5 Aprile 1458
Non si prospettava una
bella serata.
Stava per piovere.
Quel clima, unito
all'idea di ciò che stava per fare le pesava sul cuore
facendola dubitare della
decisione presa.
Percorreva a passo deciso
i viottoli della città, completamente avvolta nel mantello
perché nessuno la
riconoscesse mentre andava.
Mancavano cinque minuti
alla mezzanotte.
Aveva sbagliato ad andare
da sola sgattaiolando dalla caserma senza essere vista per andare
all'appuntamento con l'assassina che era l'incubo di tutta la polizia
da un po'
di tempo a questa parte? Avrebbe dovuto portarsi dietro la scorta?
Infondo
quella poteva essere l'unica occasione per fermarla...
Nonostante tutto ciò, l'orgoglio aveva ormai
preso il suo trono nella mente di Elena, non esisteva altro che quello.
Non era la richiesta
dell'assassina stessa ad averla convinta ad andare da sola.
Semplicemente, era quello il modo in cui aveva deciso di proseguire e
così avrebbe fatto.
Non aveva paura.
Riusciva già a vedere il
campanile, e nelle colline lontane scorse addirittura la luce
abbagliante di un
fulmine, raggiunta da un tuono diversi secondi più tardi.
Aveva incrementato il
passo, non voleva fare tardi. Stringeva convulsamente l'elsa della
spada nella
mano sinistra. Si sentiva osservata in ogni angolo, sebbene non ci
fosse
nessuno in giro.
Sapeva che lei era già lì
ad aspettarla, a valutarla... magari pronta in un agguato. Be', aveva
scelto la
persona sbagliata da spalmare al suolo, così tesa sarebbe
scattata al minimo
soffio di vento.
La pioggia diventò fitta
e regolare quando partirono i dodici rintocchi della mezzanotte.
Elena era già
davanti alla porta dell'entrata, e quell'attesa era snervante.
Il tempo pareva essersi
messo le stampelle nell'intenzione di rallentare maggiormente, e quei
dodici
rintocchi sembravano durare una vita.
Era già lì, ma non
sarebbe apparsa prima dell'ultimo canto delle campane, che infine
arrivò,
lasciando dietro di sé il silenzio angosciante e teso.