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Autore: beatiful lie    05/04/2013    1 recensioni
"Era smarrito nel limbo tra cielo e terra, tra divino e terrestre, tra realtà e falsità. Il buio opprimente, era intriso di ricordi, di scoperte, di passato. "
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caldo, terribilente caldo. Il sole rovente batteva sulle schiene dei contadini, senza tregua. Era apena l'alba e loro lavoravano gia da qualche ora, attanagliati dai morsi della fame, oramai una compagna fedele e sempre presente. Donne, uomini e bambini, soprattutto questi ultimi, sudavano e mugolavano i loro lamenti soffocati, piegati per lavorare la terra, i muscoli tesi e le spalle curve, si poteva leggere nei loro visi scarni la stanchezza. Solo uno sembrava mettere da parte la fame, per dar spazio alla rabbia: " Ehi, vostre signorie! Che ne dite di venire a lavorare voi, mentre noi riposiamo?" disse con tutto il disprezzo che poteva avere in corpo, speva il rischio che correva e le botte che sicuramante avrebbe preso, ma era stufo di soccombere, e per cosa Per una nuoa religione, più giusta secndo loro, ma cosa c'era di buono nel dolore, nella fame, nella morte? Questo lo sapevano solo loro, e lui non l'avrebbe mai capito. Con il suo sguardo tempestoso, fissò l'uomo che gli veniva in contro e, cinque minuti dopo, un occhio nero e un rigagnolo di sangue che scendeva giù dalla tempia, troneggiavano sul volto del ragazzzo, come un trofeo. Si rendeva conto che l'avrebbero fatto lavorare il doppio con il cibo dimezzato e forse anche i suoi compagni sarebbero stati dannegiati da quel comportamento, ma nonstante questo alzò il capo difronte al "conquistadores" e sorrise sarcastico: " Grazie, li aggiungerò alla mia collezione" l'uomo lo guardò malamente e disse con voce sprezzante:" Ragazzo tu non ci tieni ala tua vita vero?" " non a una vita così" rispose sorridendo, ma con un tono di voce serio, che non lasciava repliche " Smettila er Dio! Ecco la goccia che fa traboccare il vaso, il loro Dio, non il suo. Se ne avesse avuto la forza, avrebbe urlato, ma si trattenne, perchè vide i volti sofferenti dei suoi compagni che lo pregavano di smetterla, allora fece la cosa più giusta per loro, i suoi compaesani, e la più sbagliata per se stesso: si riise a lavorare. Zappò finchè non si senti più le braccia, era quasi il tramonto e lui doveva arrivare alla collina prima dell'inizio dello spettacolo di colori, senza essere visto;quando gli altri cominciarono a mettersi in fuga per dirigersi verso le capanne dove dormivano, lui prese la strada opposta. Il sole caldo, che a mano a mano andava a sparire dietro le montagne, si lasciava alle spalle il cielo dalle sfumature rosa e arancioni che si intrecciavano fino a formare un colore unico, i monti imponenti si slanciavano verso l'alto come per raggiungere gli Dei, ai loro piedi si estendeva la foresta smeraldina, immensa, libera,gli alberi di un verde brillante formavano con i fiori dai più svariati colori una corolla attorno ad un edificio sconosciuto. ad osservare tutto questo, seduto su una roccia, c'era un ragazzo magro, capelli neri e occhi che parevano frammenti di tempesta, coperti da un velo di tristezza e malinconia mal celata, malinconia per quello che poteva essere e che non era per colpa degli spagnoli, perchè se anche lui all'inizio aveva creduto che fossero Dei provenienti da Occidente, ora si era reso conto che erano solo uomini, esseri umani che volevano convertire altre terre alla loro religione. Osservava il tramonto e pensava a come doveva essere bello un mondo dove si era liberi di guardare il cielo, senza aver paura di essere trovato, senza doversi sentire sempre come un'animale braccato. Cercava una via di fuga, ma tutte le strade portavano a un'implacabile verità: se ti opponevi ai conquistadores, finivi tra le braccia della morte, che ti avrebbe cullato per l'eternità. Si riscosse da quei pensieri, mentre la luna faceva il suo ingresso nel cielo, come una regina che ogni notte attraversa il suo regno, preceduta dal suo principe tramonto che gioca con i colori, accompagnata dalle sue ancelle, sempre presenti nei sogni di chiunque e , quando fa ritorno nella sua reggia, la principessa alba dice addio alla notte e buongiorno a una nuova avventura. Decise di alzarsi e di inoltrarsi nella foresta, alla ricerca di qualche pianta commestibile da dividere con gli altri. Si incamminò nel verde, accarezando le cortecce degli alberi e le foglie più basse, l'aria era impregnata dell'odore della natura, dolce, pungente come il mare che spumeggia senza controllo. Si accorse di essere arrivato al tempio quando una voce gli ringhiò contro: " non ci tieni alla tua vita vero ragazzo?" gli si gelò il sangue nelle vene, quell' urlo proveniva da un conquistadores, anzi, il conquistadores, colui che l'aveva picchiato davanti a tutti e, probabilmente, l'aveva seguito. Si guardò attorno, non poteva scappare nel bosco visto che stavano arrivando altri uomini a bloccargli la strada, la sua unica via di uscita era il tempio, che da luogo misterioso appartenuto ai suoi antenati, sarebbe divenuto il suo rifugio e , allo stesso tempo, la sua prigione. Con scatto felino arrivò in cima alla scalinata che portava all'ebtrata dell'edificio, il portone era chiuso, l'unica ossa che poteva mettere in atto era spingere, spingere con tutta la forza che aveva in corpo, ma non poteva evitare di girarsi per vedere venirgli contro i conquistadores, che lo deridevano, si gustavano lo sguardo terrorizzato che troneggiava sul suo volto, come una preda che vede il cacciatore. Era solo, abbandonato al suo destino, come era sempre stato per colpa loro, delle loro leggi, e del loro Dio così buono e misericordioso. Venne accecato da na rabbia infuocata, quella rabbia che può provare solo che ha sofferto tutta la vita, che lo portò ad usare una forza che non credeva di possedere; la porta si aprì cigolando e lui senza pensarci si fiondò all'interno, chiudendosi alle spalle la luce lunare che tanto ammirava. Sapeva che non l'avrebbero segito tutti, solo lui, solo quel conquistadores che amava vedere sofferenza, fame e morte ovunque, l'avrebbe raggiunto, per mostrare agli altri che, chi si oppone a loro, semplicemene muore e finisce nei meandri infiniti della terra. Quindi lui fece la cosa più naturale di tutte, si imerse nell'antichità e nel mistero, barcollando nel buio. Perso. Ecco la parola giusta per descivere quella situazione. Era smarrito nel limbo tra cielo e terra, tra divino e terrestre, tra realtà e falsità. Il buio opprimente, era intriso di ricordi, di scoperte, di passato. Ogni muro di quel luogo portava con se anni di storia, sfiorandoli si poteva rivivere le sensazioni che sacerdoti e astronomi aveva provato col passare del tempo. Oramai, erano ore che scappava attraverso i cuniculi e i corridoi infiniti, cambiando direzione ogni volta che udiva un rumore. Il suo inseguitore dovev essere vicino e lui non poteva sfuggire per l'eternità. Silenzio, il rimbombare di un passo, l'avvicinarsi di qualcuno, il cuore che smette di battere, stava arrivando. Correre, per scivolare via dalle mani della morte, per rivedere la luce, per riabbracciare la vita. Corse a perdifiato finché non andò a sbattere contro un muro, sotto il suo tocco, sparì, facendolo cadere in un'altra stanza. Si guardò attorno, doveva aver attraversato un passaggio segreto, che lo aveva portato li, in quella camera che pareva luccicare da quanto oro conteneva, quel posto ne era sommerso. In fondo si poteva intravedere una finestrella che portava fuori, si buttò nell'oro, prendendo monete e lingotti e avvicinandoli a se. Ne raccolse più che potè e, con tutta la forza che trovò, aprì la finestra che lo avrebbe portato alla salvezza. Atterrò sull'erba soffice, profumata, che sapeva di casa e pensò ( o sperò) che i conquistadores non sarebbe mai uscito dal tempio, troppo accecato dalla rabbia e dalla voglia di ucciderlo per trovare un'uscita. L'area fresca gli pizzicava il viso e in lontananza poteva sentire lo scorrere lento di un fiume, si incamminò nella foresta, lasciandosi alle spalle il mistero, la morte e la paura, che, comunque sarebbero stati per sempre ospiti del suo cuore.
  
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