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Autore: The_Novelist    28/10/2007    6 recensioni
One Tree Hill ha cresciuto e diviso i fratelli Scott, sotto l'ombra pesante di loro padre Dan. Cosa accadrebbe se i due, una volta da soli, scoprissero il legame di sangue che li unisce?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Figli di un unico padre



Soffiava un sottile vento freddo nella radura dove erano stati portati. I due non avevano bene idea dove si trovassero, ma almeno erano riusciti a far scappare quei tre idioti, della squadra avversaria, che li avevano praticamente rapiti pur di avere una vaga rivincita sui Ravens. Ora c’era solo un problema: erano bloccati in una specie di bosco, lontani dalla strada, al freddo e nel ben mezzo della notte. Per giunta quegli idioti avevano rubato i loro vestiti più pesanti. C'era solo la felpa che Lucas aveva prestato a Nathan, visto che lui non era riuscito a recuperare la sua.

«Maledetti! - continuava a ripetere il moro. - Accidenti al coach Durham!»

Lucas invece se ne stava in silenzio, cercando di scaldarsi le braccia scoperte. Aveva dato all'altro la sua felpa, così era rimasto con una maglietta leggera e corta insufficiente per proteggerlo dal freddo. Squadrò Nathan.

Capiva che l'allenatore si fosse incazzato, ma che colpa ne aveva lui se era Nathan a provocarlo? Doveva stare zitto e lasciarlo parlare? E pensare che da piccolo aveva sempre avuto la curiosità di sapere come fosse suo fratello... Era deluso, anche se una parte di lui era comunque felice di averlo...

Senza nemmeno accorgersene, andò a sbattere contro la schiena del moro.

«E stai attento! - esclamò lui inviperito. - Ehi! Ma tu stai tremando dal freddo...» constatò un po' dispiaciuto. Fece per togliersi la felpa, ma il biondo lo fermò.

«Tienila tu. Staresti molto peggio di me.» gli disse.

«Dai, vieni.» disse improvvisamente Nathan quasi con un mezzo sorriso, attirandolo fra le sue braccia. Lucas spalancò gli occhi, ma di colpo si sentì protetto dal lieve tepore corporeo del moretto.

«Un po' meglio? Dai, non fare quella faccia! So fare qualcosa di buono anch'io... Di tanto in tanto...» lo prese un po' in giro il moro e Lucas non ebbe niente per ribattere. Anzi fu piacevole sentire le braccia di Nathan proteggerlo dal freddo con il suo calore. Era decisamente strano, ma piacevole sentire un po’ di caldo mentre il freddo li circondava...


Fu un attimo sospeso nel tempo per entrambi. Anche Nathan stesso si sorprese, ma in fondo erano nella situazione no? Meglio collaborare, quasi come facevano in campo. Anche lì si sentiva pieno di rivalità nei confronti del fratellastro... Però in un certo senso si sentiva in colpa, perché quando erano in partita, quando non c'era niente di più importante della palla e del canestro, Nathan sapeva sempre dove l'altro si trovasse o cosa volesse fare. D'istinto riusciva sempre a sapere le intenzioni dell'altro e la cosa era reciproca. Lo sapeva: quando era in difficoltà, ecco che c'era Lucas a dargli una mano e viceversa. Si compensavano l'un con l'altro.

«Mi spiace per il pugno.» ammise spontaneamente, senza pensarci. Si sarebbe morso la lingua, ma in fondo era sincero. Ci pensava da tempo e in effetti cosa gli aveva fatto mai di male Lucas?

«Mi stai spaventando sai? - ridacchiò sospettoso il biondino. - Perché ti dovrebbe dispiacere?»

«Forse ero più papà che io.» borbottò timido con un sorriso tirato il moro. Lucas spalancò la bocca dalla sorpresa: in quel momento, realizzò che erano fratelli, che quel legame non si sarebbe mai spezzato a dispetto di quello avrebbe voluto loro padre. Per la prima volta, si rese conto quanto Dan premesse sulla vita del moro... Percepì come una sottile invidia da parte di Nathan e capì che ancora non conosceva per niente suo fratello. Solo ora lo comprendeva. Si dette dello stupido.

«Lascia perdere, fratellino.» sghignazzò e quel momento un po' pesante, che forse nessuno dei due ebbe notato, passò veloce.

«Me lo farai sempre pesare di essere il maggiore?» sbuffò il moro alzando gli occhi al cielo.

«Se farai sempre quella faccia… Sì!» ridacchiò allegramente il biondino.

«Intanto però non sono io quello che si gode un po' di coccole, o sbaglio?» ribatté il moretto solo per prenderlo un poco in giro, ma l'altro si rabbuiò di colpo per poi sbuffare tristemente.

«Beh, non è che ne abbia ricevute molte nonostante mia madre sia sempre fatta in quattro per me...» si confidò a mezza voce Lucas. Istintivamente Nathan lo strinse a sé con ancor più calore, assaporando quel primo vero momento di vicinanza e confidenza con l'altro. Lucas si abbandonò, non si oppose a quell’abbraccio fraterno che aveva sempre sperato di trovare. Era testardo e forse non lo avrebbe mai ammesso, ma gli piacque: si sentiva non solo avvolto dal calore di Nathan, ma anche protetto da suo fratello proprio come si era sempre immaginato da piccolo. Fu difficile mettere da parte l'immagine arrogante e di figlio di papà che si era costruito sul conto di Nathan tuttavia ci riuscì in meno di un attimo: erano solamente due ragazzi che si scoprivano fratelli…

«Allora, proviamo a tornare a casa... Fratellino?» rise divertito Nathan punzecchiandolo, senza sciogliere quell’abbraccio.

«Idiota! Sono io il maggiore!» sbuffò irritato Lucas con gli occhi al cielo, ma con un'espressione divertita sul volto e battendogli affettuosamente un pugno sul petto.


Insieme quindi riuscirono a tornare indietro verso la strada, fino ad arrivare ad una piccola area di sosta. Per tutto il tragitto, Nathan tenne il suo braccio destro sulle spalle di Lucas come se non volesse lasciarlo andare. Era cambiato qualcosa o, per lo meno, entrambi si erano mostrati reciprocamente bisognosi l'uno dell'altro: Lucas voleva qualcuno che potesse colmare il vuoto causato dall'abbandono che aveva dentro; Nathan desiderava qualcuno che lo aiutasse nell'allontanarsi da Dan. In ogni caso, i due volevano protezione da quel pazzo di loro padre...


«Ho chiamato Peyton, sta venendo a prenderci. Era ancora per la strada fortunatamente.» dichiarò Nathan sedendosi al tavolo che occupavano. Lucas gli sorrise, anche se ora iniziava ad aver paura che quel momento appena passato non sarebbe mai più ritornato. Era stato bello avere suo fratello accanto… Ed ora che non aveva più quel braccio attorno alle spalle, gli era entrata una sottile paura.

«Già! Ti ho preso un caffè.» lo informò il biondino, proprio un attimo prima che venissero a servirlo.

«Grazie. Ma tu non prendi niente?»

«L'unica cosa che voglio è tornare a casa, infilarmi sotto le coperte e dormire!» sbadigliò sonoramente il biondo, stiracchiandosi allo stesso tempo. Nathan ridacchiò, accorgendosi di quei piccoli comportamenti da bambino che aveva l'altro. Sicuramente era stato un bambino per troppo poco tempo... Mentre lui ancora lo era o almeno ancora un po’. In un certo senso, si sentiva più se stesso in quel bar. Bevve sovrappensiero il suo caffè fumante, chiedendosi se quella specie di tregua sarebbe finita appena tornati a casa. In fondo nascondeva una grande curiosità nei riguardi del fratello.

«Lucas...»

«Nathan...» si chiamarono in contemporanea, quasi come nei film o in tv.

«Ehm... Senti... Secondo te, saremo così anche domani?» mormorò teso ed imbarazzato il moretto, tenendo fisso lo sguardo sulla tazza e giocandoci un po’ nervosamente. Era teso come non si era mai sentito, nemmeno in una partita di basket.


«Ehi, ragazzi! squillò improvvisamente la voce di Peyton che caracollò al loro tavolo tutta preoccupata. – State bene?» domandò.

«Tutto a posto, stiamo bene.» la rassicurò Nathan a denti stretti, maledicendola fra sé e sé per averli interrotti. Con la coda nell'occhio vide che anche Lucas non aveva alzato il suo sguardo, almeno fino a quando non era entrata la bionda. Arrivati a quel punto, gli dispiaceva che quella notte scoppiasse come una semplice bolla di sapone.

«Sicuri che sia tutto a posto? Siete strani e sembra che abbiate fatto a botte...» constatò lei vagamente intimorita.

«No, tranquilla è colpa di quegli idioti.» disse subito Lucas, alzandosi pronto a seguire la ragazze e sorprendendo Nathan. Lo stava coprendo: era stato lui a colpirlo. Si vergognò per il suo gesto, ma al tempo stesso si sentì felicissimo. Di colpo capì come si sentiva un fratello minore quando il maggiore lo proteggeva. Un sorriso affiorò sulle sue labbra.

Peyton non lo notò pronta a portare i ragazzi alla macchina, tuttavia Lucas lo catturò e gli rispose a sua volta facendogli l’occhiolino. Il moretto si alzò da tavolo, percependo come uno strano formicolio di felicità e completezza che non gli era mai capitato di sentire in tutta la sua vita! Tuttavia appena la ragazza varcò la soglia del locale, Lucas prese una mano di Nathan.

«Nathan… I - io però non so come sarà domani…» mormorò seriamente il biondino anche se nella sua voce c’era un tremolio. Nonostante gli fosse venuto istintivo proteggere il moretto, non sapeva che cosa sarebbe accaduto fra di loro… E vide che le sue parole erano state una doccia gelata per l’altro, così come per lui. Gli dispiaceva veramente, anzi era una sensazione di disagio che non riusciva nemmeno ad identificare.

«Oh… Ehm… Capisco. – annuì il moro con una vena di tristezza. – Beh, vedremo come sarà allora…»

«Ehi, non volevo dire che andrà male…» lo consolò Lucas, sentendosi in colpa per aver rovinato quella serata d’intimità fra di loro. In silenzio i due raggiunsero l’auto di Peyton, andando a sedersi sui sedili posteriori.

«Mi fate fare da tassista, eh?» scherzò la ragazza che tuttavia aveva notato la strana atmosfera che c’era fra i due ragazzi. Aveva la sensazione di avere interrotto qualcosa con il suo arrivo, decise che era meglio far finta di non essere lì. Era quello che gli suggeriva il suo istinto femminile.


«In ogni caso, mi spiace Lucas… Per il pugno e per tutto il resto...» esordì in un sussurro il ragazzo che stava iniziando davvero a capire che era stato davvero uno stupido a comportarsi così con l’altro. In fondo, era vero: che cosa gli aveva mai fatto di male? Era stato Dan a riempirgli la testa con tutte quelle cazzate! Lucas si voltò verso il fratello con un lieve sorriso.

«Nathan, non preoccuparti. Ti capisco. Noi non ci siamo mai fatti veramente del male.» dichiarò piano il biondo, intuendo ciò che l’altro pensava. C’era sicurezza nella sua voce e forse perché anche lui da tempo ci pensava: il moretto aveva Dan ad aizzarlo, per cui si difendeva dal padre non da lui. Nathan si trovava solamente in mezzo… E l’espressione sollevata che fece brillare gli occhi azzurri dell’altro non poté fare altro che riempirlo di gioia. Come un flash s’immaginò tutta la vita di Nathan sotto l’ombra di Dan e di quanto affetto avesse ancora bisogno suo fratello.


Nessuno dei due aveva idea di chi fra loro fosse stato più fortunato. Nathan aveva avuto una famiglia ed una vita semplice ed agiata, ma in cambio Dan gliela stava rubando. Lucas aveva avuto momenti difficili ed il dolore dell’abbandono, tuttavia era libero di fare ciò che voleva con la sua vita.


Istintivamente quel legame di sangue si svegliò con prepotenza e li portò ad avvicinarsi e stare spalla a spalla. Un contatto fisico che sembrava dissipare qualsiasi dubbio e sofferenza, dando loro una strana sensazione di certezza. Loro c’erano, erano fratelli e lo sarebbero sempre stati. Per tutta la vita.

Pur spaventati da quel legame che ancora non conoscevano, in fondo ai loro cuori erano sollevati perché potevano contare l’un l’altro e sanare le ferite che loro padre aveva inflitto alle loro vite.

Mentre quel flusso di pensieri ed emozioni li attraversarono, Nathan si accorse che il peso sulla sua spalla sinistra era aumentato. Riscuotendosi vide che Lucas si era addormentato, accoccolandosi proprio sopra il suo cuore. Un sorriso caloroso si accese sulle sue labbra ed affettuosamente baciò il fratello sulla nuca.

«Spero che saremo degli ottimi fratelli… Scusa se sono in ritardo di sedici anni.» mormorò pianissimo. Era emozionato e non sapeva il perché. Fissò Lucas placidamente addormentato e fece nuovamente scivolare le braccia su di lui, mentre inclinava la testa per appoggiare la sua guancia sui capelli del fratello.

«Fratello...» bisbigliò felice. Erano figli di un unico padre: fratelli.


Nessun'altra parola l'aveva mai reso così felice.


Note:


Spero che via sia piaciuta questa piccola ffic :) Fatemi sapere d'accordo? :D

  
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