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Autore: gialia96    05/04/2013    2 recensioni
A volte puoi trovare la tua storia in un sogno.
Ma quella storia può anche rivelarsi un incubo.
Genere: Azione, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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La solitudine può essere pericolosa.
 

 



Arrivarono al Macy’s in macchina. Durante il tragitto non fecero altro che parlottare e prendersi in giro. Non era da loro, ma di cosa avrebbero dovuto discutere? Il caso era ancora all’inizio e non avevano nessuna pista da seguire. Si fermarono e parcheggiarono nel posto libero più vicino. Guardando l’entrata, Castle pensò ad alta voce:
- Ho come l’impressione che su questa ragazza non scopriremo granché. –
- Perché? –
- Non so.. Orfana e con pochi amici.. Licenziata.. Prendeva anti-depressivi.. Insomma, non mi sembra un tipo a cui piace farsi conoscere.. –
- Bé.. I vicini l’hanno descritta come una ragazza a volte solare, a volte stranamente fredda e inespressiva.. Probabilmente non assumeva regolarmente i farmaci  e ciò provocava questi sbalzi d’umore. Ah, ci hanno anche descritto le sue abitudini: il pomeriggio non usciva quasi mai, mentre la mattina restava fuori per il lavoro fino all’ora di pranzo. Mm.. in realtà la stranezza c’è.. –
- Ovvero? –
- Ovvero che è stata licenziata una settimana fa, ma lei continuava a uscire la mattina e tornare solo verso l’ora di pranzo. –
- Forse un nuovo lavoro? –
- Possibile.. ma dove? I vicini non ne sanno niente.. –
- E hanno trovato strano che fosse a casa ieri mattina.. –
Ogni volta era così. Lei incominciava una frase e lui la finiva, come se stessero leggendo dei copioni.. Quando si dice essere sulla stessa lunghezza d’onda il significato è questo.
Kate annuì.
- Bé, scopriamo cosa le è successo. –
Richard le fece l’occhiolino e uscirono dall’auto. Varcarono la soglia del grande edificio e dopo varie scale mobili, arrivarono in un negozietto con l’insegna gialla e blu recitante il nome ‘The Best’ che cercavano.
“Proprio un nome da modesti”, pensò la donna.
Si inoltrarono in una giungla di vestiti, attaccapanni e armadi. Incredibile quanti capi ci fossero 10 metri quadrati, ma c’era anche da dire che non era male come negozio: ben arredato, abiti di buon gusto e qualità discreta..
Beckett si avvicinò all’orecchio dello scrittore e gli sussurrò:
- Mi farei volentieri un giretto a dare un’occhiata.. Se non arrestiamo il proprietario, sappi che mi ci dovrai riportare prima o poi.. –
L’uomo trasalì. “No! Lo shopping no!”, la pregò con gli occhi da cucciolo. Lei sapeva il suo odio per i giri in centro, anzi ormai la sua era diventata una fobia. Colpa di Martha, ovviamente, che lo trascinava fin da quando era piccolo per strade e centri commerciali, mentre lui desiderava solo fuggire alla vista di abiti e scarpe.
La donna rispose con uno sguardo divertito.
- Buongiorno, sono la proprietaria del ‘The Best’. Come posso esservi utile?  –
La voce squillante della donna che venne loro incontro li fece voltare. Era magrissima, con la pelle bianca e maculata di lentiggini, capelli neri-grigi e occhi marroni; Il viso era scavato sotto gli zigomi. Insomma, non era un granché da vedere, soprattutto con il trucco troppo pomposo e carico che la faceva sembrare come se fosse uscita da un circo.
- Salve, Polizia di NY. –, la detective uscì il distintivo scintillante sullo sfondo di tessuto nero.
- Vorremmo fare qualche domanda a lei e ai dipendenti del suo negozio. –
- Come scusi? –. La donna li guardò visibilmente perplessa. Alla vista del gingillo di metallo dorato aveva sgranato gli occhi, incredula. Anzi.. stranamente nervosa.
- La Polizia? E riguardo cosa dovreste farci delle domande? –
Aveva iniziato a torturarsi le unghie con le dita, che tremavano.
- Riguardo Enrica Molbins, la sua ex collaboratrice. È stata assassinata ieri mattina nel suo appartamento. Stiamo cercando di risalire al colpevole. –
- Oh, non c’è da sorprendersi che quella ragazza sia stata uccisa. Prima o poi sarebbe successo. –
- Cosa intende dire? –
- Aveva la lingua lunga e non sapeva farsi gli affari suoi. –
La donna sembrò rendersi conto di ciò che aveva detto e tutto d’un tratto cambiò tono, che passò da acido e odioso a squillante e amichevole.
- Ma in fondo la curiosità è anche una buona qualità per una ragazza giovane come lei, no? – e accompagnò la frase con una risatina isterica.
Kate e Rick accennarono un sorriso, poi la donna chiese un secondo e si addentrò nella parte privata del negozio. “Mmm.. qui gatta ci cova.”, pensarono entrambi, scambiandosi un’occhiata.
Poco dopo uscirono dalla porta di legno tre commesse a seguito della signora ‘The Best’.
- Salve! –
Si accomodarono sulle sedie usate per provarsi le scarpe. Non ne avevano abbastanza, perciò Castle rimase in piedi assieme alla proprietaria. Il colloquio iniziò con le solite domande. Una delle ragazze non conosceva Enrica Molbins, poiché era in prova per il posto che lei aveva lasciato. Le altre due, invece, avevano lavorato assieme a lei per quasi un anno. Anche loro sembrava abbastanza a disagio.
Come chi ha qualcosa da nascondere e teme di dire troppo.
Parlando, la detective scoprì che anche a  lavoro si comportava in modo strano: a volte trattava i clienti in modo sgarbato, mentiva sulle taglie o sui prezzi e si intascava in soldi in più, altre volte era anche troppo esuberante e confidenziale o si perdeva a guardare un punto, come se si fosse allontanata mentalmente dalla realtà. Avevano spesso pensato che fosse a causa di pensieri che la coinvolgevano emotivamente: problemi col fidanzato, ad esempio, o con i genitori o i parenti in generale. Ma a quanto pare era completamente sola.
“Ma come può una ragazza di 33 anni vivere come se non avesse nessun altro?”, stava pensando Castle.
“Insomma, attorno ai 25 – 30 anni si vide un periodo di passaggio in cui ci si diverte, ci si gode la propria libertà, ma allo stesso tempo si impara a gestire le proprie responsabilità e a vivere per conto proprio.. Ma questa Enrica Molbins ha esagerato col prendere le distanze da tutti! Forse è per colpa della morte dei genitori.. Dovremmo chiedere se ha fatto sedute con uno psicologo o quant’altro..”
Il suo pensiero fu interrotto. Guardandosi in giro il suo occhio era caduto su un attaccapanni in fondo alla stanza, lontano dalla vista della detective, impegnata a fare domande. Incoraggiato dalla sua distrazione si allontanò lasciandola sola con le quattro donne.
- Per quale motivo l’ha licenziata? –
- Mi sembra ovvio! – rispose scocciata la proprietaria, - Mi faceva perdere i clienti! –
- Per che ora lavorava? –
- Bé, dalle 9.15 alle 12.30. Non amo aprire il negozio troppo presto.. In fondo siamo esseri umani, anche a noi piace dormire la mattina. E poi stiamo parlando di ragazze giovani, a volte ancora studentesse. Non posso pretendere mica che si alzino alle 6 del mattino! C’è anche da dire che non abbiamo così tanti clienti a quell’ora. –
- Non ha tutti i torti.. –
Kate guardò tutte le donne, una ad una. Sembravano a disagio, ma anche rilassate. Aveva una strana sensazione.. Come se mentissero e dicessero la verità allo stesso tempo. Non poteva essere.
- E.. voi dove vi trovavate ieri mattina dalle 10 alle 11? –
- Ma qui al negozio, è ovvio! – La donna rispose acidamente. – Se vuole abbiamo le registrazioni delle telecamere di sicurezza. –
- Le farò venire a prelevare da un collega.. Bé, direi che ora dobbiamo andare.. Castle? –
- Eccomi!! Ah, prendo questo. – L’uomo appoggiò una maglietta deliziosa color rosso fragola sul bancone e pagò con la carta di credito, per poi porgere il sacchetto alla sua amata, che era rimasta ammutolita. Non se lo aspettava, accidenti! Ringraziarono per la cordialità e la disponibilità e i due uscirono dl negozio, lasciando le quattro donne da sole. Le tre dagli atteggiamenti strani si guardarono. La quarta iniziò a sistemare alcuni indumenti sulle mensole, tranquillamente.
 
Il giorno dopo, l’alibi delle donne fu confermato. Erano lì, le tre commesse, piccole e deformate dallo schermo della telecamera che mostravano, consigliavano e facevano pagare. La proprietaria usciva di tanto in tanto dalla porta per la stanza privata del negozio. No, non erano le colpevoli.
Al Distretto Kate sfoggiava la sua nuova maglietta. Certo che le stava proprio bene! Il caro buon vecchio (bé, non tanto vecchio, ma sicuramente ricco.. ) Richard ci aveva proprio azzeccato. Il modello le si appoggiava delicatamente sui fianchi lasciando percepire le sue curve sotto il morbido tessuto di maglina. Anche il colore era perfetto per il suo incarnato, il suo colore di capelli e di occhi. Insomma, era come se le fosse stato disegnato, tagliato e cucito direttamente addosso.
Castle non faceva altro che guardarle il sedere rotondo avvolto dal pantalone nero. Peccato che non era l’unico. Bé, tutti nel Distretto sapevano che era una gran bella donna, insomma.. Non erano mica fessi! Molti uomini avrebbero desiderato essere arrestati da lei, ma solo lo scrittore era riuscito nella sua impresa di conquista. Il suo cuore apparteneva a lei e quello di lei apparteneva solo a lui. Nessuno avrebbe mai potuto mettersi in mezzo. Da quando stavano assieme erano molto più euforici, più felici, come se ci fosse sempre il sole, anche nei giorni di pioggia.. soprattutto nei giorni di pioggia, come due adolescenti nelle vacanze di Pasqua.
Stavano aspettando la chiamata di Lanie per i risultati delle analisi del laboratorio. Avevano avuto dei contrattempi con gli strumenti, poiché anche lì nelle stanze piastrellate di bianco e sature d’odore di disinfettante erano in corso i lavori. Molte strumentazioni dovevano essere aggiornate, aggiustate o completamente sostituite, perciò molti test sarebbero stati fatti nei giorni successivi.
Kate si era posizionata al suo solito punto, davanti alla lavagna bianca e appoggiata alla scrivania. Stava con una mano davanti alla bocca, riflettendo. “Se il motivo non è il lavoro.. allora in cosa potrebbe essersi mai immischiata questa ragazza? Droga? In effetti avrebbe tutte le carte in regola per essere una spacciatrice.. Ma per quale motivo ucciderla? Voleva spifferare tutto? No.. forse uscirne.” Tante domande, così poche risposte.  Si grattò distrattamente il braccio, che aveva iniziato a darle prurito. Dovevano aspettare le analisi di Lanie, forse avrebbero avuto una qualche idea o chiarezza.. Non avevano neanche iniziato ad indagare e già brancolavano nel buio, senza alcuna ipotesi. Si grattò il collo. La superficie davanti a lei era candidamente pulita, a parte per i pochi appunti.
Quando il formicolio l’avvolse in tutto il busto iniziò ad andare nel panico. Cominciò a grattarsi ovunque. Si guardò il polso scoprendo la pelle dalla maglina color fragola.. e vide tante bolle rosse e gonfie. Castle le era venuto in soccorso in un attimo.
- Kate, ma cos’hai?? –
- Lo vorrei sapere anche io! –, si lamentò ad alta voce la detective con una smorfia. Avrebbe desiderato strapparsi la pelle con le unghie in quel medesimo istante. Alla fine non ne poté più.
Si sfilò la maglia rimanendo in reggiseno, davanti al Distretto che guardava a bocca spalancata la scena.
Lei provò un moto di sollievo. Il bruciore era rimasto, ma il prurito non tanto. Quando si guardò attorno divenne paonazza e si coprì con le mani.
- Castle.. Fai qualcosa, per l’amor di Dio! – sussurrò al fidanzato.
Lo scrittore era rimasto a guardarla scioccato. Aveva la pelle completamente arrossata e gonfia, come se uno sciame di api l’avesse punta su tutto lo spazio al di sotto del tessuto. La maglietta era lì, a terra, ai suoi piedi, ma di certo non poteva rimettersela! Aveva sicuramente una forma allergica a quella, visto che le era rimasto il segno delle maniche ai polsi. Si sfilò la giacca e gliela mise sulle spalle, correndo verso il bagno.
- Ah! -, urlò esasperata la donna.
- Ma si può sapere che.. –
- Non lo so! Non lo so! So solo che non riesco a smettere di grattarmi! –
Si catapultò sul lavandino e si gettò l’acqua fresca addosso.
- Accidenti quanto brucia! –
- Ma cavolo Kate.. Potevi dirmelo che sei allergica alla maglina! –
- Ma se fosse stato così pensi che avrei lasciato sottinteso un particolare così importante?? Ho un sacco di magliette dello stesso tessuto! –
Rick la guardò, ancora più perplesso.
- Ma allora cosa ti ha scatenato questa reazione? –
Il suo occhio cadde sulla maglietta che teneva in mano. In effetti anche a lui stava dando fastidio al palmo. Rimuginò un attimo, poi disse, deciso:
- Aspetta un attimo qui! – e sparì dietro la porta bianca di plastica.
 
Passarono i minuti, e quando Kate contò il sesto sul proprio orologio da polso, Castle tornò con una camicia in mano.
- Tieni, mettila. –
Era di cotone, bianca con delle righine azzurre orizzontali.
- Dove l’hai presa? – chiese lei confusa.
- Lascio sempre una camicia di riserva nella Ferrari. Non si sa mai. – e accompagnò la frase con una strizzata d’occhio.
- E.. stavo pensando.. perché non mandiamo un campione della maglietta al laboratorio? Potremmo scoprire la causa della tua reazione. –
Kate lo guardò accigliata. Insomma.. non aveva tutti i torti! Per una volta non se ne era uscito con una delle sue solite teorie fantascientifiche.
- Oh, bé.. Tentar non nuoce. Ma dovremo vedere se le strumentazioni necessarie sono pronte o no.. –
Ma Rick era concentrato su tutto tranne che sulle sue parole, mentre lei si abbottonava la camicia e se la sistemava dentro i pantaloni. Le si avvicinò e la prese con forza dal fianco, bloccandola con la schiena appoggiata al lavandino di ceramica lucida. Fissò i suoi occhi azzurri metallici in quelli verde mare, lasciandosi sul volto un sorriso sghembo. La detective capì al volo quali erano i suoi pensieri e lo guardò spalancando le palpebre con fare sorpreso, ma non poteva resistere al suo dolce e ammaliante sguardo da latin lover.
La baciò con foga e lei ricambiò più che volentieri.
Ma lui non voleva solo un bacio.
- Ricky! – Lo rimproverò divertita la donna.
Oh, come adorava la sua risata cristallina! E il suo tono quando lo chiamava con quel nomignolo tenero nei loro momenti intimi.. Lo mandava in visibilio!
Alla fine fu lui a vincere grazie ai suoi occhioni da cucciolo voglioso di coccole, e se la trascinò per una mano in uno dei bagni. 





- Angolo pensieri.

Non posso che dire che mi sono divertita a scrivere questo capitolo!
Cavolo però... Voleva proprio finire!! L'ho dovuto costringere altrimenti sarebbe continuato per almeno un'altra pagina! Ahahahahah! :) 
Spero vi piaccia..
Al prossimo capitolo mie care pulzelle :*
  
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