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Autore: Amelie ans    06/04/2013    0 recensioni
Ciao a tutte! Questa è la storia che ho scritto... Parla di una ragazza di 18 anni che un giorno mentre era a scuola viene rapita da due ladri. All'inizio lei è spaventata ma poi scopre che uno dei due è un bel ragazzo e che non è una persona cattiva, ma un giovane che ha avuto una vita difficile.
Spero vi piaccia.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hai preso in ostaggio anche il mio cuore. Capitolo 1. Ciao Ostaggio. No, non voglio andare a scuola. Ieri non ho studiato niente e oggi ho la verifica. Potrei chiedere ai miei di restare a casa, ma rifiuterebbero la mia proposta; magari... se mi inginocchiassi e li supplicassi promettendo di studiare tutto il giorno? Meglio di no, io non voglio farmi vedere dai miei così fragile. Arrivata a scuola feci un bel respiro ed entrai, una giornata di interrogazioni, verifiche e ansia mi aspettava. “Ehi Van, ciao! Hai studiato per oggi?” la mia migliore amica mi stava raggiungendo. “No, per niente. Spero succeda qualcosa, qualsiasi cosa, che faccia saltare la verifica” “Bhe... tu nel dubbio siediti vicino a me. A proposito... hai sentito che ci sono due criminali, pare siano padre e figlio, ma è solo un'ipotesi, che si aggirano nella nostra città?” “Davvero? E come mai sono liberi? Sono degli evasi? Sono assassini? Cosa vogliono?” “Un momento, un momento... No, non sono evasi, sono semplicemente due ladri che si sono fatti beccare; non hanno parlato di omicidi ieri al telegiornale. Pare siano molto bravi a rubare in banche e a truffare la gente, ma hanno in precedenza rapito delle ragazze per chiedere il riscatto, si dice però che una volta ottenuto il riscatto, non le lascino andare, ma che le tengano chiuse in casa loro, fino a quando non uno dei due le uccida, ma questa è solo una leggenda che mi hanno raccontato. Ho i brividi, in questo periodo ho deciso di non uscire più il pomeriggio.” negli occhi marroni di Sofia si poteva notare la sua paura. “Quindi allora sono anche assassini” ci stavamo dirigendo alla nostra aula. “Ma non li hanno mai visti in viso?” “No, purtroppo no, si mascherano bene. Hanno sempre o un passamontagna o una maschera in faccia.” “Penso non uscirò più neanche la mattina per andare a scuola, mi farò accompagnare.” “Brava Van, fai bene, non voglio che ti succeda niente. Sei la mia migliore amica da sempre, ti voglio troppo bene. Anche perché sei una bella ragazza, attiri spesso gli sguardi, stai attenta.” La campanella suonò, Sofi e io ci mettemmo nei banchi in fondo, vicine. Superammo intatte l'interrogazione di mate, storia e filosofia, ma ora ci sarebbe toccata la verifica di geografia, di cui io non sapevo niente. Presi il foglio e iniziai: -nome- ok, questa la sapevo, Vanessa, -cognome- facile anche questa, Calico. Domanda 1, cercai di guardare dal foglio di Sofia, come feci per la 2,3,4,5 e per le successive. I minuti passavano, era quasi arrivata la fine dell'ora e io dovevo consegnare. “TUTTI FUORI DALL'AULA!! SUBITO!!” due uomini col passamontagna e armati entrarono di colpo nella nostra classe. Il panico fece scattare la prof in piedi e fece agitare i miei compagni di classe; uscimmo tutti senza dire una sola parola, in silenzio e a testa bassa. “Sono loro, sono i due ladri di prima!” “Sssssh, taci Sofi e dammi la mano che credo di svenire”. “CHI HA PARLATO?! VOGLIO IL SILENZIO!” Quando uscimmo dall'aula ci accorgemmo che anche tutte le altre classi della scuola erano fuori da queste. Ognuno aveva il terrore dipinto in viso e un pallore cadaverico, probabilmente anche io avevo la stessa espressione, dato che il mio cuore aveva un battito molto accelerato. “DISPONETEVI IN SEMICERCHIO A DUE O PIÙ FILE!!” ordinò uno dei due. Poi rivolgendosi al suo ipotetico figlio farfugliò qualcosa. “La polizia ci sta cercando e probabilmente verrà a cercarci anche qua...” cominciò a parlare il più giovane. “...nessuno si farà male se voi non ci farete arrabbiare e se ci porterete tutti i soldi che riuscite a trovare.” Poi rivolgendosi a uno di 3^ b: “Tu verrai con me e mi aiuterai con i soldi, mentre il mio amico controllerà che il resto della scuola non ci faccia incazzare. Siamo in due contro tutti voi, ma siamo armati!” e indicò la sua pistola. “AVETE CAPITO TUTTI?! NON SCHERZIAMO!” Così prese il ragazzo e se ne andarono in giro per la scuola. É inutile dire quanta agitazione provavo e quanta ne provassero gli altri. Dopo venti minuti circa l'uomo rimasto con noi si avvicinò a me (che ero quella più vicina) e urlò puntandomi la pistola addosso: “HO VISTO DEI TELEFONI! SE NON ME LI PORTATE TUTTI QUI IMMEDIATAMENTE ALLA VOSTRA AMICA VACCIO SALTARE LA TESTA!” Probabilmente una ragazza mentre cercava di contattare la polizia, venne sorpresa. Io mi sentivo svenire, mi tremavano le gambe, un'emozione che non si può neanche immaginare. Finalmente, dopo un quarto d’ora con l’arma puntata alle tempie, arrivarono il ragazzo di 3 e il complice di quello che mi teneva la pistola puntata in testa. “Papà, ma che stai facendo?! Lasciala andare questa povera ragazza!” “No. La useremo come ostaggio. Prima mentre tu eri via hanno cercato di chiamare la polizia e...” un rumore di sirene si sentiva arrivare in lontananza. “...cazzo quella bastarda è riuscita a contattarli! Ora la ammazzo!” “No! Papà aspetta! Scappiamo e teniamo lei!” il ragazzo mi strappò dalle braccia di suo padre e insieme ci allontanammo verso l'uscita di sicurezza. Eh si, riuscirono a scappare, ma con me... Mentre salivamo in auto io non resistetti e svenni; uno dei due mi afferrò, ma è l'ultima cosa che ricordo. “Ehi” era la voce di uno dei due uomini, calda e molto giovane, probabilmente avrà avuto un'età trai 18 ai 21 anni. Io ero distesa su un letto, a fianco al giovane uomo incappucciato, che non osava ancora mostrarmi il suo volto. “Come ti chiami?” Non gli risposi, non volevo e non riuscivo, ero agitata. Cosa mi avrebbero fatto adesso? Sarei stata uccisa? “Ho capito, non vuoi rispondermi. Sarai ancora agitata per quello che è successo, è normale, ma stai tranquilla: né io né mio padre ti faremmo del male.” “Mi ucciderete quando avrete ottenuto il riscatto, o no?” ero così furiosa con lui, che cominciai a parlare nonostante la paura. “Ahahahahaha. Non faremo niente di tutto ciò.” “Ovvio, effettivamente due uomini che sono entrati in una scuola, minacciando delle persone e rapendo una di queste, aggiungiamo anche armati, non faranno del male a una ragazza come me.” “Piano piano ti abituerai, lo so che è difficile credermi ma è vero, noi non toccheremmo neanche una persona, specialmente se si tratta di una bella come te e con il tuo caratterino; invece di essere spaventata hai il coraggio di essere sgarbata. Mi Piace” ebbi l'impressione che stesse sorridendo, perchè da sotto il passamontagna vidi gli zigomi alzarsi. “Allora come mai hai il volto coperto?” “Sai non si sa mai, una volta che sarai libera, potresti finire per raccontare alla polizia come siamo. Così non riusciremmo mai a scappare” “Ovvio che parlerò con la polizia. Due criminali come voi dovrebbero essere chiusi in prigione.” Non avevo più paura, questo ragazzo riusciva a tranquillizzarmi, mi chiedevo come fosse sotto quella maschera nera. Potevo vedergli solamente gli occhi: grandi, nocciola e con delle ciglia lunghissime. Aveva uno sguardo triste, che mi fece venire compassione. “Ecco, vedi? Meno male che non mi sono fidato e non me la sono tolta” si alzò dal letto. “Eh cosa vuoi che faccia?! Che ti difenda nonostante tu mi abbia presa in ostaggio?!” “Effettivamente hai ragione. Ma sappi che non sono proprio così cattivo come credi, non sarò un angelo, però… Mio padre, per esempio è molto peggio, ma stai tranquilla, perchè mi occuperò io di te. Guarda: lascio la porta della stanza aperta, se vuoi puoi vedere casa mia; se hai il coraggio di imbatterti in mio lui. A dopo Ostaggio” si girò e uscì dalla stanza. “Mi chiamo Vanessa” lo sentii ridere e lo vidi togliersi il passamontagna, ma purtroppo riuscì a nascondersi prima che potessi vedergli il volto. Tornai a dormire. Cos’altro avrei potuto fare?! Avevo una paura folle e temevo che i miei fossero troppo disperati. Così visto che il letto era comodo, dormire mi sembrava la cosa migliore da fare.
  
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