stanza, un po’ più lunga ma, certamente, meno affollata. Nessuno ci passava soprattutto perché erano i corridoi preferiti del Barone Sanguinario e nessun studente amava il Barone Sanguinario.
Camminava con passo austero come il solito, il mantello nero svolazzava alle sue spalle come una nube in tempesta o come le ali di un pipistrello.
Il ritorno a Hogwarts era sempre snervante.
Si massaggiò la tempia destra mentre svoltava per arrivare alla sua stanza.
La porta di acero scuro era stava sigillata con più di un incantesimo, con un colpo magistrale della bacchetta li disattivò tutti entrando nella sua camera.
Mentre la porta si richiudeva e sigillava alle sue spalle, si tolse il mantello aprendo le due fibbie a forma di serpente che aveva sulle spalle. Nel camino bruciava un po’ di brace lasciando tutta la stanza in una graziosa penombra. Sistemò il mantello nero sullo schienale della poltroncina di velluto rossa davanti al camino e si tolse la casacca nera sistemandola sopra il mantello.
Prima di coricarsi per l’ennesima notte piena di incubi e fantasmi del passato, si avviò verso la porta alla sua sinistra che portava direttamente nel suo studio. Voleva rivedere l’orario per il giorno seguente, così da prepararsi mentalmente per la prima lezione. Aprì la porta, mosse appena la bacchetta accendendo il grande lampadario ad olio appeso al soffitto di pietra.
Si bloccò improvvisamente sgranando gli occhi.
Seduta sulla scrivania, con addosso solo una sottoveste di pizzo nero e un paio di scarpe con i tacchi a spillo di lucida vernice nera, c’era Hermione Jane Granger che lo guardava con un sorriso malizioso sulle labbra carnose.
Severus deglutì percorrendo il corpo della ragazza con lo sguardo. Partì dalle scarpe, risalendo sulle caviglie fini, le lunghe gambe dalla morbida pelle, indugiò qualche secondo in più sul bordo dei piccoli slip. Poi risalì sul torace, la curva generosa del seno, la pelle profumata del collo e il viso perfetto della giovane Grifondoro. I capelli erano una cascata di boccoli sulle sue spalle. Il suo profumo di gelsomino gli invase i polmoni.
Si accorse di respirare piano.
Hermione era sempre stata capace di stupirlo. E non solo nella sua materia.
- Allora professor Piton. – mormorò la ragazza con voce sensuale accavallando in modo eccitante le gambe e inclinandosi un po’ all’indietro per mostrare al suo professore speciale che non portava il reggiseno – Non vuole controllare i miei compiti delle vacanze?
Severus fece un sorriso malizioso iniziando a sbottonarsi la candida camicia.
Forse quel primo giorno non era proprio così disastroso.
   
 
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