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Autore: musa07    07/04/2013    2 recensioni
" Quando si allenavano insieme le prime volte, il fatto che non riuscisse mai a batterlo e che Dino parasse ogni suo colpo con estrema facilità e con il suo sorrisetto a dir poco esasperante, era motivo di crescente irritazione per Hibari."
Non potevo non ripetere l’esperimento con la D18^^ che altrimenti poi l’Hibari mi era geloso ( e io rischiavo la morte).
Dedicato a Voi che ogni volta, con pazienza, seguite questi miei deliri. Buon divertimento.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaossu! Non potevo non ripetere l’esperimento con la D18^^ che altrimenti poi l’Hibari mi era geloso ( e io rischiavo la morte).
‘Sti due o mi ispirano situazioni comiche paradossali al limite dell’assurdo o situazioni very piccanto. Anche questa volta, come nel caso della one-shot delirio sulla 8059, faremo dei viaggietti su e giù nell’arco dei dieci anni.
Dedicato a Voi che ogni volta, con pazienza, seguite questi miei deliri. Buon divertimento.

 
 
 
 
“ QUANDO … IL RITORNO”
 
 
 
 

Quando si faceva giorno, Kyoya non aveva mai maniere gentili per svegliare Dino.
Per quanto sapesse che lui semplicemente adorasse dormire e – di conseguenza – odiasse svegliarsi la mattina, la maniera più carina che aveva di strappare il giovane Cavallone dal sonno era quella di saltargli sulla schiena, immergere le dita tra quei capelli dorati e tirare.
- Kyoya ti prego: abbi pietà di me. – riusciva a mormorare il biondino più dolcemente maldestro dell’Universo con la testa affondata sul cuscino, sapendo di aver già perso in partenza in quella supplica.
 
 

Quando a casa di Tsuna, Kyoko – tutta orgogliosa – presentò davanti a Dino un piatto di spaghetti alla carbonara, Kyoya si lasciò sfuggire dalle labbra un sorrisetto maligno.
Sapeva perfettamente che, pur essendo il giovane boss italiano un buongustaio, c’era una sola cosa che odiava: la carbonara!
Al solo vedere come il bianco dell’uovo si appiccicasse alla pasta, a Dino venivano i conati di vomito.
Si voltò speranzoso verso Hibari, a vedere se questi l’avrebbe in qualche maniera aiutato a toglierlo dall’impasse senza risultare maleducato, ma trovò nel suo compagno un ghigno di maligno e puro
divertimento, come a volergli dire: “ Vediamo adesso come te la cavi!”
 

 
Quando l’Hibari del passato si trovò catapultato nel futuro allenato nuovamente da Dino versione Tyl sull’uso delle Box Heiki, Kyoya una sera – sul finire del loro allenamento, mentre si trovavano distesi a terra sul pavimento del terrazzo della scuola - tentò un approccio diretto e mirato con il suo compagno scivolando sopra di lui e appoggiando con urgente impazienza le proprie labbra su quelle dolci e invitanti del biondo dato che il Dino versione futura, in tutto quel tempo in cui lo stava allenando nuovamente come dieci anni prima, non aveva ancora mai cercato nemmeno di baciarlo o sfiorarlo.
- Kyoya, non posso. – proferì dolcemente il giovane Cavallone, respingendolo delicatamente e accarezzandogli teneramente una guancia.
All’occhiata interrogativa e offesa negli occhi grigi di Hibari alla negazione di quel bacio, il biondo spiegò:
- Non fraintendermi, io ti desidero sempre e comunque ma non voglio mancarti di rispetto.
Né voglio mancare di rispetto al mio sé di dieci anni fa, quello che tu conosci e con il quale stai insieme, né tantomeno al tuo sé futuro. –
- Dici che il mio sé futuro si arrabbierebbe tanto se noi due facessimo l’amore insieme? –
Gli chiese dubbioso il Guardiano, appoggiando il mento sul petto dell’altro, fissandolo negli occhi.
- Non me la faresti passare liscia di certo! –
Fu la risposta divertita di Dino.
 


Quando Hibari vide per la prima volta Enzo – la tartaruga di Dino – diretto e lapidario quale era, non si fece minimamente addolcire dallo sguardo tenero del padrone dell’animaletto.
- Cavallone, cos’è ‘sta roba? – gli chiese secco.
- E’ Enzo. – spiegò il biondo con un sorriso dolce che solo lui era in grado di produrre.
- Fa tenerezza, vero? –
- No: fa orrore! – fu la risposta lapidaria di Kyoya, voltandogli le spalle e non vedendo così l’espressione scioccata di Dino.
- Non entra in casa mia quella roba. – pensò bene di precisare Hibari chiudendosi la porta alle spalle, lasciando padrone e tartaruga sotto la pioggia battente con le conseguenze nefaste che ben possiamo immaginare.
 


Quando si allenavano insieme le prime volte, il fatto che non riuscisse mai a batterlo e che Dino parasse ogni suo colpo con estrema facilità e con il suo sorrisetto a dir poco esasperante, era motivo di crescente irritazione per Hibari.
Quella volta in cui il giovane boss italiano lo costrinse alla parete dove lui aveva indietreggiato parando la frusta del suo Tutor e questi – con il viso a un soffio dal suo – gli aveva bisbigliato:
- Chiudi gli occhi … -
per uno strano mistero ancora rimasto insoluto,
Kyoya aveva obbedito e quando sentì le labbra di Dino appoggiarsi alle sue, l’irritazione crebbe in maniera esponenziale.
Per non parlare di quando il molesto erbivoro, nel momento in cui lui schiuse le labbra dalla stordente sorpresa per riprende aria, interpretò questo gesto a suo piacimento come un assenso a quel bacio e intrufolò la lingua dentro la sua bocca socchiusa.
Dino sentì molto presto in bocca il sapore del suo stesso sangue.
 
 

Quando Dino partiva per l’Italia, Hibari non lo accompagnava mai in aeroporto molto semplicemente perché era una situazione che non era in grado di gestire emozionalmente parlando.
Si salutavano nella stanza arredata in tradizionale stile giapponese della casa di Kyoya.
Il Guardiano cercava di mantenere stoicamente le distanze per mascherare il dolore crescente di vederlo andar via mentre il giovane Cavallone interpretava correttamente quel suo atteggiamento e lo stringeva forte tra le sue braccia, mormorandogli che sarebbe ritornato presto lasciandogli addosso il calore del suo respiro e Hibari replicava con il suo solito grugnito.
Dino – da bravo italiano – manifestava anche in quel caso le sue emozioni, i suoi sentimenti.
Kyoya – da bravo ascaro – no.
 

 
Quando Takeshi andò ad aprire alla porta, convito si trattasse di Hayato che – incredibilmente – aveva dimenticato le chiavi di casa, tutto felice, mentre apriva, esclamò:
- Bentornato amore mio! –
ma non si trovò davanti i conosciuti occhi verdi ma un paio di inconfondibili occhi grigi che lo fissavano sardonici.
- Hum, saluti così tutti quelli che ti si presentano alla porta, amore?
gli chiese sarcastico Kyoya mentre entrava in casa sotto lo sguardo a dir poco scioccato di Yamamoto.
- No, ovviamente … Ahehm, Hibari se cerchi Dino non c’è … -
- Lo so. Io sono qui per te infatti. – fu la replica del Guardiano della Nuvola detta con un sorrisetto sghembo che costrinse l’altro a deglutire pesantemente.
Quando Takeshi – dando prova di una temerarietà senza eguali - lo riprese e lo rimproverò per l’ennesima volta perché non stava tagliando il salmone nella maniera corretta e stava immancabilmente lasciando bruciare il cavolo sul fuoco, Kyoya capì che forse non era stata un’idea così tanto geniale andare a casa di quell’idiota dalla paralisi facciale a farsi aiutare a preparare una cena per il ritorno dall’Italia dopo tre settimane dell’altro idiota dalla paralisi facciale.
 
 

Quando Dino di notte si svegliava con i crampi della fame e si alzava dal letto per andare in cucina a cercare qualcosa da sgranocchiare cercando di fare meno rumore possibile vagando nell’oscurità per non svegliarlo, inutile dire che un tornado – al suo passaggio – avrebbe fatto meno disastri.
La sua spedizione punitiva in cucina si concludeva inevitabilmente con una spedizione punitiva e basta da parte di Kyoya che – ovviamente – si svegliava non appena Dino metteva piede fuori dal letto.
 


Quando Kyoya cercava di farsi la doccia da solo, subiva delle vere e proprie imboscate da parte di Dino.
E la doccia durava almeno mezzora.
Dino sapeva essere molto persuasivo quando si trovavano entrambi senza vestiti.
 


Quando di notte a Hibari proprio non gli riusciva di addormentarsi, con l’aiuto del candido bagliore della luna guardava il sonno calmo e regolare del suo compagno non senza una punta di invidia.
Allora, lottando contro la sua naturale ritrosia, si intrufolava tra le sue braccia – quasi fosse stato un gatto – appoggiando il volto sull'incavo del collo dell’altro ad ascoltarne il battito del cuore.
Dino, immancabilmente, si destava in un dolce dormiveglia, e allora Kyoya si sentiva posare delicatamente una mano tra i capelli e quelle stesse dita scivolare lungo la spalla e la schiena.
Il biondo gli cingeva il fianco e lo trascinava sopra di sè a condividere quel dolce sonno insieme.
 


Quando Kyoya lo vide arrampicato su una scala, intento a cercare di impiantare un quadro alla parete senza nessuno dei suoi uomini intorno, temette seriamente per la sua vita più di quando l’aveva visto scendere in campo in mille battaglie.
 

 
Quando Dino lo prendeva per mano e lo guardava negli occhi durante uno dei tanti Matsuri estivi, Hibari inizialmente cercava di sottrarsi a quel contatto ma poi gli occhi marroni del suo compagno, illuminati dai fuochi d’artificio che rischiaravano di bagliori il cielo notturno, lo avvolgevano e lo infiammavano allo stesso tempo.
In breve tempo gli yukata di entrambi facevano bella mostra di sé sull’erba.
E l’attenzione di Kyoya era tutta per i capelli dorati di Dino che gli andavano solleticando il volto mentre lui si ancorava a quella schiena atletica e asciutta dopo aver fatto indugiare le dita quell’attimo in più sulla rotondità perfetta delle spalle del biondo.
 
 
 
Quando Dino gli fece fare l’amore davanti ad uno specchio enorme, nel momento del culmine massimo, mellifluo, il biondo, tra un gemito e l’altro, gli ordinò dolcemente a un orecchio mentre gli mordicchiava il lobo:
- Kyoya guardati. Guarda che espressione vedo nei tuoi occhi e nel tuo volto ogni volta che lo facciamo. –
gli bisbigliò con il suo solito sorrisetto scandalosamente sensuale.
- Preferisco guardare la tua. –
fu la replica sardonica e altrettanto lasciva di Hibari che lo fece sorridere ancora di più tra i sospiri mescolati.
 
 

Quando se lo vide arrivare con il nuovo taglio di capelli, Kyoya sospirò per un lungo istante socchiudendo gli occhi.
Non era uno facile nel soccombere alle pulsioni del corpo, ma quando si trattava di Dino e dei suoi capelli dorati, anche uno come Hibari Kyoya non era in grado di comandare agli istinti.
Fu così che il giovane Cavallone dovette impegnarsi in una vera e propria staffetta in camera da letto, sotto le lenzuola – ma anche sopra! – nella quale diede fondo a ogni sua energia dando prova, per l’ennesima volta, di essere infinitamente generoso e paziente con il suo compagno con il quale condivideva, in quei casi, l’insaziabilità.
 
 
 
Quando durante una riunione informale nel quartier generale Vongola, Tsuna offrì ai suoi amici dei biscotti fatti dalla sua dolce metà e saltò fuori che erano fatti con la cioccolata, Dino si portò una mano davanti agli occhi con espressione sconsolata ma anche al contempo divertita dopo essersi scambiato un’occhiata significativa con Kyoya e aver visto che questi gli faceva segno con le dita di quanti ne avesse mangiati.
Si preparava un’assemblea molto impegnativa a cercar di tener a bada le fregole di Hibari come ogni qualvolta mangiasse cioccolata.
Per fortuna le urla e gli schiamazzi di Ryohei distrassero e calamitarono l’attenzione degli altri, in maniera tale che i ragazzi non notarono più di tanto come il Guardiano della Nuvola ogni tanto dovesse farsi aria con i fogli dei verbali e si avvicinasse sempre di più al suo compagno della vita, strusciandoglisi addosso come un gatto in calore.
 
 

 
FINE …
 


E anche stavolta concludo con gli schiamazzi di Ryohei.
Spero vi siate divertiti a leggere come io mi sono divertita a scrivere^^
 
 
 
   
 
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