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Autore: zavarix    06/04/2013    7 recensioni
“Quest'oggi vi parlerò di uno tra i serial killer, purtroppo, più famosi qui all'FBI. Sul quale ho lavorato anch'io” [...]
"Oggi parleremo di George Foyet"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aaron Hotchner, Altro Personaggio, Jack Hotchner, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo passa e i bimbi crescono!'
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Ciao a tutti! Questa è la prima storia su criminal minds che scrivo.... (e sono emozionatissima!! :D )
Spero di non aver scritto stupidaggini... In caso avvertitemi lasciando un piccolo commento ;) (che spero lasciate anche se vi è piaciuta :D


 

“Quest'oggi vi parlerò di uno tra i serial killer, purtroppo, più famosi qui all'FBI. Su del quale ho lavorato anch'io”,       incominciò il professore di storia della criminologia*. In quell'ora studiavano tutti i più grandi serial killer esistiti. Di molti aveva già sentito parlare, di solito nominati dal padre.
Però quello doveva essere diverso perché, tra tutti gli studenti, il professore continuava a guardare solo lui.
“Ehi, Brooks! Che vuole da te il professore? Ti sta guardando da quando è entrato”, sussurrò il suo vicino di banco, Michael Elder. Avevano fatto amicizia subito. Si erano scontrati sul campo da basket qualche anno prima e da allora erano praticamente inseparabili. Formavano una strana coppia: Elder era nero, alto e nel tempo libero giocava praticamente solo a basket, e nonostante questo riusciva a passare decentemente gli esami. Mentre lui era sì alto ma magro e con i capelli biondi. Nonostante la sua magrezza giocava a pallanuoto, segno che nascondeva in verità una grande forza. E inoltre, a differenza del suo amico, passava molto tempo sui libri, come dimostravano i suoi bellissimi voti.
“Non lo so Elder”, sussurrò di rimando avendo però un cattivo presentimento, che venne subito confermato dal professore.
“Oggi parleremo di George Foyet”, disse infatti il professore.
“Brooks? Ci sei? Jaack?”, lo chiamò Michael, ma Jack non lo ascoltava. Restava lì senza dire niente, fissando la foto del serial killer che aveva rovinato la sua infanzia. Eh sì, perché lui in verità non si chiamava Brooks, si chiamava Jack Hotchner. Sorprendendo tutti, sopratutto Elder, Jack prese le sue cose mettendole nella borsa e incominciò a uscire dall'aula. Il professore doveva averlo visto, ma fece finta di nulla.
Infatti nessuno nell'accademia dell'FBI sapeva chi fosse, tranne quel professore e solo perché, essendo grande amico di Aaron Hotchner conosceva anche il figlio. Così stette zitto e non si sorprese della reazione del suo allievo migliore.

 

Aspettò fuori sulla panchina nel parco vicino all'accademia. Finita la lezione lo raggiunse Elder che sedette vicino a lui.
“Che succede?”, chiese vedendo che non parlava ancora.
“Interessante la lezione?”, chiese invece Jack preferendo ignorare la domanda.
“Abbastanza. Quell'uomo era un mostro. Ma i buoni hanno vinto!”, disse Elder imitando il gesto di superman per cercare di rubargli un sorriso. Il suo entusiasmo scemò di colpo quando vide gli occhi pieni di lacrime del suo compagno di studi.
“Jack...?”, provò mettendogli una mano sulla spalla, ma lui scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani, come per nascondersi.
“Jack! Dovevo immaginarlo di trovarti qui”, disse il professore arrivando.
“No-non è niente”, disse Jack togliendosi le mani dagli occhi e cercando di riacquistare la calma.
“Meglio se vai”, suggerì il professore a Elder che, dando un'ultima occhiata preoccupata al suo amico se ne andò.
Quando vide sparire Michael il professore si mise seduto per terra davanti al giovane studente.
“Ho chiamato tuo padre”, gli comunicò e Jack annuì. “Scusa se non ti ho avvertito prima dell'argomento che avrei portato in classe”, si scusò ma Jack scosse la testa.
“Non mi sono iscritto con il cognome di mia madre per niente... Non voglio favoritismi”, disse Jack ormai calmo, l'unica cosa che tradiva le sue vere emozioni erano i suoi occhi ancora rossi.
“Ma... Jack...”, provò a dire il professore.
“Professor Reid...”, lo bloccò Jack e Spencer, sentendo quel tono distaccato dal figlio del suo capo, dal ragazzo che considerava, proprio come con Henry, un nipote acquisito, si zittì.
Quando aveva iniziato a lavorare all'accademia come sostituto di un professore che si era preso delle ferie, si era sentito orgoglioso nel sentirsi chiamare professor Reid. Ma adesso, quando a chiamarlo così era Jack si sentì un po' triste e solo, la verità era che gli mancava lavorare con la squadra. Si rincuorò pensando che era solo per quell'ultima settimana.
“Jack!”, chiamò Hotch raggiungendoli di corsa. Gli appoggiò una mano su una spalla di suo figlio guardandolo fisso negli occhi, ma non disse niente, né provò a chiedergli alcunché.
Reid si alzò e così fece anche Jack.
“Oggi ho finito, da domani non ne sentiremo più parlare”, disse infine a Jack come per rassicurarlo.
“Va bene, zio Spence”, disse Jack guardandolo finalmente negli occhi e provando a fare un sorriso.
A Reid e a suo padre si riscaldò il cuore. Sotto il suo aspetto gracile si nascondeva uno spirito davvero forte.
“Andiamo a casa”, disse Hotch al figlio abbracciandogli le spalle. “Ti voglio vedere in forma lunedì in ufficio”, disse invece a Reid in una sorta di ammonimento scherzoso.
“Con questi studenti pestiferi che mi ritrovo non so se ce la farò”, disse Reid facendo l'occhiolino a Jack che sorrise per poi avviarsi verso il SUV di suo padre.
“Devo dirti una cosa, papà”, disse Jack quando furono saliti in macchina. Hotch lo guardò preoccupato.
“H-ho usato il tuo computer per-”
“Lo so, per guardare il fascicolo del caso”, lo interruppe Hotch sorprendendolo.
“Perché non mi...?”
“Perché non hai fatto niente di male, ogni figlio vuole scoprire la verità su cosa è successo alla madre... La prossima volta chiedi a me però, promesso?”, disse Hotch girandosi un attimo verso il figlio.
Jack riuscì a fare un vero sorriso, era proprio come diceva da piccolo: aveva il padre più migliore del mondo.
“Promesso papà”, disse appoggiando la testa sulla sua spalla.



 

 

*Non credo che esista un corso del genere ma.... Facciamo finta che io possieda una specie di licenza poetica che mi permette di creare corsi dal nulla ;)

 


Se siete arrivati qui in fondo godete giàdi tutta la mia stima... Ma lascereste anche un commentino Pleaseeee??? :D

Grazie;)

Ciaoo

Zx

  
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