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Autore: Ciajka    05/04/2013    5 recensioni
« Sono John Watson, ho 17 anni da un mese e mezzo. Frequento la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e, quando ricominceranno le lezioni, sarà il mio ultimo anno come Grifondoro. Le mie giornate le passo ad indagare (o meglio, a provare ad indagare) e a cercare di stare al passo con i ragionamenti del mio geniale ragazzo, Sherlock Holmes.»
-Secondo classificato al contest AU!Sherlock BBC di Maya98
Continuazione di “Non male per essere un Serpeverde”
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia ha partecipato al contest AU!Sherlock BBC di Maya 98. 

Prima di iniziare, voglio solo dirvi che si tratta della continuazione della mia precedente fic "Non male per essere un Serpeverde", ma non serve averla letta per capirne il senso.. cioè, forse sarebbe meglio, per completezza personale, ma nulla vi obbliga di sorbirbi altri dodici capitoli... 
(Per chi è interessato dovevo scrivere una storia ambientata nel mondo di Harry Potter dove Sherlock doveva cenare dai genitori di John, facendo luce sulla loro relazione sentimentale. La parola che dovevo utilizzare era "seta" e come difficoltà avevo un caso in corso in stile The Great Game. )

 



Dal diario di John. H. Watson

Dannati inizi… non so mai come cominciare in modo decente… Normalmente non mi faccio molti problemi, ma per la prima pagina di questo mio nuovo diario mi ero promesso di scrivere almeno un inizio ben fatto.
Sì, ho terminato le pagine del vecchio. Ora ho questo qui.
Ha perfino un lucchetto magico che si apre solamente sentendo nominare la parola d’ordine dalla mia voce! Un bel passo avanti per chi non vuole sguardi indiscreti…
Beh, bando alle ciance, ora provo a scrivere un inizio, per quanto meno, rispettabile.
Sono John Watson, ho diciasette anni da un mese e mezzo. Frequento la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e, quando ricominceranno le lezioni, sarà il mio ultimo anno come Grifondoro. 
Le mie giornate le passo ad indagare (o meglio, a provare ad indagare) e a cercare di stare al passo con i ragionamenti del mio geniale ragazzo, Sherlock Holmes. Stiamo insieme da un anno, tre mesi e cinque giorni, ma cerchiamo di mantenere il più possibile segreta la nostra relazione.
Trovo che Sherlock sia il miglior essere umano del mondo, anche se non gliel’ho mai detto apertamente…
Certo, alle volte è insopportabile, ma non finisce mai di stupirmi.  
Lo amo tanto e lo stesso vale per Sherlock. Non è un tipo “romantico”, proprio per niente, però riesce a farmi capire lo stesso quanto io sia importante per lui.
Ok, ora la smetto con queste smancerie da ragazzina innamorata! Mi faccio pena da solo…
Come stavo scrivendo prima, io e il mio ragazzo risolviamo casi che avvengono principalmente ad Hogwarts, ma, se capita, anche fuori scuola. La mente di Sherlock Holmes non va mai in vacanza!
Come è successo oggi.
 
Alle sei di mattina mi è arrivato un gufo con il seguente messaggio:
 

Vieni immediatamente, anche se sei impegnato. Non accetto scuse.

 
Se in quel momento fosse stato accanto a me, avrebbe assaggiato il mio istinto omicida. Odio svegliarmi così presto durante le vacanze estive, soprattutto per colpa dei snervanti ticchettii causati da un gufo alla finestra.
Ma partii lo stesso. Presi il motorino incantato (un regalo dei miei genitori per il mio diciassettesimo compleanno) e volai fino a casa sua. Non ci ho messo più di quaranta minuti.
Lo trovai ad aspettarmi davanti al cancello di casa sua. Tra parentesi.. casa sua è una enorme villa bianca, alta due piani, circondata da un grande giardino che da su un bosco di abeti. Una semplice e modesta casettina, insomma.
“Alla buon ora!” fu il suo amabile saluto. Avevo accennato che è un Serpeverde, per caso?
“Felice di vederti anch’io.”
“Potevi smaterializzarti, sei maggiorenne da un bel pezzo ormai!”
“Lo sai che ancora non mi fido per le lunghe distanze!”
Sherlock sbuffò vistosamente, poi mi disse: “Comunque ti avevo scritto perché c’è stato un omicidio.”
“Un omicidio?!” sussultai.
“Sì, nel mio bosco.” rispose senza far trapelare nessuna emozione.
“Oddio, chi è stato ucciso?” avevo paura che si trattasse di qualche nome conosciuto…
“Mah, la vecchia pazza che veniva a rubarci la legna.” rispose alzando le spalle.
“Chi?” mi ritrovai a domandare.
“Non era nessuno. Una strega malata di mente che aveva come minimo novant’anni. E il suo unico divertimento era rubarci la legna. Ma la mia famiglia la lasciava fare, aveva altro di cui curarsi. E questa mattina, alla cinque e un quarto, l’ho trovata morta all’imboccatura del bosco.”
“È terribile!” esclamai. Non gli domandai il perché era sveglio a quell’ora per il semplice motivo che so come è fatto Sherlock. Per lui è perfettamente normale fare delle passeggiate alle cinque di mattina.
“Mio padre direbbe un problema in meno, però la modalità con cui è morta mi ha fatto riflettere. Ah, se stai per chiedermelo, non ho ancora avvisato gli Auror. Dovevo analizzare la situazione senza avere intralci.”
Sherlock mi portò al luogo del delitto senza aggiungere altro.
 Mi ritrovai davanti agli occhi il corpo della vecchia: la sua schiena era rivolta verso il terreno, mentre la testa verso l’alto. La cosa che colpiva maggiormente erano i graffi che presentava sul viso. Lunghi e profondi solchi che percorrevano interamente il volto, rendendo quasi irriconoscibile la sua identificazione. Anche il corpo non se l’era passata molto bene… Gli stessi graffi avevano strappato in più punti  la sua vestaglia e si notava un segno di morso sul braccio sinistro. La sua figura era circondata da una pozza di sangue, denso e scuro, ormai quasi completamente coagulato.
“Cosa ne pensi?” mi chiese Sherlock con un allegro sorrisetto.
Io gli lanciai un’occhiata di rimprovero, poi dissi “Ad occhio e croce sembra che sia stata uccisa da un animale selvatico.”
 “Nient’altro?”
“Mmm… nient’altro. Insomma… il morso nel braccio non è un è stato sicuramente procurato da un essere umano. L’apertura mandibolare è troppo ampia. Direi che è stato un lupo, o un altro predatore che si aggira nel tuo bosco. Probabilmente l’ha scorta mentre faceva uno dei suoi giretti notturni e l’ha attaccata.”
“Poniamo che sia stato un lupo.” mi interruppe Sherlock “I lupi attaccano o se hanno fame o se sono stati minacciati. Questo non aveva fame, altrimenti non ci avrebbe lasciato il corpo intero. Ora, è stato minacciato da questa vecchia? La vedo piuttosto improbabile.”
“Era pazza, forse si è messa ad urlargli dietro.”
“No, non parlava da quarant’anni, non penso che abbia ricominciato a farlo proprio ieri sera.”
Alzai le sopracciglia colpevole.
“Comunque, facciamo finta che l’ha minacciato in una qualche maniera… I lupi attaccano principalmente in gruppo, e qui si vede chiaramente che è stato un solo grande individuo. Inoltre il corpo si trova all’imboccatura del bosco, luogo non frequentato da nessun animale selvatico, anche a notte inoltrata.”
“Allora non è stato un lupo.” conclusi.
“Che altro essere potrebbe essere stato, allora?” domandò Sherlock, con una strana luce negli occhi.
“Dalla faccia che hai fatto, sembra che lo sai benissimo.” gli feci notare.
Sherlock fece una smorfia divertita poi cominciò: “Il corpo della vecchia si trova con la schiena rivolta per terra, questo vuol dire che ha visto l’aggressore di fronte a sé. Si è spaventata, ha cercato di prendere quella pietra che si trova vicino alla sua mano destra, ma l’aggressore le era ormai addosso. Ha cominciato a graffiarla e a morderla, la pietra le è scivolata di mano. Con gli artigli insanguinati, l’essere si è posato su quel tronco, lasciando dei segni ben visibili.”
Osservai il luogo indicato da Sherlock e, effettivamente, notai dei solchi e delle tracce di sangue.
“Quei segni sono l’indizio più prezioso che abbiamo, mio caro John! Guarda a che altezza sono stati fatti! Ad occhio direi un metro e mezzo! L’essere che ha attaccato la vecchia, a due piedi, era alto almeno un metro e ottanta, e, se non erro, nessun animale selvatico tipico di queste zone può raggiungere quell’altezza! Quindi non siamo di fronte ad un semplice lupacchiotto, ma a qualcosa di molto più pericoloso! Cosa? Analizziamo il morso. La dentatura può dirci moltissimo. I canini sono molto più sviluppati rispetto agli altri denti, e, a prima vista, potrebbe sembrare quella di un lupo normale. Ma è la grandezza che colpisce! Rispetto a quella di un lupo classico è di circa il doppio! Quindi l’essere che ha ucciso la vecchia è molto simile ad un lupo ma allo stesso tempo non lo è.”
“Sherlock… Aspetta… Non vorrai dire che…”
“Ieri notte c’era la luna piena, John.”
“Un… lupo mannaro? Qui?”
“Era da un po’ che volevo la conferma!” si lasciò sfuggire Sherlock, sfregandosi le mani.
“La conferma? In che senso?”
“Ho osservato che ogni mattina dopo la luna piena comparivano dei strani segni all’entrata del bosco. Graffi, tronchi sradicati, carcasse di animaletti mezzi mangiucchiati… E questo da tre mesi. Erano solo supposizioni, ma adesso ne sono sicuro.”
“Da tre mesi? Cioè da quando abbiamo finito scuola?”
“Esatto.”
“Non mi hai detto nulla.”
“Poteva essere un buco nell’acqua.”
“Ok, Sherlock…” siccome lo conosco molto bene, non faticai a perdonarlo “Pensi… che il mannaro sia qualcuno che conosciamo?” domandai, dopo un momento di riflessione.
“All’inizio avevo dei sospetti su mio fratello. Le sere precedenti alle prime due fasi lunari ha trovato delle scuse per rinchiudersi in camera presto. E sono sicurissimo che è uscito dalla finestra subito dopo essersi serrato la porta della stanza a chiave. Così ieri sera l’ho spiato, non mi sono perso neanche una sua mossa. Ma è semplicemente rimasto in camera e tantomeno si è trasformato. Quindi non è lui, il licantropo.”
“Quindi lo strano comportamento di Mycroft era una coincidenza.”
“Così sembrerebbe.”
“Allora chi potrebbe essere?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Siamo messi bene…” sussurrai.
“Però penso che sia collegato con i messaggi del nostro Anonimo.”
 
Qui devo fare una parentesi e spiegare quello che è successo durante l’anno scolastico, anche se è tutto riportato nel mio precedente diario. Perché, in verità, ricapitolare i fatti successi non mi sembra una così brutta idea.
Non fu un anno memorabile dal punto di vista scolastico, ma è stato piuttosto particolare dal punto di vista… e-hm.. come dire…  del mistero e dell’indagine.
Anche se il rapporto di “casi”  richiesti dagli studenti è drasticamente sceso da quando il consulente criminale scolastico Jim Moriarty è rimasto ucciso ancora un anno e mezzo fa, c’è stato un mistero di fondo che  ci ha accompagnato per tutto il periodo accademico.
Tutto è iniziato il secondo o il terzo giorno di scuola.
Sherlock ha ricevuto per posta un biglietto con impresse delle lettere che, a prima vista, sembravano disposte a caso.
Ma la mente brillante del mio ragazzo ci ha messo poco meno di un’ora per capire il vero significato del biglietto. Infatti, dopo l’attento studio di Sherlock, diceva più o meno così:
 

Deve essere barboso barboso per te non avere più indovinelli che ti stuzzicano l’intelletto… 
ma non ti preoccupare, ci sarò io che ti salverò dalla noia.”
 

Sherlock rimase profondamente colpito da quel messaggio: continuava a rileggerlo, a rigirarlo tra le mani.. non pensava ad altro.
Passarono due giorni e ne ricevette un atro, sempre con le stesse modalità.
Recitava così:

Cavallo rampante,
cavaliere errante,
non puoi andare distante,
se ti rompi tutte le gambe.
Tempo: esattamente 3 ore.”

 
Era un fottutissimo indovinello che fece elettrizzare il mio ragazzo come non mai. Pensò, pensò, finché non capì che tutto si collegava al dipinto che era appeso alla parete tra le scale del secondo e del terzo piano. Infatti il quadro ritraeva un cavaliere e il suo destriero che galoppavano spavaldamente in un brullo paesaggio autunnale.
Sherlock cominciò ad interrogare il dipinto, ma non ottenne nessuna informazione utile. Comunque, sta di fatto che Sherlock perse la pazienza e provò a cercare altri quadri o statue raffiguranti lo stesso soggetto.
Al termine esatto delle tre ore che ci aveva concesso il biglietto da quando ci era stato consegnato, ci giunse la notizia che una studentessa si era rotta entrambe le gambe scivolando dalle scale tra il terzo e il secondo piano, proprio davanti al dipinto del cavaliere.
Non poteva essere una coincidenza.
Sherlock provò ad interrogare nuovamente il dipinto e anche la ragazza, ma tutto sembrava essere stato una semplice casualità. Nessuno aveva spinto la ragazza, aveva solo poggiato male il piede, o, per lo meno, era quello che ci aveva riferito.
Questo si trattò del primo enigma dell’ ”Anonimo”, come abbiamo pensato di attribuirgli.
Per tutto l’anno, ogni settimana l’Anonimo spediva a Sherlock un biglietto criptato, con un testo in rima e il tempo necessario per risolverlo. Allo scadere del tempo il fatto descritto nel testo si avverava e noi avevamo la possibilità di fermarlo solo se ci trovavamo nel posto giusto. Come quella volta che abbiamo scoperto che la scopa del cercatore di Corvonero era stata affetta da malocchio proprio pochi secondi prima dell’inizio della partita. O quella volta che abbiamo evitato l’esplosione del laboratorio di pozioni… Ma non sempre l’abbiamo avuta vinta. Molte volte, anche se ci trovavamo nel posto giusto, non riuscivamo comunque a cambiare la “profezia” e vedevamo con i nostri occhi il disastro… come quella volta che Molly si ruppe il naso per colpa di un bolide impazzito…
Insomma, questa è stata la nostra vista scolastica! Altro che il solo e semplice studio! Dovevamo cercare di fermare le azioni dell’Anonimo. E, per quanto Sherlock cercava di capire chi stava dietro a tutto questo, la sua identità è ancora un mistero.
E questo non faceva che esaltarlo ancora di più.                                                                                                
Molto spesso, durante le indagini, mi ritrovavo a ricordargli questa semplice cosa: “Jim Moriarty è morto, Sherlock.”
E lui mi rispondeva quasi sempre: “Eppure devi riconoscere che è il suo stile.”
La maggior parte delle volte che affrontavamo questo discorso finivamo per litigare. Sherlock non voleva quasi ammettere che Moriarty era morto. Ma non era possibile! Io dicevo che probabilmente si trattava di un esaltato che cercava di imitare lo stile di Jim solo per impressionarlo. Ma è anche vero che se la cavava piuttosto bene per essere un semplice esaltato… Con tutta probabilità utilizzava la magia nera per compiere i suoi “giochetti”… E questa non è una cosa da sottovalutare.
Ma il messaggio che ha ricevuto due settimane prima della fine dell’anno scolastico ci ha lasciato di stucco, oltre con un grande senso di perplessità.
Non si trattava di un indovinello in rima, recitava solo questo:
 

Mio caro Sherlock, tra poco iniziano le vacanze!
Divertiti in questi tre mesi, ma ricordati di tenere d’occhio le persone che ti stanno vicine.
O, almeno, quelle che ti sopportano di più.”

 
E poi più niente. Non ricevemmo nessun altro messaggio da lui.
O è quello che credevo fino ad oggi.
 
“L’Anonimo? Come pensi che sia collegato con l’omicidio?” domandai a Sherlock.
“Ho trovato questo di fianco al corpo della donna.” rispose Sherlock, mostrandomi un pezzo di carta ingiallito.
Era esattamente come tutti gli altri biglietti che ci aveva spedito l’Anonimo. Anche questo era criptato, ma riuscii a decifrarlo piuttosto velocemente.
Diceva semplicemente: “Non hai seguito il mio consiglio, Sherlock.”
Ero stupefatto. “Come è possibile che ci sia dietro lui?”
“La carta, l’inchiostro e la calligrafia corrispondono ai precedenti messaggi.” puntualizzò Sherlock.
“Sì, ma… E poi dice solo che non hai seguito i suoi consigli! Nel precedente messaggio, se non sbaglio, era scritto di stare vicino a chi ti apprezza..”
“A chi mi sopporta di più.” mi corresse, soprappensiero.
“Sì, ma non vedo il nesso! Vorrebbe dire che dovevi rimanere vicino alla vecchia! Da quel che ho capito non vi conoscevate neanche!” dissi nervosamente.
“L’ho vista qualche volta di sfuggita, nulla di più.”
“Ecco! Oppure… che si riferisca al lupo mannaro?”
“Questo mi sembra un ragionamento più logico, John. Però non ho idea di chi potrebbe trattarsi. Le uniche persone che abitano relativamente vicino al luogo del delitto sono la mia famiglia e tu, John. Ma entrambi i miei genitori si trovano all’estero per lavoro, mio fratello non può essere per ovvi motivi…” detto questo spostò i suoi occhi su i miei e aggiunse, con titubanza,: “John… tu stai bene, vero? Non è che negli ultimi tempi ti sei sentito.. un po’ strano?”
Mi misi a ridacchiare: “Hai paura che sia io il lupo mannaro? Non ti preoccupare, hai la mia parola!”
“Oh, bene.” arrossì.
Non potei fare a meno di fare un sorriso intenerito.
Sherlock cerca costantemente di non mostrare quello che prova, ma non sempre ci riesce. Quante volte l’ho beccato mentre mi fissava con una tenera espressione stampata in volto! Ma, anche dopo averglielo fatto notare, non sempre riesco a farglielo ammettere.
Certo, non è sempre così distaccato… certi altri giorni è molto più intraprendente… ma è meglio non scrivere nulla su questo, che è meglio…
“Senti Sherlock… io…” iniziai.
Lui mi lanciò un’occhiata interrogativa.
“Che ne dici se... domani sera, o uno di questi giorni… venissi a cena a casa mia? Mi piacerebbe presentarti ai miei genitori…”
Non so cosa mi spinse a domandargli questo, è stato tutto molto istintivo.
Mi vergognai immediatamente: pensavo che probabilmente Sherlock avrebbe rifiutato, ritenendo la cosa noiosa…  So per certo che odia qualunque tipo di ritrovo, familiare, scolastico e di qualunque altro genere…
“Perché no.” Fu la sua semplice e spiazzante risposta, poi aggiunse “Presentarmi… come amico o come fidanzato?”
Rimasi a pensarci per qualche secondo. Prima dovevo immagazzinare il fatto che mi aveva detto di sì senza fare tante storie.
“Forse è meglio rendere la cosa pubblica, no?” dissi, infine.
Rimanemmo a guardarci per qualche istante, prima di scoppiare in un’imbarazzata risata.
“Come se non fosse già ovvio!” disse Sherlock con un sorriso.
“Macché ovvia!”
“Tutta Hogwarts sa della nostra relazione! Almeno per chi è dotato di un paio di occhi e di un minimo di cervello. E di un paio di orecchie, se teniamo in considerazione quella volta nel bagno dei pre-”
“Ok, Sherlock, hai vinto! Ma i miei genitori non lo sanno. Pensano che siamo solo buoni amici e nient’alto.”
“Va bene allora.” ridacchiò sommessamente Sherlock “Domani sera.”
“Perfetto.” sorrisi “Perfetto. Sì. Ti verrò a prendere io. Aspettami davanti al cancello per le sette e mezza. E non vestirti troppo elegante, insomma… sarebbe inappropriato… o almeno penso… cioè meglio essere normali… ma non troppo casu-”
Sherlock mi bloccò la bocca con un dito. “Ho capito, John. Adesso non farti prendere dall’ansia.”
“Non mi stavo facendo prendere dall’ansia!” ribattei istericamente.
“Sicuro?” mi sussurrò, avvicinandosi e posando le sue labbra sulle mie.
“Forse solo un po’” sussurrai “… solo un po’.”
 
Ci salutammo piuttosto presto, tenendo conto che ero praticamente scappato di casa questa mattina e, anche se avevo scritto un biglietto ai miei genitori con scritto “Sono da Sherlock”, mi sembrava giusto tornare almeno per l’ora di pranzo.
Quindi lo lasciai con le sue deduzioni… anche se sono piuttosto scettico sul fatto che riuscirà a capire chi sia il lupo mannaro. E se, effettivamente, è collegato con il precedente biglietto. Forse non lo scopriremo mai. Anche perché la prossima luna piena la vedremo ad Hogwarts, quindi Sherlock non potrà essere presente nel “territorio” del mannaro. E non è detto che la prossima estate il mannaro sarà ancora lì ad aspettarlo.
Forse questo sarà l’unico caso incompleto della sua carriera.
Comunque i miei genitori hanno acconsentito molto positivamente alla cena di domani sera. Spero che filerà tutto liscio.
  
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