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Autore: Danielle_Way    06/04/2013    6 recensioni
May 19th, 2012
Mi trovavo nel backstage ad Asbury Park, New Jersey, al Bamboozle Festival.
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Ho voluto scrivere questa OS per tutti i Romancers; è davvero molto importante, spero leggiate.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“A Vigil, On Birds and Glass.”
 

 

May 19th, 2012
 

  Mi trovavo nel backstage ad Asbury Park, New Jersey, al Bamboozle Festival.
Mancava poco prima che venisse il nostro turno di suonare, eravamo ormai tutti pronti.
Ray e Frank avevano già le chitarre in spalla e stavano scherzando su qualcosa, mentre Mikey si dava una sistemata ai capelli e Jarrod giocava con le sue bacchette da batterista.
Io me ne stavo in disparte, fissando il vuoto senza un preciso perché. Sentivo la fresca brezza dell’oceano attorno a me, e all’improvviso sentii offuscarmi la vista; gli occhi cominciarono quasi a lacrimarmi, ma prima che potessi anche solo capire cosa stesse succedendo, ci chiamarono.
Era il nostro turno.
Mi avviai dietro gli altri, che stavano già salendo sul palco. Mikey mi lanciò uno sguardo interrogativo al quale risposi con un cenno che doveva significare  “Non preoccuparti”.
Finalmente salii sul palco anch’io, e subito venni travolto dalle urla dell’immensa folla che mi stava di fronte.
Vedevo tutta questa gente in lacrime acclamarci; sentivo urla, titoli e testi di canzoni che si perdevano nell’aria.
Cominciammo con I’m Not Okay.
Mi sentivo abbastanza agitato, ma non come le altre volte. Di solito c’era adrenalina pure mentre mi trovavo sul palco. Ma, in quel momento, sentivo che c’era qualcosa di diverso.
Ogni tanto guardavo il mare, che tendeva a un azzurro piuttosto insolito.
Cantavo, mi muovevo, facevo su e giù per il palco come un pazzo: ero alla disperata ricerca di qualcosa.
Cercavo l’adrenalina, e soprattutto, la mia voce.
Cantavo tentando di metterci tutto me stesso, ma, per quanto provassi, non riuscivo a sentire davvero la mia voce.
Cominciai ad essere ancora più irrequieto, a correre da un lato all’altro, a saltare; tirai fuori pure i polmoni, ma non la mia voce.
A un certo punto, voltando la testa alla mia destra, incontrai lo sguardo di Frank. Mi stava fissando, l’avevo notato con la coda dell’occhio.
Era visibilmente preoccupato, aveva visto che qualcosa non andava.
Per evitare che anche Mikey e Ray se ne accorgessero, per il resto dello spettacolo recitai.
Era la prima volta. Non avevo mai recitato sul palco. Mai.
Anche se a volte sembrava proprio che lo facessi, non l’avevo mai fatto davvero.
Mi sentivo quasi un automa.
Feci molte delle cose che facevo di solito, come leccarmi una mano alla fine di Thank You For The Venom e cominciare Helena con qualche “ooooh-oh”.
Tirai fuori l’ultimo “So long and goodnight” con sofferenza e mi ritirai velocemente nel backstage.
 
Nei giorni seguenti cercai di capire, di dare un senso a tutto questo.
Cosa c’era di sbagliato in me?
Perchè da un momento all’altro mi ero sentito così? Cosa era successo?
Non riuscii a trovare alcuna spiegazione. Cominciai a credere che il problema si fosse semplicemente creato dentro la mia testa e che non riuscisse più a riuscire.
Ripresi le mie “vecchie abitudini”: fumo, alcool.
So che non avrei dovuto, ma in quel momento mi sentivo veramente male; ero confuso, ero frustrato perché non ero riuscito a darmi una fottuta risposta.
Per quanto mi fossi sempre ripetuto che niente avrebbe potuto farmi cadere nuovamente così in depressione, questo andava oltre l’immaginabile.
Si trattava della band.
Dopo un paio di mesi decidemmo di tornare in studio.
Volevo fare qualcosa, volevo continuare con MCR5.
Registrammo sei canzoni. Mikey, Ray e Frank erano abbastanza soddisfatti del nostro lavoro, e così credevo anch’io.
Solo che non avevo ancora trovato risposta alla mia domanda. Avevo continuato a sentire un certo senso di disagio, come se ci fosse qualcosa che non andava davvero – e non solo dentro la mia testa.
Quando Frank propose di rilasciare le Conventional Weapons, lo appoggiai immediatamente; era la cosa giusta.
Nonostante questo mio costante presentimento, pensai che non potevamo fermarci proprio in quel momento: avevamo mezzo album quasi pronto, e i nostri fan aspettavano con impazienza. Ne avevamo parlato poco ma molto bene di MCR5, era chiaro che avessero grandi aspettative.
L’ultima cosa che volevo era deluderli – ma forse era proprio questo che stavamo facendo.
 Decidemmo di fare una pausa, prima di riprendere a registrare.
 
Erano i primi di marzo quando ci riunimmo tutti nuovamente a Los Angeles.
Parlammo dei primi tempi come band, della musica, del futuro e delle nuove cose che verranno. Ridemmo e bevemmo diet soda.
Dopo tutto questo, non ci fu nemmeno bisogno di dirlo. Lo capimmo tutti insieme-
Era finita.
Io osservavo i ragazzi con un enorme groppo in gola.
Mikey teneva lo sguardo fisso davanti a lui, ma era assente; Ray si passava convulsamente una mano tra i capelli, guardandosi le punte delle scarpe; Frank teneva la testa bassa e si tormentava le mani, e potrei giurare che avesse gli occhi lucidi.
 
Mi chiesi se fosse davvero la scelta giusta. Forse stavamo sbagliando. Forse dovevamo provarci ancora, dovevamo farlo per i nostri fan.
Era passato quasi un anno dal 19 maggio 2012, dovevamo provare ancora e ancora?
E se poi non fosse servito a niente?
Rimanere uniti avrebbe significato farlo unicamente per loro, per l’MCRmy, la nostra armata.
L’avrei fatto. L’avrei fatto, se non fossi stato sicuro che avremmo potuto deluderli.
E’ già troppo tardi per una band quando questa fa un album che lascia completamente scontenti i fan e comincia a non essere più apprezzata in live, ma piuttosto ad essere fischiata e roba del genere.
La mia paura era esattamente questa: trasformare questi 12 anni di conquiste, di leggenda, in un fallimento.
Avevo paura che, se avessimo aggiunto un’altra pennellata alla tela, avremmo rovinato l’opera d’arte.
Non ci avrebbero ricordato più come la band che salvò migliaia di vite, ma come una delle tante che finì per deludere i fan e sciogliersi a causa dei cali delle vendite.
No, non era quello che volevo, e non era quello che volevano Frank, Mikey e Ray.
Nessuno di noi voleva questo.
 
Eravamo spettacolari.
I My Chemical Romance erano una macchina infallibile, nata e programmata per bloccarsi sulla punta del baratro che l’avrebbe portata al fallimento.
E così è stato.
Abbiamo fatto in modo che tutto questo rimanesse una leggenda; abbiamo fatto in modo di non andare avanti contro la nostra volontà, solo per i fan, e finire per deluderli comunque.
A noi non interessava la band per far soldi. Avremmo potuto smettere molto tempo fa e vivere di rendita. Noi amavamo fare questo, noi amavamo e ameremo sempre i nostri fan e tutti coloro che ci sono stati vicini e che hanno fatto parte di questa avventura.
Sono sicuro che ognuno di ricorderà perfettamente tutto ciò che abbiamo vissuto durante questi 12 anni, così come le facce di tutti coloro che li hanno vissuti con noi.
I raggi del sole passano attraverso la finestra, illuminandomi il viso.
Mi avvicino al vetro e schermandomi gli occhi con la mano guardo fuori: Bandit è in giardino e sta correndo in tondo per il prato cercando di chiamare e far ritornare da lei il piccolo uccellino che abbiamo salvato quando è caduto dal nido.
Lindsey è con lei, che tenta di tranquillizzarla.
Non sono stato triste per molto, quando l’uccellino se n’è andato.
Al contrario, mi sono sentito quasi bene. L’ho salvato e me ne sono preso cura, ma quando è arrivato il momento, l’ho lasciato andare.
Ho finito il mio dovere. Se avessi dato ascolto a Bandit e l’avessi tenuto, avrei rovinato tutto ciò che ho fatto, no?
L’uccellino non sarebbe tornato a volare o al suo nido, e sarebbe stato un fallimento.
 
Mi avvicino alla scrivania e accendo il computer: credo di dover delle spiegazioni a molta gente.
Ci ho messo tanto per darle a me stesso, e ora che le ho trovate, sono pronto a condividerle con tutte le persone che vorranno ascoltarmi.
In queste 48 ore so che sarà successo di tutto, e che sarà un putiferio: tutti staranno facendo congetture, indagini, molti altri si disperano – perché i My Chemical Romance sono “morti”.
Non sanno quanto si sbagliano.  Devono solo prendersi un po’ di tempo per riflettere su tutto questo, e credo che il mio punto di vista dovrebbe aiutarli.
 
 
I My Chemical Romance sono finiti, ma non moriranno mai.
Saranno sempre vivi dentro di me, dentro i ragazzi, e dentro tutti loro.
 
Perché non è una band-
E’ un’idea.
E le idee rimangono per sempre.
 
 
 


 
Salve, Romancers.
Era da un po’ che volevo scrivere una cosa del genere, ed eccomi qua.
La maggior parte di ciò che ho scritto è una mia reinterpretazione della lettera di Gerard, come sicuramente avrete notato.
Ho voluto raccontare sotto il suo punto di vista ciò che probabilmente è accaduto, e ho aggiunto anche qualche mio punto di vista.
 
Io li ammiro per ciò che hanno fatto.
Nonostante mi senta male e mi salga la nausea ogni volta che penso al fatto che, sì, effettivamente loro non sono più fisicamente una band, penso che sia stato un bene che sia finita così.
Se fossero rimasti insieme solo per noi e poi non fossero stati più felici e ci avessero deluso, fidatevi, sarebbe stato molto peggio.
Avrebbero davvero rovinato tutto ciò che hanno fatto in questi 12 anni.
In questo modo, invece, rimarranno una leggenda, e vivranno per sempre.
Dentro loro stessi e dentro di noi.
  
Rimanere uniti è la nostra forza, Romancers; solo così potremo, forse, superare tutto questo.
Keep running!
 
xo,
Danielle.

 
 
 
 

 


  
 


 

   
 
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