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Autore: Alyx    07/04/2013    4 recensioni
Camille non aveva mai pensato che cadere al di là di una sbarra le avrebbe procurato tanti problemi.
Non aveva mai pensato che la pazzia della sua migliore amica l'avrebbe fregata così.
Non aveva mai pensato, semplicemente, di innamorarsi di Louis Tomlinson.
***
Ecco perché aveva tanta fretta di andare all'aeroporto Alexis.
Due parole.
One Direction.
Ed ecco perché non me lo aveva detto: per quanto mi stessero simpatici quei tizi non avrei mai rinunciato alla mia dormita domenicana.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Are you brave enough? 

  Capitolo 11 
A long day







Aprii cauta la porta della stanza di Louis, ancora avvolta nella penombra. Il vassoio con la colazione era poggiato in bilico sul comodino a fianco al suo letto. 
Feci una smorfia.
Insomma, quando uno è malato ha poca voglia di mangiare, se gli metti quelle schifezze nel piatto come pretendi che trovi la forza per mangiarle? Scossi la testa e poggiai la borsa sulla poltrona di fronte a Louis. Sospirai, girando la testa verso di lui.
Dormiva tranquillo e non sembrava per niente scosso dagli avvenimenti di quegli ultimi giorni. 
La nostra amicizia proseguiva alla normalità come se quel bacio non fosse mai esistito e la sua salute sembrava piano piano migliorare. Io invece mi chiedevo come avessi mai potuto dimenticare quella specie di bacio e come avrei potuto continuare a guardarlo con la consapevolezza che ... 
Insomma
Lo sapevo anche io che la nostra non era mai stata e non lo sarebbe mai stata solo amicizia. Ma credo che volessi illudermi, illudermi di avere una vita normale. 
Mi suonò il cellulare e mi precipitai a rispondere prima che facesse troppo casino. Andai nel bagno comunicante con la stanza e chiusi la porta.
-Mamma?- era tanto, troppo tempo che non ci sentivamo. Delle volte mi dimenticavo di avere una madre.
-Ehi tesoro. Sei già a scuola?
-No... Oggi non ci vado. 
-Va tutto bene? Tutto ok?- chiese leggermente allarmata. 
-Sono in ospedale. Un amico sta male...
La sentii rilassarsi. 
-Mi dispiace. Ma non perdere troppe lezioni... 
-Sì, tranquilla.- mi chiesi se non fossi stata troppo precipitosa. Perché dovevo fare finta proprio con lei che andasse tutto bene quando non era vero?
-Hai sentito tuo padre?
-Ieri sera. Perché?
-Mi ha detto che voleva parlarvi. A te e Hiram. 
Quella non era una buona notizia. Certo che mio padre voleva parlarmi e sentirmi, ma mai mia madre aveva avuto bisogno di dirlo.
-Oh. 
Scese il silenzio. 
-Tranquilla, non è niente di grave. Sarà per la retta scolastica... - la sua voce metallica sembrava straordinariamente finta.
Annuii poi mi ricordai che mia madre non poteva vedermi. 
-Quando verrete a trovarci?- chiesi in un sussurro. 
Lei sospirò.
-Non lo so, tesoro. Qui è tutto complicato... In ufficio la situazione è sempre più difficile. Stiamo facendo dei tagli e...
-Solo un fine settimana. Edimburgo è a poche ore di aereo da qui...
Sentii in sottofondo una signora che chiamava mia madre. 
-Sei già in ufficio?- chiesi sconsolata. Non erano ancora le otto. 
-Sì. Te l'ho detto. È complicato. Ma stai tranquilla. Sì, Anya, arrivo! Senti ti devo lasciare... 
-Come sempre...
-Camille... 
-Avevi promesso che saresti venuta questo mese... Anzi, tutti e due l'avevate promesso. 
-Tesoro possiamo... Sì Anya! Vai avanti tu, arrivo subito. Possiamo parlarne in un altro momento
-Certo. Finisce sempre così, non è vero? Sempre un altro momento, eh?- avevo le lacrime agli occhi per la frustrazione. 
-Tesoro...
-Smettila di chiamarmi così! Non sono il tuo amante! E sono stufa di dover fare sempre io quella che mantiene i rapporti! L'ultima volta che ci siamo visti, che abbiamo mangiato tutti e quattro in uno stesso tavolo è stato tre mesi fa! E perché avevo convinto Hiram a mettere da parte qualche soldo per venire lì ad Edimburgo!  Quando farai anche tu la tua parte, mamma?
La sentii deglutire. 
-Ci sentiamo dopo...
-Non so se avrò voglia di risponderti.- dissi con un troppo in gola che mi faceva tremare la voce. -Non so se avrò voglia di risponderti dopo se riattacchi adesso. 
Silenzio.
-Devo lavorare. Un bacio, Camille. Abbraccia Hiram da parte mia. 
-Ti odio!- le urlai prima che chiudesse la comunicazione. 
Mi lasciai scivolare con la schiena sul muro, sentendo le lacrime cominciare a scendere. Non so per quanto tempo rimasi a singhiozzare rannicchiata sul pavimento. Ma dopo molto tempo sentii la porta aprirsi e Louis comparire assonnato sulla soglia. 
-Ehi eccoti. Ho visto la tua borsa ma tu non c'eri... Ehi Ehi Ehi! Che hai? 
Lo fissai tra le lacrime, come un cane che aspetta una carezza. Louis si sedette accanto a me e mi prese per le spalle. 
Ricominciai a piangere come una bambina sulla sua spalla. Una bambina a cui manca la mamma. 
A me mancava tanto...

***

Sentii l'acqua della doccia in bagno cominciare a scendere mentre Louis canticchiava qualcosa. Aveva insistito per fare la doccia da solo, che non aveva bisogno dell'infermiera e che potevo aspettarlo fuori. Mi ero sentita un po' in colpa appena mi ero lasciata cadere sulla poltrona. I ragazzi non gliel'avrebbero fatta passare liscia mentre io mi ero arresa troppo facilmente. 
Pensai a come mi aveva trovata, a come non avesse fatto domande quando gli ero scoppiata a piangere addosso e a come mi aveva consolata silenziosamente anche se non poteva capire. 
Mi sentii un po' meglio. 
Tirai fuori dalla borsa il mio piccolo lettore CD, il porta-Cd di Alexis, il libro di Trigonometria, le carte e il cellulare. 
Sistemai tutto alla meno peggio sul piccolo tavolino vicino alla poltrona giusto in tempo per sentire l'acqua chiudersi e Louis che cantava qualcosa di sconosciuto. Socchiusi gli occhi che mi bruciavano a causa delle lacrime e nemmeno mi accorsi che l'acqua aveva ripreso a scendere. 
Solo dopo dieci minuti buoni, mi riscossi quando Louis fece malamente sbattere la porta del bagno. 
-Scusa.- disse subito. -Se stavi dormendo non volevo...
-No, tranquillo. Riposavo gli occhi. 
Lui ghignò. -Dicono tutti così. Dovresti vedere Harry. È patetico quando lo dice. Sta praticamente dormendo in piedi e blatera che sta solo "riposando gli occhi.
Sorrisi. 
-Zitto e vestiti, scostumato.- gli dissi visto che aveva solo un asciugamano addosso e che a Novembre a Londra non fa poi così caldo. 
-Agli ordini, Colonnello.
Scossi la testa. -Ti dispiace se stanotte rimane anche Alexis qui? Viene per cena e porta della pizza.- gli chiesi ricordandomi improvvisamente della mia migliore amica. 
-Mi dispiace per lei. Per te. Che dormite in queste condizioni.  E il tuo cane?
-C'è Hiram a casa, tranquillo. E pensi davvero che ad Alexis gliene freghi qualcosa di come dorme quando può dormire con uno dei suoi cantanti preferiti?
Lui rise mentre si infilava di nuovo la tunica bianca dell'ospedale. Era strano vederlo vestito così e non con le sue tipiche righe o qualcuna delle sue camicie. 
-Come ho fatto a dimenticarlo...- disse Louis alludendo ad Alexis. Poi continuò sospettoso. -Pensi che ci sia qualcosa tra lei e Niall? 
Per poco non mi strozzai. -No! Perchè?
No, non ero stata molto naturale, ma Louis parve prendere il mio isterismo per attonimento a causa della notizia shock. 
-Ieri dopo poco che te ne sei andata è tornato dopo tutto il pomeriggio che non si faceva vivo, e ad un certo punto il discorso è accidentalmente caduto sulla tua amica. Niall è diventato rosso e a detto che doveva andare in bagno. 
Comportamento sospetto, non trovi?- mi chiese mettendosi a sedere a gambe incrociate sul letto, dopo essersi infilato mutande e pantaloni della tuta rossi sotto la tunica. 
-Molto sospetto. Ma magari è stata una coincidenza e sarebbe imbarazzante fare congetture inesistenti...- commentai avvicinando la poltrona al letto. 
Louis ghignò. -Infatti il nostro compito sarà scoprire la verità. 
Sembrava divertirsi davvero a giocare a fare la spia. 
-Ma dai! Anche se fosse, non avrebbero diritto a un po' di privacy e discrezione?- Risi insieme a lui. 
-Nah. Così imparerebbero a non dirci niente... 
Scoppiammo a ridere e io mi sentii bene. Non pensavo a mia mamma, a mio padre. Non pensavo nemmeno che avrei combinato un bel casino e che Alexis non me l'avrebbe perdonata facilmente se andavo a mettere il naso tra lei e la sua vita amorosa. 
Fortunatamente potevo sempre dare tutta la colpa a Louis. 

***

Louis sbadigliò.
L'infermeria che era appena entrata aveva maneggiato con le flebo, portato via il vassoio del pranzo e non aveva fiatato. Decisi che proporre un'altra partita a carte, fosse fuori discussione. 
-Dovresti dormire. Sei stanco. 
Lui biascicò un pò e sbatté le palpebre. 
-Solo perché quella traditrice dell'infermiera mi ha aumentato il dosaggio del calmante... 
Scossi la testa, alzandomi dal suo letto e poggiando le carte sul tavolino lì accanto. L'asso di picche svolazzò sotto il letto.
-Se tu fossi stato calmo stamattina, non l'avrebbe fatto. Devi stare a riposo, calmarti e dormire. Oppure fare cose tranquille. Non scatenarti...- lo ripresi mettendomi accanto a lui. 
Lui sbuffò scivolando un po' più giù sul materasso. 
-Dai. Perché non ti fai un bel riposino? Ti passerà più in fretta il pomeriggio...
Nonostante gli occhi gli stessero per chiudersi, Louis scosse la testa.
-Sai di cosa avrei voglia? Cantare. Ho tanta voglia di cantare... 
-Non hai scelto la persona giusta per te. Stasera prima di dormire ti farai una cantata con Alexis. O con i ragazzi domani mattina. 
-Ho visto che hai portato il lettore CD...
-Devi dormire. 
-Prima canta con me. 
-Ci abbia già provato e...
-... Ed è andata bene! Dai, Cam. Solo una canzone. Metti il casuale e falla scegliere a quell'aggeggio. 
-Non puoi obbligarmi...- tentai inutilmente. 
-Ma non puoi non soddisfare i desiderio del tuo malato...
-Ehi! Non sono mica la tua infermiera!
-È come se lo fossi. E cos'hanno che non va le infermiere? Alcune sono molto sexy...
-Promettimi che dopo dormi!- lo ammonii ignorando il suo commento precedente.
-Lo prometto. 
Lo guardai di sottecchi mentre accendevo il lettore. Partì Don't turn off the lights, di Enrique Iglesias, cosa piuttosto prevedibile visto che il mio repertorio di canzoni sull'ipod era metà suo e l'altra metà di Katy Perry. 
Praticamente la lasciai cantare tutta a lui, anche se Louis continuava a esortarmi silenziosamente di aprire quella bocca. 
Ma io non ero troppo attenta. 
Era strano sentirlo cantare in quel modo. Aveva la voce roca, più bassa del solito, e non prendeva tutte le note in pieno. Eppure  lo lasciai fare. Perché vidi il luccichio che gli illuminava gli occhi.
Era felice. Felice come nessun altro poteva renderlo, ne' un pomeriggio al Luna Park, ne' una serata con una ragazza. Felice come solo la musica poteva farlo sentire. 
In quel momento, lo vidi in un modo diverso. Non come un ragazzo troppo fortunato e un po' viziato, come avevo detto spesso ad Alexis, ma come un uomo che ha realizzato il suo sogno. Che ha combattuto per arrivare fino a lì. Che ama il suo lavoro come sarebbe stato capace di amare un bambino, una sorella, un'amante. Come se la musica fosse un rimedio contro l'infelicità. 
E per la prima volta capii perché la mia amica si emozionava così tanto quando li sentiva. Perché trasmettevano quella voglia sempre. In ogni nota che usciva delle loro bocche. Anche se non sempre perfettamente intonata. 
Quando finì non gli lasciai il tempo di lamentarsi. 
Gli sistemai la coperta e gli baciai la fronte, abbassai lo schienale del letto dell'ospedale e poi scappai in bagno. 
Chiusa la porta dietro di me e lo sentii imprecare e borbottare qualcosa come -Me l'ha fatta...-.
Un fruscio di coperte e dopo pochi minuti solo il rumore del suo respiro pesante dal quale si capiva che dormiva come un sasso. 
Uscii dalla toilette, chiusi meglio le tende e mi buttai in poltrona. Volevo studiare Trigonometria ma dopo tre minuti mi addormentai senza nemmeno accorgermene. Dopo tre notti passate in bianco dalla preoccupazione, una bella dormita mi ci voleva. 

***

Ero impegnata a svolgere una disequazione piuttosto complicata quando il telefono vibrò, illuminando si a intermittenza. Mi alzai dalla poltrona abbandonando libro e quaderno, e uscii dalla stanza per rispondere. 
Louis dormiva ancora della grossa. Chiusi la porta alle mie spalle. -Pronto?
-Camille. Sono Niall.- disse la voce, gracchiante, cercando di farsi sentire sopra delle urla non troppo vicine ma ugualmente forti.
-Ehi!
-Tutto bene? Tu? Louis?
-Stiamo bene, tranquillo. Voi? Dove siete?
-Bhe, stiamo finalmente per pranzare e...
-Pranzare?- lo interruppi. -Sono quasi le tre del pomeriggio!
Fuori tuonò preannunciando pioggia. Il cielo era cupo e scuro, le luci accese illuminavano fiocamente la tipica Londra grigia di Novembre. Del sole del sabato precedente, nemmeno l'ombra. 
-Siamo stati occupati fino ad ora! Ma Harry e Zayn vogliono venire lì da voi stasera, tuttavia dubito che ce la faranno. Giornata piena, oggi!
Mi incamminai verso la hall, sgranchendomi  le gambe. 
-State tranquilli. Io e i dottori ci stiamo occupando di lui. Sta meglio. Un'infermiera è pure venuta a dargli un tranquillante: non sta fermo un attimo!
-Capisco!- rise Niall. -Ieri ha litigato con un medico perché voleva farlo dormire.
Scossi la testa. Intanto vidi con la coda dell'occhio una ragazza rossa entrare nella hall tenendo sotto braccio un mazzo di tulipani rossi e nell'altra mano l'ombrello chiuso che gocciolava sul pavimento.
-Sembra un undicenne rinchiuso nel corpo di un ventiduenne.- dissi. 
Niall scoppiò a ridere. -In genere Liam inciampa accidentalmente nel piede di Louis, dopo aver detto questa frase.
La rossa che aveva catturato la mia attenzione scomparve nel corridoio.
-E questo dimostra quanto sia infantile.- risi con Niall. 
-I dottori ti hanno detto quando uscirà?
-Non ancora. Spero me lo dicano presto.
-Fammelo sapere appena lo sai.
-Certo.
Sentii Niall venire chiamato dall'altro capo del telefono. 
-Devi andare...- dissi. 
-Ti chiamo appena posso. Salutaci Louis. 
-Appena si sveglia sarà la prima cosa che sentirà. 
-Grazie di tutto, Camille.
-Figurati. Non è un problema.- mi strinsi nelle spalle. 
E Niall riattaccò.

***

Infilai il cellulare in tasca mentre tornavo sui miei passi, verso la camera di Louis. 
Appena di fronte, dalla stanza uscì un'infermiera.
-Un consiglio da donna a donna, signorina.- sussurrò rivolgendosi a me. -Non dovrebbe lasciarlo solo troppo tempo. I maschi sono ingenui, non capiscono quando devono fermarsi e pensare. 
Temetti subito il peggio. 
Louis si era ferito? Aveva avuto un'altra crisi? Erano finiti gli antidolorifici? Era caduto dal letto per venire a cercarmi?
Quando aprii la porta sentii il cuore precipitare nel mio stomaco, più pesante che mai. 
Mi diedi della stupida, perché alla fine era quello che ero. 


Entrai e mi fermai a pochi passi dalla soglia, incrociando le braccia al petto, con espressione glaciale.
La ragazza rossa che avevo visto entrare pochi minuti prima mentre ero al telefono con Niall, era seduta sul letto di Louis, di spalle, ed era china su di lui. 
Una mano del ragazzo le stringeva dolcemente il fianco snello, mentre si baciavano. Adocchiai nauseata il bouquet di tulipani poggiato di fretta sul comodino.
-Sai Louis, sapevo che eri stupido, ma credevo che avessi colto il significato di "riposare"...- commentai senza alcuna espressione, abituata a nascondere la delusione e la rabbia. 
I due sobbalzarono colti in fragrante, la rossa si alzò di scatto passandosi il dorso della mano sulla bocca, mentre Louis tossì. 
-Camille...- chiamò. 
Io marciai verso la poltrona, afferrando la borsa e il giubbotto. -Tranquillo. Vi lascio soli. Ho bisogno di un po' d'aria in effetti.
-Camille, aspetta!
Mi fermai allo stipite della porta girandomi verso di lui è guardandolo tra lo schifato e l'offeso. 
-Non preoccuparti. Sto bene. A differenza di te non mi comporto come una bambina irresponsabile.
La ragazza si stringeva le braccia al petto, forse imbarazzata forse no.
-Non mi sembra proprio! Che cosa ho fatto?! Se sei gelosa non è colpa mia...- si difese arrabbiandosi. 
-Gelosa? Gelosa?! E di chi? Di quella? Per cosa? Ti ho dato la mia fiducia, tutto qui!
-Fiducia?
-Sì. Fiducia! Lasciandoti solo un attimo mentre ero fuori a parlare di te con uno dei tuoi migliori amici! Di te e delle tua salute! E tu ti comporti sempre come un bambino!
-Ma non ho fatto niente!
-Sì invece! -Il sangue mi pulsava nelle tempie, quasi facendomi male. -Hai fatto il ragazzino sessualmente frustato!
Cadde il silenzio. 
-Ho promesso ai tuoi amici, a Niall, che ti avrei tenuto d'occhio, che non ti avrei fatto fare cavolate. Evidentemente devo smetterla di promettere alla gente cose impossibili.
-Adesso stai esagerando.- 
Io? -Forse.- commentai gelida.
-Senza forse.
-È meglio che vada. Se non vuoi che finisca con il tentare di ucciderti.- ringhiai. Ma chi si credeva di essere a parlarmi in quel modo? -Tanto hai già trovato un'altra infermiera molto più premurosa e sexy di me, no?
Chiusi la porta alle mie spalle, girandomi verso l'uscita mentre Louis dall'altra parte ringhiava -Idiota.
Non se se si riferiva a me o a se' stesso; tanto lo eravamo entrambi. 


Angolo dell'Autrice:
Scusate sono in ritardo! E anche di fretta. 
Devo andare a preparare il pranzo, quindi, niente. 
Dopo appena posso rispondo alle recensioni. Grazie mille a tutti, scusate ancora il ritardo. 
Un bacione enorme, a presto. 
Ali

Ps. Avete visto The Host? *____* cosa non è quel film? Sto leggendo ora il libro e asdfghjkl. 
Okay, ciao! Ahahah ❤



   
 
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