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Autore: Kafkaesque    06/04/2013    8 recensioni
Ma – non deve mai dimenticarselo, mai – lui è diverso.
La direttrice non capisce quello che capisce lui; non comprende il brivido del potere sulla punta delle dita, non conosce i recessi del sottosuolo dove vivono ragni e radici, o i segreti di un fiore costretto a sbocciare di notte.

Tom Riddle capisce subito di essere diverso dagli altri bambini e la seduzione del sottosuolo è il più potente dei richiami.
[Seconda classificata e vincitrice del Premio IC al contest "Un'introspezione caduta nell'oblio" indetto da Save_Me]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La seduzione del sottosuolo

 



 





Perché non vai a giocare, Tom?” dice Mrs Cole, col suo sorriso stantio, “non ti senti solo?”

-

Gli altri bambini stanno giocando tutti insieme con i mattoncini di legno. Stanno costruendo una torre di mattoncini.
E lui li guarda. Li studia.
Cerca di scoprire perché si divertano tanto a impilare mattoncini rossi di legno, quando l'unica cosa che possono fare è cadere.
Se c'è una cosa, però, che Tom ha già capito è che lui è diverso.
Io sono uno, gli altri sono tutti.
Tom ha qualcosa che gli altri bambini non hanno. 

Lui, però, non è uno di quelli che si inventa le cose per giocare. Non dice mai bugie, e se le dice è per negare qualche irrilevante verità, non per sostenere patetiche finzioni. Non come gli altri bambini: “Guardami, sono un cavaliere”, con una coperta rotta e un rametto di legno; “Io sono una principessa”, con una corona di corda e un anello di latta.
Tom non fa queste cose, non è un bugiardo.
Così, quando ha scoperto di essere diverso dagli altri, non ci ha creduto.
Dimostramelo, ha sussurrato una vocetta crudele nelle sue orecchie, dove sono le prove?
E lui ha iniziato a cercarle.
Si è seduto su un angolo del tappeto grigio stinto su cui gli altri giocavano e ha cominciato ad analizzarli.
Loro sono semplici, questa è stata la sua prima scoperta.
Loro sono – ci ha riflettuto a lungo Tom prima di pensarlo, li ha osservati e ha annotato tutto meticolosamente nella sua testa – come animali.
Mangiano, sono contenti, ridono; non mangiano, sono tristi, piangono.
- lui invece non piange mai, non ride mai, e se potesse non mangerebbe, è una prova, è una prova -
Loro sono affettuosi, fanno le feste davanti a un piatto di biscotti.
Sono come dei cani.
E Tom - ne è sicuro - non è un cane. Loro sì, ma lui no.
Ci ha pensato lungamente, sul materasso sfondato del suo letto: la sua ipotesi, quindi, era sostanzialmente corretta.
Lui era diverso, dopotutto. Ma come? Questo rimaneva un problema, questo bisognava ancora provarlo.
Non ci riuscirai, non ci riuscirai, ha canticchiato la vocetta, sei come tutti gli altri, sei un bambino con il naso sporco di moccio e briciole di biscotti.
Con i pugni stretti, Tom ha ripreso ad osservarli, avido e impaziente. Perché ogni loro movimento, ogni biscotto, ogni capriccio poteva essere quello che lui attendeva.
C'era qualcosa che non aveva considerato, però, qualcosa di importante.
Come si può provare una verità invisibile?
Se ci pensa adesso, è stato davvero sciocco a non capirlo subito; la risposta è ovvia.
Con una prova invisibile.

La prova è arrivata come un incendio d'ispirazione durante una squallida cena alla mensa: loro sono vuoti e Tom ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa di invisibile. 
È così che Tom ha scoperto di avere una caverna, dentro di sé.
L'ha trovata per caso, una mattina grigia di ottobre, mentre pensava; c'è mancato poco che ci cadesse dentro.
Esitante, si è sporto: la caverna era stretta e buia e immensa.
Spinto dalla curiosità, Tom si è calato nel nero: l'oscurità era quasi densa, quasi calda, ma non gli è servita la vista per orientarsi nel pozzo della sua anima. 

Lui è diverso, lui non è vuoto e dentro di sé ha un dedalo di pietra che scende nel profondo.
Tom, da quando ha scoperto il sottosuolo che lo riempie, è felice come non è mai stato.
Le pareti, ha notato deliziato dopo qualche tempo, più osserva gli altri bambini più si allontanano.
Ha cominciato a percorrerle a tentoni, alla ricerca del fondo. 

Sorride Tom, nel nero della sua caverna, quando scopre che il fondo non esiste.

-

Perché non vai a giocare, Tom?” dice Mrs Cole, col suo sorriso stantio, “non ti senti solo?”
Non sono solo, è la sua muta risposta, perché ho il mio sottosuolo, io.

 

  

**

 

 

Nel sottosuolo della sua anima, seppellito sotto una pietra umida, Tom trova un potere senza nome.
È una scia di impulsi sulle dita, uno crepitio di energia nelle orecchie.
Un bicchiere, un giorno, vola verso la sua mano quando Tom si avvicina per prenderlo.
Il bicchiere cade per terra, con un suono stridulo di vetri rotti, e Mrs Cole lo chiude in camera per l'ora di merenda, per punizione. La donna non sa che Tom, rannicchiato sul letto logoro mentre gli altri bambini mangiano il pudding, per la prima volta in vita sua sta ridendo.
Tre giorni dopo, il bicchiere vola verso la mano di Tom e lui lo afferra. I corridoi della sua caverna riecheggiano di grida euforiche.

 Il potere che Tom ha trovato è sottile e mutevole come fumo, e muovere bicchieri non è che l'inizio.
Le porte si aprono da sole, quando passa; l'armadio si chiude a chiave, le finestre si aprono e le luci si accendono.
Il potere gli apre gli occhi: ogni limite sta nel vuoto presente negli esseri umani, ma Tom è diverso, è pieno; Tom è nato senza limiti.
Il mondo, se lo volesse, potrebbe essere suo, perché lui è l'unico della sua razza. 

Una notte, pensa a quanto si pentiranno i suoi genitori di non averlo tenuto, di aver gettato un tesoro tanto unico nella cesta dei rifiuti. Ed è un pensiero che lo rende stranamente di buon umore.

La mattina seguente, gli altri bambini stanno giocando con i maledetti mattoncini rossi; Tom aspetta che la torre sia ben alta, prima di farla crollare con uno sguardo.

 
 

**


 

L'odio è un'altra delle sorprese stupefacenti che si nascondono nei cunicoli del suo sottosuolo.
Tom si domanda se sia sempre stato lì o se gli anni abbiano fatto germinare un seme perduto da chissà quanto tempo.
La scoperta lo lascia soddisfatto: l'odio è una curiosa sensazione, un'emozione asettica che attecchisce stranamente bene in lui.

 Tom comprende l'odio quando Billy Stubbs lo spinge giù per le scale. Ridendo.
"È colpa sua,” si lamenta poi il sudicio verme, quando Mrs Cole lo riprende, “è lui che è strano.”
Chiedigli scusa.”
Scusa, Tom,” dice in modo piatto, senza la minima traccia di pentimento.
L'odio lo riempie di uno strano senso di pienezza, quando capisce che Billy è soltanto un cane rabbioso che solamente un bastone può educare. 

Il potere è un canto di sirene per gli animali: il coniglio di Billy balzella sicuro seguendo Tom, senza sospettare del bambino pallido che di notte lo guida in cortile. È un cosino soffice e peloso, con un nasino palpitante e occhi scuri e vivi. Non poi così vivi, però, quando un pezzo di spago gli si stringe intorno al collo e lo fa fluttuare fino a una trave.

Le urla di Billy quando vede il suo coniglio impiccato al tetto sono la cosa più ridicola che Tom abbia mai sentito.

 

 

**

 
 

Sei un bambino cattivo, Tom,” gli occhi della direttrice sono cupi, “i tuoi compagni mi hanno detto che ti diverti a spaventarli- non è bello, sai?” 

-

Io sono una persona malata, sono una persona cattiva.
Non ci ha mai pensato Tom, fino a quando la direttrice non glielo dice.
Sa che essere “cattivo” è qualcosa di sbagliato, qualcosa che nessuno vuole essere, qualcosa che non può esistere se le fiabe devono finire con “-e vissero tutti felici e contenti”. La cattiveria è la malattia che affligge l'antagonista di ogni storia e lo spinge a fallire. Questo è quello che gli hanno sempre insegnato.
Ma – non deve mai dimenticarselo, mai – lui è diverso. La direttrice non capisce quello che capisce lui; non comprende il brivido del potere sulla punta delle dita, non conosce i recessi del sottosuolo dove vivono ragni e radici, o i segreti di un fiore costretto a sbocciare di notte.
Forse Tom è veramente cattivo: la cattiveria, del resto, non ha limiti, così come Tom non ne ha. Forse essere cattivo significa solo essere diverso.
E se Tom vuole – con tutte le sue forze, non può che essere così – essere diverso, allora dovrà anche essere cattivo.
Se vuole essere migliore di tutti gli altri, dovrà uccidere conigli e guardare le lacrime di Billy come se fossero la cosa più giusta del mondo.
Non sembra tanto difficile.
Io sono una persona malata, sono una persona cattiva, ripete nel sottosuolo, estasiato dall'eco che porta queste parole nel ventre della terra. 

-

Sei un bambino cattivo,” gli occhi della direttrice sono cupi, “i tuoi compagni mi hanno detto che ti diverti a spaventarli- non è bello, sai?”
"Io non ho fatto nulla, Mrs Cole,” il bambino risponde con arroganza, alza il mento per sostenere lo sguardo della donna, “non è colpa mia se hanno avuto un incubo.

 

 

**

 

 

Il cielo è grigio anche se è estate, e Tom viene svegliato dalle urla acute di due bambine.
Il rullo di passi sulle scale - Mrs Cole che corre – gli dice che potrebbe essere qualcosa di interessante.
Anne e Mary hanno trovato un serpentello tra le sterpaglie secche del cortile. 

Mrs Cole, vuole morderci tutti!” “Amy dice che è velenoso!” “Ha i denti sporchi di sangue, ah-”
Mrs Cole lo intrappola sotto un secchio e corre a cercare Martha, seguita da una fila di bambini impauriti. 

Solo Tom rimane nel cortile.
Senza pensarci, si inginocchia e solleva il secchio.
Tom, ovviamente, non ha paura; sa che col potere può allontanarlo quando vuole e la curiosità la spinge ad aspettare.
Il serpentello, non ha dubbi, lo sta fissando. Striscia verso di lui; il corpo sinuoso del rettile si attorciglia attorno al suo ginocchio e si issa sulla sua gamba.
Il muso squamoso si alza e si ferma all'altezza del volto di Tom.
Grazie.”
È una voce calda e strascicata, e diversa.
È la voce del serpente. 

Mrs Cole lo sorprende così, con il rettile sul ginocchio, e inizia a urlare.
Il serpente, mentre la direttrice lo lancia lontano da Tom strepitando, continua a fissarlo.

 

 

**


 

Una coppia appena sposata ha visitato l'orfanotrofio, oggi. 

La moglie era gentile, con i capelli castani che profumavano di gelsomino e un sorriso timido e dolce; il marito era alto e secco, con una cravatta blu e una giacca tagliata su misura. Hanno chiesto di vedere tutti i bambini.
La donna ha accarezzato Tom sulla testa, rapidamente, come avesse paura di sporcarsi, paura che le rimanesse un po' di Tom – troppo smunto, con gli occhi sproporzionatamente grandi e una voragine nell'anima che scompare nel profondo del suolo – sulla manica candida della camicia. Se ne vanno dopo poco, con Bob che ride in braccio all'uomo.
Che stupidi- sono bestie anche loro, animali, vuoti; gli occhi di una madre che profuma di gelsomino, così vuoti.

Tom corre nella caverna fino a perdere il fiato.

 
 

**

 
 

 Il suo sottosuolo ormai è sconfinato, vasto come le segrete del più grande dei castelli.

Sulle pareti brillano tutti i trofei che ha accumulato, reliquie di piccole imprese rese sante dal buio della caverna.

 La corda con cui ha strangolato il coniglio di Billy; una molletta che ha rubato dalla stanza di Anne quando ha ordinato ai ragni di riempirle il letto; la bussola che ha fatto fluttuare fuori dalla finestra dopo aver chiuso Tom nell'armadio; sette sassi grigi, tondi e lisci come velluto che ha sottratto dalla collezione di Amy; disegni spiegazzati scomparsi misteriosamente dalla sala, una noce, una foglia secca di un acero.

 Mrs Cole ha capito tutto: le sparizioni, i piccoli furti, i sussurri degli altri bambini. Ma gli occhi senza fondo di Tom le hanno sempre impedito di aprire la scatola di legno nascosta nel suo armadio. La direttrice, ormai, è convinta che il bambino troppo pallido che occupa la camera 27 sia pazzo. 
È un'accusa che traspare da ogni suo gesto, da ogni rimprovero trattenuto e sorriso forzato.

Non sono pazzo.
Tom ha controllato.
E, anche se lo fossi, non può dimostrarlo.

 
 

**

 
 
Le gite organizzate dall'orfanotrofio nel periodo di Natale sono brevi e insignificanti: solo qualche giorno in un villaggio incolore in cui cielo, spiaggia e mare sembrano solo tre differenti tinte di grigio. Tom, come sempre, si ritira a giocare sugli scogli.

Sul suo scoglio preferito, c'è una targa commemorativa: un uomo è caduto, da questo scoglio, e si è schiantato sulle rocce sottostanti.
Tom si affaccia sul il mare e i macigni su cui il cranio dell'uomo si è sfracellato, cinquant'anni prima, sembrano ancora sporchi di sangue.
Se c'è qualcosa che riesce ad agitare Tom, è la morte.
Non la morte in generale, no. La morte degli altri non lo spaventa, anzi, non lo riguarda proprio. La morte vicina a lui, il fantasma di una promessa gelida, invece, lo fa tremare. Scuote le sue fondamenta e fa tremare i cunicoli del suo sottosuolo - dei massi crollano dal soffitto con un boato -. Quello che lo disturba ora non è la morte dell'uomo ignoto, la sua testa aperta sugli scogli, ma il fatto che potrebbe, in questo esatto istante, accadere anche a lui. Gli basterebbe solo scivolare; solo scivolare e morire urlando - un terremoto gli fa tremare il cuore - non devo pensarci, non devo pensarci. Prima o poi, però, Tom dovrà morire.
Tom tra sette giorni compirà dieci anni e un giorno dovrà morire- perché tutti gli uomini devono morire. O, almeno, questo è ciò che gli hanno detto.
Lui è diverso, però, e tutto quello che gli hanno insegnato è stupido o insensato; forse non dovrà morire per forza.
Forse il potere lo salverà; forse gli concederà più vite, più corpi, più anime: sette anime, ad esempio; sette come i giorni che mancano al suo compleanno per tutta l'eternità; sette come i sette sassi che ha rubato a Amy, per sempre nella scatola nel suo armadio, per sempre sulle pareti nere del suo sottosuolo...
Deve smettere di pensarci.
La distrazione arriva come invocata dal suo richiamo: Amy e Dennis stanno giocando sugli scogli vicini alla spiaggia.
E a Tom viene un'idea- cosa succederebbe se mostrassi loro il potere?
Gli sembra già di vedere le loro espressioni attonite e terrorizzate.
Tom ha bisogno di riprendere il controllo – la morte sugli scogli è ancora troppo vicina, l'urlo di ghiaccio sul suo collo – e gli sembra un'ottima idea.

Ho scoperto una grotta,” urla ai due bambini con un sorriso fasullo, indirizzando verso di loro un'onda massiccia di potere.
Funziona, come ha funzionato con il coniglio di Billy.
Del resto, si ricorda, sono solo animali. 

Nella grotta tra gli scogli, Tom dimostra loro quanto spaventosa possa essere la seduzione del sottosuolo.

 
 

**

 
 

Tom Riddle non ha mai ricevuto una visita all'orfanotrofio, perché i suoi genitori sono troppo stupidi per rendersi conto di cosa abbiano abbandonato in questa discarica. Tom, però, li ha perdonati. Non è colpa loro, in fin dei conti; loro sono come tutti gli altri ed è normale che non capiscano.
È normale che non vogliano un bambino come lui, cattivo e diverso e pieno di cunicoli. 

Ma quest'uomo- questo vecchio cerca proprio lui.
È un medico, capisce dall'aria tesa di Mrs Cole. Vuole trascinarmi in un manicomio.
L'uomo entra nella sua stanza grigia e dice che, no, non è un dottore. Che bugiardo.
Pensano veramente che sia così stupido, oltre che pazzo?
Dice di essere un professore. 

Pensano che io sia... diverso,” Tom sussurra, gli tremano le mani nell'usare la parola che lo sostiene come fosse un insulto; ma questo è quello che il dottore vuole sentirsi dire, probabilmente.
Be', forse hanno ragione-”
Non sono pazzo,” dice, con la voce troppo dura per essere quella di una bambino di undici anni.
Non possono provarlo, non hanno prove e Tom stesso non ne ha trovate. Non è pazzo.
Hogwarts non è un posto per pazzi. Hogwarts è una scuola. Una scuola di magia.”
Una scuola di magia?
Sta forse cercando di dirgli- sta forse osando digli che il potere in realtà è... magia?
Riesci a fare... cose, vero, Tom? Cose che gli altri bambini non possono fare.”
Sta forse insinuando di poter capire ciò che non può capire?
Perché solo Tom percepisce il calore di scintille e impulsi sulla pelle, solo lui conosce l'eco d'acqua che scorre nei canali di un'anima, o le preghiere di una farfalla convinta a volare sulla tela di un ragno. Solo Tom, perché non l'hanno voluto né i suoi genitori, né la signora che profumava di gelsomino, e gli altri orfani ridono e mangiano, e queste sono le uniche cose che gli rimangono: essere diverso e correre nella sua caverna.
E questo vecchio sta cercando di togliergliele. 

La rabbia gli fa serrare la mascella, il potere crepita nell'aria che respira.
Posso far muovere le cose senza toccarle, posso far fare agli animali ciò che voglio senza addestrarli,” mormora, con una furia silenziosa che batte a tempo col suo cuore, “posso far capitare cose... brutte, a chi è cattivo con me. Posso far loro del male, se voglio-” e io voglio, sussurra Tom coi suoi occhi profondi carichi di sfida, quindi vattene, vattene, vattene, lei chi è?” 
Il vecchio – maledetto, come si permette, lui è solo un animale, non può capire, come tutti gli altri – sorride.
Be', io sono come te, Tom,” lo guarda dritto nell'anima, inonda per un istante la caverna di luce; per un secondo diventa minuscola, un ripostiglio di pietre sudicie e incrostate di muffa, “io sono diverso.”
No. Sta mentendo.
Solo Tom può essere diverso.
Solo una persona può essere diversa, se no “diverso” non avrebbe più senso – la sua vita non avrebbe più senso -.
Non può accettarlo.
Me lo dimostri,” non troverà alcuna prova e rimarrò solo io, il sottosuolo smette di tremare e ritorna infinito.
Non troverà alcuna prova.
Ma gli occhi del professore si illuminano divertiti e l'armadio prende fuoco.

 -

Un'ala del suo sottosuolo è crollata e le macerie non scompariranno mai.
E mai Tom Riddle odierà tanto intensamente quanto in questo momento.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

I miei sentimenti nei confronti di questa storia possono essere riassunti con “dafuq did i just write”. Mi è stata ispirata dalla lettura di “Memorie dal sottosuolo” di Dostoevskij, ma, a parte qualche citazione sparsa (“Io sono una persona malata, sono una persona cattiva”; “Ho il mio sottosuolo, io”; “Io sono uno, gli altri sono tutti”) e il tema generale di “psiche umana = sottosuolo”, questo abominio non c'entra assolutamente nulla con l'opera del buon russo e Voldy non ha problemi di fegato come l'Uomo del sottosuolo. Più che altro, questo coso è nato dai 38 gradi di febbre che - ancora una volta - mi riempivano mentre scrivevo. 
Morale della storia: più sono febbricitante, più scrivo oneshots inquietanti che non capisco appieno neppure io su personaggi di Harry Potter. Interessante.


 

  
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