«Pistola», rispondo impassibile.
Stupito di questa fermezza?
Sì, forse.
Avanza verso di me, mi gira intorno due o tre volte, mi scosta i capelli dal volto, mi conduce vicino a tutti i corpi ammassati sul fondo della stanza.
Estrae dalla cintura la pistola, controlla che sia carica, ma non lo è. Dio mio, quanto tempo deve ancora trascorrere prima che possa porre la parola FINE alla mia vita?
Il generale fruga nelle sue ampie tasche. Ecco, ha trovato la scatolina dei proiettili....i proiettili minuscoli assassini, predestinati colpevoli della mia morte.
Dovrò essere scattante...
Ho la fronte imperlata di sudore.
I riflessi pronti...mi servono solo quelli.
I riflessi pronti...mi servono solo quelli.
Il tedesco si posiziona, davanti a me, lurido, fiero nello sguardo, impassibile, punta la pistola e mi dice:
«Sei solo una sporca ebrea, non meriti altro che la morte!»
«Sei solo una sporca ebrea, non meriti altro che la morte!»
Abbasso gli occhi.
Vorrei urlargli contro, saltargli addosso, picchiarlo, sputargli contro, graffiarlo, ma non riuscirei a fare nulla, nè voglio davvero provarci.
Ho un piano da attuare ed ogni singolo sguardo o movimento potrebbe tradirmi. Obbediente, quindi, con le mani dietro alla nuca, mi fingo rassegnata.
Ma intanto lo osservo...ha il dito vicinissimo al grilletto, lo accosta un po' di più, lo sfiora, un ghigno si dipinge sul suo volto, sorride, solleva le sopracciglia, mi inquadra bene, alza ancora gli occhi... ed ecco.
Mi accascio per terra, in una pozzanghera di sangue non mio, mentre il proiettile, in una frazione di secondo, si perde nel muro che ho alle spalle. Agghiacciante boato.
...
...
...
...
Dannatamente perfetto.
Ce l'ho fatta, fingendomi morta un attimo prima che il proiettile mi colpisse, io sono ancora qui. Ho sfiorato la morte in tutti i sensi.
Vorrei urlargli contro, saltargli addosso, picchiarlo, sputargli contro, graffiarlo, ma non riuscirei a fare nulla, nè voglio davvero provarci.
Ho un piano da attuare ed ogni singolo sguardo o movimento potrebbe tradirmi. Obbediente, quindi, con le mani dietro alla nuca, mi fingo rassegnata.
Ma intanto lo osservo...ha il dito vicinissimo al grilletto, lo accosta un po' di più, lo sfiora, un ghigno si dipinge sul suo volto, sorride, solleva le sopracciglia, mi inquadra bene, alza ancora gli occhi... ed ecco.
Mi accascio per terra, in una pozzanghera di sangue non mio, mentre il proiettile, in una frazione di secondo, si perde nel muro che ho alle spalle. Agghiacciante boato.
...
...
...
...
Dannatamente perfetto.
Ce l'ho fatta, fingendomi morta un attimo prima che il proiettile mi colpisse, io sono ancora qui. Ho sfiorato la morte in tutti i sensi.
Soddisfatto di sè, invece, il tedesco si volta, ignaro del mio piccolo grande stratagemma, e così esce dalla stanza, accostando la porta.
Sono ancora terrorizzata,
Sono incredula,
Sono VIVA.
Ed è questo che conta adesso, stringo la penna e sorrido.